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CAPITOLO 1. IL NUOVO
MONDO.
La fredda luce
del mattino entrò con prepotenza nella camera, diventando
una cosa sola con la densa aria che proveniva dal Covulsore 231, che la
mitigava rendendola meno fredda e più piacevole.
Lo stile della
casa era molto antico, di secoli forse: sotto la finestra c'era una
piccola scrivania, con sopra un economico computer Apple, che, pur
essendo raro e talmente antico da essere considerato una sorta di
reliquia, era ancora disponibile nei negozi.
Accanto c'era
un grande scaffale, con al proprio interno i libri elettronici, ovvero
dei piccoli computer che al proprio interno contenevano dei libri.
Quelli scritti sulla carta erano spariti dalla circolazione da circa
2000 anni.
Esattamente al centro
della stanza, il materasso si muoveva dolcemente, senza mai alzare o
diminuire la sua distanza dal suolo di mezzo metro.
La bambina che
si nascondeva sotto le coperte, che non poteva avere più di
sei anni, sembrava non avesse intenzione di lasciare il caldo letto e
soprattutto la stanza, e svariati erano i motivi: non voleva andare a
scuola, non voleva vedere nessuno, non voleva fare niente e non voleva
andare da nessuna parte, ma doveva farlo.
La sveglia
suonò con prepotenza e il movimento del materasso divenne
più agitato: la sua camera le stava imponendo di alzarsi, e
se non lo avesse fatto sarebbe intervenuta sua madre.
Senza un
motivo, le venne in mente la discussione dei suoi genitori: sua madre
voleva comprare un Vestatario 360, una tenda che vestiva
automaticamente le persone in pochi secondi.
"Gli
Intoccabili ne hanno anche più di uno!" diceva.
"Noi non siamo
Intoccabili. Non cerchiamo di avvicinarci a loro. Siamo quello che
siamo." aveva detto suo padre.
Per Ayris non
era un problema: le piaceva vestirsi da sola.
Ci metteva
solo un paio di minuti, e poi poteva decidere i vestiti che voleva.
Però
non aveva mai capito con chiarezza com'era strutturata la
società nella quale viveva e perchè. Quando
seguiva le notizie al telegiornale era parecchio confusa.
Aveva chiesto
spiegazioni ai genitori, ma la loro risposta non aveva soddisfatto la
sua curiosità.
"Ci sono tre
ceti sociali. Noi siamo nel secondo."
Nient'altro.
Comunque
quella mattina avrebbe fatto una gita con la scuola, e secondo le
maestre era qualcosa che aveva a che fare con la società.
Scese le scale
e raggiunse la cucina.
Suo padre
stava leggendo il giornale, mentre sua madre le preparava la colazione.
Quando la
donna accese la TV sfiorando lo schermo con le dita, la bambina
finì in fretta di bere il latte per prestarci attenzione.
Era un
telegiornale popolare, il più seguito dell'Inghilterra.
A parlare era
Stewart Bennett che, nonostante avesse già quaranta anni,
sembrava ancora un ragazzino: era fisicamente perfetto, con dei lucenti
capelli biondi e grandi occhi chiari.
"E ora,
passiamo alla prigione di Whitemoor. Questa mattina David Hollow
è stato giustiziato sulla sedia elettrica per il reato di
omosessualità: aveva una relazione con Michael Kingsley, il
quale è stato giustiziato mesi prima. Il Papa, presente
all'evento, ha commentato la situazione: "E' stata fatta giustizia e
ora siamo in un mondo migliore. Dio ha adoperato per noi e ci ha
aiutati a eliminare il diavolo sotto forma umana dalla nostra bella
Terra. I nostri bambini sono nuovamente al sicuro, e ora che tutto
è tornato normale possiamo sorridere di nuovo e avere
fiducia nel futuro. Il fatto che sia Hollow che Kingsley fossero del
ceto dei Mostri deve farci riflettere: non a caso questa è
l'unica categoria che ci rende non perfetti. Il nostro tallone
d'achille, praticamente.""
"Mamma, chi
sono i Mostri?"
"Un ceto
inferiore al nostro."
"E
perchè il Papa li odia?"
"Perchè
sono sbagliati."
"E
perchè?"
"Non
c'è una spiegazione a tutto, Ayris. Devi solo accettare la
realtà. Non importa se non ti piace il mondo nel quale
viviamo. La società è questa e non possiamo fare
altro che viverla nel migliore dei modi." spiegò suo padre
in tono fiero.
Ayris
sentì che suo padre volesse dire dell'altro, e che si fosse
trattenuto per la gelida occhiata che gli lanciò la moglie.
La donna mise
alla figlia un cappotto e la accompagnò all'uscita
dell'abitazione.
****
Ayris non era
mai stata a Surrey: sapeva solo che era più un paese che una
città vera e propria.
"State
attenti, è piena di pericoli. State sempre in gruppo!" si
era raccomandata l'insegnante.
Quando
arrivarono, Miss Locrell impose ai bambini di mettersi in fila e di
tenere la mano al "compagno" assegnato dalla nascita: quello di Ayris
era Nathan Anderson, che aveva un anno in più, ma erano
nella stessa classe perchè si era trasferito nel Manchester
solo da un paio d'anni, venuto dalla Scozia.
Lei era
timida, lui era timido e anche se costretti da insegnanti e genitori a
stare sempre insieme e di non interagire con nessun'altro, stavano
spesso in silenzio, ma di certo di lui Ayris non si poteva lamentare.
Vedeva le sue
compagne di classe tristi e malinconiche e non era difficile capirne il
motivo.
Ayris sapeva
che quando avrebbe compiuto diciotto anni avrebbe dovuto sposare
Nathan: entrambi avevano la pelle chiara, gli occhi scuri e i capelli
scuri: avrebbero avuto dei figli con le medesime caratteristiche, ed
era esattamente per questo che erano destinati a sposarsi.
Niente e
nessuno avrebbe potuto ostacolare questo legame: la legge non lo
avrebbe mai permesso.
Tutti lo
sapevano, e anche Elliot, Mark e Daniel, i compagni delle amiche di
Ayris, che le sfruttavano a loro piacimento. Dovevano passare ancora un
po' di anni prima del matrimonio, ma la cosa era già
stabilita. Le sue amiche erano già di loro
proprietà agli occhi dello Stato e loro le concepivano come
una sorta di oggetto: potevano insultarle, pretendere cose da loro
senza mai fare niente e alle volte picchiarle, anche se essendo solo
bambini non le ferivano gravemente, fisicamente almeno.
Tanto loro
sarebbero sempre state lì, a loro disposizione,
perchè non avevano scelta.
Nathan non
sarà molto loquace, ma almeno rispettava Ayris.
La trattava
gentilmente, perchè era buono e provava dell'affetto per lei.
Non le avrebbe
mai fatto del male, e se lo avesse fatto di certo non era intenzionale,
e la cosa era reciproca: Ayris amava Nathan come si ama un fratello, ma
non lo avrebbe mai amato come un marito, ma doveva sposarlo: l'unica
sua consolazione era la convinzione che lui non le avrebbe mai messo le
mani addosso.
Mai e poi mai.
Senza lasciare
la sua mano, si incamminò verso l'insegnante: con lei c'era
un uomo che doveva essere un funzionario pubblico.
"Bambini,
questo è Richard Pollack, ed è qui per spiegarvi
le regole, per cui prestate attenzione." cominciò Miss
Locrell, passando la parola all'uomo con un gesto della mano.
"Ciao bambini.
Non ci sono molte regole e sono facili da ricordare, ma è
essenziale che le rispettiate. Dovete stare sempre con il vostro
compagno, e non dovete mai perdere di vista né la classe,
nè me e la vostra insegnante nè il sentiero che
dobbiamo percorrere. Vedrete persone diverse da voi. Meno acculturate e
dall'aspetto più sgradevole. E' il ceto dei Mostri, ma non
abbiate paura. Non vi torceranno neanche un capello perchè
non hanno nè il potere nè il diritto di farlo.
Noi siamo superiori a loro, anche voi lo siete. Se qualcuno di loro si
avvicina o vi parla, non dategli corda: venite da me e ci
penserò io. Siamo qui.."
Pollack
continuò a parlare, ma Ayris non lo ascoltava più.
Non riusciva a
capire perchè fosse così spaventoso.
Perchè
si chiamavano Mostri?
Erano per caso
quelle persone da cui hanno preso ispirazione autori e autrici di libri
come Frankenstein?
Erano creature
mitologiche mandate dall'Inferno?
Ayris non
seppe darsi una risposta sul momento: un po' perchè non ci
riusciva e un po' perchè il cammino era iniziato.
Surrey era un
paesino tranquillo, ed era talmente un tuttuno con la natura che
sembrava di essere nell'aperta campagna, in un luogo nel quale il tempo
sembrava essersi fermato.
La tecnologia
era quasi assente, ma Ayris si sentiva a suo agio.
A Manchester
si sentiva perennemente osservata e accusata per qualcosa che non aveva
commesso, mentre lì, a Surrey, si sentiva a casa, come se
nessuno potesse farle del male: l'atmosfera le trasmetteva una
sensazione positiva di benessere e calore.
La svolta si
ebbe quando, passando davanti a quella che doveva essere una casa, si
aprì la porta e uscirono due persone, un uomo e una donna.
Entrambi erano magrissimi, quasi pelle e ossa, con il viso allungato e
il naso prominente.
A giudicare
dalla somiglianza fisica, dovevano essere marito e moglie.
La bambina
sentì molti dei suoi compagni di classe emettere un suono
spaventato e indietreggiare.
Tutti loro,
Ayris compresa, erano abituati a vedere intorno a loro persone
fisicamente belle o persino perfette, come ad esempio il giornalista
Stewart Bennett.
Sentì
qualcuno fare dei commenti poco carini, ma lei non ne fece. Non le
sembrava giusto.
Quelle persone
non erano bellissime e perfette, ma non erano dei mostri.
Perchè
quel nome allora?
Ayris
continuava a non capire e vide la donna sull'orlo delle lacrime e il
marito che tentava di consolarla con un abbraccio.
Erano stati
umiliati, e non doveva essere la prima volta.
Non ci
riflettò, e d'istinto Ayris sorrise.
La donna la
notò e la ricambiò, tornando ad avere la stessa
espressione che aveva prima dei commenti.
La bambina era
tentata di chiedere spiegazioni a Pollack, ma pensò non
fosse una buona idea.
Si rimisero in
cammino.
SE STATE LEGGENDO QUESTO MESSAGGIO SIGNIFICA CHE AVETE AVUTO LA
PAZIENZA DI LEGGERE TUTTO IL CAPITOLO E QUINDI GRAZIE! SPERO VI SIA
PIACIUTO, E VORREI TANTO CHE MI LASCIASTE QUALCHE RECENSIONE PER FARMI
SAPERE LA VOSTRA OPINIONE! ALLA PROSSIMA E GRAZIE ANCORA!
-MICHEALGOSLING-
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