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Before the story begins, is it
such a sin,
for
me to take what's mine, until the end of time
We
were more than friends, before the story ends,
And
I will take what's mine, create what
God
would never design
Our
love had been so strong for far too long,
I
was weak with fear that
something
would go wrong,
before
the possibilities came true,
I
took all possibility from you
Almost
laughed myself to tears,
conjuring
her deepest fears
[Prima
che la
storia cominci, è quasi un peccato/ per me prendere
ciò
che è mio, dall'inizio alla fine/ Noi eravamo molto
più
che amici, prima che la storia finisse/ e prenderò
ciò
che è mio, creerò ciò che/ Dio non ha
mai voluto
ideare/ Il nostro amore era troppo forte per durare a lungo/ e io ero
così debole e con la paura che/ qualcosa andasse storto/
prima
che le possibilità diventassero vere/ ti ho sottratto ogni
occasione/ ho quasi riso fino a pingere/ evocando le tue paure
più profonde]
Avenged Sevenfold- A little
piece of Heaven
Jenny accelerò il
passo. Ora, stava correndo. Il suo cervello l'ammonì, se
corri ti inseguono.
Non si diede retta. Chi la inseguiva la desiderava come un uomo brama
l'acqua nel deserto. E di certo non si arrendeva facilmente.
I polpacci le facevano male, e il fiato sembrava bloccato nei suoi
polmoni, le gambe e le braccia iniziarono a sembrarle sempre
più
pesanti.
No, pensò disperata, non doveva fermarsi. Se avesse smesso,
lui
l'avrebbe presa. Il vento le scompigliava i capelli,che le frustavano
il viso arrossato per lo sforzo. Aveva una sottile camicia bianca e
jeans chiari che le aderivano al corpo come se fossero diventati una
seconda pelle. Correva come Diana la dea della caccia, anche se lei era
la preda. Nonostante il terrore cieco che l'accompagnava,
sentiva
una vena di eccitazione farsi strada nel suo corpo, come un serpente
che si muoveva sinuoso sulla terra.
Non c'era posto dove potesse nascondersi o trovare rifugio. Lui era
ovunque e allo stesso tempo da nessuna parte. Era l'ombra, la notte,
l'oscurità. Aveva occhi dello stesso colore del cuore della
fiamma, del cielo poco prima dell'alba. I capelli erano la nebbia
stessa, il gelo e la foschia. Era bello come un angelo e crudele come
il Diavolo...e la stava inseguendo.
Tutto in lui gridava una sola parola: Pericolo.
Jenny cercò di affrettare di più il passo, ma per
qualche
ragione cadde. Non si curò di scoprire cosa avesse
intralciato
il suo passo, incespicò e si rimise in piedi tornando a
correre.
Con ceco terrore si rese conto che era tutto inutile, due lunghe ombre
a forma di braccia
(o erano braccia dello stesso colore delle tenebre?)
La ghermirono. Finalmente, come liberandosi da un incantesimo, l'aria
che aveva nei polmoni trovò la strada per la gola e Jenny
gridò con tutto il fiato che aveva in corpo.
-NO!- Jenny sollevò il capo così bruscamente che
i
capelli dorati, scompigliati e sparsi sul cuscino, le finirono tutti in
faccia.
-Buongiorno, cara.- La ragazza nella sua stanza si guardò
allo
specchio e si sistemò il mascara -Anzi, forse dovrei dire
''Auguri''-
Jenny sbatté le palpebre e si guardò intorno,
intontita.
Le ombre avvolgevano i muri chiari e l'armadio, si allungavano
indolenti sulle coste ossute delle mensole.
La ragazza emise un mugolio.
-Ti prego, dimmi che non mi sono di nuovo addormentata!-
-Se vuoi non te lo dico, però è quello che hai
fatto.-
Jenny si stropicciò gli occhi, rimanendo con il capo
appoggiato sul cuscino.
-Quanto ho dormito?-
-Non più di dieci minuti.-
Audrey la guardò con un sorrisetto furbo. Lei era
già
vestita e truccata mentre Jenny era ancora a letto e in pigiama. In
ritardo, tremendamente in ritardo.
-Prima che tu me lo chieda: non ti ho svegliato perchè
sembravi
davvero distrutta. Anche se in effetti non so se ti ho fatto un favore:
sembravi nel bel mezzo di un incubo.-
-Si, mi capita da un po'.-
-Capisco.- disse meditabonda l'altra -Sarà solo il
nervosismo, non ti preoccupare.-
-Lo so, non ti preoccupare.- le sorrise rassicurante Jenny. -Vado a
farmi la doccia, a che ora abbiamo appuntamento per truccarci?.-
-Per le otto in punto.- le rispose con un altezzoso sopracciglio alzato
guardando l'orologio che segnava le 07:45.
-Faccio in un minuto allora!- rise.
Ora che era sola, sotto il protettivo getto d'acqua calda si concesse
qualche minuto per pensare al sogno. Non avrebbe dovuto farlo, non oggi
almeno. Ma non poteva farci nulla. Le immagini le si presentavano come
fotogrammi stampati sulle sue palpebre. Si strofinò con
forza
la pelle per togliere la sensazione delle mani fredde che
l'avvolgevano, ma non sembrò funzionare. Quando
uscì dalla
doccia si accorse che il bagno era pieno di vapore: a Jenny
ricordò la nebbia del suo incubo, mentre correva per
salvarsi. Scosse la testa infastidita dai suoi stessi pensieri, non
voleva pensare a quello proprio ora. Distrattamente, ancora avvolta nel
turbinio dei suoi pensieri, passò una mano conto lo specchio
per
liberarlo dal vapore e potersi specchiare. Quando lo fece, per poco non
svenne di paura. dietro di lei c'erano gli occhi.
Si, quegli occhi blu, di un colore così intenso da far
sembrare
i cielo spento e talmente profondi da far sembrare l'oceano una
semplice pozzanghera. Lui, l'uomo ombra.
Si voltò di scatto, ma tutto ciò che
trovò davanti
a se furono le mattonelle candide del bagno all'avanguardia di Audrey.
-Jenny, ti sbrighi?-
Jenny fu riportata alla realtà dalla ragazza. Prese un
grosso
respiro e si asciugò in fretta, facendo bene attenzione a
non alzare gli occhi sullo
specchio. La sua immaginazione le faceva brutti scherzi ultimamente,
scherzi davvero crudeli.
Grazie all'efficenza pragmatica di Audrey, seppur in ritardo, le due
riuscirono a finire tutto in orario perfetto. Guardandosi allo specchio
ora, Jenny poteva vedere il suo volto ricoperto da un
sottilissimo strato di cipria, gli occhi erano circondati da un velo di
ombretto e il mascara le allungava in modo elegante le ciglia. Non
amava truccarsi in modo esagerato e quel trucco semplice la faceva
sentire elegantissima. Per non parlare dei capelli. Erano raccolti in
una bellissima acconciatura che li rendeva vaporosi e arricciati. Le
ricadevano sulle spalle scoperte e a contatto con la pelle erano
morbidi come una piuma.
-Sei meravigliosa.- sussurrò Audrey soddisfatta, passandole
il vestito bianco.
Quando fu pronta, Jenny si concesse un momento ancora davanti allo
specchio. Il vestito le fasciava la vita, avvolgendola in pizzi
candidi, fino ai fianchi per poi diventare più ampio lungo
le
gambe. Le spalle erano nude, coperte solo dal velo e dai capelli
dorati. Scrutò meglio nello specchio dalla cornice dorata:
Non
c'erano occhi blu a scrutarla, per sua fortuna. Forse lo stress del
matrimonio le aveva giocato un brutto scherzo.
-Va tutto bene?- domandò con un cipiglio preoccupato -Sei un
po' strana da stamattina.- mormorò poi.
Cavolo, Perchè Audrey capiva sempre tutto?
-Sto bene, sono solo un po' nervosa.-le rispose -Non è
tardi?-
-Già. Non te lo volevo dire perchè saresti andata
nel panico ma...Tom è in ritardo.-
-Cosa?!- domandò con voce leggermente acuta -E' in
ritardo??-
-Ok. Lo so che adesso andrai nel panico. Ma è tutto ok.
c'era un
traffico micidiale stamattina, sarà semplicemente in
ritardo.-
cercò di tranquillizzarla Audrey, facendola sedere per ogni
evenienza.
-E' in ritardo al nostro matrimonio!- sbuffò infastidita
Jenny.
Non le piaceva, le dava modo di pensare, e lei non voleva pensare.
Forse sposarsi così giovani non era la scelta giusta. Si
disse.
Infondo erano tante le cose che avrebbe voluto fare, c'erano tanti
posti da vedere, e da scoprire. No, no. Non poteva pensare una cosa del
genere. Semplicemente era spaventata per l'importante passo che stava
per fare.
-Ok. Ascolta, vado a vedere se sono arrivati gli invitati, tu aspettami
qui.- mormorò prendendo il cellulare e componendo il numero
di
Michael, ma Jenny non la sentì. Aveva sentito un mormorio
sommesso nella stanzetta accanto, come un sibilo sottile, fastidioso.
-Audrey, hai sentito anche tu...- si voltò. L'amica doveva
essere uscita dalla porta per controllare che gli invitati fossero
arrivati.
-Aishhhhh-
Il sibilo aumentò, provocandole i brividi. Cos'era
quella sensazione? Come una paura primordiale che la intimava di
scappare immediatamente da quella stanza, dall'edificio.
-Vanishhhhhed-
le parve di capire. Svanita? Chi è svanita??
-Chi c'è?- domandò prima di aprire la
porta.
-Jenny, Tom è arrivato.- La sposa guardò per un
momento
la porta ancora chiusa come se fosse un mostro, o un lupo cattivo.
-Jenny...?- La chiamò dubbiosa Audrey, dopo aver visto che
non
si voleva muovere.
-Scusa, sono pronta...possiamo andare.-
La chiesa era addobbata con rose bianche, tulle e nastri, come se una
colata di bianco avesse reso tutto più puro. Jenny non
riuscì a trattenersi dal guardare quello spettacolo a bocca
aperta. Audrey aveva fatto un lavoro eccezionale, di maniacale
perfezione. Rise tra se e se ricordando tutte le serate passate ad
organizzare quel giorno, alle discussioni tra lei e Tom per lo smoking
che avrebbe dovuto indossare, e per la sua faccia annoiata quando si
dovevano scegliere le bomboniere e le tovaglie. Che fosse un errore
sposare Tom o che non lo fosse ormai era tardi. La musica era partita e
muoveva già dei passi verso l'altare. Non aveva scampo
ormai,
Tom era lì, in piedi ad aspettarla, bello come non mai e con
un
sorriso a trentadue denti. Non poteva minimamente immaginare quale
conflitto interiore la stava tormentando.
-Siamo qui riuniti oggi....- Jenny smise presto di ascoltare le parole
del prete, e iniziò a guardarsi la mano intrecciata a quella
di
Tom. Non aveva il coraggio di guardarlo in faccia. I minuti passavano e
non riusciva ad afferrare quelle parole, ne a capire cosa le stesse
succedendo. Aveva voglia di gridare, di guardarsi in torno e di correre
lontano. Tom sembrò accorgersene perchè le
strinse con
più forza la mano, in modo protettivo. Oh, cosa diavolo
stava
facendo? Quello era Tom, l'uomo con cui avrebbe voluto passare tutta la
vita. Eppure...eppure c'erano mille dubbi adesso nella sua testa, mille
idee. Non voleva sposarsi, non così giovane almeno.
Guardò verso i suoi parenti, verso sua madre,
così felice
tanto da piangere e suo padre, dalla posa austera ma dal sorriso dolce.
Tornò a guardarsi le mani. Una nuova sensazione si stava
impadronendo
di lei. Qualcosa che aveva già provato prima, in una parte
inconscia
della sua mente che non aveva forma e nome. Guardò il prete,
aveva
qualcosa di strano, qualcosa che un uomo non dovrebbe avere. Non un
uomo di fede. Sembrava cattivo, come se fosse macchiando di una colpa
che solo lei poteva vedere. Ma che diavolo le stava succedendo?!
Respirava a fatica e aveva i brividi a fior di pelle. No, quella era la
sua immaginazione. Fantasie, ansia e stress che le provocavano delle
allucinazioni. Cosa le stava succedendo? Provava una paura sconfinata,
sentiva il corpo tremare e il cuore battere come non mai. Cos'era? si
guardò intorno, osservando i visi dei suoi amici,
dei suoi familiari.
Avevano tutti un'espressione seria e gli occhi erano completamente
neri, le sembrarono demoni dalle ambre allungate.
-Faaamishhhhhhheeedd-
il sussurro distorto le riempì le orecchie, la invase, la
spezzò come una bambola di cera, terrorizzandola.
Scappa! Vattene da qui,
corri!
le urlò la propria mente. Ma lei riusciva a mala pena a
respirare, di
muovere le gambe non ci pensava neanche. Tirò via la mano
che ancora
stringeva a Tom ma lui la trattenne.
-Vuoi tu prendere questo uomo
come legittimo sposo, amarlo e onorarlo, in salute e malattia
Finchè
morte non vi separi?- La voce del prete era ultraterrena, Jenny
immaginò che quella doveva essere la voce che Persefone
aveva udito
provenire dall'inferno quando Ade l'aveva rapita.
Alzò lo sguardo su di Tom, ma
anche sui sembrava diverso. Era più alto,
il corpo era più muscoloso, la vita era sottile, i suoi
capelli
non
erano di un castani ma bianchi come il gelo e i suoi occhi non erano
screziati di verde ma blu come il mare in tempesta, come il
cielo all'orizzonte, come il cuore della fiamma. Aveva mani fredde e
bellissime, morbide e delicate come velluto ma forti come acciaio. La
tratteneva con delicatezza, ma non avrebbe mai dubitato del fatto che
avrebbe potuto romperle un osso con la semplice flessione di un dico.
Il suo nome le rimbombava nelle orecchie, era tenebre e ombre che si
mescolavano intorno a lui.
-Non
scapperai da me Jenny- disse con un ghigno trionfante. Il ricordo della
sua voce, della sua bellezza, era niente paragonabile all'udirla.
Piccoli e delicati cristalli che si infrangevano contro un pavimento di
marmo nero -Ma ti lascerò scegliere ancora una volta:
Preferisci
diventare mia o lasciare che io uccida tutti quelli che sono in questa
chiesa?-
Jenny
tremò e lui la prese per le spalle, la strinse per
essere sicuro che non le sfuggisse. Non si fidava, e come poteva
dopotutto? Lo aveva ingannato almeno la metà delle volte che
lo aveva
fatto lui.
-Vecchio, chiedi di nuovo alla mia futura sposa di dire
il suo giuramento.- ordinò Julian con gli occhi che
brillavano di
selvaggia felicità.
-Vuoi tu prendere
quest'uomo come legittimo sposo, amarlo e onorarlo, in salute e
malattia Finchè morte non vi separi?- domandò di
nuovo il prete dalla
toga ormai nera.
-Si, lo voglio- disse con le lacrime che iniziavano a scivolarle lungo
il viso, trattenendo a stento un singhiozzo.
-Vuoi
tu- questa volta si rivolse a Julian -Prendere questa donna come tua
legittima sposa, amarla ed onorarla, in salute e malattia
Finchè morte
non vi separi?-
-Lo voglio-
-Io vi dichiaro marito e moglie.-
A quelle parole Jenny si sentì mancare. L'aveva ingannata,
si era sostituito a Tom per costringerla a sposarlo.
-Da ora fino alla fine del tempo sarai mia, non ti lascerò
scappare per nulla al mondo. Questo non è un gioco- Le
sussurrò accostando le labbra all'orecchio poi Julian
l'attirò a se e la baciò in maniera possessiva,
con passione, come non si addiceva ad una chiesa, le catturò
le
labbra e lei non riuscì a respingerlo ma non lo
baciò
neanche. Si lasciò possedere come una bambola sconfitta.
Ecco
cos'era, era stata sconfitta. Sapeva che sarebbe tornato prima o poi
per la resa dei conti e si odiò per non aver fatto nulla per
impedirlo.
L'uomo ombra aveva vinto.
Ma cosa avevo detto io? Che aggiornavo presto? Ma giuro che non
è stata colpa mia c.c mi si è fuso il pc e sto
aggiornando dal Blackberry (immaginate la fatica, ricordate che vi amo)
spero che il capitolo vi sia piaciuto :D
bho, non ho altro da aggiungere........
Ah, la scena del matrimonio è ispirata al video della
canzone 'A little piece of heaven'' nel senso, non c'entra nulla, ma la
storia del video in se mi piace un botto quindi inserisco questa
canzone (incredibilmente inquitante <3) in ogni scena di
matrimonio....così, perchè mi ispira :')
Adios
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