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Muten si trovava a New York. Nonostante si trovasse li
per le sfere, continuava ad adocchiare le giovani ragazze che inconsapevoli
ricambiavano il saluto del vecchietto. Camminava per Manhattan nella speranza di
trovare almeno una sfera, quando d’un tratto ne vide una nel marsupio di una
bella signorina. Era stata tramutata in porta chiavi. Senza pensare, si avvicinò
e gliela sfilò, gioendo per il ritrovamento. La stava ancora ammirando in tutto
il suo splendore sotto i chiari raggi solari, quando uno schiaffo lo colpì sulla
guancia sinistra.
Dopo un attimo di stordimento, girò il viso che si era voltato per il colpo e
guardò da chi proveniva la botta. La bionda lo stava guardando con occhiate
assassine. Leggermente allarmato, si ritrasse di un passo, osservando
costantemente la ragazza che lo aveva aggredito.
- Tenga le mani apposto! Pervertito! – strillò alterata.
- S-scusi… Ma… - il vecchietto parve valutare l’idea di dirle della sfera, ma
se le avesse detto qualcosa a riguardo, probabilmente la giovane donna avrebbe
rivoluto quello che per lei era unicamente un oggetto carino, ma poi ci ripensò
– E’ che lei è proprio una bella signorina! – esclamò, ricordandosi della sua
indole pervertita.
Un altro schiaffo lo colpì sulla guancia destra, facendo volare la sua faccia
dall’altra parte.
- Polizia!! – chiamò a gran voce la donna.
Un uomo ed una donna in divisa si avvicinarono, chiedendo di spiegare la
situazione. La bionda incominciò a parlare.
- Questo pervertito mi ha toccata! Aveva un espressione quasi affamata, e mi
guardava con gli occhi famelici, poi mi si è avvicinato. Io gli ho chiesto
gentilmente cosa voleva da me, ma questo mostro a continuato ad avanzare. Io ho
cercato con le buone di allontanarlo, ma costui non ha demorso, e si è
avvicinato a tal punto da toccarmi! – la giovane era sull’orlo del pianto,
mentre Muten era perplesso, dato che non ricordava ne le parole gentili di lei,
ne il suo sguardo famelico.
Il poliziotto stava bollendo dalla rabbia verso l’ignaro vecchietto, mentre
la poliziotta cercava di calmarlo.
- Calmati, Elliot, non agitarti. – disse in tono pacato lei.
Ma lui non sembrava darle ascolto. Prese delle manette appese alla cinta e le
mostrò minacciosamente all’anziano. Questo, rendendosi conto di essere nei
pasticci, si mise in posizione di lotta. Ma mentre fletteva le gambe pronto
all’azione, un colpo alla testa lo distrò, e mentre girava lo sguardo per
cogliere la mano ancora a mezz’aria della ragazza, le manette gli circondarono i
polsi.
Sbarrò gli occhi, mentre il poliziotto gli stava facendo la solfa sui suoi
diritti, incatenandolo per bene.
Poi lo trascinarono verso la volante, sotto le urla di giubilo della
"vittima". Seduto in macchina, cercò di giustificare il suo comportamento, ma
non potendo prendere la sfera, tenuta in tasca, non aveva prove. Sospirando, si
arrese, e iniziò a guardare fuori dal finestrino ragionando per trovare un modo
per uscire da quella situazione.
Arrivati alla centrale, lo condussero in una stanza buia adibita agli
interrogatori. Seduto al tavolino, aspettava senza ansia l’arrivo dell’avvocato.
Intanto era trattenuto dai poliziotti che poco prima lo avevano condotto là.
- Io sono l’agente Benson, e il mio collega è l’agente Stabler. Le conviene
dirci tutto. -
Muten sospirando iniziò il discorso.
- Beh, allora… Sono nato in una cittadina molto piccola, accostata alla
grande città. La mia nascita è avvenuta parecchio tempo fa. Mia madre era una
donna severa, e per ogni sciocchezza mi picchiava. Ed è così che sono cresciuto,
per questo motivo sono venuto su tanto bene. In effetti le signorine non mi
resistono! – ebbe un attimo di timore dopo l’occhiataccia che l’agente gli
lanciò, ma continuò il racconto imperterrito. – Il mio inesistente matrimonio
potrebbe trarre in inganno, ma ero un uomo molto ambito tra le damigelle. Ma ho
sempre preferito non legarmi seriamente a qualcuna. Sa, per non ferire le altre
donzelle che aspiravano alla mia compagnia.- disse ammiccando al poliziotto,
sulla cui tempia pulsava una vena, piena di irritazione.
Perplessa, l’agente Benson chiese spiegazioni per queste chiacchiere,
definite dal collega "inutili". Il vecchietto, in tutta risposta, si
corrucciò.
- Perché, crede che la sua vita sia più interessante della mia? Sono sicuro
che lei non piace alle donne quanto piaccio io, e che quindi la sua è tutta
invidia. -
La rabbia dell’agente esplose. Si avvicinò di corsa al tavolo, tanto che il
suo viso si ritrovò a pochi centimetri da quello di Muten.
La donna intervenne per salvare la situazione, e trascinò l’amico lontano di
qualche metro. Dopo varie parole di conforto, si calmò, e tornò ad osservare
torvo colui che era accusato di aggressione.
Un uomo alto e grosso entrò con fatica dalla porta. Aveva in mano un
sacchetto di carta, mentre la bocca era sporca di glassa. Non ci volle molto a
capire che aveva mangiato delle ciambelle.
- Salve, sono l’avvocato difensore, Ronald Durgles. – salutò allegro. – Lei
deve essere il simpatico vecchietto che ha aggredito la giovane vittima. -
Il vecchietto annuì, sospettoso.
"Se questo è il mio avvocato, prevedo che uscirò di qui molto ma molto
tardi." Pensò Muten.
- Raccontami che cosa è successo oggi, amico. Sono dalla tua parte. -
Muten, quasi commosso dalle parole amichevoli dell’uomo, iniziò dall’inizio
la storia del motivo per cui si era dovuto recare a New York, e quindi raccontò
la storia delle sfere del drago. Nonostante l’espressione perplessa dell’uomo,
Muten finì il discorso.
Il procuratore, che dall’ esterno lo stava osservando per mezzo dei vetri
speciali, credeva di aver intuito la tattica dell’accusatore. Si rivolse al
capitano Crafen.
- Sta cercando di evocare l’incapacità mentale. -
Il capitano guardò la donna, riflettendo sulle sue parole. Poi annuì.
- Allora sarà meglio che li mandiamo lo psicologo. -
Intanto all’interno della stanza, Muten aspettava di essere liberato. Ma
sperava invano.
Un uomo con fattezze cinesi entrò nella stanza, salutando cordiale. Poi
allungò il braccio verso Muten, stringendogli la mano.
- Salve, sono il dottor Huang, vorrei farle alcune domande. -
Il vecchietto annuì, dubbioso.
- Per prima cosa, mi dica il suo nome… -
Dopo varie domande, servite a capir meglio la vita dell’anziano, il dottore
tacque.
Salutò, ed uscì dalla stanza. Gli sguardi curiosi delle due persone che
aspettavano fuori lo trafissero. Lui si voltò verso di lui, pronto per riferire
la diagnosi.
- Secondo me, è affetto da una sindrome maniaco-frottoliera. In definitiva, è
completamente fuori di testa e si inventa un sacco di storie assurde. Ma il
problema è che ci crede veramente. Inoltre, la sua infanzia con la madre non
l’ha aiutato nel suo rapporto con le donne. Mi ha raccontato un sacco di vicende
illogiche, soprattutto incentrate su una certa Bulma. -
- Gli posso dare dai cinque ai dieci anni. – disse sicura la
procuratrice.
Gli altri due annuirono.
Intanto, nella stanza Stabler disse a Muten che aveva diritto ad una
telefonata. Dopo che il telefono gli fu avvicinato, il vecchietto compose un
numero familiare: quello di casa sua, dove avrebbe risposto Crilin.
NOTE DELLE AUTRICI:
Ed ecco qua il nuovo capitolo, con Muten protagonista.
Qui troviamo il telefilm "Law and Order S.V.U.", una squadra di detective che
indaga sui crimini perversi. I personaggi sono Benson, una donna che lavora con
il collega Stabler, un uomo particolarmente sensibile. Poi ci sono: il capitano
Crafen, capo del distretto, Novak, la procuratrice, e il dottor Huang, lo
psicologo.
Nel prossimo capitolo incontreremo Chichi in volo su un aereo che non
raggiungerà mai la destinazione prefissata.
Sirene Chan e Milk 92
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