Warnings: Het,
Lime, Fluff, Missing Moment tra la 4x12 e la 4x13;
Word
Count: 749
(fdp)
Disclaimer: Niente
di mio, non ci cavo un euro.
N/A: Scritta
per il COW-T#3, missione 1, prompt "pelle"
#TEAMSUTHI
—
Scritta anche per 500themes_ita,
prompt #123.
Un cuore, un respiro.
Awake My Soul
(Lend me your hand and we'll conquer them all)
La
valigia è ai suoi piedi, aperta e quasi vuota. Seduta sul
bordo del letto, Rebekah la osserva con aria pensierosa. Le mette
tristezza, anche se non sa bene il perché. Non si sta
preparando per un addio, non questa volta, ma la sensazione
è sempre un po' quella, quando tenti di raccogliere la tua
vita e di infilarla tutta in una borsa colorata e sempre troppo piccola.
Un
tempo amava questa sensazione, così come amava i viaggi
improvvisi, ora le fanno entrambi un po' paura. Quando è
diventata una tale abitudinaria?
«Sei
pronta?», domanda Stefan, fissandola dallo specchio della
porta.
Rebekah
scuote la testa, spinge via un mucchio di vestiti con la punta del
piede nudo, poi sospira.
«Che
fretta c'è?», domanda a sua volta, leggermente
infastidita. «Silas è rimasto nella sua tomba per
migliaia di anni, di sicuro non andrà a farsi una
passeggiata nei prossimi giorni»
Stefan
incrocia le braccia contro il petto e inarca appena un sopracciglio.
Rebekah odia quel l'espressione.
«Se
non vuoi venire basta dirlo, non ti sto certo obbligando.»
«Se
non vengo io non viene neanche la pietra», lo rimbecca lei.
Stefan
fa spallucce.
«Allora
dovreste prepararvi entrambe, abbiamo un volo domani
mattina.»
Rebekah
sbuffa, butta un paio di magliette e una gonna nella sacca, ci ripensa,
le toglie, aggiunge una camicia e delle calze, lancia via un paio di
jeans, sbuffa di nuovo.
Stefan
la osserva con un mezzo sorriso adesso.
«Piantala
di stare lì a fissarmi. Dammi una mano, se proprio non hai
niente di meglio da fare.»
«Mai
stato bravo a fare le valige», replica Stefan. Poi si
avventura all'interno della stanza e, dopo aver schivato pile di
vestiti e di oggetti vari, riesce a guadagnarsi un varco fino al letto
e a distendersi accanto a lei.
Per
qualche minuto rimangono in silenzio, lui con le braccia incrociate
dietro la testa e gli occhi chiusi, lei che esamina con occhio critico
un vestitino che dov'è diretta non le servirebbe di sicuro,
ma che non le dispiacerebbe comunque portarsi dietro. Per ogni
evenienza, ecco.
«Ci
siamo, non è vero? Ce l'abbiamo quasi fatta»,
mormora poi all'improvviso, mentre la realizzazione la colpisce con
tutta la sua forza. Stanno per trovare la cura. Un giorno o due, poi
sarà di nuovo umana. Sembra troppo bello per crederci
davvero.
«Quasi è
la parola chiave», le risponde infatti Stefan, facendo eco ai
suoi pensieri.
Irritata,
Rebekah gli rifila una gomitata nelle costole.
«Ouch!»
«Non
essere pessimista», lo rimprovera, voltandosi verso di lui.
«Si
chiama sano scetticismo», ribatte Stefan con un sorriso
canzonatorio.
Rebekah
sorride a sua volta, poi una vera risata le sfugge dalle labbra.
Ce
l'hanno quasi fatta
Ancora
ridendo si mette in ginocchio sul materasso, passa una gamba oltre la
figura supina di Stefan e lo intrappola sotto di sé e contro
il materasso.
Quella
notte scoprono che il sesso celebrativo è anche meglio del
sesso fuori di testa.
*
La
mattina arriva di soppiatto, intrufolandosi nella stanza come i primi
raggi di sole spinti fin lì dall'alba nascente. Rebekah
è ancora a metà strada tra sonno e risveglio
quando la sente. Anzi, forse è proprio quella a spingerla a
svegliarsi.
Una
carezza sulla pelle.
Non
proprio una carezza, in realtà. È qualcosa di
così leggero che fatica a sentirlo, qualcosa di
molto più delicato e impalpabile del tocco di una
mano, ma in quel momento non riesce proprio a pensare
a nient'altro. È una bella sensazione, comunque.
Così bella che per qualche istante contempla seriamente
l'idea di rimanere per sempre in quella zona tiepida e incolore che non
è né sogno né veglia. Ma non si
può, ovviamente, e a volte è un vero peccato.
Qualcuno
si muove alle sue spalle, e ora Rebekah avverte anche un calore lieve,
ritmato, e davvero, davvero vicino.
Ascolta
quel respiro estraneo infrangersi dolcemente contro il retro del suo
collo, e un sorriso sonnacchioso le inclina le labbra quando si accorge
del braccio muscoloso che le cinge i fianchi in un abbraccio possessivo.
È
ormai completamente sveglia quando Stefan, ancora addormentato, si
avvicina ancora di più a lei e strofina il naso contro i
suoi capelli, respirandone il profumo.
Tra
poche ore dovranno partire, la sua valigia è ancora mezza
vuota, sarà un viaggio dannatamente difficile, ci saranno
ancora decine di ostacoli tra loro e la cura, e il ricordo di Kol le fa
male in un modo che ancora non riesce ad accettare, ma Rebekah in quel
momento è felice.
Felice
di essere viva, felice di essere arrivata a quel giorno, felice di
essere in quel letto e di sentire il respiro di Stefan sulla sua pelle.
È
il miglior risveglio che le sia mai capitato da molto, molto tempo.
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