Alla neve
non importa dove cade.
Cade,
cade e basta.
La neve è
bella da vedere. La neve è bianca e soffice.
Ricopre
tutto di un candore così dolce da invocare serenità anche nel più tormentato
degli animi.
La neve è
bellissima.
Ma la neve è irreale.
E l’irreale
inganna.
Snow’s Blood
Written by
Mao chan
Desclaimer: I personaggi appartengono a Takei
La fic non è a scopo di lucro.
Cadde la
neve.
«Horo Horo, guarda! Come a casa.»
«Non siamo a casa, Pirica. Niente è come a casa.»
Lo Shaman
Fight continuava, imperterrito, anche coperto dalla neve.
Ma la
neve era dolce, serena. Copriva il ring, le strade, i tetti delle residenze.
Era
bella.
«Hai visto? È proprio come a casa invece.»
«Davvero nel vostro paese è sempre tutto coperto di neve?»
«Certo. La neve è questa, la vedi? È tutto come qui.»
La neve
era candida. Donava a quell’isola una morbidezza che non le apparteneva.
Le rocce
nere e ruvide che la circondavano non c’erano più, la crudeltà dello stesso
territorio era stata cancellata.
La neve
era felice.
«Mio fratello combatterà anche se è tutto coperto di neve?»
«Sì. Si scontrerà con il Team Star.»
«Non c’è nulla da temere, la neve scioglierà il fuoco.»
Yoh la guardava e sorrideva tristemente.
Non succederà.
Ma alla
neve non importa dove cade.
La neve è
irreale, e in quanto tale, inganna.
«Perché la neve è diventata rossa…?»
«Pirica, sbrigati! Aiutami a fermare l’emorragia!»
«Faust, guarda. La neve, in questo punto, è rossa.»
«Pirica, mi serve una mano o tuo fratello morirà.»
«A casa nostra la neve non è mai rossa.»
La neve è
artista. La neve è poesia.
La neve
intreccia illusioni con l’abilità di una maestra.
Illusioni
bellissime, quasi tangibili.
Ma non
per questo, reali.
«Pirica, Horo Horo è morto.»
«Pensi che la neve si scioglierà presto, Yoh?»
…
«No, penso di no.»
Per
Pirica, la neve non si sciolse mai più.
***
Era
estate ormai.
La
ragazza camminava lenta, sicura, per le strade assolate del quartiere in cui
solitamente i Pache allestivano il mercato. Sorrideva leggera.
Non c’era
più alcun mercato in quella via, i Pache erano troppo impegnati a raccogliere i
morti che ogni giorno mieteva quel maledetto torneo.
L’atmosfera
si era fatta pesante, l’aria intorno al ring grondava dell’odore pungente di
cadaveri in putrefazione.
I visi
dei partecipanti erano oscurati dall’ombra della paura o da quella della
sofferenza. A volte da entrambe.
Ma lei,
lei sembrava estranea a tutto questo.
Camminava
allegra affondando felice i piedi nella sua neve.
«Pirica?
Che ci fai qui? Non è affatto sicuro girare per queste vie soli.»
«Ciao
Ren! Sai, devo trovare un vestito nuovo per mio fratello. L’unico decente che
gli avevo cucito l’ha già rovinato!» disse lei arricciando buffamente le
labbra.
«Pirica,
Horo Horo è morto.»
«Ahh,
Ren. Spero che nella prossima gara siate meglio allenati, così non morirà
nessuno.»
Non ci sarà una prossima gara.
Anche lui
sorrise.
Ma era un
sorriso triste, il sorriso di chi non crede più in nulla ed è pronto a morire.
I loro
sorrisi formavano un contrasto molto ironico.
«Sì, lo spero
anch’io.»
Dopo una
strizzatina d’occhio, la ragazza lo superò.
«Aspetta,
ti accompagno.»
«Tranquillo,
devo solo trovare un vestito nuovo per mio fratello. L’unico decente che gli
avevo cucito l’ha già rovinato!»
Ren
rimase a guardarla mentre si allontanava.
Non
sarebbe servito a nulla accompagnarla. Cosa avrebbe potuto essere pericoloso
per lei ormai?
*
Camminava,
allegra, senza fretta.
Una
fiammata improvvisa, un veloce spostamento d’aria, e lei cadde a terra.
Spirit of Fire era lì.
«Stupida
umana, osi pararti davanti a me, sul mio cammino?»
Pirica si
massaggiò il fondo schiena su cui era caduta, poi alzò lo sguardo in
un’espressione stizzita.
«Ma cosa
vuoi, tu? Io devo solo trovare un vestito nuovo per mio fratello! L’unico
decente che avev…»
«Un’amica
di Yoh.» confidò il piccolo Opacho al suo maestro.
Hao la
guardò bene, e allora la riconobbe.
Quei
grandi occhi del color ghiaccio che un tempo lo guardavano con il disprezzo più
profondo che avesse mai visto, adesso recavano la luce della follia, ma non
erano cambiati.
«La
sorella di Horokeu Usui.»
È pazza.
Interessante.
Spirit of
Fire allungò una mano e la sollevò.
«Cosa
vuoi? Perché mi prendi?»
Pirica
non oppose resistenza. Si limitò a fissare lo sciamano negli occhi, quando
furono alla stessa altezza.
«Hai
paura?»
Inizialmente
la domanda sembrò turbarla, come se non fosse prevista dai suoi registri.
Mormorò
qualche frase sconnessa, poi proruppe in una risata sguaiata che avrebbe fatto
gelare il sangue nelle vene a ogni singolo sciamano ancora in vita sull’isola.
Ma a lui
no.
«Voglio
che tu venga con me.»
Gli occhi
stralunati dell’ainu s’incollarono ai suoi.
«Hai
paura, Hao Asakura?»
Senza
ricevere risposta fu scagliata a terra con violenza estrema, e il sangue
schizzò sull’asfalto.
*
«Pirica
non è tornata oggi.»
Tamao si
tormentava l’unghia del pollice con insistenza febbrile.
«Vuoi
cercarla, Yoh?» chiese Faust in tono assente.
Il
ragazzo sorrise tristemente.
«No. Se
se n’è andata, non credo che tornerà. Ren ha detto che l’ha vista sparire
mentre cercava un vestito per Horo Horo. Lasciamo che lo cerchi finché ne avrà
voglia.»
«Yoh, tu
non sai quello che dici!» scattò Ryu, impressionato dal comportamento
dell’amico. «Stiamo parlando di una ragazzina completamente pazza che se ne va
in giro su un’isola brulicante di sciamani altrettanto folli! È certamente a
rischio di morte in questo momento! E nonostante questo, non vuoi andare a
cercarla?»
Lo
sciamano si voltò verso la sua ragazza.
«Cosa ne
pensi, Anna?»
«Probabilmente
sta per morire, e mi chiedete di salvarla. Volete davvero usarle anche
quest’ultima violenza?»
*
Quando la
ragazza si svegliò, era in un futon, avvolta in un paio di coperte.
Ecco,
questo è il tessuto che cerco per il vestito di mio fratello.
«Ti sei
svegliata?»
Nessuna
risposta, lei esaminava il tessuto delle coperte.
«Cosa
vuoi fare adesso?»
«Comprare
il vestito.»
«Questo
ti renderebbe felice?»
Ancora
nessuna risposta.
Hao
sorrise nella penombra della tenda.
«Quando
si è rovinato il vestito di tuo fratello?»
A Pirica
piacque molto quella domanda.
«È stato
quando ho visto la neve rossa!» esclamò eccitata.
Afferrò
il vecchio ikupasui del fratello che teneva legato alla cinta, poi, senza
alcuna esitazione, ne usò la punta acuminata per lacerarsi una guancia.
Fissò le
gocce di sangue cadere a terra con occhi vitrei. E rivide la sua neve rossa.
«Se la
tua neve avesse sciolto il mio fuoco, il vestito di tuo fratello sarebbe ancora
intatto.»
L’ainu
scosse la chioma turchina, e i suoi occhi si assotigliarono.
«La mia
neve non si scioglie.»
Lui
l’afferrò per i capelli, la tirò a sé e le leccò la guancia insanguinata.
Lei non
oppose resistenza.
«Voglio
proprio vedere se sarà il fuoco a sciogliersi.»
*
Tre
settimane dopo, Lyserg scorse per un attimo Pirica tra la folla sulle tribune.
Aveva lo
sguardo perso e sembrava spaesata, i suoi occhi non seguivano la gara.
Cercò di
tenerla d'occhio, ma quando vide Hao, poco distante, i suoi occhi
s'infiammarono d'odio e lei sparì.
La sera,
ne parlò a Yoh.
«Dunque è
ancora viva.»
«Sì.»
«Hai
visto con chi era?»
«No, poco
dopo il mio sguardo è stato catturato da Hao. Mi dispiace.»
«Capisco.»
«Che
intendi fare?»
«Andrò a
cercarla. Il destino che l’attende potrebbe essere peggiore della morte.»
«La morte
sarebbe una liberazione.»
«Già.»
Il membro
degli X-Laws ci pensò un attimo.
«Andrò io
a cercarla.»
Yoh parve
sorpreso.
«Perché?»
«Qualcosa
mi dice che la faccenda è più complicata di quello che pensiamo. Tu devi
allenarti.»
«Tu no?
Gli X-I sono ancora in gara.»
Un
sorriso amaro si dipinse sulle labbra dell’inglese.
«Con la
ferita che ho, non reggerò più di qualche settimana. Se c’è un’ultima cosa che
posso fare prima del mio ultimo incontro, voglio farla.»
*
Non gli
ci era voluto molto tempo a scoprire dov’era Pirica. Gli bastò fare un paio di
domande in giro.
Agghiacciato
dall’idea che Hao la tenesse per sé, riuscì a scovarla sola, una notte, a
girovagare sulla spiaggia.
Camminava
in riva al mare, pazza, al chiaro di luna. I capelli riflettevano quella luce
pallida, e la sua pelle grigiastra e segnata, la faceva assomigliare a uno
spettro errante.
Non
affondava più i piedi nella sua neve con allegria e leggerezza.
Ora
sembrava fare fatica nel procedere, sembrava che la neve le ostacolasse il
percorso, le trattenesse i piedi in un ammasso appiccicoso difficile da
sciogliere.
Lei
ansimava e deglutiva rumorosamente. Sudava. Pareva stanca e spaventata.
«Pirica!»
la chiamò Lyserg, e lei si girò di scatto, gli occhi vitrei spalancati.
Lui le
corse appresso.
«Pirica,
che succede? Perché non torni a casa?»
«Devo
trovare un vestito nuovo per mio fratello. L’unico decente che gli avevo cucito
l’ha già rovinato.» disse lei meccanicamente, con voce vuota.
L’inglese
le afferrò un polso. Il rumore delle onde scandiva le loro parole.
«Pirica,
tuo fratello è morto, morto! Non indosserà più nessun vestito!»
Lei
scosse la testa con foca, sbavando.
«Tu non
capisci! Ne ha davvero bisogno!»
«Perché
stai da Hao?»
Lei si
fermò, stordita.
«Sciolgo
il suo fuoco. È stato mio fratello a dirmi di farlo.»
«Che
significa?»
La
ragazza scoppiò in una risata gutturale.
«Non
capisci, non capisci niente. Cose da Ainu. La nostra neve è meravigliosa!»
«Non vuoi
venire via con me? Non vuoi tornare a casa?»
Cosa direbbe Horo Horo se ti vedesse così?
Cosa mi direbbe se ti lasciassi tornare da lui?
Lei
sorrise, giocosa.
«Bambino
birichino! Cosa direbbe mio fratello se sapesse che non vuoi che abbia un
vestito nuovo?»
Lyserg le
lasciò lentamente la mano, rassegnato. Si sforzò di sorridere.
«Probabilmente
hai ragione, Pirica-chan. Ma io non posso davverò farti tornare da quello lì.»
«Uffa,
lasciami in pace!»
Improvvisamente
la spiaggia fu avvolta dalle fiamme, e Hao comparve accanto a loro.
«Lyserg.
Il solito guasta feste.» disse con noncuranza.
«Hao.»
L’altra
voce invece, era carica d’odio.
«Vorrei
proprio sapere perché stai infastidendo tanto la mia bambola preferita.» sibilò
lo sciamano del fuoco, beffardo.
Lyserg
tremò di rabbia.
«Devi
lasciarla. La distruggerai!»
«Ma è
così divertente giocare con lei.»
Si
avvicinò a Pirica e le sfiorò il collo con le labbra.
«Ormai
non vi appartiene più. Non appartiene nemmeno a se stessa. Ora è solo il mio
giocattolo.»
E prima
che Lyserg potesse evocare il suo spirito, era già scomparso insieme a lei.
*
Fu quando
Hao si stufò del torneo e cominciò a distruggere l’isola e i suoi abitanti che
fu vista un’ultima volta.
Vennero
uccisi tutti coloro che erano riusciti a sopravvivere fino ad allora, uno a
uno.
Chocolove,
Horo Horo, Redseb e Seyram erano già morti durante gli incontri. Ryu, Manta e
Tamao erano stati uccisi un giorno di sole, mentre cercavano di procurarsi dei
viveri per le strade ancora esiguamente frequentate, e Lyserg era in fine morto
a causa della ferita pochi giorni prima.
Ma quando
Hao si scatenò, nessuno riuscì a far fronte alla sua furia.
Persino
Anna non poté fare nulla.
Venne
uccisa per ultima, in segno di rispetto.
Yoh
rimase solo nell’isola ardente. Temeva che presto sarebbe affondata.
Colto da
un’andata d’odio bruciante, corse a quello che era stato l’accampamento degli
uomini di Hao.
Non era
rimasto nessuno nemmeno lì.
Non
c’erano più “servi di Hao”, lui e i suoi amici erano riusciti a sconfiggerli
tutti, e il loro capo li aveva poi uccisi, uno ad uno. Tranne Opacho, lui era
morto nel sonno, e nessuno aveva mai saputo il perché.
Yoh
crollò in ginocchio davanti al campo in fiamme.
Perché
Hao l’aveva risparmiato? Perché quell’atto di crudeltà assoluta?
Entrò
nella grande tenda del gemello, non ancora crollata, in attesa della morte.
E lei era
lì.
Inginocchiata
a terra, che cuciva delle coperte in un vestito. Canticchiava.
«Pirica…?»
«Shh. Non
mi disturbare.»
«Se vuoi
vivere, devi andartene.»
Ma che
gl’importava, poi?
«Uffa, ma
quanto parli!»
Ridacchiò.
Yoh si
distese sul terreno della tenda, già morto ormai.
«Sai,
quando sei impazzita mi sono fatto molte domande. Perché siamo così deboli ad
esempio. Perché uno dei miei migliori amici non c’era più…»
Lei
lavorava tranquilla, non sembrava ascoltarlo.
«Sono
tutti morti, sai, Pirica?»
Nessuna
reazione.
«Ma tu
sei completamente pazza. Spesso mi sono chiesto se ti fossi mai resa conto
della morte di Horo Horo.»
«Oh, sì!»
esclamò lei, guardandolo scandalizzata.
Yoh
sobbalzò, non aspettandosi una risposta.
La
ragazza tornò a guardare il vestito su cui stava lavorando.
«Non
basta…» mormorò soprappensiero.
Si tolse
la maglietta e la canottiera, rimanendo nuda agli occhi dello sciamano.
«Adesso
ci sarà abbastanza stoffa.»
Solo
allora, Yoh notò un enorme squarcio sul fianco della ragazza. Il sangue
coagulato ne impastava i lembi.
C’era
molto sangue. Troppo.
Nessuno
poteva sopravvivere con una ferita del genere.
È morta?
Lei
scoppiò in un’orribile risata.
«Pirica…tu
sei…»
«Morta?
Sì. Mi ha ucciso Hao.»
«Ma
come…?»
«Non lo
so, non chiedermelo. Io sono pazza.»
E rise di
nuovo.
Folle,
folle Pirica. Non sei mai riuscita a vedere tuo fratello morire, non ti sei mai
accorta di quando Hao faceva di te la sua bambolina.
E senza
saperlo, sei morta.
Hao
sorrise, varcando la soglia della tenda.
Yoh
giaceva a terra, sgozzato.
Pirica
teneva tra le mani un coltello sporco. E tutto, in lei, era sangue.
«Perché
lo hai fatto? Una bambolina come te può anche uccidere?»
«Tu mi
hai uccisa.»
«Io ho
ucciso tutti qui. Adesso, prima, ho sempre ucciso. Mio padre, mia madre, e
adesso anche mio fratello. Ora voglio andarmene, sono lo Shaman King, ucciderò
altra gente, molta altra gente, tutti. Non resterà nessuno.»
Pirica
sollevò da terra la sua opera e l’ammirò.
Il
vestito era bellissimo.
Lo
abbracciò, poi la sua espressione serena si deformò in uno sguardo d’orrore e
disgusto, e lo squarciò senza pietà con il coltello che teneva in mano.
Hao la
guardava inorridito.
«Che stai
facendo?»
E Pirica
rise, ancora e ancora, folle, folle.
Folle, folle.
«Io sono
pazza, ma tu che scusa hai per tutto questo?»
End.