locked out of heaven
Fuori dal paradiso
Cause you make me feel like,
I’ve been locked out of heaven
For too long, for too long
.....mentre la voce di
Bruno Mars
cantava queste parole attraverso gli altoparlanti dello stereo delle
Hummer, Ryan Wolfe non faceva altro che battere a tempo le mani sul
volante e canticchiare sommessamente;
"Siamo allegri, stamani" gli fece notare Natalia Boa vista, sua collega
e compagna di vita, che gli stava seduta a fianco,
"Eh, già....l'amore a volte fa questo effetto....non lo sai?"
"Lo so, lo so perfettamente" sorrise lei "succede lo stesso anche a
me!" e con la mano sinistra sfiorò la destra di lui.
Erano innamorati, cotti e stracotti l'uno dell'altra,
convivevano
da alcuni mesi, erano in procinto di sposarsi, ed erano
stramaledettamente felici insieme; finalmente, come una benedizione dal
cielo, l'amore era arrivato nelle loro vite. Ora erano una coppia e
niente e nessuno li avrebbe mai potuti separare.
O almeno così speravano.
Arrivati alla scena del crimine, parcheggiarono l'autovettura e si
diressero verso una villetta a due piani, il luogo preciso
dell'omicidio. Non c'era nessuno, i detectives della omicidi avevano
portato via il corpo assassinato ed ora stava a loro della
scientifica darsi da fare per raccogliere le prove, per cercare
di fare luce ad un caso che sembrava inestricabile.
"Vuoi il piano di sopra o il pianterreno?" chiese Ryan a Natalia
"Mah, non so, per me è uguale. Tu cosa preferisci?"
"Anche per me è uguale; prendo il primo piano, via!"
per
Ryan era assolutamente indifferente ma sapeva benissimo che non avevano
tempo da perdere con stupide indecisioni.
Mentre si dava da fare a rilevare anche la più piccola
impronta
digitale e a cercare eventuali tracce di DNA nelle stanze che stava
esaminando, all'improvviso Ryan sentì uno strano rumore,
come un tonfo sordo, che lo mise in
allarme. Ebbe come la sensazione che qualcosa non andasse per il giusto
verso, chiamò Natalia ma non ebbe risposta,
riprovò
nuovamente, ancora una volta nessuna risposta, decise di scendere le
scale e di andare a vedere di persona.
Lo vide subito, appena scesi i primi gradini, cos'era che non andava:
Natalia giaceva riversa a terra in una pozza di sangue. Ryan la
chiamò a voce alta, si diresse come una furia
giù
per le scale e, improvvisamente, sentì una voce;
"Guarda, guarda.....allora siete in due!" ; Ryan vide un uomo, armato,
alla propria
sinistra. Fu la questione di un attimo; i due spararono quasi
simultaneamente, ma Ryan, meglio addestrato e agevolato dal fatto di
essere mancino, riuscì a centrare l'uomo in piano petto,
uccidendolo all'istante, mentre l'altro si limitò a colpirlo
di
striscio al braccio destro.
Neutralizzato l'uomo, Ryan corse da Natalia; la ragazza era stata
colpita all'addome e stava perdendo tantissimo sangue; il giovane
agente si inginocchiò al suo fianco, dapprima
controllò
se c'era ancora battito (è
ancora viva, Dio, ti ringrazio!), poi la
chiamò dolcemente ;
"Nat, Nat, amore mio....puoi sentirmi?" lei era ancora cosciente e fece
un cenno affermativo col capo;
"Ti prego, Nat, ti supplico: cerca di resistere! Coraggio, amore mio,
tieni duro! Non ......" la voce di Ryan si spezzò
per un
istante "non morire, ti prego, non lasciarmi."
La ragazza non riusciva a parlare ma fece scivolare la propria mano su
quella del suo compagno, cercando di accarezzarne il dorso; lui, nel
frattempo, si era tolto la felpa;
"Nat, ascoltami, devo cercare di fermare l'emorragia di sangue, devo
tenere premuto sulla tua ferita. Questo ti farà male, non
vorrei
farlo; ma devo!"
Lei non rispose, non si mosse nemmeno; Ryan piegò la propria
felpa in quattro e, facendo forza con la mano, la premette sulla ferita
di Natalia, il dolore fu terribile ma ella non aveva nemmeno
più
forza per urlare; strinse gli occhi, però, gemendo,
poi sospirò e perse conoscenza.
"Natalia, Natalia, amore mio; ti prego, ti prego svegliati! svegliati!"
, non ci fu nessuna risposta.
"C'è nessuno?" chiese una voce entrando dalla porta mentre
una grossa
figura scura si faceva avanti: era Walter Simmons, l'agente
più
giovane del gruppo, "Oh mio Dio!" esclamò poi il ragazzo,
avvicinandosi.
"Ryan, cosa è successo?" continuò "Horatio, mi
ha mandato a vedere se per caso non avevate bisogno di aiuto....eh, lo
avete sì, bisogno di un aiuto!!! Cosa posso fare, Ryan? Hai
già chiamato il 911? Ryan? Ryan?! RYAN!!!"
Aveva ben voglia di darsi da fare il povero Walter a chiamare il
collega, quello non lo sentiva: aveva preso il corpo esanime di Natalia
fra le braccia, tenendo una mano premuta sulla ferita, e la stava
cullando piano, lentamente, parlandole
dolcemente sottovoce mentre grosse lacrime uscivano dai suoi occhi.
Walter, rendendosi conto che il suo collega era sotto choc,
non perse un attimo di tempo; prese il telefonino chiamò il
911 e subito dopo
chiamò Horatio in centrale. Poi si chinò anche
lui verso
Ryan e Natalia, ma si rese ben presto conto di non poter essere di
alcun aiuto; lui sembrava in un altro mondo e lei era senza conoscenza.
Walter rimase lì in ginocchio, con una mano, che voleva
essere
consolatoria, sulla spalla di Ryan ad aspettare.
Horatio e i paramedici arrivarono quasi contemporaneamente.
"Andiamo Ryan, lasciala andare, lascia che si prendano cura di lei"
Walter non riusciva a convincere il collega a mollare la presa sulla
ragazza, lui imperterrito continuava a tenerla fra le braccia, a
cullarla e non voleva che nessuno si avvicinasse "dai, Ry, andiamo; la
devono portare in ospedale per curarla, dai, lasciala andare" .
Ma Ryan non si muoveva, guardava tutti con occhi che sembravano quelli
di un pazzo e non dava alcun cenno di cambiare atteggiamento.
Sopraggiunse Horatio.
"Lascia fare a me" sembrò dire a Walter
solo con un semplice sguardo, si inginocchiò, poi, vicino a
Ryan: "Signor Wolfe, signor Wolfe, ascoltami!" nessuna risposta;
"Signor Wolfe, così la farai morire" ancora nessuna risposta;
"RYAN!!!"
Sentendosi chiamare con il
nome di battesimo, il giovane agente, volse il proprio sguardo verso
Horatio; uno
sguardo da fare accapponare la pelle, c'era tanta disperazione in esso,
talmente tanto dolore che sembrava quasi impossibile che un
essere
umano riuscisse a sopportarlo;
"Figliolo, ragazzo mio, tranquillo, ascoltami. Ti prego: lasciala
andare, lascia che si
prendano cura di lei" Horatio posò la propria mano
sul braccio sinistro
di Ryan, quello premuto sulla ferita, quello più stretto
intorno al corpo esanime di Natalia.
E allora accadde qualcosa: Ryan sembrò come risvegliarsi da
un
sogno, lasciò cadere braccia in modo che i paramedici
potessero
prendere Natalia per le prime cure e caricarla
nell'ambulanza, poi si accasciò su se stesso
incominciando
a piangere disperatamente.
Horatio lo prese fra le proprie braccia continuando a
ripetere "Tranquillo, tranquillo ragazzo mio, sssh, tranquillo"
"Horatio" la voce di Ryan era a malapena riconoscibile "fa male, fa
tanto male dentro";
"Lo so, figliolo, lo so" Horatio aveva perso la propria adorata moglie
in un modo simile, anni prima, e sapeva quanto si può
soffrire
in una situazione del genere; "lo so perfettamente" proseguì
"ma
devi farti forza, devi avere coraggio";
"Non ce la faccio, non ci riesco. Horatio, lei è tutto per
me.
Se ......se muore, allora muoio anch'io perché non ce la
faccio
a vivere senza di lei. Non ce la faccio proprio! Non ci riuscirei,
è lei la mia vita, senza di lei non sono niente. Se lei
dovesse
morire, vorrei morire anch'io"
(oh, no, figliolo! tu
continuerai a
vivere, invece. Anche se lei non ci sarà più;
vivrai per
due: per te e per lei. E ogni volta che vedrai il sole sorgere o
tramontare, ogni volta che la brezza marina ti accarezzerà
il
viso o che ascolterai una bella musica ti sembrerà che lei
sia
ancora con te. Ogni cosa che farai, ogni sensazione che
proverai,
la proverai per due. Perché lei sarà sempre
dentro di te;
perché lei è diventata parte di te)
Horatio rimase per un po' a tenere Ryan fra le
braccia, quasi senza parlargli: non sapeva proprio cosa potere
dire ed era ben sicuro che in momenti come quello le parole
non servono a
niente: si limitò
a stargli vicino fino a quando non si fosse calmato.
Dopo quella che era sembrata un'eternità, mentre invece
erano stati solo pochi minuti, lo prese per un
braccio, lo fece alzare, lo condusse sulla propria Hummer e lo
accompagnò
all'ospedale di Miami Dade per fargli medicare la ferita ed attendere
con lui notizie su Natalia.
Stavano seduti in silenzio sul divanetto della sala di attesa; Ryan
teneva la testa posata sulla spalla di Horatio il quale lo cingeva con
il braccio e ogni tanto gli massaggiava la schiena con lenti movimenti
circolari. Non parlavano, nessuno dei due diceva niente, a
tratti
Ryan sospirava e deglutiva: si sentiva come un macigno sul petto e
quasi gli sembrava di fare fatica a respirare; le lacrime facevano di
nuovo capolino, nei suoi occhi, e lui le lasciava uscire asciugandole
con i palmi dalla mano. Horatio lo guardava, gli sorrideva, e cercava
di rincuorarlo stringendolo un po' più forte a se o
prendendogli
la mano.
Passò un bel po' di tempo fino a che arrivò una
dottoressa: "Parenti di Natalia Boa Vista?"
"Noi" rispose Horatio;
"Chi siete? cioè: che rapporto di parentela avete con la
Signora Boa Vista?"
"Sono il fidanzato, ci dobbiamo sposare" la voce di Ryan sembrava
uscire dall'oltretomba;
"Okay, allora: la signora ha avuto una ferita da arma da fuoco
all'addome. L'intervento chirurgico ha estratto la pallottola, e ha
riparato, per quanto possibile i danni causati. Sta per essere
portata nella stanza di terapia intensiva. quando l'avremmo sistemata
potrà andarla a vedere"
"E come sta? E' fuori pericolo?"
"Beh, l'intervento sembra essere riuscito però non possiamo
sciogliere la prognosi per almeno 48 ore. Dobbiamo vedere come si
risveglia dall'anestesia.....certo è che è molto
grave.
Le sue condizioni sono serie, la pallottola ha causato setticemia ai
tessuti addominali e ha leso in modo permanente l'apparato
riproduttivo. E' stato fatto il possibile, ma dubito che la signora
potrà avere dei bambini in futuro"
"oddio!" la voce di Ryan uscì strozzata ed appena
percettibile
"Mio Dio: perché? Perché proprio a noi?"
continuò poi a voce più alta premendosi
le mani sul volto;
"Quando potremo vederla?" la voce di Horatio tremava;
"Gliel'ho già detto: non appena sarà sistemata in
terapia
intensiva, vi verrà fatto sapere e uno di voi, uno solo mi
raccomando, potrà andare da lei." la dottoressa tacque un
attimo poi soggiunse "Mi dispiace" nel suo viso apparve, per
un'istante, una certa umana comprensione, poi si voltò e se
ne
andò.
"Non mi importa" Ryan cercava di fare finta di niente "non mi importa
se non potremo avere dei bambini. L'importante è che Nat ce
la
faccia! L'importante è....oddio" la voce gli si
spezzò in
un singhiozzo e lui ricominciò a piangere forte; Horatio gli
cinse entrambe le spalle con le braccia e lo attirò a se;
"Coraggio, ragazzo mio. Cerca di essere forte; adesso devi farti forza
per te e per lei. Devi darle tutto il tuo amore e tutta la tua fiducia
per fare in modo che possa uscirne fuori e ristabilirsi nel migliore
dei modi.....coraggio, fatti coraggio"
Ryan continuò a piangere fino a non avere più
lacrime da
versare poi guardò il suo tenente dritto negli occhi e gli
disse
"Grazie, se non ci fossi stato tu non so cosa avrei fatto.....forse
sarei impazzito. Grazie, ancora"
"Non mi ringraziare, non serve. Lo rifarei altre cento volte.....te
l'ho detto: ci sono passato anch'io e lo so come ci si sente....Spero
solo "e qui la voce di Horatio si incrinò e gli occhi si
inumidirono di lacrime "spero solo che tu sia più
fortunato di me. Vai, ora, vai da lei" aggiunse poi, vedendo la
dottoressa di prima che era venuta a cercarlo. "io resto qui ad
aspettarti, nel caso che tu ne abbia bisogno. Ok?"
"Ok! Grazie, ancora..." e il giovane agente si incamminò per
il
lungo corridoio; Horatio lo guardò allontanarsi,
notò la
testa china, le gambe tremanti, i passi esitanti, poi alzò
lo
sguardo al cielo: "Signore" pregò "non ti ho mai chiesto
niente
per me....ma loro: sono così giovani, ne hanno passate
tante......aiutali, ti prego. Aiutali tu!", poi sedette,
sospirò
e nascose il volto fra le mani.
Ryan entrò nella stanza di ospedale in cui era ricoverata
Natalia, lei giaceva nel letto, aveva la flebo attaccata al braccio
destro, un monitor collegato a degli elettrodi posti sul petto e
sull'indice
sinistro registrava il suo battito cardiaco e respirava con l'aiuto di
una cannula posta nelle narici. Non era intubata, e questo a Ryan parve
un buon segno.
Si sedette a fianco del letto e le prese la mano libera: scottava, la
ragazza doveva avere la temperatura molto alta; lui le baciò
il
palmo della mano poi la pose di nuovo sul letto e vi mise la propria
mano sopra .
All'improvviso ella parve risvegliarsi, mormorò un nome:
"Jessie"
per poi ricadere in un sonno profondo; Ryan sentì
il
sangue gelarsi nelle vene; Jessie Cardoza, il loro collega per il
quale, tempo addietro,
Natalia si era presa una cotta era morto già da tre anni e
il
fatto che lei, semicoscente, lo chiamasse, gli parve di pessimo
auspicio.
Natalia stava camminando
a piedi nudi
sulla spiaggia, davanti a lei c'era Jessie Cardoza, sorridente,
abbronzato, più bello che mai; sembrava che la stesse
aspettando. Natalia corse verso di lui chiamandolo "Jessie" gli disse
quando lo ebbe raggiunto "Jessie, finalmente ti rivedo.....è
passato tanto tempo e finalmente siamo qui, noi due da soli. Te lo
ricordi il nostro appuntamento? Andò in fumo, ricordi? Ora
possiamo rimediare, possiamo stare insieme......sei venuto qui per me,
vero Jessie? sei qui per stare con me!"
"Sì, Natalia, sono qui per te....ma non sono qui per
rimanere
con te....il nostro tempo, se mai c'è stato, è
finito. Io
non sono più del tuo mondo, tu appartieni ad un altro
ed
è lui che ami, non me. Torna da lui, Natalia, cerca di farlo
felice, se lo merita ....e anche tu te la meriti la tua parte di
felicità. Io sarò con te, se lo vuoi, ma in
un'altra
dimensione; ti proteggerò da lontano. Addio, Natalia,
cerca di essere felice e ora, vai, e non voltarti indietro." E,
così come era apparso, Jessie scomparve.
Natalia aprì gli occhi con un sussulto; si
sentì
come scaraventata con violenza di nuovo nella vita; osservò
due occhi verde scuro che la guardavano preoccupati e
mormorò, a fior di voce, "Ryan.....";
"Sì, amore mio, sono io, sono il tuo Ryan"
"Il mio
Ryan......mio......." e poi "dove sono? dove mi trovo?"
"Sei in ospedale, sei stata ferita, ricordi?" lei fece un cenno
affermativo col capo: ricordava tutto;
"Come ti senti?" continuò lui;
"Uhm, maluccio; mi sento debole, strana" fu la risposta;
"Cerca di riposare, al tuo risveglio mi troverai qui con te."
"Prometti?!"
"Giuro.....non ti lascio da sola, Natalia, non ora che ho rischiato di
perderti per sempre. Amore mio, no che non ti lascio....non ti
lascerò mai più. Riposa, ora, tranquilla......" e
Ryan si
chinò a baciarle la fronte mentre lei scivolava nel sonno,
un
sonno questa volta ristoratore e senza sogni.
Erano passati alcuni giorni dal ferimento di Natalia, lei si stava
ristabilendo piano piano: ogni giorno stava sempre un po' meglio e le
era stato concesso di alzarsi per qualche minuto
dal letto, non sarebbe passato molto tempo e l'avrebbero
dimessa.
Ryan quel giorno era arrivato tutto allegro e sorridente in ospedale,
non l'aveva trovata nella sua camera e la era andata a cercare in
giro.....l'aveva, finalmente, vista davanti alla finestra del
giardino mentre guardava fuori;
"Nat" la chiamò "ho una notizia bellissima! Domani ti
riporto a
casa! Ti vengo a prendere e ti riporto a casa nostra, sei contenta?
Certo i primi tempi dovrai stare attenta a non affaticarti, ma vedrai
che mi prenderò cura di te e ti farò stare meglio
in brevissimo tempo....."
Lei non rispose, non si voltò nemmeno....rimase a guardare
fuori
dalla finestra come in trance; lui si avvicinò piano, la
prese
dolcemente per un braccio e la voltò, vide che aveva gli
occhi
lucidi e cerchiati di rosso come di qualcuno che aveva pianto a lungo;
"Amore mio, cosa c'è? cos'hai? ti senti male?" Ryan la
guardò preoccupatissimo; la ragazza fece cenno di no col
capo
"No, non mi sento male....va tutto bene";
"E allora, perché hai pianto?"
"Perché .....perché non posso più
avere bambini.
Ryan, avrei tanto voluto darti un figlio. Un figlio nostro, che avesse
i tuoi occhi, il tuo sorriso....e invece non è possibile. Mi
sento come una mezza donna, una povera invalida.....se tu volessi
lasciarmi per un'altra, una che possa renderti padre....non ti
biasimerei, ti lascerei andare. A che serve tenerti legato a me.
Tenerti legato a questa donna inutile, che non serve più a
niente, ormai" dicendo così Natalia aveva ricominciato a
piangere;
"Ma cosa dici, amore mio? Io non voglio nessun'altra all'infuori di te:
sei tu la donna che amo, solo tu, non un'altra: TU. Ma cosa
vuoi
che me ne importi di avere dei bambini? Non so nemmeno se sarei un buon
padre: con la mia sindrome ossessiva-compulsiva non farei altro che
combinare dei casini.....no, non mi ci vedo proprio a fare il padre"
Ryan su questa ultima affermazione stava mentendo, difatti
proseguì dicendo "e poi, se proprio vogliamo, li possiamo
adottare dei bambini....sarebbe una gesto bellissimo dare una casa e
una famiglia a
qualche creatura sfortunata che una famiglia non ce l'ha più
o
non ce l'ha mai avuta. L'importante è che tu stia
bene.....il
resto si aggiusta.....ora tu ti ristabilisci completamente,
così ci
sposiamo e poi ........la troveremo, vedrai una soluzione"
"Davvero mi vuoi sempre sposare?"
"Certo che sì. Voglio essere tuo per tutti i giorni della
mia
vita, della nostra vita. E voglio che tu sia mia per i giorni che ci
restano da vivere.....questo è quello che voglio
veramente.....capito, zuccona? E ora baciami"
Ryan mise la propria mano sinistra sulla guancia di lei, la
portò verso di se e posò le sue labbra su quelle
di lei
per baciarla intensamente, appassionatamente.
Lei si lasciò
andare accettando il bacio, insieme con la speranza di un'intera vita
insieme.
Cosa significa restare
chiusi fuori dal Paradiso? che certe volte le porte della
felicità si chiudono proprio mentre sembra che sia a portata
di mano.
Però proprio quando tutto diventa così difficile
si riesce a trovare la forza per combattere ancora....
Ed ecco qual la fanfiction forse
più lunga e drammatica di tutte quelle che ho scritto
finora.
Diciamo che l'avevo in mente da tempo, almeno da quando ho iniziato a
scrivere la mia prima Wolvista, e ora finalmente eccola qua!
Cos'altro dire? Che ci ho messo tanto di me stessa....che mi
sono
emozionata a scriverla e che spero che vi piaccia.....come dico nella
mia presentazione le recensioni (anche critiche) sono sempre le
benvenute e chiedete pure quello che volete, spiegazioni,
approfondimenti....io sono qui.
Ah, una spiegazione sul titolo: la canzone di Bruno Mars è
stata la colonna sonora delle mie vacanze natalizie e mi è
rimasta impressa così l'ho scelta come titolo e
inserita in apertura.
Ora vi saluto, alla prossima.
Bye
Love
Jessie
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