Capitolo 1: Un gatto dolcidipendente e tre ragazze allo
sbaraglio
-Adesso basta!- sbuffò Giulia, alzandosi in piedi con un piglio da candidato
in piena campagna elettorale alle prese con i suoi elettori –Come potete stare
tranquille mentre il mondo va in rovina davanti ai vostri occhi?!
Gli elettori in questione, ovvero Laura e Valeria, sollevarono preoccupate lo
sguardo, l’una dalla Gazzetta dello Sport, l’altra dall’ultimo libro della
trilogia di Tolkien, di cui aveva cominciato la rilettura per la quarta volta.
Non erano simili catastrofici concetti ad intimidirle, ormai avevano preso
l’abitudine al tono melodrammatico con cui la testa calda della loro amica
affrontava ogni singola seccatura della vita, dal brufolo appena spuntato sul
mento (passibile di una buona mezzora di insulti) al nuovo e disastroso taglio
di capelli, la cui unica, ineluttabile soluzione pareva essere il tentativo di
murarsi viva nella propria camera; tuttavia, proprio a causa di una simile
convivenza, avevano sviluppato uno spiccato sesto senso, capace di avvertire
subito il pericolo, ed in quel momento il radar-cercaguai stava lampeggiando
nitido dentro le loro teste.
-Non ti sembra di esagerare un po’?- chiese timidamente Valeria.
Giulia le rivolse uno sguardo in grado di incenerire un cubetto di
ghiaccio
-Certo che no!
-Cosa intendi esattamente per "rovina"?- le domandò Laura, cautamente ma con
un blando interesse.
Nel giornale aveva appena letto che Gilardino, il noto attaccante rossonero,
sarebbe stato in campo nella partita successiva ed una parte di lei sperava
ardentemente che l’amica avesse cominciato ad interessarsi al calcio, in modo da
poter aprire un dibattito socio-filosofico sui danni che il giocatore avrebbe
arrecato al Milan.
-Intendo che l’uomo, la nostra controparte un po’ più puzzolente e pelosa,
invece di assomigliare al principe azzurro delle favole di cui ci parlavano
tanto durante l’infanzia, in questi ultimi anni ha subito un’orribile
involuzione in rospo unicellulare privo di tatto e gentilezza.
Mentre le flebili speranze di Laura venivano spazzate via, Valeria comprese
all’improvviso quale fosse la causa scatenante di un simile dramma e si lasciò
andare ad un sospiro carico di solidarietà in direzione dell’amica.
-C’entra Filippo, vero?- chiese, riferendosi all’ultimo ragazzo che le aveva
spezzato il cuore, lasciandola appena dieci giorni prima.
La loro relazione, durata appena tre settimane, non aveva superato il
passaggio da minigonna, tacchi a spillo e sapiente strato di trucco per dare
l’apparenza di un aspetto acqua e sapone a jeans, maglietta non troppo attillata
ed occhiaie da orso svegliato prematuramente dal letargo, che evidenziavano
come, senza ombra di dubbio, lo stile acqua e sapone quella volta fosse
reale.
-Non dirmi che pensi ancora a lui, Giù, non ti merita un bastardo simile!
La ragazza cominciò a camminare in tondo.
-Certo che non mi merita! Quel cretino mi ha dato buca una domenica perché
doveva vedere l’Inter, vi rendete conto?!- sbuffò, alla ricerca della
rassicurazione delle amiche, quella dolce e necessaria solidarietà che spesso
trascende ogni logica e si ostina a difendere a spada tratta anche l’autrice del
torto più lampante.
-Hai pienamente ragione.- concordò infatti Laura, scuotendo la testa,
disgustata -Come si fa a vedere l’Inter invece del Milan?!
Giulia scoccò uno sguardo irritato all’amica, che aveva chiaramente perso il
punto fondamentale della situazione, ma prima di sbottare in una risposta ben
poco pacata, venne anticipata da Valeria.
-Vedrai che prima o poi arriverà quello giusto, l’importante è non farti
prendere dalla fretta.- mormorò quest’ultima, incoraggiante.
Fu in quell’esatto momento, con la mano consolatrice dell’amica sulla propria
spalla, che Giulia Bisiotto, detta anche Giù per la maggior parte dei suoi
conoscenti, comprese di aver scatenato inconsciamente qualche antipatia
divina.
Lanciò un’occhiata alle amiche Lory e Vale, più semplicemente Laura Rizzo e
Valeria Piombato, che sembravano non comprendere in minima parte l’importanza
del suo discorso, poi contò mentalmente fino a dieci. Il destino era stato
crudele con lei, scegliendo come sue alleate una calciofila all’ultimo stadio ed
un’inguaribile romantica, ancora convinta di poter trovare l’anima gemella
parcheggiata sotto casa.
Sospirò. Fortuna che c’era lei, pronta a guidarle verso un radioso futuro di
soddisfacente vita di coppia.
-Il problema è che il ragazzo giusto, come dici tu, non esiste più.- disse,
cercando con tutte le sue forze di mantenere un tono pacato -Quanti Principi
Azzurri hai visto di recente, Vale? Fatta eccezione, naturalmente, per quello
spocchioso Big Jim biondo di Shrek.
La ragazza abbassò lo sguardo sulla copertina de Il ritorno del Re, senza
rispondere.
-Se non conti quelli cartacei, dovrai ammettere che una simile razza non solo
si è ampiamente estinta, ma si è già fossilizzata da tristi decenni, giusto?-
continuò Giulia.
Valeria nascose frettolosamente il libro dietro la schiena ed annuì,
nonostante nel suo intimo custodisse la speranza nascosta che un giorno Aragorn,
o comunque un aitante esemplare di Ramingo a lui somigliante, suonasse il
campanello di casa sua.
-Allora ieri, dopo che mi è venuto il dubbio che forse non esistevano più dei
maschi, non dico ideali, ma almeno decenti, ho provato a pensare a tutti quelli
che conosco, nella speranza di trovarne almeno uno che rasentasse il minimo
indispensabile per poterlo considerare un possibile futuro fidanzato.
-E quale sarebbe il minimo indispensabile?- chiese Laura, rinunciando
definitivamente all’idea di leggere la Gazzetta.
-Punto primo: il maschio in questione deve conoscere l’importanza del
deodorante. E deve metterselo dopo essersi lavato, non al posto di farlo.
Secondo: per ogni partita di qualunque sport che scelga di guardare, dev’essere
pronto a passare un’ora con noi a fare shopping,- esclamò, per poi affrettarsi
ad aggiungere una postilla non appena vide la fronte di Laura corrugarsi per il
disappunto -o qualunque cosa ci aggradi. Terzo: che se ci vuole tutte tirate, in
mini e calze a rete, allora lui si dovrà mettere in giacca e cravatta, e non con
la solita maglietta extralarge ed i jeans a vita tanto bassa che lasciano
spuntare le chiappe.
-E sei riuscita a trovare un esemplare di maschio che esuli da queste
caratteristiche?- chiese Valeria, suo malgrado più interessata del dovuto.
Fu in questo clima di aspettativa mista a terrore che comparve il padrone
incontrastato di casa Piombato.
Tigro, detto semplicemente Il Gatto, entrò in camera con il suo solito passo
felpato. Felino dal peso approssimativo di otto chili e dalla grande
intelligenza, pareva possedere la certezza, non del tutto infondata, di essere
stato lui ad addomesticare la famiglia presso cui viveva, e non il
contrario.
I suoi grandi occhi nocciola si spalancarono sulle occupanti della camera
come quelli di un cucciolo in crisi d’affetto, nell’apparente richiesta di
coccole ed attenzione, ma in realtà le tre ragazze sapevano che il felino stava
semplicemente guardando se ci fossero biscotti o merendine nelle vicinanze. Il
gatto di Valeria (giacché era a casa sua che le tre amiche si erano riunite) era
caratterizzato da un coefficiente di pucciosaggine che avrebbe messo in crisi
perfino Jack lo Squartatore e da un’insana e sfrenata passione per qualunque
tipo di dolce.
Avendo visto con gioia che Tolkien gli aveva lasciato campo libero, si
affrettò ad acciambellarsi in grembo al suo essere umano preferito, in modo da
adempiere al suo ruolo di stufetta vibrante e coccoloso antistress, quindi
chiuse gli occhi e le sue fusa soddisfatte risuonarono per tutta la stanza.
Intenerita dall’animale, Giulia si soffermò a fargli un grattino dietro le
orecchie, prima di ricordare la triste realtà in cui versavano le povere ragazze
single.
-Non ne ho trovato nemmeno uno privo di simili difetti, perfino tra gli
esemplari più sfigati e meno appetibili della nostra scuola.- commentò,
sconfortata –Adesso capite perché sono tanto depressa?
Laura annuì senza troppa enfasi e Valeria abbozzò un preoccupato sorriso,
mentre Tigro sollevava una palpebra per dimostrare la propria partecipazione.
Non si può dire che le sue giornate fossero vuote: tolte le dodici ore di sonno
quotidiane, doveva pur sempre pattugliare la casa per controllare che nessun
volatile osasse invadere il suo territorio, scoprire dove si erano nascosti i
guanti da cucina, con cui aveva un rapporto di guerra aperta, e racimolare la
giusta dose di coccole e biscotti, tuttavia la sua espressione quasi interessata
stava a dimostrare che mezzoretta di attenzione per questo problema tanto grave
avrebbe potuto anche concederla.
-E poi, a pensarci bene, perché dovremmo accontentarci del minimo?- continuò
Giulia, rigirandosi nervosamente il braccialetto di caramelle che portava al
polso sinistro -Ne ho piene le scatole degli uomini convinti che le ragazze si
mettano il tanga perché è comodo, vorrei vedere loro con un filo interdentale
tra le chiappe!
Con una muta occhiata d’intesa, Valeria passò a Laura il pacchetto di
Gocciole per le emergenze.
Sapevano entrambe che l’unico modo per blandire quella calamità naturale
della loro amica risiedeva nel magico potere del cioccolato, a cui la ragazza
pareva tenere più di quanto fosse affezionata ai familiari: ricordavano ancora
con orrore il giorno in cui l’amica aveva scoperto il fratellino mentre stava
saccheggiando il suo barattolo di Nutella ed erano pronte a giurare che una
madre di tirannosauro impegnata nella difesa del nido sarebbe stata decisamente
più affabile e pietosa.
Richiama dal rumore del sacchetto che si apriva, Giulia afferrò al volo un
biscotto senza tuttavia rallentare il suo minaccioso incedere per la stanza o il
proprio discorso.
-Per non parlare poi di quelli che credono che i deodoranti annichiliscano la
loro virilità e le creme solari "siano robe da femmine", salvo poi ritrovarsi a
piagnucolare per tutta la sera per essersi scottati la schiena.- continuò,
ricordando quando un loro amico, durante un pomeriggio in piscina, invece di
utilizzare la crema solare, aveva impiegato ben dieci minuti a togliere quella
che loro gli avevano gentilmente spalmato addosso, riuscendoci solo per metà,
per poi ritrovarsi la schiena a chiazze bianche e rosso vivo e guadagnarsi
inesorabilmente l’appellativo di Fior di Fragola.
-E poi non sopporto più quelli che credono che l’unico modo per passare la
domenica sia guardare in televisione ventidue deficienti che si divertono a
rincorrere una palla!- aggiunse, ormai infervorata dal monologo ed anche
leggermente compiaciuta della propria abilità oratoria.
-Ma a me il calcio piace.- si difese Laura.
Giulia le lanciò un’occhiata di fuoco, tuttavia ormai aveva perso il filo
della sua arringa, così si buttò a sedere sul letto, tendendo le braccia verso
Valeria in attesa dell’unico essere di sesso maschile che al momento non la
infastidiva.
-Dammi Il Gatto!-
La ragazza si affrettò ad obbedire, così Tigro, stordito dal brusco passaggio
di proprietario, si ritrovò con una certa sorpresa tra le braccia nervose ed un
po’ meno ossute di Giulia, a cui lanciò uno sguardo blandamente incuriosito,
prima di tornare sonnacchioso ad offrire il suo conforto sottoforma di fusa.
In quei brevi momenti di pausa, Laura e Valeria ne approfittarono per
lanciarsi l’ennesimo sguardo preoccupato, questa volta carico di rassegnazione:
sapevano che far ragionare Giulia sarebbe stato impossibile, ormai la
conoscevano meglio dei suoi genitori.
Vicine di casa da quando erano nate, le tre ragazze erano legate dalla tipica
amicizia che comincia a quattro anni, quando, dopo essersi prese vicendevolmente
a bambolate in testa, si opta per una tregua in modo da coalizzarsi contro il
vicino maschio, e poi prosegue attraverso le elementari, con i traffici illeciti
di figurine, le medie, con le prime cotte, ed il liceo, con questi ritrovi
imputabili principalmente ai picchi ormonali.
Avevano condiviso sempre tutto: dalle gomme da masticare alle ginocchia
sbucciate, dagli sculaccioni dei rispettivi genitori alla varicella e Laura e
Valeria sentivano che, qualunque sciagurata idea l’amica stesse rimuginando,
sarebbero state costrette a condividere anche questa.
Le fusa del felino dovevano avere un effetto calmante molto simile a quello
dei biscotti, visto che Giulia aveva cominciato a riflettere intensamente, senza
più aprire bocca. Tigro, nel frattempo, fingeva di dormire il sonno del giusto,
ma in realtà aveva adocchiato già da diversi minuti il braccialetto di caramelle
delle ragazza e non vedeva l’ora di trovare il momento propizio per darci un
assaggino.
-Ho trovato!- esclamò all’improvviso lei.
Mentre si protendeva verso le amiche per rivelare la propria folgorazione
intellettuale, Tigro riuscì ad avvicinarsi al braccialetto senza dare troppo
nell’occhio e finalmente poté sgranocchiare un paio di caramelle, manifestando
poi il suo apprezzamento con un placido ron-ron.
-Se siamo riusciti a trasformarci da rozzi scimmioni in esseri pensanti e
quasi intelligenti è grazie all’evoluzione, tuttavia da qualche decennio i
maschi ne sono stranamente immuni. Allora perché non aiutarla un po’?- esclamò
la ragazza.
Le due vittime della situazione si scambiarono un’occhiata interrogativa.
-Cosa intendi?- chiesero all’unisono.
Giulia si alzò in piedi di scatto, facendo cadere Tigro, che, svegliato in
maniera tanto brusca ed irrispettosa, le scoccò un’occhiata di intenso biasimo,
prima di tornare ad acciambellarsi sul grembo di Valeria.
-Intendo forzare l’evoluzione per creare il perfetto fidanzato!- con una luce
fanatica nello sguardo si voltò a fissare le due atterrite donzelle –Noi
inaugureremo il Progetto per il Perfezionamento dell’Uomo!
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