storia più vecchia del mondo
{ just one way to know it’s worth }
L’ultimo seme di truffola ha fatto il suo dovere. Nel cuore di Thneedville, città perfetta, ora sorge l’albero più grande
e più bello di tutti.
Ogni giorno Norma se ne sta là seduta per ore, a lasciarsi cullare
dal fruscio del vento tra i morbidi ciuffi colorati, sorridendo sognante. Tutto
sommato non le dispiace uscire così spesso da quella casa troppo stretta, troppo comoda, eludere le «domeniche di
giochi da tavola», farsi scorrazzare da Ted fino in
piazza – dove restare fino a sera in preda ai ricordi, da brava vecchietta
nostalgica quale è diventata. Ma ci sono anche delle volte in cui Ted, dopo aver gironzolato per tutto il pomeriggio attorno
alla ragazzina dai capelli rossi, viene a sedersi accanto a lei e le fa domande
su domande: sa che Nonna Norma li aveva già visti, gli alberi veri, e forse lo saprebbe anche se non fosse così
vecchia; perché Norma si sente tutto il peso della memoria negli occhi, come un
piccolo caldo nocciolo pronto a uscire, anche se non è ancora riuscita a
tradurlo in lacrime – in tutta la sua vita ha pianto una volta sola, e le ha
fatto così male che ha giurato di non farlo mai più.
Lui non è tornato a vivere in città.
«Nonna, c’è una cosa che non ho capito.»
Ted giocherella con una piantina appena
sbocciata, attorcigliandosi il piccolo ciuffo rosso attorno a un dito. Norma
gli sorride, incoraggiante.
«Mi hai detto di portargli quindici centesimi, un chiodo e una
lumaca.» Si stringe nelle spalle, guardandola come se di colpo dubitasse di
aver colto tutto il senso della storia, forse temendo di essersi perso qualche
passo fondamentale. «Ma lui non ci ha fatto niente, con quella roba. Non l’ha
neanche presa. A che serviva?»
Norma ridacchia. Ha tante altre cose da raccontargli, ma forse non
è ancora il momento. Guarda in su e i ricordi si perdono nelle chiome della truffola, che si muovono al vento del crepuscolo come per
accarezzare il cielo.
«Così, parti.»
«Devo farlo.»
«Non devi, invece.»
Non le rispose. Molte cose non dette
rimasero nell’arco di un passo che già li separava, il primo di molti.
«Tornerai, un giorno?»
«Non lo so. Dipende dal thneed...»
Lei sbuffò. «Quella stupida roba...»
«Non dire così!» Lui s’imbronciò come
un bambino. «Quella ‘roba’ è la mia occasione di diventare qualcuno e... e di
dimostrare alla mia famiglia che valgo qualcosa... e non solo a loro.»
«A me non devi dimostrare
niente, lo sai.»
Ancora una volta, lui non disse nulla.
Fu ancora lei a sorridere, spianando la strada perché tra loro non restassero
rimpianti, ma tacite speranze.
«Che cos’hai in tasca?»
Arrossì. Sprofondò le mani nella stoffa
leggera, con una smorfia imbarazzata. «Quindici centesimi, un chiodo tondo e...
una lumaca vecchia...»
«Più vecchia del mondo!» constatò lei,
scoppiando a ridere. La lumaca si avviluppò tutta nel palmo aperto di lui, che
sorrise triste.
Non si dissero altro e si separarono
così, lui saltando su un carretto diretto al futuro, lei guardandolo
allontanarsi con le mani giunte in grembo.
Il vecchio Once-ler non è tornato a vivere in città. Non gli è sembrato
giusto, e in cuor suo sa che sarebbe così anche se laggiù non ci fossero ancora
persone che sanno, che ricordano che
è stato lui a distruggere tutto. Sanno anche
che hai riaggiustato tutto, adesso, gli ha detto Lorax,
quell’unica volta in cui è tornato a trovarlo. Ma a lui basta anche solo aver
visto il ragazzo oltre le assi – tre
volte: sa che è molto più di quanto non si sia meritato.
Ogni mattina, quando esce nella luce del sole come non era più
abituato a fare da un tempo infinito, con il suo piccolo innaffiatoio in mano e
il passo pesante tra i nuovi, timidi steli d’erba, il vecchio Once-ler solleva lo sguardo verso Thneedville,
città perfetta, dove le mura sono crollate e al centro sorge l’albero più
grande e più bello di tutti.
Si chiede se
anche lei lo guardi così spesso.
Spazio dell’autrice
Ho guardato questo film due volte nell’arco
della stessa settimana. Mi sono [inevitabilmente] innamorata di Once-ler. Ho amato Norma fin dal primo istante, in un crescendo
di stima incomparabile. E poi mi sono chiesta: e se quei due si fossero
conosciuti? Complici fanart come quella poco sopra (che non mi appartiene e non è qui a scopo a lucro),
ecco la conseguenza diretta del mio fangirling. ♥
Fateci caso, Once-ler
non mostra di aver bisogno (?) dei ‘doni’ portatigli da Ted
su suggerimento di Norma. Così ho immaginato, sempre per colpa del mio
personalissimo headcanon, che quelle fossero le tre
cose che Oncie aveva in tasca prima di partire –
segno del suo essere povero in canna – e che, mandandogli Ted,
Norma avesse cercato di trasmettergli un qualche segno... Sapete, quel mani giunte in grembo non l’ho piazzato
lì per caso; mi piace pensare che Oncie e Norma
stessero insieme e che Ted sia il loro comune nipote.
ESATTO, SONO PESSIMA, TEMETEMI. ♥
Il titolo si rifà al fatto che
lui-che-parte-per-fare-fortuna-e-diventare-qualcuno-agli-occhi-di-lei è,
appunto, una storia più vecchia del mondo; il sottotitolo è un verso di Let it grow (celebrate the world), brano della colonna sonora
del film.
Bon, e ora scappo via vergognandomi come
una ladra.
Aya ~