Tutti
conosciamo la storia.
Tutti
sappiamo com’è finita.
Tutti
abbiamo letto vari probabili seguiti, ma pochi probabili inizi.
Quello
che segue è come mi immagino io l’inizio.
*****
“Rigailen,
è giunto il momento, spero tu abbia fatto ciò che ti ho
chiesto”
Rigel
spalancò gli occhi, quella che aveva sentito era la voce di
Actarus e non se l’era sognata.
Nell’udire
quelle parole tornò indietro con i ricordi, molto indietro.
*****
Pianeta
Fleed, una bambina usa l’unico modo a sua disposizione per far
capire che ha fame … piangere.
-eh eh
eh, senti che voce abbiamo oggi!- disse l’uomo vedendo entrare
sua moglie.
-direi,
povera piccola, quelle pettegole non ci lasciavano più
andare!-
-mai
che si facciano gli affari loro! … vieni ti prende il tuo papà
… cosa volevano?-
-grazie
caro … le solite banalità di sempre … quanto è
affascinante il tuo lavoro e quale onore è essere uno degli
insegnanti del principe-
-tutta
invidia-
-infatti
… a proposito, il principe oggi non aveva lezione?-
-cambio
di programma, è andato a caccia con sua maestà-
-hai
sentito Isaima? Oggi papà è tutto per noi!-
Lui,
ministro delle scienze alla corte del re aveva sposato la figlia del
comandante dell’esercito reale, una donna splendida dai lunghi
capelli bruni e gli occhi azzurri, nonostante il fisico magrolino
aveva una gran forza ed era anche un’abile combattente, da
tutti invidiato perché era una delle donne più ambite
di corte e tutti si chiedevano cosa ci avesse trovato in quel tizio
più basso di lei.
Un’altra
cosa recava invidia nei suoi confronti, era l’unico a corte che
poteva parlare col principe in modo confidenziale.
-padre,
quanti cervi uccidiamo!?- chiese il ragazzino nell’eccitazione
della sua prima battuta di caccia.
-solo
quelli necessari per la cena, Duke-
-uffa!
Io volevo divertirmi!-
-figlio
mio, la caccia non è un divertimento ma una necessità
per vivere e, quindi, bisogna farla con intelligenza nel rispetto di
animali e piante-
-ho
capito, padre-
-ne
ero certo-
-maestà
abbiamo avvistato venti capi-
-grazie
capo-caccia … allora Duke, quanti ne servono?-
-fatemi
pensare … avete detto solo quelli per la cena … otto,
ne servono otto!-
-esatto
… capo-caccia avete sentito?-
-si
maestà, provvediamo subito-
Quella
sera il giovane principe venne osannato come un eroe, ma a lui poco
importava non vedeva l’ora che tutto finisse per andare nello
studio del ministro di scienze per osservare con lui il cielo
stellato.
Sebbene
avesse solo dieci anni su molte cose aveva già le idee ben
chiare.
-Rigailen,
quando sarò re farò in modo che con tutti i pianeti a
noi vicini ci siano scambi commerciali-
-è
un progetto ambizioso, Duke-
-ce la
farò, vedrai, anzi ti dirò di più congloberò
anche la stella di Vega!-
-lì
temo che sarà più complicato di quello che credi-
-e
perché!?- chiese con la curiosità tipica dell’età.
-è
compito del ministro di politica spiegartelo, non mio-
-dimmelo
tu, ti prego, lui è troppo noioso-
-veramente
non saprei …-
-dai
ti prego, non dirmi di no-
-essia!
Ma resterà un segreto tra di noi, intesi?-
-promesso!-
Detto
questo il ragazzino si sedette a terra sul tappeto in silente attesa,
con negli occhi quel bagliore tipico di chi vuole apprendere.
-devi
sapere, ragazzo mio, che i Vegatroniani sono un popolo piuttosto
collerico e tendente al conflitto, anche tra gli stessi componenti di
una famiglia non c’è un buon rapporto … il loro
principale divertimento è organizzare tornei di scontri
armati-
-che
cosa triste-
-e sì-
Quello
che ancora ignoravano era ciò che stava avvenendo nei
sotterranei del palazzo reale, i continui rapporti che provenivano da
Vega, ben diversi da quanto veniva divulgato per non creare il panico
tra gli abitanti, avevano indotto il re ad iniziare un progetto per
la difesa del pianeta.
Tale
progetto era diviso in due parti, la prima prevedeva la costruzione
di un robot che fosse in grado di tenere testa ad un esercito, si
componeva di due unità una il robot stesso, l’altra era
un disco volante che aveva lo scopo di proteggere lo stesso ed
agevolarlo negli spostamenti.
La
seconda parte prevedeva nella costruzione di un’astronave da
inviare nello spazio alla ricerca di possibili alleati e di nuovi
pianeti dove fosse possibile vivere in caso si verificasse la
necessità di abbandonare il pianeta.
Più
passava il tempo e più Vega aumentava la sua forza bellica, il
re decise che era giunto il momento di far intraprendere il viaggio
nello spazio alla persona più idonea e, per questo, una sera
convocò nel suo studio privato il ministro di scienze.
-vostra
maestà ha fatto chiamare?-
-entrate
Rigailen, accomodatevi- rispose indicando una sedia –come
sapete, da sempre nutro grande ammirazione in voi e nelle vostre
capacità-
-troppe
lusinghe, maestà-
-affatto,
è solo la pura verità … vengo al dunque e vi
spiego il motivo della convocazione-
-ditemi,
maestà-
-non
qui, venite con me- il re si alzò dalla scrivania.
Camminava
in silenzio dietro al suo sovrano con una strana agitazione nel
petto, seguiti a debita distanza da otto guardie, scesero fin nei
sotterranei dove il re si fermò davanti ad un massiccio
portone d’acciaio.
Compose
una combinazione e questo si aprì rivelando un grande hangar
con due velivoli, uno era chiaramente un’astronave, lo si
capiva dalla forma affusolata e dalle grandi ali argentee, ma
l’altro non riusciva a capire bene cosa fosse.
-mi
sembrate in difficoltà, ministro-
-non
lo nego, sire-
-tenete,
questi sono i disegni … osservateli e tutto vi sarà più
chiaro-
-grazie-
Presi
i disegni li osservò con molta attenzione uno ad uno, alla sua
mente brillante non ci volle molto per capire tutto.
-è
un robot molto potente … ditemi la verità maestà,
temete un attacco di Vega?-
-sì
Rigailen, spero di sbagliarmi … ma tutte le armi che hanno
costruito e che stanno costruendo per non parlare dei minidischi da
battaglia, mi fanno pensare l’esatto contrario-
-temete
una guerra?-
-esatto,
ed è per questo motivo che ho fatto costruire anche
l’astronave … con lei invierò nello spazio una
persona di fiducia con il compito di trovare nuovi alleati ed un
pianeta dove poter trovare rifugio nel caso dovessimo fuggire da
Fleed-
-capisco
… se mi è concesso chiederlo, avete già trovato
costui?-
-sì
… è per questo motivo che vi ho portato qui-
Capì
in quell’istante il motivo della sua convocazione -maestà,
non posso, è un compito troppo grande per uno come me!-
-no
Rigailen, siete la persona giusta … avete tutte le capacità
che servono per questa missione … non siete costretto a
rispondermi subito, prendevi il tempo necessario per discuterne con
vostra moglie-
-vi
ringrazio, maestà-
Prima
di uscire il ministro alzò lo sguardo in direzione del volto
del robot ed ebbe la sensazione che gli occhi dello stesso si fossero
illuminati quasi a voler comunicare qualcosa, ma si convinse che era
un’illusione data dalle luce che si spegnevano.
Congedatosi
dal re rientrò nel suo appartamento camminando lentamente,
troppi pensieri gli giravano nella mente.
Nonostante
l’ora tarda, sua moglie, lo aspettava ancora sveglia e lo
accolse col suo solito sorriso.
-marito
mio, cosa ti turba?-
-il re
mi ha fatto una proposta … una proposta molto interessante che
non so se accettare … temo per te e la bambina- rispose quasi
a fil di voce.
-siedi
e raccontami-
Mineima
ascoltò in silenzio quanto le raccontò il marito, per
poi iniziare a ridere alla fine del racconto.
-non
ci trovo nulla di divertente-
-io
sì, perché improvvisamente hai scordato chi è la
donna che hai sposato, nonché madre di tua figlia-
-questo
mai, il mio timore è per la bambina … è ancora
così piccola e il viaggio un’incognita-
-Isaima
è figlia di un soldato e, fidati, il viaggio non avrà
alcun effetto su di lei … marito mio, accetta la proposta di
sua maestà-
-essia!-
Forte
delle parole e del sostegno della moglie diede al re la sua risposta
già il mattino seguente, l’unico che prese male la
notizia fu il principe Duke.
-Rigailen,
sei cattivo!- esordì il ragazzino entrando nello studio del
ministro di scienze.
-cosa
succede, ragazzo mio!?-
-tu …
tu, non puoi partire! … mi devi insegnare ancore tante cose-
rispose tra i singhiozzi.
Rigailen
fece un lungo respiro mentre versava un bicchiere d’acqua –vedi
ragazzo- disse porgendolo al suo principe –a volte la vita ci
pone davanti a delle scelte che agli altri possono sembrare negative,
ma non lo sono … e questo è ciò che sta
accadendo ora-
-ma
perché proprio te? Mio padre non poteva mandare uno di quei
brutti antipatici degli altri ministri?-
-ognuno
di noi ha delle doti particolari … e per questo viaggio serve
una buona conoscenza delle stelle-
-ma se
tu parti chi mi insegnerà astronomia?-
-purtroppo
nessuno, dovrai studiare da solo … ma stai tranquillo, ho già
pensato a tutto, ti lascio una parte dei miei libri, sappi che non
sarà facile però-
-ce la
farò!- esclamò asciugandosi le lacrime con la manica
della tunica –per quando tornerai avrò imparato tutto a
memoria ed anche di più!-
-bravo
ragazzo, così ragiona un principe! … ed ora al lavoro-
l’uomo si alzò portandosi allo scaffale dei libri –posa
sulla scrivania quelli che ti passo-
-va
bene! … Rigailen?-
-sì-
girò il capo e vide che gli occhi del ragazzo avevano uno
strano bagliore.
-tra
nove anni sarà guerra, Fleed diverrà un pianeta morto e
Goldrake mi condurrà da te-
Il
tono era di quelli da far gelare il sangue, si sapeva che la famiglia
reale era dotata di poteri esp ma l’avervi assistito non fu
piacevole, mentre il suo sguardo tornava normale, Rigailen si sforzò
di non far capire al ragazzo quanto fosse accaduto anche perché
era ancora troppo giovane per poter ricordare quanto avesse predetto.
-ma ti
porti via tutti quei libri?-
-no,
non temere, te le lascio a sufficienza-
-e io
ti prometto che li conserverò con cura-
-ne
sono certo … ora mi servono dei bauli dove metterli-
-ci
penso io!-
-grazie
Duke-
La
partenza, preceduta da una solenne cerimonia, avvenne una settimana
dopo.
-ministro
di scienza Rigailen, alla presenza di tutta l’alta corte a mio
testimone, ti affido il compito di trovare pianeti e popolazioni con
cui poter instaurare rapporti di dialogo e scambi commerciali-
-ed io
lo svolgerò con grande onore-
Anche
il capitano delle guardie volle dare la sua benedizione.
-Rigailen,
già una volta ti affidai mia figlia e la sorte mi chiede di
farlo una seconda volta, ma sono certo che manterrai la parola datami
… Mineima, vi auguro buon viaggio ed ogni sorta di bene-
-grazie
padre-
-capitano,
darò la vita per loro, se necessario-
-ne
sono certo-
-Rigailen!-
il giovane principe ruppe il protocollo e corse ad abbracciare il suo
maestro con le lacrime agli occhi.
-asciugati
il viso, ragazzo mio, voglio partite col ricordo del tuo sorriso-
Duke
usò il mantello per farlo –così va bene?-
-sì
… a presto principe-
-a
presto, Rigailen-
L’astronave
partì per lo spazio infinito, i suoi occupanti ignoravano
d’essere seguiti.
Purtroppo
a palazzo si erano già insidiate da tempo delle spie di Vega
ed ora due di questi li stavano inseguendo con lo scopo di abbatterli
non appena fossero abbastanza lontani da non poter essere soccorso o
rintracciati.
L’attacco
avvenne dopo dieci giorni di viaggio, l’astronave venne
seriamente danneggiata grazie alla presenza di moltissimi piccoli
asteroidi che fecero esplodere riuscirono a far credere di essersi
disintegrati.
Riuscirono
ad atterrare piuttosto rovinosamente su un pianeta poco distante che
gli strumenti davano come molto similare al loro.
Tre
amici, Gennosuke Yumi Kenzo Kabuto e Genzo Proctor, si trovano in una
villa di proprietà di quest’ultimo a godersi il meritato
riposo post-laurea.
Udito
il frastuono incuranti che fosse notte fonda, i tre si diressero al
punto d’origine del rumore trovandosi davanti due persone del
tutto simili a loro, un uomo ed una donna con in braccio una bambina,
se non fosse stato per il fatto che erano chiaramente alieni li
avrebbero scambiati per terrestri.
-wow!
Faccio subito delle foto!-
-Kabuto,
metti via quel telefono!-
-Proctor,
è per il bene della scienza!-
-finitela
voi due, non vedete che hanno paura!- li mise a zittire Yumi.
-caro,
fanno dei gesti strani … non riesco a capire cosa siano, tu?-
-nemmeno
io, moglie mia-
-dobbiamo
far capire loro che veniamo in pace- disse Proctor.
-già,
e se volessero invaderci?-
-Kabuto,
ragiona, ci avrebbero già fatto fuori … Proctor, tu
che dici?-
-provo
col metodo usato con le scimmie, Yumi … state qui, mi
avvicino-
-fai
attenzione-
-tranquillo,
Yumi, ci tengo alla pelle-
-caro?-
-stai
all’erta e pronta a scappare-
-va
bene-
Proctor
si fermò a pochi passi dai due e sorrise portandosi una mano
al petto disse il suo nome, ripetendo il gesto diverse volte.
-che
voglia dirci qualcosa?-
-senza
dubbio, Mineima … ci sono! Ci sta dicendo il suo nome! …
Proctor, si chiama Proctor-
-fai
lo stesso anche tu e speriamo in bene-
Quel
breve scambio di gesti e parole servì subito a far capire che
nessuno era ostile nei confronti degli altri, Proctor utilizzando dei
legnetti fece capire ai due Fleediani che l'astronave doveva essere
nascosta.
I due
extraterrestri capirono subito il messaggio ed invitarono i tre amici
a salire a bordo, nonostante fosse molto malridotta, la nave spaziale
riuscì a portarli dove Proctor indicò loro.
Li
condusse all’estremità della foresta facendoli atterrare
dentro una caverna, una volta giunti sul posto fece capire loro di
restare nascosti fino al giorno dopo quando col favore della notte i
tre amici tornarono e li portarono alla villa.
-caro,
ma allora sono dei nobili-
-non
saprei, questo castello è un po’ strano, non ha torri-
-forse
qui non si usano … ci fa cenno di seguirlo-
-seguiamolo-
Proctor
li condusse alla stanza che solitamente usavano i suoi genitori, poi
li salutò lasciando volutamente la porta accostata per far
capire che non erano prigionieri.
-cosa
state facendo?- chiese trovando i due amici che cercavano
freneticamente qualcosa sui loro portatili.
-stiamo
cercando dei programmi didattici per l’apprendimento infantile,
secondo Kenzo quei due potrebbero imparare la nostra lingua in poco
tempo- rispose Gennosuke.
-ottima
idea, anche perché voi due tra due mesi dovete iniziare a
lavorare nei vostri centri di ricerche- precisò Genzo.
-e se
mi dessi malato?-
-seeeee,
Kenzo, tuo padre mobiliterebbe l’esercito per riportarti a
casa!- disse Genzo.
-e la
Delta Force!- aggiunse Gennosuke.
-ma
che belli amici che mi ritrovo!-
Kabuto
aveva avuto una giusta intuizione, l’uso dei programmi per
bambini si rivelò molto utile i due Fleediani impararono molto
rapidamente la nuova lingua a differenza dei loro nuovi amici che
facevano solo un gran disastro di pronuncia facendo scaturire delle
frasi che era meglio non tradurre.
L’estate
finì e con lei si portò via Kabuto e Yumi, il tempo da
ragazzi era finito ora iniziava la nuova vita da uomini e scienziati,
prima di partire i tre si promisero di mantenere segreta l’esistenza
di Rigailen e della moglie, sarebbe rimasta una cosa tra loro cinque.
L’autunno
iniziava a colorare il bosco attorno alla villa, Proctor guardava con
espressione cupa in direzione del lago.
-mi
sembri pensieroso, amico mio-
-lo
sono … come sai, su quello spiazzo voglio costruire il mio
centro di ricerche-
-e
dov’è il problema, la tua famiglia è molto ricca-
-senza
dubbio, ma serve molto più denaro di quello che possiedo per
realizzare ciò che voglio-
-dimmi
com’è fatto questo denaro che te lo riproduco con la
nostra tecnologia!-
Proctor
rise –il denaro non si fabbrica, lo si guadagna … o
meglio, lo fabbrica lo stato e lo mette a disposizione dei cittadini-
-vado
a parlarci io con questo stato-
-non è
una persona, è l’insieme delle persone ch governano-
-come
il mio re con noi ministri-
-esatto-
-allora
come si ottiene questo denaro?-
-lavorando
… nel mio caso ci vorrebbe un’invenzione che nessuno ha
ancora fatto e che mi dia la possibilità di avere un brevetto
… allora sì che avrei tutti i soldi che mi servono-
-su
questo pianeta esiste un posto per l’osservazione e le ricerche
spaziali?-
-ce ne
sono moltissimi, ogni stato ne ha diversi-
-e uno
che operi in piena autonomia senza dipendere da capi esterni?-
-magari!
Sai i soldi che si farebbe il proprietario solo con le
collaborazioni!?-
-allora
facciamolo!-
-è
un progetto ambizioso e piuttosto impegnativo-
-forse
dimentichi che hai due amici dalle capacità superiori alle
vostre-
-capacità
superiori? … ma certo! … Rigailen, unendo le forze ce
la possiamo fare!-
-allora
mettiamoci al lavoro!-
Dopo
solo un mese il progetto era completo sin nei minimi dettagli,
Proctor lo presentò al consiglio mondiale della scienza
ottenendo grande approvazione ed il riconoscimento di svariati
brevetti che gli fruttarono ben più guadagno di quanto si
aspettasse.
Rigailen
e la moglie di tutto quel denaro ne vollero solo una piccola parte,
il quantitativo necessario a bonificare un pezzo di terreno poco
distante dalla villa di Proctor che trasformarono in una fattoria per
l’allevamento dei cavalli.
Per
non destare sospetti cambiarono i loro nomi e divennero Rigel, Maya e
la piccola Venusia, decisero anche che in pubblico con Proctor si
sarebbero dati del lei e con Yumi e Kabuto di non conoscersi, tutto
questo per la reciproca sicurezza.
Gli
anni passarono in fretta, sembrava che fossero appena arrivati sulla
Terra ed invece erano lì già da nove anni.
Venusia
era cresciuta molto ed il dare una mano con i lavoro della fattoria
l’aveva resa più adulta rispetto ai suoi coetanei, ma
c’era una cosa che preoccupava Rigel, vedeva sua moglie molto
stanca e non era di certo il fatto di essere quasi al termine della
seconda gravidanza.
-allora
Proctor?- chiese Rigel ansiosamente al termine della visita.
-gli
esami vanno bene, ed anche il bambino-
-visto
caro, ti preoccupi troppo, è solo stanchezza dell’ultimo
mese di gravidanza-
-Mineima-
volutamente la chiamò freddamente col suo nome –voglio
la verità-
-non
essere così duro con lei, non serve-
-no
Proctor, mio marito ha ragione … sono malata … è
il male dello spazio- rispose lei chinando il capo.
-oh,
moglie mia, da quanto?-
-da
quando è nata la bambina-
-scusate,
fareste capire anche a me di cosa si tratta?- chiese Proctor.
Rigel
si alzò andando alla finestra –è una malattia che
consuma lentamente chi ne viene colpito fino alla morte-
-ci
sarà pure una cura!-
-non
esiste Genzo, i nostri medici hanno provato di tutto, ma sono
riusciti solo a rallentarne gli effetti- rispose Maya.
-posso
fare qualcosa per voi?-
-sì,
aiutare mio marito a crescere i nostri figli-
-lo
farò, Mineima, lo farò-
-grazie-
la donna sorrise tra le lacrime.
Giusto
un mese dopo nasceva Mizar, Mineima morì un anno dopo.
Al
centro di ricerche tutti si diedero un gran da fare per aiutare Rigel
nell’accudire i figli ed a portare avanti il lavoro alla
fattoria.
Passarono
altri due anni, Proctor, si trovava nella sua villetta, il silenzio
della notte venne rotto da un frastuono, uscì sul balcone e
vide una luce in lontananza, presa una potente torcia elettrica di
diresse verso quel bagliore.
Con
suo grande stupore si trovò davanti ad una grossa astronave a
metà tra un disco volante ed un robot, sentì spezzarsi
un ramo e girato il capo vide un giovane ferito che si avvicinava a
lui.
-e tu
chi saresti!?- disse ad alta voce.
-è
sua altezza imperiale, il principe Duke- rispose Rigel spuntando dal
nulla.
-Rigailen-
fu l’unica parola che riuscì a pronunciare il giovane
prima di svenire.
I due
portarono il ragazzo al centro di ricerche per ricevere le cure del
caso e lì riprese conoscenza dopo due giorni, subito Proctor
mandò a chiamare Rigel.
-ragazzo
mio, ero così in pena!- esordì entrando nella stanzetta
medica iniziando a parlare nella sua lingua natia –ma dimmi,
cosa ti è successo?-
Il
giovane chinò il capo –dovevo sposarmi con Rubina,
figlia di Re Vega, ma lui senza una spiegazione ha attaccato Fleed …
prima che il pianeta cadesse mio padre mi ha messo a bordo di
Goldrake e inviato nello spazio … avevi ragione tu, non
dovevamo fidarci di loro-
-ora
non pensarci, piuttosto, come sei giunto qui?-
-ho
seguito la tua rotta, o meglio, ho puntato in direzione del punto da
dove giunse l’ultimo segnale della tua nave-
-ora
collego molte cose … anche siamo stati attaccati dopo pochi
giorni di viaggio e, stando a quanto mi hai raccontato, temo che
fossero uomini di Vega anche nel mio caso-
-chiedo
scusa, Rigel, potresti farmi un riassunto della vostra discussione?-
-c’è
poco da dire, Genzo, il mio pianeta non esiste più … è
stato attaccato dagli abitanti della stella di Vega, pianeta a noi
vicino e sua altezza è l’unico ad essere sopravissuto-
-mi
spiace … dì al ragazzo che qui ha trovato una seconda
casa … se vuole-
-o
grazie, lo riferisco subito! … Duke, quest’uomo si
chiama Proctor, lui ha salvato me e la mia famiglia anni or sono
dandoci una casa … ed ora lo farà con te-
Il
giovane principe sorrise facendo un cenno di ringraziamento con capo
in direzione dello scienziato.
Proctor
alla vista di quel sorriso ebbe la sensazione di trovarsi davanti il
figlio che tanto desiderava, desiderio che portò alla rottura
del suo matrimonio perché non condiviso dall’ex moglie.
Duke
rivolse lo sguardo verso il suo maestro –come stanno Mineima e
la bambina?- chiese.
A
quella domanda Rigel sbiancò e dovette sedersi non sapeva da
dove iniziare.
Proctor
capì la situazione –mando qualcuno a casa tua, prevedo
una lunga chiacchierata-
-grazie,
Genzo-
Non
appena si fu ristabilito al ragazzo venne insegnata la lingua e gli
usi e costumi della sua nuova patria.
-dottore,
ho una richiesta da farti- disse una sera posando la chitarra.
-dimmi
pure-
-io …
io della mia famiglia non ho più nessuno … tu in questi
mesi mi hai dimostrato molto affetto … se ti chiamo padre reco
offesa?-
-affatto!
Non potevi darmi gioia più grande!- rispose abbracciando il
ragazzo, poi gli posò le mani sulle spalle e aggiunse –ora
dobbiamo trovarti un nome terrestre che ti piaccia-
-non
saprei padre, ne ho letti e uditi molti da quando sono su questo
pianeta-
-che
ne dici di Actarus?-
-Actarus
… sì … mi piace-
-essia
… da oggi ti chiamerai Actarus!-
Di
giorno in giorno il rapporto tra i due divenne sempre più
stretto fino ad essere quello tra padre e figlio, Aal compimento dei
ventuno anni del ragazzo, Proctor, decise che era giunto il tempo di
farlo uscire dal perimetro del centro di ricerche e, per questo,
chiese a Rigel cosa ne pensasse.
-non
ci vedo nulla di male, anzi, stare in mezzo alla gente può
solo fargli bene! Eh eh eh!-
-d’accordo
con Actarus e il personale del centro abbiamo deciso dire, a chiunque
cerchi di indagare, che il ragazzo si trovava in America dalla mia ex
moglie e ha frequentato lì le scuole-
-ottima
trovata Genzo! … senti ma con Yumi e Kabuto come la metti?-
-ne
abbiamo già discusso, si comporteranno esattamente come con
noi, in pubblico faranno finta do non conoscerlo … a proposito
di Kabuto, mi ha detto che manderà qui suo figlio Koji per
fare uno stage al Centro di Ricerche, però non sa ancora
quando-
-ho
capito … senti, ragazzo mio, cosa vorresti fare ora che sei
libero di muoverti?-
-voglio
venire a lavorare nella tua fattoria-
Rigel
non credeva alle sue orecchie –non mi sembra un lavoro adatto a
te che sei…..-
-solo
Actarus, il principe Duke non esiste più-
-se è
questo ciò che vuoi, io non posso negartelo-
-grazie
… scusatemi, vado nella mia stanza ho un po’ di cose da
sistemare-
Nel
salotto della villetta scese il silenzio, ognuno dei due uomini
guardava il proprio bicchiere, fu Rigel a romperlo dopo svariati
minuti.
-rientro
a casa anch’io- disse alzandosi.
-ti
accompagno-
-quel
ragazzo si comporta già come un re, suo padre ne sarebbe
orgoglioso- aggiunse sull’uscio prima che la porta venisse
chiusa.
I
fatti che seguirono sono cosa nota a tutti, l’arrivo di Koji,
la guerra contro Vega ed il ritorno a Fleed.
La
sera del giorno in cui Actarus e Maria partirono, Rigel, andò
sul suo osservatorio ma non per cercare gli alieni com’era
solito fare, entrato nella piccola casupola tolse la tela che copriva
il telescopio e vi trovò una lettera senza mittente, tanto non
sarebbe servito sapeva benissimo chi era.
“Rigailen,
mio maestro,
quando
leggerai questo scritto io sarò già lontano, e avrò
raccontato ogni cosa del tuo passato a mia sorella.
Ho
promesso di tornare, ma non mi sarà possibile e non per mia
volontà.
Il
popolo di Vega attaccherà nuovamente Fleed, ed io dovrò
nuovamente combattere.
La
guerra verrà vinta ed il nemico annientato definitivamente, ma
avrò bisogno dell’aiuto della mia famiglia terrestre che
manderò a prendere.
So
già quando ciò accadrà, ma non voglio
rivelartelo ora perché per quel giorno tu dovrai aver rivelato
ai tuoi figli la verità sulle tue origini e sulle loro.
Unica
cosa che posso dirti è che passeranno diversi anni.
So
che ti arrabbierai, ma lo faccio per il loro bene e per la pace del
tuo cuore.
Duke”
Come
prima reazione, Rigel, accartocciò la lettera e prese
l’accebdino, ma si fermò mettendosi a ridere.
-mi
sono arrabbiato- disse riaprendo il foglio per piegarlo bene e
rimetterlo nella busta –ragazzo mi hai fregato … farò
quanto mi dici, anzi no, quanto il mio re mi ordina … però
dai tempo ai loro cuori di far chiudere la ferita che i ricordi di
questi anni hanno aperto- aggiunse mentre guardava un punto ben
preciso nel cielo stellato.
SECONDA
PARTE
“Rigailen,
la nave è in viaggio, a breve sarà lì”
Rigel
si sveglio di soprassalto imponendosi che si fosse trattato solo di
un incubo, si alzò per bere ed aprire le finestre per
rinfrescare l’ambiente prima di riprendere il suo sonno.
“Rigailen,
la nave è in viaggio, a breve sarà lì”
-ok,
ho capito che stanotte non si dorme!-
Uscì
dalla stanza e si diresse sul terrazzo che dava sul lago, da qualche
anno si erano trasferiti al centro di ricerche, esattamente da quando
aveva deciso di chiudere la fattoria a causa dei costi altissimi di
gestione.
Venusia e Mizar lavoravano lì, lei nella sezione progetti lui
in sala comando oltre che addestrarsi come pilota assieme alla
sorella.
Guardava
lo specchio d’acqua assorto nei suoi pensieri a tal punto da
non sentire dei passi avvicinarsi.
-qualcosa
ti turba?-
-no
dottore … nulla … non riesco a dormire, tutto qui, mi
sa che ho mangiato troppo a cena e sono uscito a prendere un po’
d’aria, tu?-
-anch’io
ma perché ho fatto uno strano sogno … ho sognato
Actarus che mi diceva di allertare Koji e Tetsuya e di far preparare
loro i Mazinga perché dobbiamo partire tutti per Fleed, ed ha
anche aggiunto di ricordarti di ordine ricevuto … buffo non
trovi?-
-non
era un sogno, ha usato i suoi poteri ESP per mettersi in contatto con
noi-
-ne
ero certo, ma volevo la tua conferma … a te cos’ha
detto?-
Rigel
chinò il capo –quando partì mi lasciò una
lettere dove anticipava questi eventi ma non mi disse quando
sarebbero accaduti perché voleva che riferissi ai miei ragazzi
la verità sulle loro origini prima che l’evento
accadesse … purtroppo non ho mai trovato il coraggio per
farlo-
-sei
ancora in tempo-
-temo
di no, la nave è molto vicina-
-quanto
vicina?-
-domattina
all’alba entrerà nei nostri radar-
*****
Quella
mattina il cellulare suonò molto presto, una mano assonnata lo
cercò sul comodino, sonno che svanì non appena vide chi
era che chiamava.
-pronto?-
ascoltò in silenzio –ho capito, arriviamo quanto prima-
-problemi?-
chiese la donna vedendo il marito scuro in volto.
-sì
Jun … dobbiamo partire per Fleed, Actarus ha bisogno del
nostro aiuto … il pianete è sotto attacco di Vega-
-e
come ci arriviamo!?-
-ha
mandato un’astronave a prenderci-
*****
Al
Centro di Ricerce fervevano i preparativi, ovunque c'era un caos
ordinato, l'astronave sarebbe ripartita non appena terminato il
carico.
Per
primi vennero imbarcati i due Mazinga poi i nuovi mezzi pilotati da
Venusia e Mizar, li avevano chiamati Alpha e Omega e racchiudevano in
un unico velivolo e vecchi tre mezzi di supporto a Goldrake.
I
nuovi velivoli avevano la carena affusolata con ampie ali alle cui
estremità erano posizionati dei potenti laser, unitamente allo
stabilizzatore di coda si potevano regolare in base all'ambiente di
azione, unica differenza tra i due i colori con cui erano dipinti,
Alpha carena rossa e stabilizzatore arancione, Omega carena blu e
stabilizzatore verde.
Rigel
andò sul ponte di comando dell'astronave, dove il pilota stava
facendo tutte quelle operazioni che precedevano la partenza.
-ragazzo-
disse.
Un
giovane sui trent'anni dal bel fisico coi capelli rossi e gli occhi
verdi si girò accendendo il traduttore vocale automatico.
-sì?-
-spegnilo,
Nebius, sappiamo bene entrambi che non serve, giusto?-
-esatto
… ministro Rigailen-
-eh eh
eh, ho visto bene allora … sai molte cose di me, esatto? E di
te coma mi racconti?-
-esatto
… sono il fidanzato della principessa Maria, ed amico di Duke
da molti anni … per questo che so chi siete-
-ho
capito-
-Duke
mi detto di chiedervi a proposito di quel … di quel ...-
-no,
mi duole ammetterlo, ma non ci sono riuscito, non ho avuto il
coraggio di dire la verità ai miei figli … userò
questo viaggio per farlo-
-spero
vi riusciate, l'astronave è molto veloce e con il balzo
d'iperspazio saremo su Fleed in breve tempo-
Nelle
ore successive Rigel tentò più volte di riuscire a
parlare con i propri figli, ma tutto fu vano troppe le cose da
preparare nel breve tempo a disposizione.
Partirono
al calare del sole, ad esclusione di Tetsuya tutti gli altri piloti
presero sonno non appena toccarono i sedili, Kabuto Yuma e Proctor
iniziarono a studiare con molta attenzione tutti gli strumenti di
bordo.
Solo
Rigel non riusciva a prendere sonno era troppo nervoso ed agitato per
riuscire a dormire, agitazione che non sfuggì al pilota del
Great.
-Rigel,
qualcosa non va?-
-tutto
a posto Tetsuya, sto solo riflettendo tra me e me-
-questa
non la bevo, la conosco da troppo tempo-
-mmma
no, nno, ti sbagli-
Proctor
sentiti dei movimenti strani si avvicino'.
-che
succede?- chiese.
-temo
che Rigel non stia bene- rispose il ragazzo.
-cosa
ti senti Rigel-
-nulla
dottor Proctor … è per quella faccenda-
-non
credi che sia il momento di tirarla fuori?-
-Yuma
ha ragione- aggiunse Kabuto -inizia col raccontarla a lui-
Sentendo
che i toni tra i tre non erano i soliti di sempre, ma più
confidenziali, Tetsuya chiese dei chiarimenti.
-scusate,
fareste capire qualcosa anche a me? Anche perché sembra che ne
sappiate parecchio-
-è
un po' lunga da raccontare … non so da dove partire, ragazzo-
-che
ne dice dall'inizio, Rigel-
-eih
la dietro, stiamo per uscire dall'iperspazio!-
Il
quasi urlo di Nebius chiuse ogni discorso svegliando chi dormiva.
-tra
quanto!?- chiese Sayaka euforica saltando in piedi dal suo posto.
-esattamente
… ora!- rispose il pilota.
L'ingresso
nell'atmosfera Fleediana venne accompagnato dal segnale d'allarme, in
plancia le luci cambiarono dando all'ambiente una sfumatura
arancione.
-Venusia?
Mizar?-
-non
ora papà, dobbiamo organizzarci-
-bambina
mia, devo dirvi che....-
-tranquillo
papi, staremo attenti, non preoccuparti-
I due
fratelli si unirono agli altri piloti per decidere quale formazione
d'attacco usare, Tetsuya, essendo il più anziano era anche il
capo-squadra.
-questa
è la mia idea … Venusia e Mizar uscite e fate un paio
di giri giusto per accertarci che nessuno disturbi l’uscita dei
Mazinga, poi restate a copertura fino ad uscita ultimata-
-per
me va bene, Mizar?-
-anche
per me-
-ottimo,
Jun, tu resti qui e fai da coordinamento alla squadra-
-ok-
-e
io?- chiese Jiro.
-se
nessuno ha nulla in contrario puoi venire con me … essendo la
mia prima battaglia, quattro occhi sono meglio di due- propose Miza.
-sì
sì! … posso papà?-
-vai
pure, ma fai attenzione-
-grazie!
Vado a cambiarmi-
-allora
io vado con Koji-
-no
Sayaka, tu resti a bordo-
-e
perché, Tetsuya?-
-sei
troppo pasticciona, saresti solo d’impiccio!-
-due
ragazzini appena istruiti vanno bene, allora!-
-basta
così! Ha ragione lui!-
-Koji
anche tu? … papà?-
-io
non ho parola, è Tetsuya il capo-squadra-
-vi
odio!- Sayaka andò a sedersi al suo posto.
Alpha
e Omega uscirono non appena l’astronave entrò
nell’atmosfera dal pianeta, subito gli strumenti di bordo quasi
impazzirono per l’alta quantità di radiazioni al
Vegatron registrate.
-sorellina,
temo di avere un problema-
-è
tutto ok, è perché gli siamo praticamente sopra …
coraggio si comincia-
I due
velivoli si aprirono a ventaglio mentre sotto di loro infuriava la
battaglia.
I
minidischi di Vega erano nettamente superiori rispetto al sistema di
difesa Fleediamo, anche Goldrake faticava a tener loro testa.
Actarus
si accorse subito dei due mezzi da battaglia comparsi da sopra le
nuvole di fumo, dal modo di muoversi di quello color rosso riconobbe
subito il modo di pilotare di Venusia.
Pochi
istanti dopo e comparvero anche i due Mazinga che iniziarono subito
ad abbattere i nemici.
-Actarus,
gli facciamo vedere noi come si combatte in volo a quei due
esibizionisti?-
-con
molto piacere, Venusia-
Nel
frattempo l’astronave era atterrata e si trovava al sicuro nei
sotterranei del castello, dove si trovava la sala comando subito
raggiunta dal’equipaggio della stessa-
-ma
cosa stanno facendo?- chiese Nebius vedendo Goldrake e Alpha volare
uno sopra l’altro.
-è
la manovra di allineamento prima dell’aggancio- rispose Maria
voltandosi –felice di rivedervi amici, anche se la circostanza
non lo è-
-verranno
tempi migliori … ti trovo bene-
-grazie
dottor Proctor … non vedo Rigel, non ditemi che è
rimasto sulla Terra-
-no
no, c’è anche lui … avrà sbagliato
corridoio, ora lo cerco col tablet-
-no
Jun, continua col tuo lavoro- ordinò Kabuto.
-e se
si perdesse?-
-figurati,
Rigel ha un senso dell’orientamento infallibile- precisò
Proctor.
-lei
lo conosce meglio di tutti … dove posso sedere?-
-vieni
con me-
-grazie,
Nebius-
Rigel
non si era perso, aveva sfruttato la confusione per restare a bordo e
recuperare dalla stiva un bagaglio molto importante da cui prese un
rotolo di grossa stoffa color rosso che una volta aperto rilevò
il suo contenuto, un completo molto elegante costituito da stivali
neri, pantalone rosso e tunica verde al ginocchio dalle maniche ampie
a completare il tutto una casacca smanicata color viola lunga fino
alle caviglie finemente ricamata con fili d'oro.
-ora
viene il difficile- parlò tranquillamente a voce alta, tanto
nessuno lo poteva sentire.
Fuori
la battaglia continuava a ritmo serrato, i nuovi rinforzi iniziarono
ad avere la meglio mentre il grande sole di Fleed si portava verso il
tramonto i soldati di Vega svanirono nel nulla.
-eih,
ma dove sono finiti!?- urlò Koji via radio.
-si
sono ritirati in vista del prossimo attacco- rispose Actarus.
-allora
andiamo su Vega a stanarli!-
-non è
possibile, Koji, non arrivano da lì ma da un varco spaziale-
-vuoi
dire che Vega è disabitata?-
-esatto
Venusia-
-scusate
… non so voi, ma io vorrei riposarmi e magari mangiare
qualcosa-
-anche
noi, Tetsuya … vi ho fatto preparare delle stanze a palazzo,
seguitavi vi conduco fino agli hangar-
Seguirono
Goldrake in formazione di volo a V, ad attenderli trovarono il resto
del gruppo e Maria che si precipitò subito a salutare la sua
vecchia amica.
-Ve,
quanto tempo, ti trovo bene-
-anche
non sei cambiata per niente … a parte Nebius- rispose facendo
l'occhiolino.
-carino,
vero?-
-molto,
hai scelto bene-
-scusate
se m'intrometto- disse Jun -Venusia, tuo padre non si trova ed anche
il suo gps è come svanito-
-l'avrà
sicuramente spento senza accorgersi … mi chiedo dove possa
essere-
-fratello?-
Maria girò la domanda.
-tranquilli,
sta bene, sta facendo un giro per il palazzo-
-speriamo
non si perdi-
-figurati,
Jun, tempo poche ore e avrà fatto conoscenza con almeno metà
di tutti quelli che incontra … Actarus, le nostre stanze?-
-Venusia,
vi faccio accompagnare da Maria, ho delle cose da fare-
Mentre
la sorella faceva quanto richiesto, Actarus andò con Nebius
nel suo studio per parlare in privato, appena entrati trovarono una
sorpresa, qualcuno sedeva dando loro la schiena.
-posa
la pistola e chiudi la porta, da lui non abbiamo sulla da temere-
disse il re portandosi verso il suo seggio.
-oh,
ma siete voi!- esclamò il pilota nel riconoscere l'ospite.
-eh eh
eh, vedo che hai fatto ricostruire tutto com'era, ragazzo-
-esatto
… anche tu hai conservato bene le tue vesti- rispose
accennando un sorriso prima di diventare serio -Rigailen, da ciò
che ho potuto constatare non hai fatto quello che avresti dovuto-
-so di
averti deluso … ho provato, tentato diverse volte, ma non ne
ho avuto il coraggio … Mizar per giorni entrava nelle stalle
convinto di trovarti-
-e
Venusia?-
-lei
ha reagito subito, probabilmente, perché Proctor l'ha
coinvolta quasi subito nel nuovo progetto per realizzare Alpha e
Omega-
-o
capito, questo non toglie il fatto che tu abbia disubbidito ad un
ordine del tuo re-
-cerca
di metterti nella mia posizione, tu avresti recato altro dolore ai
tuoi figli dicendo loro che erano alieni e non terrestri!?-
-forse
mi sarei comportato nello stesso modo … ma ora che siete qui
devi trovare quel coraggio … Venusia somiglia moltissimo a sua
madre e una persona che conosci bene potrebbe scambiarla per tale-
-una
persona che … non vorrai dire che?-
-sì,
il generale Yomil è vivo … era prigioniero in una delle
colonie i Vega assieme ad altri-
Rigel
fece un lungo respiro -mi congedo … ho bisogno di riflettere-
Nebius,
attese che la porta si chiudesse prima di parlare.
-perchè
non gli hai detto anche il resto?-
-rivedere
il proprio suocero e dover rivelare un segreto che si porta dentro da
anni mi sembra più che sufficiente, non trovi?-
-hai
ragione, non ci avevo pensato … cambiando discorso, come la
mettiamo per la cena?-
Actarus
corrugò la fronte -cosa intendi dire?-
-semplice,
con tutto quello che verrà a galla prevedo una bella bufera …
che ne dici se facessimo cenare ognuno nelle proprie stanze e per
tuoi amici negli appartamenti del ministro di scienze?-
-l'idea
non è sbagliata ma sarebbe ancora peggio … già
per il palazzo si mormora per l'eccessiva esuberanza dei terrestri-
-non
si può negare il contrario! Quindi facciamo come al solito?-
-esatto,
dai disposizione affinché i miei amici abbiamo un tavolo
vicino al quello reale-
-ci
penso io- rispose alzandosi.
Rigel
camminava pensieroso per i corridoi ignorando volutamente gli avvisi
di chiamata sulla ricetrasmittente che portava al polso, quel suo
girovagare senza meta lo portò davanti alla porta di quello
che un tempo era il suo appartamento, preso da una strana sensazione
entrò e nella penombra della sera gli parve di vedere la
sagoma della defunta moglie che gli sorrideva.
-anche
tu, moglie mia, sei venuta a dirmi che devo fare ciò che ho
rimandato per troppo tempo … sì Mineima, è
giusto che i nostri figli sappiano- venne interrotto dall'ennesimo
avviso di chiamata -papà? Sono Venusia … premi il
tastino luminoso sul quadrante-
-ah
ecco dove sbagliavo!-
-sei
sempre il solito! Ma dove ti trovi?-
-in
una serra, ci sono un sacco di piante e fiori bellissimi!-
-noi
stiamo andando a cena, vedi di raggiungerci il prima possibile-
-tranquilla,
c'è giusto una guardia qui vicino a cui chiedere la giusta
direzione-
-ecco
bravo … ma si può, noi in pensiero e lui tra piante e
fiori!-
-meglio
così sorellina, dai andiamo che Nebius ci aspetta-
Mentre
faceva loro strada, il Fleediano, spiegava il protocollo di corte e
quali comportamenti avrebbero visto e quali frasi avrebbero udito.
-il
vostro tavolo quello lì in fondo sulla destra … potete
sedere solo dopo che l'hanno fatto le loro maestà-
-spero
che arrivino presto ho una fame che non potate immaginare!-
-tranquillo
Jiro, è questione di momenti-
-grazie,
Nebius-
Pochi
istanti dopo uno squillo di trombe annunciò l'ingresso dei
reali.
-Nebius,
scusa, chi è quell'anziano dietro Actarus e Maria?-
Esitò
alcuni istanti prima di rispondere a Venusia doveva trovare le parole
giuste -chi? … a sì. È il generale capo delle
forze armate, Yomil-
-ma
non lo sei tu?-
-sì
Koji, ma finchè lui è in vita mantiene il suo grado-
-cavoli
come siete complicati!-
-ragazzi
ci siamo … attenti! Saluto!- ordinò Tetuya e tutti
scattarono a fare il saluto militare con tanto di colpo di tacco.
All'anziano
generale il gesto piacque molto, ma arrestò il passo
sbianchendo in volto non appena incrociò quello serio di
Venusia.
-Mineima,
figlia mia, sei tornata!-
-mi
spiace, mi confonde con qualcun'altro- rispose abbassando il braccio.
-generale,
questi sono i Terrestri amici delle loro maestà- precisò
un paggio.
-sono
dolente, l'età ha giocato un brutto scherzo a questo vecchio,
nei vostri occhi ho avuto l'impressione di rivedere lo sguardo di mia
figlia partita per lo spazio e mai tornata-
-mi
spiace per voi, ma non sentitevi in colpa può capitare a
chiunque di scambiare una persona per un'altra-
Tutti
troppo presi nel seguire la scena non si accorsero del nuovo arrivato
fino a quando questo non parlò.
-non
hai sbagliato, hai errato nel nome-
-papà,
ma come ti sei vestito!?-
-con
gli abiti che indossavo sempre qui a palazzo, Venusia … anzi
no, Isaima, questo è il tuo vero nome-
-ho
capito il giusto?-
-sì
Yomil, è tua nipote e quel ragazzo a fianco è Mizar,
secondo figlio mio e di Mineima-
-eih
calma, fate capire qualcosa anche a noi!?- chiese Mizar a metà
tra lo stupore e l'incredulo.
-è
semplice noi proveniamo da Fleed, tua sorella è nata qui e non
in America … quest'uomo è vostro nonno-
-perchè
non ci hai mai detto nulla!?!?- Mizar ebbe uno scatto di rabbia -se
ora non fossimo qui ce l'avresti nascosto a vita!?!?-
-Mizar,
abbassa la voce-
-no!
Grido quanto mi pare!-
-Mizar!-
anche la sorella lo riprese -papà perché?- chiese scura
in volto.
-perchè
credevo, anzi no, ero convinto che tutto fosse andato distrutto-
-questo
lo posso anche capire … ma in tutti questi anni almeno a me lo
potevi dire!-
-lo ho
sbagliato ma...-
-non
era riferito a te- mentre parlava girò lo sguardo carico di
rabbia verso Actarus che accennò un passo -stammi lontano!-
intimò alzando l'indice verso di lui.
-fammi
spiegare-
-non
voglio sentire altro!- esclamò prima di correre via.
-Venusia!-
la chiamò suo padre, ma lei era già lontana -ho fatto
un gran pasticcio- disse chinando il capo.
-no,
ho anch'io la mia parte di colpa- lo corresse Actarus -Nebiu?-
-subito
… signori, tutti nelle vostre stanza, la cena vi sarà
servita lì … così ordina sua maestà!-
I
presenti si alzarono dai loro posti e dopo aver eseguito un inchino
in mesto silenzio la sala iniziò a vuotarsi.
-vado
a cercarla-
-vengo
con te, papà- aggiunse Mizar tornato calmo.
-no,
restate a palazzo e finite di chiarirvi … penso io a
ritrovarla, dopotutto, è con me che è maggiormente in
collera … Nebius, Maria andate con loro negli appartamenti di
Rigailen-
Senza
aspettare la risposta corse nella stessa direzione presa dalla
ragazza, grazie ai suoi poteri non fu difficile individuarla, si
trovava sulla riva del lago appena fuori del bosco.
Giunto
a pochi passi da lei, avendo bisogno di capire quanto fosse realmente
arrabbiata,prese un ramo da terra e lo spezzò, Venusia
estrasse rapidamente la pistola e la puntò in direzione del
rumore.
-non
vorrai spararmi?- chiese scherzosamente.
-e se
fosse- rispose seria.
-mi
sembri parecchio arrabbiata-
-incollerita
nera per la precisione! … perché non mi hai mai detto
nulla? … possibile che in tutti questi anni non hai mai
trovato il tempo per dirmi la verità!?-
-ho
sbagliato, ti chiedo scusa … dammi il modo di spiegarti-
-non
avvicinarti! Tu sei sempre preso gioco di me, e io, mi sono illusa
che tu mi amassi!-
-io ti
amo! … se così non fosse che senso avrebbe l’essermi
fatto centinaia di viaggi intergalattici solo per portarti a letto!?
Anche perché qui le donne certo non mi mancherebbero!-
Quelle
parole erano state molto dure ma dovevano servire a farla in qualche
modo sbloccare, e vi riuscirono, Venusia iniziò a piangere e
così facendo anche la barriera di gelo che aveva alzato si
dissolse come una nube di vapore.
Actarus
poté avvicinarsi –mi spiace averti detto quelle parole-
disse abbracciandola senza trovare resistenza –ma era l’unico
modo per farti scaricare la troppa tensione-
-sono
una stupida egoista, non vi avevo capito-
-no,
non lo sei, in poche ore hai dovuto affrontare un viaggio ed una
battaglia piuttosto impegnativa in un luogo che non conosci e questo
ti ha caricato di tensione a cui si è aggiunto quanto hai
saputo-
-già
… devo avvivare papà e chiedergli scusa per come mi
sono comportata-
-a
quello ho già pensato io-
-e
come hai fatto, se stai parlando con me?- chiese alzando lo sguardo.
-con i
miei poteri esp … e ha aggiunto che vi chiarirete con calma
domani perché ora è troppo impegnato-
-o
bella! E cosa starebbe facendo?-
-sta
raccontando quanto accaduto in passato a Mizar ed agli altri-
-e me
no?-
-lo
farò io, ma non qui-
-e
dove, scusa-
-qui!
… girati-
Venusia
si guardò attorno stupita, era negli appartamenti reali, un
ambiente altamente sfarzoso.
La
prima stanza, quella dove si trovavano, era un salotto con camino
attorniato da tre divani una libreria con un tavolo per consultazione
alcune sedie e due poltrone, l’ambiente era illuminato da
un’enorme finestra che dava su un balcone; un ingresso ad arco
chiuso da una tenda rossa conduceva alla camera da letto dove vi era
un letto per almeno tre persone un’altra scrivania con sedia e
una seconda finestra grande quanto quella dell’altra stanza ed
anche questa dava sul balcone, un altro varco ad arco con tenda
celava il guardaroba impossibile descrivere la quantità di
vestiti che vi erano.
-lì
c’è il bagno- Actarus indicò un altro arco chiuso
da una porta scorrevole.
-grazie,
ho proprio bisogno di una rinfrescata-
Il
bagno era completamente d’oro, la vasca sembrava una piscina.
-allora,
ti piace?-
-sono
senza parole, sentirlo per descrizione è una cosa ma vederlo
dal vero cambia tutto-
Actarus
fece quella sua risata, nel frattempo si era tolto le vesti eleganti
e ne indossava un abbigliamento più comodo composto da un
pantalone largo e una corta tunica.
-vieni,
mettiamoci comodi che ti racconto tutto-
Sedettero
sul letto dove Venusia ascoltò senza interrompere l’intero
racconto.
-povero
papà, solo ora posso comprendere la sofferenza del portarsi
dietro un simile peso-
-non
solo lui … io stesso sono stato sul punto di dirti tutto-
-davvero?
In quale occasione?-
-quando
siamo rimasti bloccati sotto al mare, stavo per dirtelo ma i miei
poteri mi hanno mostrato il futuro-
-e di
questa battaglia?-
-ho
visto solo il mio popolo festante per la vittoria, nulla di più-
-almeno
sappiamo chi vincerà!-
-ti
prego non divulgare quanto sai, si creerebbe solo confusione-
-non
dirlo neanche per scherzo! … piuttosto, se vostra maestà
mi presta un pigiama io vorrei dormire-
-e
cosa vi fa pensare che voi stanotte dormiate qui?-
-a me
non servono i poteri esp per capirlo- rispose con un poco di malizia.
Actarus
si diresse al guardaroba ridendo per uscirne poco dopo con una tunica
a mezza manica in mano.
-questa
dovrebbe andarti bene-
-vediamo
subito- con molta naturalezza si tolse gli abiti e l’indossò
–allora come sto?- chiese ruotando su se stessa.
Al
secondo volteggia la prese al volo –bene- rispose posandole un
bacio sulla spalla che lo scollo troppo largo per lei lasciava
scoperta prima di guardarla negli occhi.
Actarus
si svegliò nel cuore della notte con una strana sensazione di
colpa che l’avvolgeva, si era imposto di non farlo perché
sentiva distintamente quanto Venusia fosse stanca, ma dopo quel bacio
e quello scambio di sguardi tutto avvenne autonomamente e finirono
per fare l’amore.
Il
giorno seguente le truppe di Vega diedero loro una tregua, Rigel ne
approfittò per parlare con i propri figli mentre nella sala
del trono venne indetta una riunione strategica.
-maestà
non possiamo andare avanti così … il nemico arriva,
attacca e svanisce! Bisogna trovare una soluzione!-
-questo
la sappiamo bene tutti, barone Ancor, la riunione ha proprio questo
scopo!-
-e se
usassimo delle microspie?- propose Koji.
-terreste
non dire stupidaggini!-
-barone
stia zitto, ha parlato anche troppo! … Koji, Continua-
-sì
Actarus … le spariamo contro le loro navi madri e quando
svaniscono seguiamo il segnale, che ne dite?-
-la
proposta è buona, io voto a favore Duke!-
-calma,
Nebius, per poterla attuare serve un pilota che sia in grado di
muoversi rapidamente senza dare sospetto-
-ci
penso io, il Brian Condor è l’ideale!-
-no
Tetsuya, tu servi ai comandi del Great- lo ammonì il sovrano.
-lo
farà Venusia!- le parole di Proctor spiazzarono tutti.
-padre
ne sei sicuro?-
–per
poterli piazzare nel più breve tempo possibile serve un pilota
abituato alle condizioni difficili, per lei che in nel combattimento
in acqua è la migliore sarà uno scherzo-
-essia
… ora pensiamo a come darle copertura-
-potremmo
usare il trucco della cortina fumogena, che ne dici?- propose
Tetsuya.
-mi
sembra la soluzione più logica … lanceremo le cariche
da qui-
-no,
Actarus, ci penseranno Alpha e Omega-
-non
ti seguo, padre-
-al
primo attacco ci si comporterà come fatto finora con la sola
differenza che Alpha e Omega ad un certo punto fingeranno di essere
colpiti in modo da liberare la cortina e lasciare campo libero ad
Alpha per il piazzamento delle microspie- rispose dando una boccata
alla sua pipa.
-ottimo,
faremo così- il re si alzò in piedi –potete
ritirarvi, signori-
Tutti
s’inchinarono e silenziosamente abbandonarono la sala ad
esclusione del gruppo di terrestri.
-non
sarà troppo pericoloso per Venusia?- chiese Maria a Proctor
-un
po’ di rischio c’è, ma saprà cavarsela-
-padre,
che potenza darai ai segnalatori?-
-in
frequenza medio-bassa per non essere scoperti … almeno non
nell’immediato … c’è un laboratorio dove
poter provare?-
-si,
Nebius, fai loro strada-
-subito
Duke-
*****
Nel
grande salone l'unico tavolo chiassoso era quello dei terrestri.
-vorresti
essere lì con loro, vero?-
-perchè
tu no, sorella?-
-sai …
finora non mi ero resa conto di quanto mi mancassero i nostri pasti
chiassosi alla mensa del centro di ricerche, invece...-
-ti
capisco benissimo...-
-emm
chiedo scusa-
-dimmi,
Nebius-
-dunque
Duke … sì insomma … i nobili si lamentano per i
modi coloriti dei vostri amici-
-a noi
non danno fastidio, anzi, allentano la tensione-
-vuoi
che riferisco questo?- chiese con stupore.
-sarebbe
da fare … no di loro così “se trovano troppo
disdicevole il comportamento degli ospiti possono consumare i pasti
nelle loro stanze, così ordina il re!”-
-come
ordini- rispose allontanandosi.
-scommettiamo
che indovino chi ha sporto lamentela?-
-il
barone Ancor, Maria, senza dubbio-
Ovunque
regnava un silenzio quasi irreale, il tipico silenzio della calma
prima della tempesta.
Dal
balcone dei suo appartamenti diede uno sguardo d’insieme,
tutt’attorno i soldati montavano di guardia dalle navette di
supporto e da quelle più grosse da battaglia si alzava un
alone di calore a ricordare che i motori erano in sdand-by pronti a
passare ai massimi giri.
Un
fruscio dall’interno gli ricordò di non essere solo,
Venusia dormiva profondamente, la simulazione per il piazzamento
delle microspie ripetuta più e più volte l’aveva
stancata parecchio, salutò un soldato che si era accorto di
lui prima di rientrare e coricarsi.
La
giornata iniziò in maniera piuttosto movimentata, Limien, la
figlia del barone Ancor voleva fare un giro su uno dei velivoli dei
terrestri, Koji e Tetsuya non volendo certo perdere l’occasione
di mettersi in mostra si proposero subito come accompagnatori anche
perché la ragazza era piuttosto carina e con un fisico simile
a Jun.
-non
sia mai! Mia figlia è in età da marito e non andrà
di certo da sola in giro con un uomo!-
-ma
padre, è solo un breve giro attorno al castello-
-assolutamente
no! Non voglio che la tua reputazione venga messa in dubbio!-
-barone,
se non avete nulla in contrario, vostra figlia può volare con
me- propose Venusia avendo sentito la discussione mentre si
avvicinava al gruppo.
-a
patto che vi siate solo voi a bordo!-
-barone,
vi ricordo che siamo in guerra e per tale ragione ogni pilota deve
restare nei pressi del proprio velivolo!- precisò la ragazza
sentendosi offesa.
-e va
bene, Limien, permesso concesso-
-oh
grazie, padre, vado subito a cambiarmi- rispose correndo via.
-Venusia,
sappiate che vi ritengo responsabile della sicurezza di mia figlia!-
-non
serve che vi ricordi che se siete qui è grazie a me, vero? …
sono a bordo di Alpha- disse seccamente allontanandosi.
Preso
posto in plancia tra un imprecazione e l’altra iniziò le
operazione di verifica e accensione.
-guarda
che così ti riempi di rughe-
-fai
presto a dirlo, mica ha offeso te!-
Una
mano si allungò sulla consolle premendo un tasto, il sedile si
girò e Actarus posò ambedue le mani sui braccioli
guardandola.
-è
come se l’avesse fatto, piuttosto, non fare manovre strane-
-scherzi?
Non ho nessuna voglia di ripulire tutto qui dentro- rispose
scherzosamente.
Un
segnale acustico avvisò dell’arrivo di Limien
interrompendo il loro bacio.
-eccola-
Venusia tornò ai comandi per far scendere la piattaforma
d’imbarco –dove ti trovo dopo?- alla domanda non
ricevette rispota, il ragazzo era svanito nel nulla.
Con
grande piacere del pilota, Limien, non fece alcuna domanda sui vari
strumenti di bordo, Venusia ignorava che la sua passeggera aveva
studiato la cosa nei minimi particolare per poterla osservare da
vicino perché le sue domestiche personali le avevano riferito
che, parlando con quelle del re, avevano saputo che la terrestre
passava la notte proprio negli appartamenti reali e voleva capire
cosa ci trovasse sua maestà in una donna così sgraziata
e dai modi quasi maschili.
-il
giro attorno al palazzo è terminato, ora ci spostiamo verso il
lago-
-si,
vi ringrazio-
Stavano
sorvolando lo specchio d’acqua quando scattò il segnale
d’allarme seguito dalla comparsa di svariati minidischi che
iniziarono a sparare loro contro.
==Venusia
rientrate subito!== ordinò il barone via radio.
-non
posso, sono troppi sarei un bersaglio facile!-
==resisti,
stiamo arrivando!==
-ricevuto
Actarus!-
-e io
cosa faccio!?-
-stringi
bene le cinture e non gridare!-
-e se
mi viene?-
-mettiti
la sciarpa tra i denti!-
In
brevissimo tempo lo scontro divenne serrato e fecero la loro comparsa
le tanto attese ammiraglie di Vega.
==Goldrake
a squadra, procediamo come da piano==
==ricevuto!==
Fu la
risposta in coro.
Come
stabilito i due Mazinga si staccarono dalla formazione seguiti da
Alpha e Omega e puntarono verso le ammiraglie, giunti alla quota
designata i due caccia scattarono.
Omega
simulò di essere colpito e librò la nube di fumo mentre
Alpha iniziava a sparare le microspie.
==Venusia,
ritirata‼‼==
Actarus
ebbe la visione di una cella, ma il grido giunse in ritardo, una
delle ammiraglie azionò delle potenti ventole che fecero
dissolvere la nube, a nulla valse la manovra acrobatica di Alpha.
*****
Aprì
gli occhi sentendosi strattonare, un forte mal di testa le ricordò
quanto accaduto.
-stupida
idiota, il casco si deve sempre allacciare!- disse con rabbia in
direzione di Limien.
-scusa,
ma come puoi notare siamo al sicuro dentro l’hangar!-
-peccato
che sia una nave nemica, cretina!-
-terrestre
esigo rispetto!-
-ma
quale rispetto, per colpa tua siamo prigioniere!- rispose scansandola
via e andando ad aprire uno dei tanti vani laterali della cabina da
dove estrasse un fucile, la cintura multi tasche a cui agganciò
alcune granate dei caricatori di riserva un kit medico e delle micro
cariche che nascose nei tacchi degli stivali.
-vieni
dobbiamo uscire da qui-
-per
fare?
-cercare
di capire dove siamo e comunicarlo a Fleed-
-perché
questo coso si è rotto?-
-questo
“coso” si chiama Alpha e non è rotto, per uscire
potrei benissimo aprire un varco in quelle paratie, ma non spendo
dove siamo non voglio trovarmi nello spazio! … sai sparare?-
-io
sono una signora, non uso armi!-
-a
posto siamo! … stammi dietro e vedi di non perderti-
-con
credi di avere a che fare?-
-te
l’ho già detto, con una cretina! E ora zitta e parla
solo se vedi un nemico!-
Pochi
passi nel buio e l’hangar si illuminò a giorno mostrando
che non erano per nulla sole, erano circondate da almeno quaranta
soldati e da lui, Noram, il signore di Vega copia identica del padre
solo più giovane.
Venusia
imbracciò subito il fucile,
-degna
della tua fama , terrestre-esordì
-e
così ci conosciamo, Noram-
-vedo
che anche se in minoranza non perdi la tua grinta-
-sono
la baronessa Limien di Fleed, ed esigo di essere trattata come il mio
rango richiede!-
-veramente
per me vali meno del nulla … è la terrestre che voglio-
-re
Noram, sappiate che mi ritengo offesa!-
-Limien
smettila non sei a palazzo con le tue sciocche amiche! E comunque io
ho un nome!-
-lo so
benissimo, Venusia, mio padre ha lasciato un rapporto dettagliato su
di te e sui tuoi compagni-
-allora
taglia corto e dimmi cosa vuoi-
-Fleed
e tutte le sue ricchezze, solo che non farò gli stessi errori
di mio padre-
-per
come la vedo io ti stai comportando nell’identico modo-
-e qui
ti sbagli … il suo piano prevedeva che dopo il matrimonio di
Duke con mia sorella io entrassi a corte e conquistassi il cuore
della principessa Maria-
-e
poi?-
-cosa
vuoi che ti dica, un incidente di caccia può capitare a
chiunque e due donne sole e sconvolte dal dolore non sono di certo in
grado di governare nel giusto modo, solo che-
-Vega
non ebbe la pazienza di aspettare-
-esatto!
Ma il mio piano è migliore … farò mia la regina
di Duke!-
-errore,
le tue spie ti hanno informato male, sua altezza non è
sposato!-
-ti
sbagli baronessa, non lo è sulle carte … ma nello
spirito sì, e da molto tempo … o mi sbaglio terrestre?-
*****
Nella
sala comandi di Fleed era in corso una frenetico lavoro di ricerca.
-allora
Jun?-
-ancora
niente, Actarus, mi spiace-
-sono
ore che stai cercando! Possibile che non riesci a trovare Alpha!?-
rispose con rabbia.
Jun
scattò in piedi e lo guardò dritto negli occhi gelida
–per tua informazione, siamo tutti preoccupati per Venusia, il
fatto che sia la tua donna non ti da diritto di trattare male gli
altri, chiaro!?-
Chie
era presente realizzò che le voci che giravano per palazzo in
quei giorni erano fondate e non solo dei pettegolezzi da comari.
-scusami
ho perso la testa, il fatto è che mi sento in colpa per non
averla fermata in tempo-
-non
darti pena, la troveremo- Proctor gli posò una mano sulla
spalla.
-grazie,
padre-
-e non
scordarti che è figlia del tuo ministro di scienze!-
La
battuta di Rigel fece ridere tutti allentando la tensione.
-ora
torniamo al lavoro!- incitò il re
-questo
è l’Actarus che conosco!- aggiunse Jun con un sorriso.
*****
Chiuse
in una stanza da letto, Limien, ripensava a quanto aveva udito
pocanzi, ancora non le sembrava vero che quella donna potesse essere
la prescelta per diventare regina di Fleed, si mise ad osservare
Venusia che picchiettava con i pugni sulla parete attorno alla porta
d’ingresso e in quel momento capì il perché della
scelta del suo re.
Nonostante
la terrestre avesse delle profonde occhiaie, segno che la botta
ricevuta era stata molto forte e che ancora la facesse soffrire stava
facendo qualcosa per tirarle fuori da quella prigione.
-Venusia
… ti chiedo scusa, per la mia stupida gelosia ci troviamo in
questo pasticcio-
-e
invece devo ringraziarti-
-e per
cosa?-
-primo
per avermi chiamato per nome, secondo perché grazie a te ora
possiamo vincere la guerra-
-in
che modo?-
-da
Fleed staranno sicuramente cercando il segnale di Alpha, che a
differenza delle microspie è molto più potente …
trovato!- esclamò dando un colpo più forte.
-cosa?-
-il
quadro comandi … ora non devo fare altro che far saltare
questa porzione di parete e collegare i fili per far aprire la porta-
-e ne
sei capace?-
-figurati!
Mi sono già trovata in una situazione simile-
-e per
i soldati come facciamo? Hanno preso la tua cintura-
-ma
non quello che ho nascosto negli stivali … riparati la testa!-
-subito!-
Pochi
istanti dopo Venusia era nel corridoio, per sua fortuna c’erano
solo tre soldati, uno di loro era tramortito a terra e ne approfittò
per sottrargli l’arma con cui colpì a morte gli altri
due.
Recuperata
Limien iniziarono a percorrere al contrario la strada fatta in modo
da ritornare all’hangar dov’era tenuto Alpha, ma si
trovarono la strada sbarrata da parecchi soldati, poi vi fu un boato
l’astronave tremò e si riempì di fumo.
Quando
riaprì gli occhi ebbe l’impressione di trovarsi in un
luogo famigliare, ma le serviva la conferma che lo fosse.
-oh,
vi siete svegliata finalmente!- disse il medico reale.
-dove
mi trovo?-
-che
domande, su Fleed! Sua altezza e i vostri amici vi hanno trovato
appena in tempo!-
-la
flotta di Vega?-
-annientata
definitivamente!-
-in
che ala del palazzo siamo?-
-non
vedete che sono gli appartamenti reali … non capisco il senso
di questa domanda-
-era
un verifica, dottore, per capire di non essere ancora in mano al
nemico … potete andare, rimango io, se serve vi faccio
chiamare-
-altezza
… come ordinate, altezza-
-milady-
-grazie
ancora, dottore-
Actarus
accompagnò fuori il medico e prese consiglio sul da farsi in
caso di bisogno.
-guarda
che non sono mica moribonda- disse vedendolo tornare.
-acidella,
allora stai meglio!-
-non
proprio, sono ancora un po’ rintronata-
-stavolta
hai rischiato grosso, ero davvero in pena-
-sì
me la sono vista brutta, ma per fortuna è finita al meglio …
Limien, come sta?-
-provata,
ma tranquilla che tempo pochi giorni e le passa … piuttosto,
vedi di rimetterti in fretta che ci aspetta una grande festa-
-per
la vittoria?-
-no …
per il nostro matrimonio-
Della
squadra partita rientrarono tutti sulla Terra, tutti tranne Rigel
Venusia e Mizar … o meglio il ministro di scienze Rigailen ed
i figli Isaima e Mizar.
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