sometimes

di hotmaljk
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 Accadde in spiaggia, lì dove le onde bagnano la scogliera bianca piuttosto calcarea. Ed era lì. Disteso. Non avevo mai visto una cosa simile. Una creatura di tale magnificenza. Non sapevo cosa fosse. Non sapevo nemmeno che tale veduta mi avrebbe così cambiato la vita. Mi vide. Si sedette appoggiandosi sui gomiti. Iniziò a canticchiare una strana melodia. Rimasi stupefatta. Mi avvicinai.
 

“Cosa sei?”
“Lo saprai, Hallie.”
“C-come fai a sapere il mio nome?”.
Mi guardò e sorrise. “Ti stavo aspettando”.
"Cosa starebbe a d.."

In quel momento mi sentii colpire da dietro. Caddi.
Le mie gambe cedettero. Non vedevo, ma riuscivo a sentire.
Sentivo che mi parlava, ma non capivo ciò che mi stesse dicendo.
Poi udii la sirena di un’ambulanza, e niente più.
Buio pesto e quiete. Per quanto? Saranno state due ore?

Sentii qualcuno urlare e mi sedetti appoggiandomi sui gomiti, come fece lui prima in spiaggia. Iniziai a vedere.
Ero in una stanza bianca e grigia. Al mio fianco due macchinari che producevano strani rumori, una flebo attaccata al mio braccio.
Quando era successo tutto questo? Lui dov’era? Perché non era lì con me?
Entrò un’infermiera. “E’ sveglia!” urlò.
Io ero parecchio scossa, non capivo nulla di quello che stesse accadendo.
Vidi una busta ai piedi del letto. La aprii e lessi :“Hallie, sono io. ZJM”
Compresi che l’avesse scritta lui. Ma quelle lettere alla fine...
Non riuscivo a capire a cosa potessero corrispondere.
Quella lettera era importantissima per me.
La custodii nella tasca interna del mio borsone blu.
Sopraggiunse mia madre

“Hallie, cosa diamine è successo?”
Io... io non lo sapevo.          
“Beh, un mancamento, ecco..”
“Sono cinque giorni che sei qui.”
“C-cosa? Io.. non me ne sono resa conto”
“...Breve stato di coma”
“Quindi dovrei fare la riabilitazione?”
“Certo.” Disse con tono sarcastico.

 
Monotoni mesi di riabilitazione mi aspettavano.
 Avevo paura.

Non sentivo più le gambe. Non riuscivo a muoverle.
Le mani erano gonfie.
Ero di un pallore a dir poco raccapricciante.
Avevo un forte mal di testa persistente.
Ero in uno stato di stordimento e di instabilità totale.
Non auguro a nessuno di passare ciò che stavo passando io in quei lunghissimi giorni di agonia.
 

Il mio ‘trainer’ era un certo Scott. Will Scott.

Mi era allegramente simpatico. Proprio come lo sono i capelli sciolti in una giornata ventosa.
... un mese dopo
 
“ALZA LA GAMBA DESTRA PIU’ CHE PUOI”
“DAVANTI, DIETRO O DI LATO?” chiesi in preda alla disperazione.
“IDIOTA, ALZALA E BASTA”
“mi fai incazzare” dissi a mezza voce.
“TI SENTO, E LAVORA!”
Alzai lentamente la gamba. Non ci riuscivo.
“Mh, puoi fare di meglio, Mackins”
“Ho dato il massimo”
“DAI, ORA FAI QUESTA SEQUENZA, ANCHE CON LE BRACCIA! UNO, DUE, TRE,QUATTRO..”
A una certa le gambe mi cedettero e caddi in ginocchio.
“Che succede?”
“Nulla, sono solo stanca”
“Ma quale stanchezza, alzati”

...un altro mese dopo.


Finalmente finì quel lunghissimo periodo di riabilitazione.
Due fottutissimi,lunghissimi e bruttissimi mesi.
Ora sono felice, ma ripensare a quei momenti mi deprime.
Vissi quell’atroce esperienza pensando a lui. Lui che era la mia forza.
Per lui avrei fatto di tutto e lo farei tuttora.
Ora sono io ad aspettarlo. O magari ci stiamo aspettando entrambi.
Non conosco il suo nome, non so cosa sia, uomo o che cosa.
So solo che ormai sono legata a lui, come lo è un bottone ad una camicia.
 




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