Astarte

di drunkwithwords
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nota: questa storia prende spunto dalle vicende della Locanda, tema ricorrente in Sandman.


[...] al tavolo dei commensali, una piccola foglia di cedro del Libano si librò nell'aria per poi posarsi. Emise una sorta di gemito sussurrato, qualcosa del tipo ''guardatemi, ciò è tutto quello che rimane di un potente mercante di seta!''
ma nessuno al tavolo udì e comprese. La cameriera più esile del locale, che stava riservatamente guardando fuori dalla finestra, ricordandosi di quand'era viva, intercettò quelle deboli parole e gli si avvicinò. Lo prese in una mano e lo portò dov'era seduta, lontano dai clienti, per poter meglio udire le sue parole nel caso in cui le avesse risposto.
In quel momento ricordò tutto. Ricordò quando si chiamava ancora Belili. Ricordò i templi, il suo nome invocato durante i riti che le ragazze le dedicavano, e come alle fioche luci delle lampade la bellezza verginale delle fanciulle veniva consumata. Ricordò di come, dopo la decadenza dell'Impero Persiano, distrussero quegli usi, e il ricordo le fece male. ''A-Astarte? Sei tu?'' la voce della foglia non lasciava trasparire alcuna sorpresa. La ragazza ricordò del commerciante che alle porte del templio disprezzava le donne, incontrato più volte in gran segreto d'amore, e la curiosa compassione che provava per quella fogliolina si trasformò in disgusto. Lasciò scivolare la foglia fra le dita longilinee, ed essa s'appoggiò in un angolo, calpestata dagli ospiti, gli osti e i ratti che furtivi bighellonavano nella Locanda.
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