L'erede di Ganimede
Parigi,
1213
"André!"
La voce di
Louis andò persa e il cavaliere d'oro fu costretto a
spronare il
cavallo per non perdere di vista la sua allieva e ben presto compagna;
già da lontano era evidente che Parigi era in fiamme, una
cosa
che nessuno dei due aveva previsto. Il viaggio fino ad Atene sarebbe
stato lungo e difficoltoso anche senza la tappa francese,
tuttavia gli era sembrato giusto far tornare André
in
quella città.
Louis voleva che il re vedesse di nuovo sua figlia, che ammirasse
ciò che era diventata. A quattordici anni compiuti da poco
era
già molto forte, e Athena sarebbe stata contenta di poter
contare su di lei.
C'era solo il cavillo della maschera. André non aveva mai
desiderato coprirsi il volto, continuava a rifiutare il suo essere
donna, sostenendo continuamente che un cavaliere non aveva sesso. In
parte lui era d'accordo, ma se l'ordine fosse arrivato, persino lei
sarebbe stata costretta a seguirlo.
"Sono gli inglesi, quei
codardi..."
André aveva fermato Flocon de Neige su un'altura da cui si
poteva osservare comodamente ciò che succedeva: due eserciti
composti entrambi da numerose persone si stavano affrontando, a terra
giacevano già molti cadaveri e altrettanti dovevano essere i
feriti. L'esercito invasore aveva appiccato ovunque incendi e alcuni di
questi, unendosi, stavano distruggendo tutto quello che incontravano
sul loro cammino: non sembrava esserci traccia d'acqua, persino la
Senna era in secca e la giornata non prometteva pioggia.
Lo sguardo di André non perse un solo dettaglio. "Ci penso io..."
Louis si sentì ghiacciare dall'affermazione, ma non gli
riuscì di fermarla: la guerriera era già smontata
da
cavallo e alla velocità della luce si era allontanata,
presumibilmente verso il centro del campo di battaglia.
Louis non ebbe alcuna difficoltà a comprendere le intenzioni
di
André e neppure a capire chi ci fosse all'origine di quel
gelo:
entrato anche lui in città, subito dopo aver varcato le
macerie
delle mura distrutte, aveva notato che stava cominciando a nevicare. La
prima cosa che aveva destato l'attenzione di tutti era la
sferzata gelida del vento, e solo poi si erano accorti dei minuscoli
fiocchi di neve che cominciavano a scendere dall'alto e si posavano
gentilmente sul terreno, andando a spegnere e cristallizzare gli
incendi.
L'esercito invasore rimase intrappolato all'esterno del palazzo in cui
si erano rifugiati i francesi, e che pareva immune dall'improvvisa
nevicata che aveva ribaltato le sorti della battaglia; re Filippo,
rimasto in prima linea per quasi tutto il tempo, aveva osservato
sbalordito la svolta inaspettata che la lotta aveva preso. Il suo
sguardo vagava sorpreso dal cielo - che fino a poco prima mostrava un
sole splendente - ai fiocchi di neve che cadevano senza diventare acqua.
"Louis! Con quale ardire
torni in questi luoghi dopo tanti anni?! Dovrei farti tagliare la
testa!"
Il cavaliere dello Scorpione, che si era avvicinato al re per farsi
notare, si limitò a sorridere sarcasticamente: il re non era
proprio cambiato, autoritario e arrogante come sempre. "Ne parliamo
dopo, ok? C'è una battaglia in corso... non so se avete
notato
com'é venuta su bene la vostra figliola. Devo dire che non
la
vedrei bene vestita di sete e pizzi..." E Louis accennò ad
André, che stava ingaggiando una lotta fisica con un numero
indefinito di soldati: la maggior parte dei nemici era già
caduta, mancava solo il gruppetto che aveva impegnato la guerriera in
quel momento. Era fin troppo semplice, dopotutto non c'era neanche
bisogno di servirsi del cosmo per abbatterli e louis osservò
la
scena rimanendone al di fuori, consapevole che si trattava del primo
vero battesimo di sangue della sua allieva.
Doveva farcela da sola per diventare un vero cavaliere d'oro.
Un sibilo trafisse l'aria: Louis e il re osservarono la lancia di un
soldato colpire André all'addome, facendole perdere la
cognizione della realtà.
"Maledizione!",
sbraitò Louis, concentrando il cosmo dorato e deciso a porre
fine alla battaglia a modo proprio.
A risvegliare André fu un inaspettato calore: il dolore
pareva
scomparso e tutto era diventato meno pesante. Al momento dell'impatto
il suo corpo era diventato impossibile da sostenere, ora invece si
sentiva sospesa nel vuoto. Il nulla però non la spaventava,
al
contrario si sentiva quasi a suo agio; un rumore di voci giunse alle
sue orecchie, strappandola definitvamente al sonno.
"André, puoi
sentirmi?"
La voce che aveva parlato non aveva alcuna inclinazione francese, ma la
ragazza non fece alcuna fatica a comprenderla: quello era greco, Louis
le aveva insegnato a comprenderlo durante gli anni e si
limitò a
fare cenno affermativo con la testa. Riuscì a mettersi
seduta
sul giaciglio - una branda di fortuna, si poteva sentire l'acre odore
di morte che aleggiava - e vide, chinata su di lei, una persona
sconosciuta. Ad André pareva che tutta la bonta e la
dolcezza
del mondo emanassero dalla fanciulla che indossava una candida tunica
con decorazioni dorate, e dalla pelle scura; un bindi a forma di goccia
scintillava sulla fronte scura. Tutta la pelle era scura. La sola cosa
particolare erano i capelli chiari, tra il lilla e il rosa.
Louis si schiarì la gola e solo in quel momento
André lo notò, dall'altra parte della sua
brandina. "André,
ho il piacere di presentarti Sahila, la reincarnazione della nostra
amata dea Athena."
Atene,
1996
"Seiya, vuoi star zitto
per favore?" André
ignorò il dialogo tra il cavaliere di Pegasus e quello della
Fenice, proprio lui che aveva appena parlato, impedendogli di
riprendere il compagno di viaggio; ad André avrebbe fatto
piacere partire senza di loro, ma la Dea Athena le aveva assicurato che
i cnque cavalieri di bronzo sarebbero stati lieti di accompagnarla e di
rendersi utile. La missione era apparentemente semplice, dovevano solo
recarsi ad Asgard per controllare la situazione e porgere gli omaggi
della Dea alla Celebrante, tuttavia André aveva quasi
l'impressione di essere controllata. Inoltre i cinque parlavano spesso
tra loro, escludendola - anche se non provava alcun desiderio di essere
interpellata - e si sentiva inutile.
Tuttavia aveva notato con piacere che il cammino per raggiungere il
paese dei ghiacci eterni era lo stesso che aveva compiuto lei tanti
secoli prima, quando con Louis era giunta ad Asgard: sembrava che anche
gli stessi alberi non fossero cambiati, un po' come se il passato
rivivesse anche in quell'epoca. Un rumore improvviso destò
l'attenzione della guerriera: la catena di Andromeda si era mossa e
indicava con la punta la foresta. "I
nemici sono in quella direzione, allora."
I cinque osservarono André, sorpresi dalle sue prime parole
dopo
tutte quelle ore; erano già pronti a proseguire quando la
guerriera parlò di nuovo, in quel tono monocorde e
impassibile. "Ma
sento la presenza di alcuni cosmi che provengono da più
direzioni, credosia meglio dividerci: Pegasus, Cygnus e Phoenix, voi
andrete a destra, cercando di aggirare la foresta e scoprire eventuali
trappole. Potrete comunicarlo a me telepaticamente. Quanto a voi due,
verrete con me: la catena di Andromeda ci sarà utile per
spianare la strada."
André aveva volutamente separato la sua strada da quella di
Hyoga, stanca di sentire l'ossessivo sguardo del ragazzo che
sicuramente ricordava il suo maestro; non le aveva detto niente,
bastava quello sguardo insistente a farla sentire sotto osservazione.
Ma non era la sola ragione che l'aveva spinto a separarsi da lei, la
sua idea era quella di equilibrare le forze ed era inutile tenere due
guerrieri dei ghiacci nello stesso gruppo; inoltre il ragazzo conosceva
bene Asgard anche per via di sua moglie, quindi André era
certa
di aver preso la decisione giusta.
Il gruppo si divise così in due e mentre gli altri cercavano
di
sorprendere i nemici con un arrivo a sorpresa da dietro,
André e
gli altri proseguirono, varcando l'ingresso alla foresta, quella che
era stata il regno del defunto Alberich di Megres; i tre guerrieri
erano attenti soprattutto alle vibrazioni delle catene di Shun, le
quali erano però stranamente calme. André aveva
l'impressione che la foresta stessa fosse viva e che tentasse di
ingannare i loro sensi, inducendoli a una falsa sicurezza, per
sorprenderli quando meno se l'aspettavano.
La camminata durò mezz'ora senza che incontrassero nulla, e
più si addentravano, più André aveva
l'ìimpressione che la tensione stesse per logorarle i nervi;
eppure era abituata a vivere costantemente sotto pressione, non era
certo una novità. "C'é
qualcuno... non vedo l'ora che si mostri." Le parole di
André risuonarono solo alla mente dei guerrieri; Shun
spostò lo sguardo sulle catene, ancora immobili, e si chiese
come potesse il guerriero essere tanto certo di ciò che
diceva.
André si mosse così rapidamente che i due
guerrieri ebbero solo il tempo di
percepire un forte cosmo: un rumore di vetri infranti li avvolse,
facendoli arretrare di parecchi metri. André teneva le
braccia in avanti, ma la pressione le impedì di mantenere
l'equilibrio e scivolò più indietro di parecchi
metri rispetto agli altri due. "Stai
bene?" La voce di Shiryu le giunse stranamente ovattata,
ma annuì, senza pensare che di certo non poteva sentirla se
muoveva solo la testa; riuscì a rimettersi in piedi, ma
sentiva un dolore incredibile alle gambe e si disse che senza la
barriera che aveva tempestivamente eretto, sicuramente si sarebbe
sbriciolata.
"Giganti?!" André
lo sussurrò: non era sicuramente un umano quello che
torreggiava sopra di lei e, soprattutto, non era solo: ora capiva la
violenza distruttiva che aveva percepito, il loro cosmo era forte, ma
soprattutto lo era la loro forza fisica. Erano terribilmente alti,
grossi e armati di strane mazze violacee. Schivò un colpo
proveniente dall'alto e rotolò velocemente giù
per un pendio ghiacchiato; concentrò il cosmo e
riuscì a spiccare un salto per ritornare in alto, atterrando
dolorosamente sulle caviglie, maledicendo il fatto di essere stata
presa alla sprovvista. Gli altri non sembravano cavarsela meglio, anche
se percepiva ancora distintamente il loro cosmo; senza pensarci troppo
concentrò il proprio, scagliando una Diamond Dust contro il
suo avversario, arrivando a congelargli il braccio che reggeva la
mazza, sentendo i suoi sgraditi e terrificanti versi echeggiare
attorno, destabilizzando persino l'udito. Si chiedeva da dove fossero
uscite quelle bestie, e se per caso Athena non l'avesse sospettato.
L'espediente della Diamond Dust funzionò con altri tre
esemplari, anche se fu costretta a sprecare molta energia. L'ultima
cosa che percepì fu la terra che si apriva sotto ai piedi e
un dolore atroce che la scaraventava lontano.
L'unico rumore che si poteva sentire nell'undicesima Casa era il
respiro regolare di André: Shun sedeva in silenzio su una
sedia, poco lontano dal letto su cui aveva sistemato la ragazza.
L'armatura d'oro di Aquarius era rimasta alla prima Casa, nelle
sapienti mani di Kiki che avrebbe provveduto a sistemare le crepe che
si erano formate. Quanto a lui aveva tolto la sua, depositata nel box
ai suoi piedi, ma era distratto. La scoperta era stata sorprendente,
eppure aveva tenuto per sè ciò che aveva visto;
la sua catena l'aveva afferrata al volo - letteralmente, dal momento
che la guerriera era stata lanciata in un dirupo e aveva già
perso i sensi - ed era riuscito nell'impresa di non causarle danni,
lasciando la lotta a Shiryu e gli altri che li avevano raggiunti.,
preferendo occuparsi delle ferite e soccorrerla. E quando per curarle
le ferite era stato costretto a levarle l'armatura, aveva avuto la
sorpresa.
Non avrebbe mai pensato che il gelido guardiano fosse in
verità una donna, tuttavia si era limitato a servirsi del
cosmo per curarla e non aveva detto agli altri ciò che aveva
scoperto; aveva l'impressione che ci fosse una ragione precisa per cui
non avesse mai rivelato quel segreto a nessuno di loro. Inoltre
sicuramente la loro Dea ne era al corrente, ed era questo a intrigarlo:
non le aveva mai detto di mettere la maschera, perciò
significava che le andava bene. Ma perchè?
"No, stai ferma, devi
riposare alcuni giorni perciò non puoi alzarti dal letto..."
Shun si avvicinò quando percepì la
guerriera muoversi tra le lenzuola e le impedì di mettersi a
sedere, operazione che richiedeva parecchio sforzo e dolore ad
André. La vide osservarlo con sguardo interrogativo e decise
di anticipare la sua domanda. "Non
preoccuparti per la battaglia, sono sopravvissuti tutti. Anzi, a dire
il vero é stato piuttosto facile: ti ho riportata subito qui
dopo averti curata; la tua armatura sarà in piedi prima di
te, e a te baderò io dietro ordine della nostra Dea.
Così mi assicurerò che tu non compia mosse
incoscenti per una donna nelle tue condizioni." Shun vide
la guerriera sgranare gli occhi, come se l'avesse colpita un fulmine;
non diede alcuna spiegazione e restò sorpreso quando fu lei
a parlare. "Non sono una donna, ma un cavaliere, chiaro? E siccome sono
un tuo superiore posso darti degli ordini: non ho nessun bisogno del
tuo aiuto, mi riprenderò da solo come ho sempre fatto."
Il guerriero sorrise gentilmente. "Invece
non puoi, é stata Athena a darmi questo compito e lo
porterò a termine; il tuo discorso mi piace, ma che tu lo
voglia oppure no resterai una donna. Ora per favore resta sdraiata, hai
ricevuto un colpo piuttosto potente e non devi aggravare; stavo proprio
per prepararti qualcosa da mangiare, hai qualche richiesta in
particolare? Magari una buona zuppa?" Così
dicendo Shun decise di mettere subito in chiaro che per quei giorni
avrebbe comandato lui, anche se gentilmente e senza alzare la voce.
Percepiva la stizza nella voce di André, ma
preferì non badarci.
André scoccò uno sguardo malevolo e irritato al
ragazzo coi capelli verdi, tuttavia non ribatté, consapevole
che probabilmente arrivava proprio da Athena quell'ordine. "Immagino che lo sappia tutto il
Santuario, vero?" André ignorò la
domanda di Shun, domandando solo ciò che la interessava:
sicuramente era già diventato l'argomento del giorno, e ben
presto qualcuno avrebbe cominciato a pretendere che si adattasse alla
maschera o che fossero presi provvedimenti nei suoi confronti. Ma
sapeva che, anche se fosse stato vero, la colpa sarebbe stata sua e sua
soltanto, e non del cavaliere. Lo vide osservarla. "Non vedo per quale motivo avrei
dovuto... Non conosco le tue ragioni, ma il tuo segreto é
perfettamente al sicuro con me. Sono solo curioso di sapere il tuo
nome... cioé quello vero, ma non sei obbligata a dirmelo.
Allora, cosa vuoi da mangiare?"
André lo guardò di nuovo, sorpresa da quel modo
di fare. Era sicura che altri non avrebbero taciuto e si chiese
perchè lui l'aveva fatto. "La zuppa può andare,
solo se é di pesce però." Rispose la guerriera,
rassegnandosi a quella situazione almeno per qualche giorno; attese
alcuni istanti prima di riprendere parola. "Il mio nome é Andrea,
cavaliere."
ta-dan eccoci qui. no,
non mi ero
dimenticata della cara andrè u.u è trascorso
molto tempo ma intendo finirla, dato che manca poco. Domani rispondo
alle recensioni^^ un bacio a tutti. Ah, André la ritrovate
anche qui. XXX
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