Io e te insieme ce la facciamo
Oggi davvero la giornata sembra non finire più. Per 5 tatuaggi
fatti ne ho altrettanti da finire, ma se non mi prendo una pausa mi
gioco il cervello. E quello mi serve. Mi serve per andare avanti e non
farsi trasportare dal cuore. Cervello batte cuore 1 a 0.
“Micaela” dico alla mia assistente, che definirla tale
è un’esagerazione “ esco a fumarmi una sigaretta e
poi vado a casa. Chiudi tu”. Ed esco ancora prima di sentire la
sua risposta trascinata. Che poi non capisco perché si vesta in
quel modo. Sempre in bikini, manco ci fossero 40 gradi. Ecco
perché poi il mio lavoro viene visto male. La prima cosa che uno
vede entrando nel mio negozio è lei.
Una mezza nuda con i capelli rosa che mastica una gomma. Il top. Proprio il top.
Ma è stata una mia scelta andare via di casa a 18 e aprire un
negozio di tatuaggi. Dovevo allontanarmi da tutto e da tutti, per
trovare la mia strada. Non volevo più essere il cattivo ragazzo
di Gualdo Teverino. Non volevo più quella nomea, ma si sa il
passato, per quanto ti allontani, ti segue sempre e sempre lo
farà.
Sono finito in un quartieraccio dove impari a nuotare per non affogare.
Tiri fuori gli artigli con tutti, per difenderti. Sei guardingo. Non ti
fidi. Pensi sempre che qualcuno ti voglia fregare. Ma forse è
meglio così. Non mi va di fidarmi.
Senza rendermene conto ho imboccato la strada sterrata che porta a
Roma. Lo sapevo che il cervello mi avrebbe abbandonato prima o poi; ed
eccomi qui a vagare per le strade deserte di Roma.
Non proprio deserte. Una macchina rossa inchioda e scendono tre
ragazzi. Puntano una ragazzina in scooter. Che ragazzina stupida.
Fermarsi qui, da sola, e con uno scooter nuovissimo. Proprio stupida.
Ha i capelli biondi che le ricadono sulla maglietta rossa. E poi sento qualcosa che mi smuove lo stomaco.
La sento chiedere in lacrime di essere lasciata in pace.
Non posso sentire oltre. Quel qualcosa nello stomaco mi spinge a
comportarmi da pazzo. Ora mi prendo una bella coltellata eh. Bravo
Emiliano, dai della stupida alla ragazzina, ma forse sei più
stupido tu. Ma chi te le fa fare??
“Oh! Lasciala!” dico mentre mi accorro per raggiungerli.
“Lasciala!!” ridico dal momento che la mia frase non ha
sortito nessun effetto.
“Da quando vi mettete a fregare gli scooter alle ragazzine?”
“Ma te che vvvoi?” mi dice una mettendomi la sua testa davanti alla mia fronte.
“Metti giù le mani. Non mi toccare” lo spingo via
mentre con la coda dell’occhio vedo la ragazzina che si porta le
mani alla bocca. Deve essere terrorizzata. Poverina…
“Stamo a scherzar..sta bono” mi placa uno dei compari del
tipo che avrebbe meritato una testata. Gli spaccherei a tutti la
faccia. “Fa il bravo va…”
“ Vai vai…” dico mentre si allontanano. Questa volta
mi è andata bene. Tre contro uno. Non quello che amo definire
scontro alla pari. Ma lei era così spaventata. No. Io nemmeno la
conosco. No. Riprendiamo il controllo. Al diavolo lo stomaco, io devo
ascoltare solo il cervello.
Pensiamo al motorino che è meglio. Riesco a malapena a
guardarla. Provo ad accendere il motorino, ma la spia arancione del
serbatoio non lascia dubbi. La ragazzina è a secco.
Stiamo in silenzio finchè lei con la voce tremante mi ringrazia.
“Non devi girare qui da sola” dico guardando davanti con la
voce monotematica nella speranza che la conversazioni termini li. Non
voglio sorbirmi chiacchiere intuili. Ma lei non si arrende e decide di
farmi sapere come mai è li, come se a me importasse. Non
rispondo, ma lei non molla.
“Dove andiamo?” la voce è decisamente più calma e fa sentire più calmo anche me.
“A fare benzina. Giusto?” accenno un sorriso.
Emiliano. Piantala. Di. Fare. Lo. Stupido mi dico.
Durante il tragitto verso il benzinaio non parlo e lei sembra aver
finalmente capito che preferisco il silenzio a chiacchiere inutili su
trucchi, peluche o robe di cui possono parlare le ragazzine.
Lei mi guarda, mi fissa e non mi toglie mai gli occhi di dosso. No
basta questa situazione non la reggo e mi sfogo sul distributore che mi
ha fregato i soldi,prendendolo a pugni. Sempre tutto rotto qui. Non
siamo mica la Roma per bene.
Dannazione.
“Dai magari ne troviamo un altro” mi dice lei sorridendo.
Ma chi è? La venditrice di ottimismo porta a porta?!?!
“Anna” mi allunga la mano. Già, non avevo ancora saputo il suo nome. La ragazza ottimismo si chiama Anna.
Anna è li, di fronte a me, con la mano tesa che mi sorride.
“Anna, io sono Emiliano” e vedendola sorridere mi viene da
sorridere anche a me. I suoi datori di lavoro dovrebbero darle
l’aumento. È proprio la ragazza ottimismo. Ha la mano
piccola. Io con la mia la posso nascondere.
“Il prossimo distributore è avanti…non so vuoi chiamare casa?”
“No no, io posso fare quello che voglio”
Che carina quando cerca di fare la grande. No ci risiamo. Il cervello, Emiliano, il cervello.
“Allora si va!”
“Si va”
Ritorno a spingere il motorino, in silenzio, mentre su Roma scende la notte.
Ce l’ho quasi fatta. Lei ha rispettato la mia scelta di stare in
silenzio, fino a quasi il distributore, ma si sa le ragazze sono fatte
così. Per loro bisogna sempre parlare.
“Tu non sei uno che parla molto eh?” mi chiede.
“Solo quando serve” dico sperando di aver saziato la curiosità.
“Posso farti una domanda?” fa finta di non ascoltare quello
che ho detto. “Il tatuaggio sul collo cosa significa?”
Di tutte le domande queste. E ora mi tocca pure risponderle.
“il nome di mia mamma in arabo….non sono pazzo è
che è morta quando ero molto piccolo” non ci credo di
averlo appena detto.
“Mi dispiace” dice lei, e sembra davvero dispiaciuta. Ma
questo è quello che dicono tutti, e ne sono talmente convinto
che lo dico a voce alta.
Adesso capirà che non voglio più parlare. Ma
sorprendentemente dice qualcosa che la rende più simile a me.
Lei sa quello che si prova a perdere la propria madre. Lei davvero mi
capisce e la cosa mi spaventa. Lei si sta incuriosendo e devo smettere
di fare lo stesso. Fine della storia.
Le faccio benzina, le spiego la strada per tornare a casa, nella
speranza che Anna, la ragazza ottimista, sparisca dalla mia vita,
così diversa dalla sua.
Ma ecco di nuovo il mio stomaco che spinge e al cervello non arriva
più ossigeno. Le do la mia felpa perché non prenda
freddo. Un vero gesto romantico, che però io non posso
permettermi.
Ciao Anna, buona vita.
Hope you like it!
Bacioni, a presto!!!
I.
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