Intro e disclaimer: E stavolta eccovi qualcosa di simpatico per le vacanze natalizie. Un raccontino breve (e assolutamente ironico) dedicato ai protagonisti maschili di Mai Otome e a Francesco, a cui devo l'ispirazione. Un grazie anche a Solitaire per le varie chiacchierate sul tema trattato in questo racconto.^_^
Mai Otome è di proprietà della Sunrise.
Edit: grazie a Hinata-chan per il commento! Sono lieta che ti sia piaciuta. E' che con i miei amici ci siamo chiesti spesso se questi potenti governanti non soffrissero un po' della presenza di queste donne, che dopotutto erano ai loro ordini ma anche legate a doppio filo al Garderobe e a chi le aveva addestrate. Senza contare che erano "intoccabili" ;-) Mi sono dimenticata di scrivere che è comunque riferita all'anime, perché nel manga certi personaggi non ci sono. Però Nina è vestita proprio come quella del manga. Perché... beh, quella dell'anime non avrebbe fatto molta impressione, è troppo vestita ^_^
Il
fine ultimo dell'uomo
...
o, il Prologo di Mai Otome
L'atmosfera
è tesa nella stanza, quelli intorno al tavolo sanno che se
quella riunione venisse scoperta gli equilibri mondiali ne verrebbero
sconvolti. Si scrutano di sottecchi per interminabili minuti; prima
di allora alcuni di loro non si erano mai visti in faccia, altri
avrebbero fatto di tutto pur di non essere seduti allo stesso tavolo
di quelli che considerano i loro più acerrimi nemici.
Alla
fine è uno dei più giovani che prende la parola. Si
schiarisce la voce, passandosi nervosamente una mano nei folti
capelli castani.
“Dunque... se siamo qui riuniti oggi è
perché la situazione è estremamente grave. Credo che
siamo tutti d'accordo che non possiamo andare avanti così.”
L'uomo seduto accanto a lui, dai lineamenti fini e i con capelli
raccolti in una coda di cavallo, annuisce gravemente. “Non so voi,
ma io sono quasi disperato.”
“Come tutti noi, ragazzo” tuona
qualcuno dall'altra parte del tavolo. Si alza in piedi, e la luce
bassa delle lampade si riflette sinistramente sul suo cranio lucido.
Abbatte una mano sul piano del tavolo.
“È ora di finirla
con questa schiavitù! Queste assurde regole imposte da gente
sulla quale noi non abbiamo nessun controllo. Cosa diranno i nostri
figli di noi?”
“Sempre che riusciamo ad averne” brontola un
altro dei convenuti.
L'uomo, dai lineamenti pesanti che una volta
dovevano essere stati attraenti, è sprofondato al suo posto a
braccia conserte, e le sopracciglia aggrottate gli danno un'aria di
perenne disapprovazione.
“Da quando il nostro... problema
comune si è manifestato mia moglie non mi vuole più
vedere. Sostiene che è colpa mia. Le ho spiegato mille volte
che il sistema di scelta è perfettamente casuale ma non mi
crede.”
Il cipiglio del poveretto si intensifica. “Dice che il
mio talamo comincia ad essere un po' troppo affollato. E che lei non
ama le fruste.”
Una grossa lacrima gli rotola pigra giù
per la guancia, e il suo vicino si allunga per dargli
cameratescamente una pacca sulle spalle. Quest'ultimo volge poi il
viso triste, ornato da due pesanti baffi, verso i compagni.
“E
cosa dovrei dire io? È la prima cosa che vedo quando mi
sveglio al mattino. Non riesco nemmeno a prendere il caffè in
santa pace che subito vengo assalito. Lavoro, lavoro, questo è
il ritornello che mi viene martellato in testa.”
Il ragazzo che
per primo aveva parlato si gira sconvolto verso di lui, pallido in
viso. “Dici che è così terribile?”.
È il
calvo che gli risponde, con voce da oltretomba. “Peggio, ragazzo.
Te ne accorgerai quando il problema avrà varcato le soglie di
casa tua. Non c'è modo di scacciarlo, né di opporsi.”
Lo sguardo dell'uomo si fa trasfigurato. “Ormai, mi segue anche in
bagno.”
A quelle parole, molti dei presenti si mettono
apertamente a singhiozzare, mentre gli altri si prodigano per
consolarli in qualche modo.
Una cacofonia di voci si alza intorno
al tavolo.
“È ora di finirla.”
“Basta.”
“Non
ne possiamo più.”
“Sono stato anche minacciato di
essere lasciato...”
“Ho paura per le mie figlie. Piuttosto di
farle cadere in quelle mani le annego personalmente.”
“Ma
quanto siete lagnosi.”
“Siete la vergogna di Earl.”
Tutti
gli sguardi si girano verso gli ultimi due che hanno parlato; due
ragazzi molto giovani, molto più di tutti i presenti, seduti
vicini ad una estremità del tavolo.
“Invece che
ironizzare dovreste prepararvi, visto che presto toccherà
anche a voi” gli viene rimproverato dagli altri.
Uno dei due scuote le spalle, mentre un ghigno
sarcastico gli piega le labbra. “Non ci penso neppure. Il mio paese
ha da sempre rifiutato questa cosa. Sono venuto qui con dei dubbi, ma
vedendo questa scena sono più che contento della scelta
fatta.”
Il suo vicino lo guarda, improvvisamente preoccupato.
“E
tu invece?” sibila al suo indirizzo il calvo.
“Niente che non
possa gestire.”
Il tono che voleva essere sicuro, ha però
una rilevabile sfumatura di dubbio.
“Cosa credi, anch'io
pensavo così!” ulula l'uomo con i baffi. “Anzi, già
mi perdevo in sogni di sfrenata lussuria, come le storie che mio
padre mi raccontava quando avevo la tua età. Peccato che la
realtà sia stata ben diversa. Lui stesso, sul letto di morte,
mi confessò che erano tutte bugie, perché non voleva
che io mi deprimessi prima del necessario.”
Il suo interlocutore
adesso, sembra decisamente allarmato. “A me non succederà.”
Una risata amara accoglie quelle parole. “Lo abbiamo detto
tutti. Ma risparmiati le notti insonni, questo non è un
problema risolvibile con i soliti metodi.”
“Che cosa possiamo
fare allora?” grida ancora il ragazzo di prima, con i capelli
castani ritti in testa. “Io ho una fidanzata, non voglio finire
così!”
Il silenzio cala tra gli astanti, che si scrutano
indecisi su cosa dire. Fino a quando il calvo non si alza in
piedi.
“Signori, qualcuno l'ha anche detto: è ora di
finirla. Quello che propongo io è di liberarci di questo
problema alla radice.”
Intorno al tavolo i convenuti si guardano
smarriti, prima di cominciare ad annuire.
“Sì, ma come?”
chiede qualcuno.
“Il Garderobe delle sparire dalla faccia di
Earl” dichiara solennemente l'uomo in piedi.
Grida di vario
genere si odono intorno al tavolo.
“Liberiamoci di quelle
streghe.”
“Rivoglio la mia vita.”
“Io me la voglio
fare.”
“Beato te, la mia è pure brutta...”
Un
sorriso di trionfo si sparge sul viso del calvo. “È deciso.
Il Garderobe ha fatto il suo tempo. Non lasceremo più che
quelle zitelle acide ci stiano alle costole, riportando tutti i
nostri movimenti alla loro direttrice. Dobbiamo scoprire come
funziona quel dannato sistema per scardinarlo. Non tollererò
più che quella strega mi sventoli sotto il naso le sue tette
perfette!”
Gli sguardi verso di lui adesso sono adoranti.
“Cos'hai in mente?” gli chiede qualcuno.
“Organizzeremo una
rivolta, e ci riprenderemo il potere che è legittimamente
nostro.”
Dal fondo del tavolo, uno dei due ragazzi alza la mano.
“Vi sembra davvero opportuno far scoppiare una guerra perché
volete... trastullarvi con le vostre Otome?”
“Ci puoi
contare, piccolo” esclama il calvo, oramai padrone dell'assemblea.
Poi gli punta il dito contro. “Anzi, tu che non hai nulla da
perdere, e visto che non hai ancora un'Otome, potresti fare da
nostro rappresentante.”
Il secondo ragazzo spalanca gli occhi,
gettando uno sguardo carica di pietà verso il suo vicino, poi
si affretta a spostare impercettibilmente la sedia verso la salvezza.
Cosa che non può fare l'altro, oramai sotto gli occhi di
tutti. Il condannato alza le mani. “Aspettate un attimo.
Ragioniamo, e io cosa ci guadagno?”
“Tutto quello che
vuoi.”
“Ti daremo armi.”
“Tecnologia.”
“Penseremo
noi ai rifornimenti delle truppe.”
“Qualunque cosa...”
A
quelle offerte un lampo di interesse emerge nello sguardo del
ragazzo. “Ma non mi sembra ancora abbastanza.”
Dalla parte
opposta del tavolo si alza qualcuno che fino a quel momento era
rimasto in silenzio. L'uomo ha bizzarri capelli biondi acconciati
come una corona attorno al cranio. La sua espressione si fa astuta
mentre preme il bottone del telecomando che tiene in mano.
“A
tal proposito, forse questo la interesserà. È difficile
stabilire la forma che prende la veste generata da una particolare
GEM ma, dai dati in nostro possesso, questa dovrebbe essere
un'elaborazione convincente di quella che indosserà la sua
futura Otome, Granduca. Incontra il suo gusto?”
Mormorii di
approvazione si fanno sentire intorno al tavolo.
La donna sullo
schermo non ha niente altro indosso che un costume sgambato
completato da pizzi e trine, e un reggicalze dorato che sostiene
calze in vinile. Il resto del abbigliamento è unicamente composto da
coreografici nastri.*
L'uomo calvo, a braccia conserte, lancia uno
sguardo glaciale al ragazzo. “Goditi la visione, ma ti ricordo che
non la potrai sfiorare neppure con un dito.”
Gli occhi del suo
giovane interlocutore sono incollati allo schermo.
“No...
proprio a me doveva capitare quella?” mormora.
“E se la cosa
non ti basta, ti vorrei ricordare tutte le volte che da piccolo sei
stato sculacciato dalla tua bambinaia Otome” rincara la dose l'uomo
con i baffi.
A quelle parole il volto del ragazzo si fa tanto
pallido quanto i suoi capelli. “Ah sì, quella brutta
putt...” mormora tra sé e sé, per poi guardarsi
intorno con aria afflitta.
“Ho capito, ho capito. Non ci tengo
a ripetere l'esperienza. Bene, quand'è che facciamo scoppiare
questa guerra?”
Fine
Personaggi
in ordine di apparizione
Primo
ragazzo: Kazuya Krau-xeku
Uomo con coda di cavallo: Re del paese
di Romulus
Il calvo: Argos XIV
Uomo con problemi coniugali:
Charles de Florence
Uomo baffuto: nobile del regno di
Lutetia-Remus
I° ragazzo: Takumi Tokiha
II° ragazzo:
Nagi De Artai
Uomo biondo con telecomando: John Smith
*La
donna sullo schermo indossa il Robe di Nina versione manga.