Ho trovato questa ficcina su FanFiction.net e, con l’autorizzazione dell’autrice, ho
deciso di pubblicarla, perché secondo me è molto
carina. È un AU ambientata prima del secondo film ed è
un po’ triste ma molto dolce.
Quindi, in attesa di leggere la
storia di Natale scritta da me, godetevi
-
Questo Natale –
Ryan Evans
odiava il Natale.
Ok, non odiava proprio tutto del
Natale gli piacevano le decorazioni e le luci che le persone appendevano
ovunque e quel senso di tranquillità e gioia che si sentiva tutto intorno e
nemmeno gli dispiaceva il lato religioso del Natale.
Quello che davvero odiava erano i regali.
Li faceva volentieri, ma non amava riceverne, più che altro
perché non gliene arrivavano mai molti.
Trovava lo scambio di doni un modo come un altro per
misurare la popolarità, una scala per vedere quanto si piaceva agli altri,
perché più regali uno riceveva a scuola più amici aveva.
Tutto questo serviva solo a sottolineare
il fatto che Ryan di amici non ne aveva.
Negli anni fortunati, aveva ricevuto al massimo un regalo.
Era sempre molto fiero del suo singolo dono, anche se si
trattava di uno scherzo da parte di Troy e della sua
gang del basket, ma il suo regalo sembrava decisamente
patetico, messo vicino all’ingombrante pila di quelli di Sharpay,
così numerosi che lui si ritrovava sempre a doverla aiutare al momento di
portarli a casa.
Non che questo gli facesse alcuna differenza: tutti sapevano
che quei pacchetti erano di Sharpay
e che lui stava semplicemente adempiendo al suo ruolo di cagnolino scodinzolante.
Tuttavia, il mucchio di doni che Sharpay
riceveva non stavano a rappresentare quanto lei
piacesse ai loro compagni, ma erano la dimostrazione della paura che la ragazza
incuteva nella maggior parte degli studenti che si sentivano obbligati a prenderle
qualcosa semplicemente perché lei era lei, come per una legge non scritta.
Normalmente, erano le matricole a farle più regali.
Lei non li chiedeva mai; semplicemente, era sempre stato
così, come una sorta di tradizione.
Era ciò che tutti si aspettavano da loro e quest’attesa non veniva mai
delusa, anche perché quel gesto significava che sarebbero stati più al sicuro
dal suo sguardo di ghiaccio l’anno seguente.
Le tradizioni cambiano, però.
Quell’anno nessuno si sarebbe
avvicinato timidamente a Sharpay con un presente per
lei.
Quell’anno, non sarebbe stata lei
ad avere il maggior numero di regali all’East High.
Quell’anno, Ryan
non avrebbe portato niente a casa per lei.
Quell’anno.
A Ryan sembrava quasi che non si
trattasse semplicemente di un Natale, gli veniva da pensare in termini di anni, perché tutto
era diverso.
Per lui, il Natale non aveva più quel senso di calore e
affetto che aveva sempre avuto anche se, ad essere
sinceri, tutta la sua vita gli sembrava fredda e vuota dal giorno
dell’incidente.
Seduto davanti al palco, in teatro, Ryan
lasciò che una lacrima silenziosa scivolasse giù lungo la sua guancia.
Era l’incidente ciò che aveva causato quel gelo nel suo
cuore e quel cambiamento nel suo tradizionale modo di
vedere il periodo natalizio.
Perché il Natale non sarebbe mai
più stato lo stesso.
Sharpay non era più l’ ad attirare tutta l’attenzione della loro famiglia e dei
loro – beh, dei suoi – amici.
Nemmeno la festa di Natale che sua sorella organizzava ogni
anno per gli studenti dell’East High
si sarebbe più tenuta a casa loro.
Non che a Ryan importasse,
odiava quel tipo di feste. A dargli fastidio era il fatto che
nessuno si fosse preoccupato di chiedergli se per lui fosse ok
spostare il tutto a casa di Troy.
Senza Sharpay, Ryan
avrebbe ricevuto ancora meno regali, quell’anno.
Anche se sua sorella si comportava
sempre come la cosiddetta Regina di Ghiaccio, in realtà, sotto quella facciata
che si era accuratamente costruita, sapeva davvero essere una bella persona.
Ryan sapeva che il suo dono per
lui era sempre scelto con cura, perché lei gli voleva bene e sapeva che aveva
bisogno di qualcuno che pensasse a lui, dato che così spesso le persone si
dimenticavano della sua esistenza.
Da solo nel teatro deserto, Ryan
si permise di scivolare nei propri pensieri, senza fare caso
a nient’altro.
Ultimamente, comunque, il teatro
sembrava sempre vuoto, dato che non vi si trovava sempre Sharpay
intenta a provare in ogni minuto del suo tempo libero.
Era l’ultimo giorno prima delle
vacanze di Natale e Ryan era fuggito dalla mensa
affollata e si era rifugiato lì per poter stare un po’ da solo, soprattutto
perché non se la sentiva di stare in mezzo a tutta quella gioia.
Amava stare nel teatro vuoto perché era esattamente così che
anche lui si sentiva..
Sempre, da quando Sharpay aveva
avuto l’incidente, si era sentito vuoto, perché aveva perso la sua gemella, l’unica persona al mondo in grado di farlo sentire
completo.
Il teatro rifletteva il suo umore e non cercava di farlo
sentire meglio, come facevano tutti. Lo ignorava, e
gli permetteva di essere tutto ciò che voleva, senza
pretese di qualunque tipo.
Solo un’altra persona, oltre a Sharpay,
era in grado di farlo sentire così, ma ora lei era a festeggiare con gli altri,
come era giusto che fosse. Perché,
dopotutto, Kelsi Nielsen
avrebbe dovuto curarsi di lui?
Lei degli amici li aveva…
“Hey, Ry…”
Una voce sottile lo raggiunse alle sue spalle.
Ryan si voltò svogliatamente per
vedere Kelsi, in piedi, che lo guardava.
Si asciugò frettolosamente le lacrime dal viso.
“Puoi essere triste, se vuoi. Non mi dà fastidio.”
Ryan ignorò il commento.
“Che ci fai qui? È l’ultimo giorno
di scuola; non dovresti essere a festeggiare insieme agli altri Wildcats?”
“Forse.” Rispose Kelsi, notando,
poi, il lampo di tristezza che aveva brillato per un istante sul viso del
ragazzo, prima che lui lo coprisse con la sua solita espressione. “Ma poi mi
sarei dimenticata di fare questo.”
Kelsi frugò per un attimo nella
cartella e tirò fuori un pacchetto incartato alla perfezione che porse al
sorpreso Ryan, il quale lo afferrò con trepidazione.
“Ehi, guarda che non morde.” Sorrise lei, vedendo la sua
faccia.
Gli sedette accanto, mentre lui strappava la carta,
rivelando un cappello alla Robin Hood
blu scuro.
Ryan sorrise e si tolse la coppola
che indossava, rimpiazzandola con il regalo di Kelsi.
“È per ringraziarti di quello che mi hai preso e per il
fatto che sei sempre gentile con me. Tra l’altro, quest’anno
per te deve essere stato particolarmente duro. Non sapevo cosa prenderti e così
ho optato per un cappello, perché mi sembrava che ti
piacessero…che non è un difetto…semplicemente l’ho notato… ma poi non sapevo
che colore scegliere e ho pensato a questo perché ho pensato che si abbina
praticamente con tutto…” Disse Kelsi, senza prendere
fiato.
Era decisamente nervosa.
“Mi piace molto.” Dichiarò Ryan,
bloccando il discorso dell’imbarazzatissima ragazza.
“È perfetto.”
“Ma non è nemmeno lontanamente caro come il tuo regalo.” Cominciò lei.
“Quindi? I soldi non sono poi così
importanti. Mi fa piacere che qualcuno, oltre a mia sorella, mi abbia preso un regalo per Natale. Significa molto, molto di
più del dono più costoso del mondo.”
Kesli arrossì, al suo commento.
Ryan le piaceva davvero molto ma aveva sempre avuto troppo paura di dirlo a causa di
Sharpay.
Era felice che quel semplice regalo avesse rotto il ghiaccio
tra di loro, specialmente dopo la morte di Sharpay, quando lui aveva più bisogno che mai di qualcuno
che gli stesse vicino.
Ryan, dal canto suo, decise che,
per una volta, si sarebbe concesso di agire d’istinto e si chinò a baciare
quella ragazza di cui era innamorato in segreto da ormai parecchio tempo.
Si ritrovò piacevolmente sorpreso quando
lei non solo rispose, ma approfondì il bacio, stringendo forte le braccia
intorno alla sua figura magra.
Quando si separarono, Ryan guardò nei profondi occhi nocciola di Kelsi, rendendosi conto che, forse, con Sharpay
non era sparita l’ultima persona alla quale valesse la pena voler bene.
“Ti amo.” Sussurrò all’orecchio della ragazza.
“Anche io.”
Ryan intrecciò le dita con quelle
di lei ed entrambi si alzarono, camminando lentamente
attraverso il teatro, in silenzio, semplicemente felici di essere insieme.
In quel momento, il teatro non sembrava più così vuoto come
un quarto d’ora prima, perché aveva trovato qualcuno con cui poter dividere il
proprio cuore, come aveva fatto con sua sorella da quando
erano nati.
Quel Natale sembrava davvero dover essere diverso dagli
altri.