Everything will be okay in the end. If it’s not okay, it’s not the end di Molly182 (/viewuser.php?uid=86999)
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Chap
6
Quella
mattina mi alzai più rilassata che
mai, avevo dormito benissimo ed ero riuscita a non pensare a dove
diavolo fosse
finito Edward in questi giorni.
Dopo
quella sera al locale non si presentò
la mattina successiva a casa mia, tanto meno quella seguente. Sembrava
essere
sparito nel nulla e forse – questa volta – per la
volta giusta.
Il non averlo più attorno aveva i suoi lati positivi, mi
stressava di meno e
soprattutto non avrei più litigato con qualcuno per motivi
futili, ma ogni
medaglia ha due lati, infatti c’era anche una parte negativa
della sua
scomparsa. Avere così tanto tempo a disposizione mi faceva
riflettere, una cosa
che avrei dovuto impedire fin dall’inizio. Pensai a quali
fossero realmente le
ragioni della sua scomparsa e del perché, quando glielo
chiedevo io, non lo
faceva.
Lui era quella persona che mi bloccava per diventare una persona
migliore. Da
quando lo avevo incontrato la mia vita era tornata quella di sempre:
perennemente di cattivo umore e con la luna girata, finché
non decideva che era
ora di tornare a casa sua, e allora tutto tornava a posto. Ma questa
volta non
sarebbe dovuta andare così, era veramente ora di cambiare,
ma ogni volta
sembrava non essere mai quella giusta.
La
colpa non potevo attribuirla al destino
o a Edward. La colpa, del resto, era mia perché non ero
ancora riuscita a stare
bene con me stessa.
Così decisi di alzarmi dal letto evitando di guardarmi allo
specchio. Percorsi
il piccolo corridoio e sentii degli strani rumori provenire dal
soggiorno.
Immediatamente alzai gli occhi per capire chi diavolo stesse facendo
tutto quel
baccano in casa mia e lo vidi.
Ero totalmente confusa. Cosa ci faceva qui?
"Buongiorno", mi disse sorridendo seduto al tavolo da pranzo. Il suo
sorriso sembrava così rilassato, sincero, come se fosse
stata la cosa più
naturale di questo mondo, ma con che
coraggio mi diceva ciò?
Quasi
due settimana senza vederlo. Era
sparito nel nulla e tutto quello che mi aveva detto era stato solo
'Buongiorno'
con il suo solito sorriso che gli avrei volentieri tolto prendendolo a
schiaffi.
"Forza, siediti", mi invitò cordialmente vedendomi immobile
in mezzo
alla sala.
"Cosa ci fai qui?"
"Passavo da queste parti...", rispose alzando le spalle e bevendo una
tazza di the fumante. "Avanti, siediti, non vorrai mica farmi fare
colazione
da solo"
Andai a sedermi al tavolo davanti a lui. Non
sapevo cosa pensare.
"Non trovi che oggi sia una bellissima giornata?" , chiese
continuando a mangiare. "Londra non è mai stata
così soleggiata"
"Come sei entrato?"
"Vuoi del caffè o preferisci del the o una ciotola di latte
e
cereali?", continuò a dire non togliendo gli occhi dalla sua
tazza.
"Edward!", lo richiamai. "Come diamine hai fatto ad
entrare?", solo in quel preciso istante alzò i suoi occhi
azzurri e li
fece incontrare con i miei furiosi.
"Con le chiavi di scorta che lasci nel porta ombrelli"
"Come diavolo..."
"Sono andato ad intuito"
“E
come hai trovato il mio appartamento?”
“Mi
vuoi fare il terzo grado?”
“Mi
sembra anche ovvio!”
“La
signora al piano terra mi ha detto
dove abitavi”
"Perché sei entrato?"
"Ho immaginato che stessi dormendo e non volevo svegliarti"
"Potevi passare più tardi o magari scomparire come hai fatto
fino
adesso"
"Ok, hai ragione!", disse posando la sua tazza di the sul tavolo ma
tendendola stretta, come se potesse scappare via da un momento
all’altro.
"Non dovevo scomparire, non dovevo mandare all'aria l'impegno che mi
ero
preso con te, non dovevo farti arrabbiare e probabilmente non dovevo
portare
Alice al locale"
“Per
questo non dovresti essere neanche
qui”
“Forse...”,
rispose alzando le spalle.
“Che importanza ha ormai?”
"Come sta?", chiesi cercando di essere il più indifferente
possibile.
"Sta bene"
"Sembra simpatica"
"Già", sospirò. “E con Toby come
va?”
“Siamo
buoni amici”
Tra noi cadde il silenzio più assoluto. Eravamo
lì come due buon amici a fare
colazione insieme in una splendida giornata di sole a Londra ma non
parlavamo. La
tensione si poteva tagliare con una piuma. Era tutto così
sbagliato,
tremendamente sbagliato. Lui non doveva essere qui e io non dovevo
parlare con
lui. I piani si stavano ribaltando e sapevo che ben presto sarei
rimasta ferita
semplicemente perché stavo iniziando a fidarmi di lui.
Non
mi spiegavo il perché voleva
complicarmi la vita, perché
aveva deciso
di stravolgermela. Non mi spiegavo il perché non riuscivo ad
odiarlo
completamente pur avendomi mentito un paio di volte.
"Edward..."
"Oggi potremmo fare qualcosa…", disse contemporaneamente a
me.
"Perché sei qui?"
"Te l'ho detto, passavo da queste parti e...", iniziò a
dire.
"Ok, è vero che passavo per di qui ma è stata una
cosa volontaria"
"Cosa intendi?"
"Ieri ho ricevuto una chiamata dal mio agente, hanno anticipato il tour
e
volevo salutarti"
"Quando parti ?", chiesi alzandomi dalla sedia e iniziando a
riordinare. Ultimamente lo facevo spesso per tenermi occupata.
"Domani", disse seguendo ogni mio
movimento. “Starò via per
molto tempo”
Lo sentii alzarsi e posarsi dietro di me. Percepivo il suo respiro sul
collo e
le mani sui miei fianchi.
"Quindi tra meno di ventiquattrore…"
"Esatto", mi voltai verso di lui sciogliendomi in quei pezzi di cielo
che aveva al posto degli occhi.
"Non giocare con me"
"Maddy non sto giocando"
"Allora cosa stai facendo?"
"Volevo passare un po' di tempo con te prima che me ne andassi"
"Non sono la persona più appropriata...", dissi scivolando
via dalla
sua presa.
Attraversai il corridoio e andai nella mia stanza da letto, chiudendomi
la
porta alle spalle. Se fossi stata lì per un po' di tempo
magari se ne sarebbe
andato stufo di aspettarmi. Magari si sarebbe arreso e mi avrebbe
lasciato da
parte, come era giusto che fosse.
Aprii
la finestra per cambiare aria e mi
vestii, indossavo ancora la mia tuta/pigiama.
Ormai erano passati diversi minuti e restare distesa sul letto faceva
perdere
la condizione del tempo.
Un
po’ ci speravo che Edward se ne fosse
andato, ma non era quello che volevo realmente. Una parte di me voleva
che
fosse ancora di là, in cucina, ad aspettarmi con una
videocamera e pronto a
dirmi: ‘Sei su Candid Camera! Fai
un bel
sorriso per chi ti vede da casa!’. Immagino che
questo non sarebbe stato
possibile, anche perché apparirei come una stupida ragazza
che si era fatta
prendere in giro da uno stupido ragazzo.
"Maddy...", mi chiamò aprendo leggermente la porta. Vedevo i
suoi
ciuffi rossi fare capolino.
"Entra..."
Fece dei piccoli passi e in pochi secondi lo vidi disteso di fianco a
me con le
braccia incrociate dietro alla testa a contemplare il soffitto come
stavo
facendo io.
"Volevi scappare?"
"Ci avevo pensato, ma sarebbe stato stupito fuggire da casa mia"
"In effetti non avrebbe molto senso"
"Verrà anche lei in tour con te?", chiesi.
"Farà solo due settimane e poi tornerà qui"
"Capisco..."
"Mi mancherai!"
"Edward...", dissi alzandomi dal materasso. Mi sentivo alquanto
scomoda e stretta nonostante fossimo ognuno nella propria porzione di
letto.
Guardai fuori dalla finestra ma non riuscivo a pensare ad altro. Quelle
parole
avevano un certo peso soprattutto dette da lui che era fidanzato con
una
splendida ragazza che probabilmente amava.
Quel
ragazzo era entrato nella mia mente
senza neanche chiedere permesso e ora la stava rivoluzionando come
più gli
piaceva. I miei pensieri erano così confusi come un quadro
futurista, erano
confusi e senza un filo logico. Mi sentivo così stupida.
“Dove
vai?”, mi chiese vedendomi uscire
dalla stanza.
“Esco”
“Aspetta”,
mi rincorse afferrandomi per un
braccio. “Ho detto qualcosa di sbagliato?”
“No,
tu…”
“Non te ne andare…”, mi chiese con un
tono di voce così dolce da far sciogliere
anche il più compatto cuore di ghiaccio
nell’intero Mondo. Sembrava un cucciolo
con quello sguardo implorante e quella vocina così sottile.
Mi stavo facendo
abbindolare di nuovo da un ragazzo qualunque, ma tra tutti, lui era il
migliore!
“Edward,
io veramente non capisco….”
“Te
ne andrai?”
“Come?”
“Avevi
detto che quando le cose andavano male tendevi
a scappare, te ne andrai anche questa volta?”, chiese non
distogliendo i suoi
occhi azzurri dai miei. “Te ne andrai a New York?”
“Non
lo so”
“Promettimi
che ti ritroverò qui quando tornerò”
“Non
credo che sia una buona idea”
“Tu
fallo!”
“Edward,
non credo che tu sia in una posizione adatta per
dirmi quello che devo fare o non fare”
“Hai
ragione ma ti chiedo solo questo”, riabbassai lo
sguardo incapace di sostenerne il suo. “Sono serio”
“Se
ti dico di sì, mi lascerai in pace?”
“Pensavo
che avevamo superato questa storia?”
“Forse…”
“Quindi
posso intuire che la tua sia una risposta
affermativa?”
“Edward…”
“È
il mio nome, smettila di ripeterlo”, disse quasi
seccato. “Rendi le cose più
difficili…”
“Adesso
cosa stai dicendo?”, gli chiesi non capendo.
“Sto
cercando di dire delle parole giuste, io dovrei
essere un maestro nel trovare le parole ma mi sembra così
difficile”
“Non
capisco qual è il tuo problema”
“Scherzi?”,
mi chiese colto all'improvviso. “Ti ho
esplicitamente chiesto di aspettarmi e tu non capisci il mio stupido
comportamento?”,
scosse la testa dandomi le spalle. Si passava una mano tra i capelli
scompigliandoseli tutti come se stesse cercando le parole adatta da
dire.
“Forse dovrei andarmene…”
“Ed!”,
lo chiamai.
“Ed?”,
ripetette guardandomi di nuovo. “Te ce ne è
voluto di tempo!”, rispose sorridendo a quelle due lettere
che componevano il
suo nome.
“Cosa
stavi cercando di dirmi?”, gli chiesi.
Una
parte di me aveva capito perfettamente cosa voleva
dirmi ma l’altra voleva sentirselo dire chiaramente, voleva
esserne sicura prima
che iniziasse a realizzare filmini mentali su come la vita potrebbe
essere
fantastica con lui al suo fianco, ma tutto era solo una futile
illusione dove
rintanarsi. Nulla di più che pura fantasia!
“Cosa
volevi…”, gli richiesi ponendoli di nuovo la
domanda, ma non riuscii a concludere la frase. Con due semplici passi
si era
piazzato davanti a me e le sue calde mani avvolgevano il mio viso
così come le
sue labbra coprivano le mie.
Tutto
in quel preciso istante si fermò. Le auto che
sfrecciavano fuori dalla finestra, gli uccellini che cinguettavano, i
minuti, i
nostri respiri, i battiti del cuore.
Ogni
minimo rumore proveniente dall’esterno sembrava
come coperto da qualcos’altro di origine sconosciuta. Mi
sentivo come in una
bolla isolata.
I
miei occhi si chiusero e le mie braccia caddero
lungo i miei fianchi. Rimasi immobile come impietrita da quel bacio
improvviso.
Non
restai a pensare a quanto fosse sbagliato baciare
Edward tanto meno a quale sarebbero state le conseguenze dopo la sua
scomparsa
negli Stati Uniti per diversi mesi.
Al
momento sembrava esserci solo noi due e in fondo
era piacevole, ma c’era sempre la mia parte razionale che
prendeva il
sopravvento della situazione e avrebbe rovinato tutto.
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