Un posto per me
Capitolo 1
~Meeting~
"I fiori sono bellissimi… anche le donne lo sono. Ma
poter avere entrambi accompagnati da un buon sakè è ancora più bello".
Così diceva abitualmente il generale Kenren Taisho.
Era un ragazzo molto attraente, alto, con capelli rosso scuro, spettinati e ribelli, e occhi dello stesso colore. Indossava un soprabito
nero con bordi oro, che lasciava scoperto il torace dai muscoli ben scolpiti, e
pantaloni dello stesso colore.
In effetti, aveva molto successo con le donne, e ne
aveva avute tantissime, avventure di una notte, due al massimo, se la tipa in
questione era particolarmente eccitante. Donne consapevoli di
avere solo il corpo di quell’uomo, ma che non chiedevano nulla di più, perché
niente di più offrivano.
Di lui si dicevano peste e corna nel Tenkai, era un tipo molto intransigente,
che amava la libertà e detestava le regole.
Quel giorno i ciliegi erano in fiore (come sempre, del resto, nel mondo
celeste), e lui se ne stava tranquillamente seduto sul prato con la schiena
appoggiata su un tronco di ciliegio, sorseggiando sakè da una fialetta che
portava sempre con sé.
"Ahi!": e fu proprio un bicchiere di sakè che gli cadde sulla testa,
bagnandogli i capelli e il viso e scottandolo. Il ragazzo scattò in piedi,
imprecando: "Ma che diavolo…"
"Ahhh!", esclamò qualcuno dall’alto,
"Scusa! Nooo! Quanto sakè sprecato!".
Kenren alzò gli occhi, giusto per vedere una ragazzina che, la veste
svolazzante, scendeva dall’albero appigliandosi agilmente ai rami. Non aveva
notato la figura appollaiata sul ciliegio, quando si era sdraiato.
"Ti sei fatto male? Scusa, mi sono trovata addosso un insetto enorme…E scusa anche se ti do del tu, ma
mi fa sentire a disagio dare del lei ad una persona così giovane…", parlò
a raffica la ragazzina.
Intontito dalla raffica di parole e sorpreso di aver incontrato casualmente un
soggetto così diretto e spontaneo, come nel Tenkai non se ne trovavano,
asciugandosi il sakè dal volto la divinità si limitò a
chiedere: "E tu chi sei?".
Intanto la fugace apparizione stava già riarrampicandosi
sull’albero, incurante del vestito che svolazzava qui e lì. Dopo che si fu
velocemente sistemata su un ramo, si voltò e rispose, sorridendo: "Mi
chiamo Sakura". E tornò a sorseggiare sakè, del
quale aveva un vero e proprio arsenale in una borraccia con lei.
Il buonumore della giovane non poté che contagiare Kenren, che sorrise a sua
volta, un sorriso dall’aria volutamente provocatoria
che era abituato a sfoggiare alle donne. "Sai che sei proprio un tipo
strano? Non conosco molte donne che si arrampicano come scoiattoli sugli
alberi, e soprattutto che bevono sakè. Non sai che il sakè è roba da
uomini?". Il ragazzo era abituato a parlare in maniera diretta. Desideroso
di provocare quella nuova conoscenza, si arrampicò anche lui sull’albero e si
sistemò su un ramo vicino a quello dove la ragazza sedeva tranquillamente.
Appoggiò la schiena al tronco e si rilassò.
"E tu chi sei?", gli fece il verso Sakura, anche lei evidentemente
abituata a parlare in maniera diretta. "Sono il generale Kenren Taisho. Mai sentito parlare di me?". La ragazza parve
ricordare qualcosa, ma parve anche volere reprimere una risatina e scosse la
testa.
"Cosa fai qui a bere sakè?". Sakura rispose:
"Cosa ci trovi di strano? Forse non trovi piacevole e inebriante il senso di euforia che il sakè provoca? E
poi, è così dolce…". La ragazza si voltò, guardando il
panorama: "E i fiori sono bellissimi…".
Kenren: "Già… Sakura… anche il tuo nome è bellissimo. Quanti anni
hai?".
"Quasi diciassette…", rispose lei. Kenren si mise a ridere: "Ma
davvero? Io non te ne avrei dati più di una
quindicina!"
Lei sbuffò. "Mi trovi infantile? Dovrei forse essere come queste donne
intorno", indicò verso il basso, dove un gruppo di ragazze stava
passeggiando, ridacchiando, "…il cui unico scopo nella vita è imparare a
come meglio soddisfare un uomo e a come curarsi le unghie?".
Lui smise di ridacchiare. "La penso come te, sulla gente di questo posto. Anche tu credi che il mondo celeste sia pieno di falsità e
banalità, vero? Ma, visto che sono qui, cerco almeno
di divertirmi", alzò il mignolo. "Non pensi che sia giusto
così?".
"Ciò che cerco, qui, è il mio scopo. La mia ragione d’essere. Il sole si
riposa alla fine della giornata, nel suo posto. Ecco: anch’io cerco il
tramonto." . Si era fatta improvvisamente seria. "Mi piace osservare
il sole tornare al suo posto. E i fiori, che un posto ce l’hanno
sempre. E mi piace il sakè, che, se bevuto in giusta
quantità, annulla le inibizioni, la falsità, svela l’essere di una persona".
Silenzio.
Guardarono entrambi il panorama.
"Trovi assurdo ciò che dico?", chiese la ragazza.
"No", rispose la divinità sinceramente. "Lo trovo
interessante."
Si voltò e la guardò, mentre il sole tramontava. Il suo viso era grazioso, i
lineamenti regolari, lunghi capelli castani che ondeggiavano al vento, e
profondi occhi verdi. Era piuttosto bassa e minuta, ma non era eccessivamente
magra. Indossava un vestitino verde pallido, allacciato sulla schiena.
Kenren saltò giù dal ramo, atterrando con un tonfo sul prato. "Beh, devo
andare". Fece alcuni passi, mentre Sakura lo seguiva con lo sguardo. Poi
lui si voltò nuovamente. "Sakura. Ti va se ci rivediamo domani, stesso
posto e stessa ora?".
"Certo", rispose lei ritrovando in un attimo tutta
la sua vitalità. Sorrise. "A domani, allora".