It's All Coming Back To Me Now.

di SereNian08
(/viewuser.php?uid=477758)

Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Nina Dobrev.  

Appena metto piede fuori dall’aeroporto, con la borsa in spalla, la valigia al seguito , e i postumi di tredici ore di volo, realizzo di essere tornata a casa. Non ci sono il sole e il mare ad attendermi, ma una lunga fila di taxi e auto pronte per essere noleggiate. L’aria fresca della sera mi punge le braccia scoperte, e l’odore di città mi entra nelle narici. Faccio segno al primo tassista libero, che sorridendo mi corre incontro, per prendere la valigia e riporla nel portabagagli.  Salgo e chiudo la portiera in modo poco convincente. Ripeto due volte al tassista il mio indirizzo –come se lo facesse apposta a non capire – e mi sistemo sul sedile, guardando Atlanta che scorre sotto i miei occhi da dietro il finestrino. 
Quando entro in casa, il silenzio mi avvolge, accendo la luce e mi guardo intorno. Niente è cambiato. Cosa mi aspettavo?  Poso borsa e valigia in camera da letto, senza soffermarmi su niente,  e torno in salotto. Il led verde del telefono segna tre messaggi, il cuore mi fa uno strano salto nel petto, e premo il tasto. Il primo messaggio è di mia madre, vuole che la richiami appena ne ho l’occasione. Il secondo è di Julie, mi ricorda che si sta trasferendo nella casa accanto, e che fra due giorni iniziano le riprese. Come se potessi dimenticarlo. Le mie speranze muoiono del tutto quando sento la voce di Julienne nel terzo messaggio, dice che le manco e che non vede l’ora di rivedermi. Tiro fuori dalla tasca dei pantaloni l’iphone e aggiorno twitter… Nessuna novità. Solite cose. Nessuna chiamata persa, nessun nuovo messaggio nelle ultime tredici ore… O almeno, nessun messaggio che mi interessi davvero.  Mi spoglio al volo e mi infilo sotto la doccia, il getto caldo mi rilassa i muscoli tesi. Mi avvolgo nel mio asciugamano di spugna preferito, e torno in camera da letto. Disfo la valigia, sistemo le ultime cose, e quando ho finito, l’orologio segna le undici passate. Vado in cucina a prendere un bicchiere d’acqua, e noto qualcosa di informe appeso alla maniglia della lavanderia, una maglietta grigia. La prendo esitante. E’ sottile, a maniche corte. Non ho bisogno di leggerne l’etichetta per sapere che è di John Varvatos. Un profumo inconfondibile mi si attacca addosso. Il suo profumo.  
 

<< Ahhh lasciami, lasciami! >>  Continuo ad urlare, cercando di spostare le mani di Ian da sopra i miei fianchi, con le lacrime agli occhi per il troppo ridere.
<< Smettila! Lo sai che odio il solletico! >>
 Lui continua imperterrito, non prestandomi ascolto, sogghignando divertito. Mi prende sulle spalle e mi scarica sul divano, mentre gli tiro forte la maglietta. Mi blocca le mani sopra la testa.
<< Ehi signorina questa maglietta è del mio amico John, cosa pensi di fare?! >> Un sorriso divertito si stende sul suo viso, e per un secondo, il cuore mi si ferma nel petto. Possibile che dopo tutto questo tempo, continua a farmi lo stesso effetto?
<< Così impari, ad approfittare di una povera ragazza indifesa. >> Con una risata mi lascia andare, mi avvolge tra le braccia, e mi stampa un bacio sulle labbra. Gli prendo il viso tra le mani e lo trattengo, per baciarlo più a lungo. Mi accarezza i capelli, mi mette un dito sotto al mento e mi sussurra all’orecchio. 
<< Per colpa tua, sono sempre io quello più indifeso tra i due. >>  
 

 
Una lacrima mi scende sulla guancia, prima che riesca a fermarla e cade sul tessuto di cotone. Ritorno in camera e mi infilo sotto le coperte che profumano di bucato, mi stendo sul fianco e mi stringo al petto la maglietta, ne ispiro il profumo, e mentre mi addormento, immagino di essere stretta a lui.    




Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1962416