Quel mattino mi svegliai con una sola parola in testa: trasferimento. La sveglia non era ancora suonata e i miei occhi erano già aperti. Rimasi nel letto a fissare il soffitto per almeno un'altra mezz'ora quando mio padre entrò nella stanza e aprendo le tende fece entrare la luce del mattino. Sospirai e andai a prepararmi. Dopo aver fatto colazione, presi le valigie già chiuse e salimmo in macchina, diretti all'aeroporto. Poggiai la fronte sul finestrino e osservai la città in cui ero nata, la mia città: Boston.
Mio padre intanto stava parlando senza interruzione e l'unica cosa che sentii fu:
<< La zia ti aspetterà all'aereoporto, appena arrivi. Vedrai, Kay, ti farà bene cambiare aria >>.
Dopo alcune ore mi ritrovai in una nuova stanza, nella casa di Greenfield di mia zia. La stanza era abbastanza grande e di un bel verde chiaro, il mio colore preferito. Sorrisi, vedendo quanto la zia si fosse data da fare per rendere tutto perfetto per la sua nipotina. Dopo cena salii in camera e con le cuffiette verdi nelle orecchie iniziai a svuotare le valigie e a cercare di rendere la camera più mia possibile, riempendola di cianfrusaglie. Finito il lavoraccio mi stesi sul letto, sfinita. Il giorno dopo sarebbe stato il primo giorno di scuola e anche se l'ansia mi stava assalendo decisi di andare a dormire. Quella notte mi addormentai vedendo quegli splendidi occhi verdi e quel luminoso sorriso che mi perseguitavano da più di due mesi e che mi mettevano tristezza. Così, con le palpebre pesanti dalla stanchezza caddi nel mondo dei sogni. |