10 Things I Hate About You - Dieci Cose Che Odio Di Te

di Laady
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10 Things I Hate About You - Dieci Cose Che Odio Di Te

 

Prologue,

 

It's been one week since you looked at me

Cocked your head to the side and said "I'm angry"

Five days since you laughed at me saying

"Get that together come back and see me"

Three days since the living room

I realized it's all my fault, but couldn't tell you

Yesterday you'd forgiven me

But it'll still be two days till I say I'm sorry

 

Esistono ragazze che sperano di trovare il principe azzurro, l'essere perfetto; desiderano iniziare una favola con quei monotoni e fastidiosi: 'C'era una volta', 'Molti anni fa'; avvenutre incantate ambientate in castelli fastosi, dove i protagonisti sono principi e principesse, scudieri e rospi. Fate e maghi, draghi e cavalli. Ma questo decisamente non era il caso di Quinn Fabray.

Ma chi è questa? Vi starete chiedendo, comprensibilmente.

Quinn è la ragazza bionda tutto pepe, la donna irascibile e bisbetica che adora vedere la gente temere per la propria incolumità al suo passaggio. Si nutre di paura, perchè di terrore non vuole morire.

Ha vissuto una vita travagliata, cominciata dalla morte della madre, dove subì un immediato cambiamento e i suoi neuroni iniziarono a maturare. Si rifugiò nei libri, nella musica, nella rivoluzione femminile. A causa dei troppi dolori che dovette superare innalzò una barriera verso il mondo esterno tassellata dal suo caratteraccio e dalla sua acidità.

Come ogni mattina Quinn si levò dal letto, con sè solo un morbido pigiama e le sue fidate cuffie che riproducevano una delle canzoni de 'Letters to Cleo'. Inutile dire che fossero il suo gruppo preferito. Perchè? Facile. Il loro carisma, la voce, il modo in cui non temevano di mostrare al mondo le proprie sensazioni attraverso la via di comunicazione più diffusa a livello globale: la musica. Una volta, Jim Morrison, disse: "Un giorno anche la guerra si inchinerà al suono di una chitarra." Questo era il credo di Quinn, nominata anche Lucy nell'ambiente familiare. Aprì il suo armadio a muro bianco, chinando la testa e alzando le braccia al cielo, ballando la sua fede. Optò per il maglioncino bianco della settimana scorsa, lo annusò per sentirne l'odore e con un'alzata di spalle tolse la maglietta slavata del padre che utilizzava per la notte -Perchè comprare degli indumenti per giacere sotto a delle coperte?- e lo infilò. Si abbassò, mettendo in mostra quella piccola farfalla tatuata in fondo alla schiena, nelle zone del coccige. La fece qualche mese dopo che sua madre morì, all'insaputa del suo genitore che l'avrebbe sicuramente uccisa se ne fosse venuto a conoscenza. Non aveva mai creduto in nessuna religione, l'unica sua preghiera proveniva dalle corde della chitarra lasciata in eredità da Meredith -così era il nome della sua genitrice-, e di conseguenza non professava alcun 'Paradiso' o 'Inferno'. Pensava che la donna non l'avesse mai abbandonata, che fosse sempre stata con lei, nell'aria. Se Quinn aveva avuto una brutta giornata si rifugiava sul tetto della sua finestra, con Lullaby -la sua chitarra- e intonava qualche nota ispirando a pieni polmoni; certa che fosse l'unico contatto con la ormai defunta. Era come un rito -malsano, qualcuno può pensare; ma dolce, sotto determinati punti di vista.-, ed era così che le piaceva sentirsi. Libera a tal punto che se chiudeva gli occhi poteva giurare che stesse volando insieme a sua madre. Come una farfalla. Prese uno dei tanti jeans abbandonati sul pavimento, lo indossò e scese di corsa le scale, "Rachel, muoviti o ti lascio a casa." Sibilò passando davanti alla camera della sorella.

Rachel era l'esatto opposto di Quinn. Posata in ogni istante, affabile, migliore amica della capo cheerleader in quanto era cheearleder lei stessa. Amata da tutta la scuola, presidentessa di numerosi club, ambita da quasi tutti i ragazzi del liceo che frequentava.

"Rachel. Perchè ti ostini a mettere quella collana?" Chiese Quinn alla sorella minore, vedendo le perle preferite da Meredith.

"Perchè era la collana preferita dalla mamma e mi donano in modo particolare, che domanda stupida." La rimbeccò lei.

"Ragazze, muovetevi o farete tardi a scuol-" Iniziò il padre, "Oh cavolo." Si fermò, prendendo bruscamente la giacca e correndo in direzione della porta di casa, giusto in tempo per vedere le sue due adorate e pregiate figlie scendere di corsa le scale, "Ho un parto proprio ora. Mi dispiace non riesco proprio ad accompagnarvi" -"E ti pareva", fu interrotto da Quinn che ricevette un'occhiataccia dal più anziano, "Quinn usa la tua macchina. E vai piano." Disse appena prima di uscire.

"Hai dieci dollari?" Chiese subito Quinn alla minore,

"Non hai fatto benzina, vero?"

"Già."

Rachel superò la sorella nella discesa delle scale, "Muoviti svitata."


 




 

NDA

Good evening boys and girls!
Eccomi qui con un'altra delle mie idee malsane. Questa volta, però, con qualcosa di originale. Più o meno. Ecco a voi un incipit di quel che sarà una storia tratta dal magnifico film '10 Things I Hate About You', ma ambientata a Lima e con i personaggi del Glee Club.
Ci tengo a precisare che questa storia non è stata scritta a scopo di lucro e che i personaggi non sono di mia proprietà, così come buona parte delle frasi che seguiranno nei capitoli precendenti essendo prese dal film sopra citato.
Detto questo spero di leggere un vostro pensiero a riguardo! Pubblicherò tre volte a settimana essendo questa storia di undici capitoli e, soprattutto, essendo -signori e signore attenzione!- già finita.
Hope you like it! Peace! (:





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