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Prompt: Quadro
7.
Shizu
e il quadro
Shizu si
grattò la guancia sinistra, sotto il neo e strinse
le labbra. Accavallò le gambe e sprofondò nella
poltrona da dirigente, dalla
finestra aperta entrò un alito di vento che gli fece
volteggiare intorno al
capo i corti capelli biondi.
La
porta si
aprì ed entrò il suo segretario, tenendo sotto
braccio un pacco chiuso da uno spago.
“Signore,
buongiorno” salutò. Si chiuse la porta alle
spalle, spingendola
con il piede, e raggiunse la scrivania, appoggiando sopra una decina di
carte e
tre cartellette il pacco di forma rettangolare.
“Oggi
all’asta ci siamo aggiudicati il quadro che voleva”
spiegò.
Shizu si
piegò, afferrò un
tagliacarte e iniziò a tagliare lo spago.
“Ottimo”
sussurrò, le labbra divennero più rosee.
L’assistente
arrossì e si voltò.
“Una
domanda, signore. Perché ci teneva tanto ad
averlo?”
domandò.
Shidō
strappò la carta marrone, il
rumore risuonò nel suo studio, e
appallottolò i resti gettandoli nel cestino sotto la sua
scrivania.
“Sanno
tutti che Hizuko, il direttore della nostra compagnia
rivale, puntava ad averlo” rispose. Guardò le
pennellate sottili con cui era
stata dipinta l’abitazione giapponese.
“Aggiudicarcelo
ha sottolineato la nostra superiorità”.
Proseguì, guardando il contrasto tra i colori scuri in basso
a sinistra con cui
era stato ritratto un albero spoglio e il verde della foresta
lussureggiante
dello sfondo.
“Gli
azionisti apprezzano questi atti di forza”. Concluse,
indurendo il tono. Le iridi rosso chiaro brillarono.
Il suo
segretario
annuì, fece
un inchino e si allontanò, aprì la porta,
uscì e la richiuse alle proprie spalle.
Shizu aprì il primo cassetto e ne trasse una busta aperta,
ne tirò fuori un
foglio ingiallito con i segni d’impronte di pollice in
più punti. Lo aprì, in
una delle pieghe si era aperto uno strappo.
“Caro
fratello,
Londra
è bellissima. Kanato ha trovato un ristorante dove
preparano dei piatti al fegato strepitosi. Baciarsi sulla cima della
Torre è
stato entusiasmante e prendere l’ultimo piano
dell’autobus è troppo divertente.
Per visitare il museo ci abbiamo messo tre giorni. Abbiamo pensato che
potremmo
affittarla qui la nostra casa insieme. I nostri genitori hanno
accettato la mia
scelta?
Spero di sì, così potranno accettare anche le tue
scelte in fatto…” lesse a
bassa voce. Sospirò e richiuse la lettera dentro la busta,
risistemandola
nel cassetto che chiuse con uno scatto. Si riappoggiò allo
schienale della sedia.
“Come
può Kanato preferire mia sorella a me, quando le ho
dimostrato che le mie doti di attore mi rendevano meglio
dell’originale?” si
domandò. Abbassò lo sguardo e osservò
i fiori rossi dipinti sul quadro e
assottigliò gli occhi, guardando il riflesso
dell’abitazione nell’acqua del
lago.
“Bah,
meglio così, quella yuri
pervertita mi avrebbe potuto
sporcare di sangue la tela nuova” borbottò.
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