1° Capitolo..
Avevo ormai quattordici anni e questi ultimi li avevo passati ad
allenarmi.
Tutti avevano per me un indifferenza totale e l’unica amica
che mi ero fatta nella mia famiglia era Canarie.. Per quanto cercassi
di avvicinarmi ad almeno un mio fratello, mio padre si intrometteva
chiudendomi in camera per farmi allenare .. Mi chiedevo sempre
perché fossi nata, e puntualmente non trovavo risposta.
Ma poi perché erano così?? Dei genitori non
dovrebbero volere bene sempre alle loro figlie senza dipendere dal
sesso che hanno??
-Illumi..- sussurrai..-Facciamo un po’ di lotta??-
-no non adesso kurate..-
Perché tutti.. Tutti quanti mi evitavano?? Come se fosse
stata colpa mia che sono nata femmina..
Erano le 19.00 di sabato 10 giugno, e come ogni giorno tutta la
famiglia si riuniva a cena, sempre interrotta da varie cose.
Nessuno mi rivolgeva la parola, come sempre. Ormai mi ero quasi
abituata a starmene lì zitta a mangiare cibo che odiavo
pure. Intanto pensavo, pensavo a tutti i miei 14 anni passati senza un
bacio, una carezza.. mi guardavo intorno, cercando di capire le loro
conversazioni e cercando di capire anche da un loro sguardo se si
ricordavano che l’indomani sarebbe stato il mio compleanno.
Ma niente..
L’ 11 giugno.. Il giorno della mia nascita da lì
è incominciato tutto, tutti i miei guai, cioè la
mia vita..
Finita la cena me andai in camera mi stesi sul letto e preso il cuscino
cominciai a piangere..
-Il dolore che sento mi toglie il respiro, mi si stringe il cuore
pensando ai miei 14 anni andati in fumo, mi scaglio verso la luna ma la
fredda pioggia bagna il mio povero corpo.. Vado alla deriva persa nei
miei tristi pensieri.. Ritrovo la felicità solo pensando al
futuro sperando che sia migliore di questo presente, che prima o poi
dovrà finire.. la mia mente spicca il volo cercando una
fantasia che finalmente mi darà pace.. Allargo le mani verso
la stessa luna di sempre sperando di trovare qualcosa che mi dica che
vale la pena di vivere e che mi dia il coraggio per andare avanti e far
tacere la voglia di uccidere, perché non sarò mai
come loro, perché non sarò mai un assassina.. O
almeno non voglio.. ma se questa è la mia unica speranza per
farmi accettare allora si.. Per la mia famiglia abbandonerei il mio
sogno per seguire il loro.- detto questo mi addormentai sul
mio lettone nero.
Incubi, solo incubi.. Morte, carte, chiodi.. Occhi rossi.. Era da un
po’ di tempo che facevo lo stesso sogno. Una landa desolata
piena di croci conficcate nel terreno, sangue dappertutto.. Morti..
Senza occhi.. Un ragazzo.. ma qui mi svegliavo sudata e ansimante..
All’inizio solo immagini sfocate ma in questo mese le
immagini erano diventate nitide. Quel ragazzo l’aveva
già visto da qualche parte, biondo con gli occhi azzurri e
rossi, non riusciva a capire chi era e dove l’avevo
visto ma sapeva che prima o poi avrebbe capito tutto..
La mattina era arrivata e vicino al mio letto mi sono trovata un
piccolo pacchetto..
-ma..- avevo gli occhi lucidi, pensando e fantasticando da quale dei
miei fratelli era arrivato, lessi il biglietto tutto d’un
fiato..
-Alla mia unica amica.. firmato Canarie..- sembrava troppo bello per
essere vero, cosa doveva aspettarsi?? In 14 anni non aveva avuto niente
perché questo anno dovrebbe essere stato diverso??
Uscii dalla stanza, avevo i capelli che andavano da ogni parte
e i vestiti tutti stropicciati..
-Ma ti sembra il modo di andare in giro? fila a sistemarti..- gli
urlò dietro sua madre..
-Che bel compleanno..- sussurrai mentre entravo in camera sbattendo la
porta..
Sentii ancora le parole di mia madre dietro la porta ma non ci feci
caso..
Aprii il mio armadio e presi un vestito a caso, mi infilai la tuta nera
e rosa e uscii nuovamente.
Mia madre era ancora lì ad aspettare che uscissi, forse per
sgridarmi per l’ennesima volta o semplicemente per darmi
degli ordini..
Me la ritrovai davanti ma guardata dritta negli occhi me ne andai dalla
parte opposta..
-Vieni subito qui ragazzina!! Devi portarmi più rispetto..-
Scesi le scale velocemente , non volevo più sentire mia
madre, oramai ero stufa di insulti e sgridate.. Ero più
forte perfino di Killua ma nessuno mi aveva dato un po’ di
fiducia.. Ero assorta nei miei pensieri quando Canarie mi
riportò nel mondo reale..
-signorina è pronta in tavola..- mi disse..
-Grazie..-
-E buon compleanno signorina..-
-Chiamami solo Kurate..- dissi mentre mi dirigevo verso la sala da
pranzo..
-sei in ritardo ragazzina..- disse suo padre..
Non ci feci nemmeno caso ma mi sedetti tranquillamente al tavolo..
-Ragazzina devi allenarti di più..- continuò suo
padre..
Fremevo dalla rabbia volevo trattenermi ma non ci riuscii..
-Ragazzina???? Papà sono tua figlia!!-urlai..
–Perché mi trattate così? Sono vostra
figlia e vostra sorella.. Ho passato quattordici anni
d’inferno, e tutto per colpa vostra.. Ho dei poteri che
neanche immaginate. Ma perché dovete sempre rovinare tutto?
– incominciai a piangere.. –Sapete una cosa? Oggi
è il mio compleanno, e nessuno di voi se ne è
ricordato.. Mi sarebbe bastato un tanti auguri.. Solo quello..- poi
corsi via verso la mia stanza.. Presi una borsa misi dentro
l’occorrente indispensabile e uscii di casa..
Intanto nella sala da pranzo era calato un imbarazzante silenzio,
Illumi aveva provato a seguirla ma suo padre come sempre
l’aveva bloccato..
-Non provarci..- Allora si risedette..
Ma cosa mi importava adesso?? Finalmente avevo avuto il coraggio di
andarmene. Mi sarei presa un appartamento fingendomi maggiorenne e
avrei vissuto una nuova vita. I soldi li avevo e il coraggio anche..
Non mi mancava niente.. E poi dovevo anche scoprire chi era quel
ragazzo del sogno.. Era il mio obbiettivo.. Un obbiettivo che giurai di
portare a termine..
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