Rapimento e riscatto

di Fragolina84
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Il sole sembrava un’enorme palla di fuoco che si stesse immergendo nell’oceano, spegnendosi progressivamente.
Nicole, Steve e Danny sedevano sulle poltrone di legno della spiaggia di casa McGarrett; i due uomini sorseggiavano una birra gelata mentre Nicole si godeva l’ultimo sole della giornata ad occhi chiusi. Erano trascorsi due giorni dal salvataggio di Danny.
«Sei stato dal Governatore?» domandò Danny e Steve annuì. «Che ti ha detto? Che ti leva l’incarico e mi mette a capo del Five-O?».
Nicole sogghignò e Steve sollevò un sopracciglio, girandosi verso l’amico.
«Ti piacerebbe!» esclamò.
«Beh, sai: mi piaceva l’idea di soffiarti il lavoro, visto che due giorni fa ho baciato tua moglie».
Steve non raccolse, rivolgendosi direttamente a Nicole.
«Nicky, la prossima volta lascialo annegare, ok?».
La loro risata risuonò sulle acque del Pacifico.
«Scherzi a parte, è tanto arrabbiata?» chiese Danny.
«Ha urlato e inveito contro di me per un’oretta almeno. Mi ha detto che sono un incosciente, che sono pazzo e che mi avrebbe sospeso, meravigliandosi di avermi affidato il Five-O».
«Ah, allora non ti ha comunicato nulla che non ti avesse già detto».
«Infatti. È quello che le ho detto anch’io. Oh, e ha anche minacciato di sbattermi in galera per aver falsificato l’ordine di trasferimento per Victor».
«A proposito di Victor: come sta?».
Sul volto di Steve comparve un sorriso da monello.
«È tornato nel suo alloggio di prima classe al penitenziario. Gongolava troppo pensando di avermi fregato ed è finito come un pollo nella mia trappola».
Mentre Steve era impegnato a salvare la pelle a Danny, infatti, Benjamin aveva svolto il suo compito senza intoppi. Aveva seguito Victor e i suoi scagnozzi con molta discrezione, riuscendo a bloccarli prima che salissero a bordo di un jet diretto sul continente.
C’era stata una breve sparatoria, ma nessuno degli uomini di Ben era rimasto ferito. La polizia locale, allertata dallo stesso Ben, aveva fatto il resto, rimettendo le manette ai polsi di Hesse.
«Immagino che la ricattura di Hesse abbia giocato a tuo favore» esclamò Danny.
Steve annuì, pensieroso.
«Ho giocato una partita pericolosa. Se Victor fosse scappato sarebbero stati guai. Ma mi fidavo di Benjamin e ho avuto ragione, a quanto pare. E poi» proseguì, allungando un pugno scherzoso sulla spalla di Danny «ne valeva la pena».
Nicole si raddrizzò sulla sedia. «Se avete intenzione di commuovervi, posso lasciarvi sole, bamboline».
I due stavano per replicare quando un grido li fermò.
«Ehi, c’è nessuno?».
«Siamo qui» urlò Steve di rimando e dall’angolo della casa comparvero Chin e Kono. La donna portava una benda nera sull’occhio. Fortunatamente la lesione si era rivelata solo superficiale. Portava la benda solo per precauzione ma i medici erano ottimisti sul fatto che non avrebbe riportato danni permanenti.
Steve accennò con la testa al sacchetto che Chin teneva in mano. «Hai tutto?».
«Certo. Mancano le birre ma avevi promesso di occupartene tu» rispose.
Nicole scosse la testa e si alzò dalla sedia.
«Ovviamente ho dovuto pensarci io» esclamò e Steve sorrise sfacciatamente.
«È questo il bello di essere il capo dei Five-O».
Gli amici rumoreggiarono e Danny lo colpì con uno schiaffo sulla nuca.
A quel punto Steve si alzò, stiracchiandosi.
«Bene, accedendo il barbecue» affermò, prendendo il sacchetto dalle mani di Chin e incamminandosi verso casa.
«Ma figurati!» esclamò Danny, rincorrendolo. «Da quando uno delle Hawaii è capace di preparare una grigliata?».
«Io faccio le migliori bistecche dell’isola, caro il mio detective».
«Ma lascia perdere. Lascia fare a quelli del New Jersey» replicò l’altro.
I loro screzi si persero in lontananza mentre Nicole li guardava scuotendo la testa con rassegnazione. Poi si voltò verso Chin e Kono.
«Dai, entriamo. A quei due servirà un po’ di tempo per decidere chi sia il mastro chef del barbecue. Ho preparato qualche aperitivo».
Si incamminarono verso casa, pregustando una serata a base di risate e allegria.





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