Come si suol dire: e vissero per sempre...
“no, grazie, hai fatto anche troppo
per me. Grazie Kari” disse mentre la baciava sulla guancia, con enorme sorpresa
della mora. La guardò negli occhi, cercando qualcosa di preciso in quel marrone
intenso. Poi si mosse, lasciandola senza parole e con il battito leggermente
accelerato. Così, lo vide scomparire, quando si chiuse la porta dietro le sue
spalle.
Tk aprì di scatto gli occhi, guardandosi intorno. Era
steso nel suo letto. Ributtò giù la testa sul cuscino,fissando il soffitto. Che
strano sogno che aveva fatto. C’è, a dire la verità non era un sogno, stava
semplicemente rivivendo la situazione di una settimana fa. Ora che ci ripensava
chissà come mai aveva reagito così. Non che non avesse mai mostrato segni
d’affetto nei confronti di Kari, ma quello sguardo d’intesa,come di attesa
verso qualcosa… <> pensò prima di gettare le
coperte per terra ed alzarsi. Si preparò da mangiare prima di vestirsi ed
uscire per andare al lavoro, ma prima di chiudersi la porta alle spalle notò,
con la coda dell’occhio, un post-it sul muro. Riaprì la porta di scatto e lesse
cenone-21/5. <>non sembrava promettere bene quella giornata: al lavoro lo
aspettava un compito non poco noioso e sfiancante, e la sera doveva trovarsi
assieme agli amici (o almeno chi era presente) per la rimpatriata… ma perché
non avevano scelto un altro giorno? Uscì comunque sorridendo; almeno il
risveglio era stato incoraggiante!
“NO NO E POI NO”
“ma perché? Andrà pur bene ciò che hai, non è mica un
incontro galante!”
Ken stava seduto sul letto di Yolei, fra una montagna
di vestiti alla sua destra e un uguale montagna alla sua sinistra.
“se ti dico che non ho vestiti da mettermi per stasera
vuol dire che è così, non mi invento le cose!” sbottò contro il proprio ragazzo
“ma come fai a dire che non hai nulla, questi cosa ti
sembrano?” disse indicando le due pile ai suoi fianchi
“guarda signorino che io sono una signora, non vado ad
una cena vestita da sguattera, ho bisogno di abiti decenti con cui presentarmi”
spiegò con viso saccente. Ken si alzò per uscire dalla stanza, scosse la testa
esasperato “donne”.
“sai cos’è che mi farebbe davvero piacere?” le casse
erano finalmente staccate,dopo tre ore passate a provare la stessa canzone
“cosa?” domandò Matt
“che la mia ragazza non mi secchi per le sue amiche”
fra il gruppo scese il silenzio, Matt non sapeva che ribattere, a mala pena
conosceva la fidanzata del suo batterista “e sai quale sarà la domanda che mi
secca ma che so che mi farà?” continuò poco dopo. Matt alzò lo sguardo al
cielo, capendo dove voleva arrivare
“tanto anche se non te lo chiedo me lo dirai,giusto?”
“esatto! Comincerà col dire che io sono in compagnia,
che conosco qualcuno e il discorso vertirà sulle sue amiche. Così, dopo
estenuanti lamentele mi chiederà con gli occhioni dolci: posso invitare anche
delle mie amiche?” il batterista guardò Matt, in attesa di una risposta, come
se la domanda l’avesse posta lui
“fa come vuoi, però chiami tu il ristorante per
avvertire” lo liquidò uscendo dal locale “ci vediamo stasera ragazzi” urlò alla
sua band prima di andarsene
Kari scese le scale di corsa: era ormai 15 minuti che
Tk le aveva citofonato di scendere. Salì in macchina di corsa
“scusa, lo so, sono in ritardo ma non trovavo la
borsa, se no ero già pronta da 10 minuti buoni!” si scusò senza neanche
aspettare un minimo cenno
“oh tranquilla, tanto saremo comunque i primi,
conoscendo gli altri!” e, come aveva previsto Tk, ad attenderli non c’era
nessuno.
“strano,pensavo fossimo giusto in cinque o sei!”
esclamò Tk guardando confuso il tavolo
“ehm,già,in effetti doveva essere così,ma diciamo che
tuo fratello ha invitato un paio di persone in più” gli rispose Ken da dietro
le spalle “da quanto aspettate?” continuò
“a dire la verità siamo appena arrivati” rispose Kari
“ah,e io che pensavo fossimo in ritardo!”. Effettivamente,dopo
20 minuti gli unici che erano arrivati
erano loro quattro:Tk,Kari,Ken e Yolei. Pochi minuti dopo li raggiunsero,con
tutta la calma possibile,Matt,Sora e un gran gruppo di persone dietro a loro.
“ben arrivati!” li accolse il minore
“scusa,ma questi tizi mi hanno chiesto di aspettarli
fuori” disse indicando i componenti della band.”quindi prenditela con loro,io
non centro!” continuò andando a sedersi. Tk stava per ribattere,quando qualcosa
lo bloccò. Kari lo guardava perplessa,seguì il suo sguardo e capì la
situazione: evidentemente un passaparola collettivo aveva fatto ingrandire il
numero degli invitati,e in qualche modo la voce era arrivata anche a Mizuki,in
compagnia di un ragazzo,che intuiva fosse Eiji. Si voltò per vedere la reazione
di Tk,ma non lo trovò più accanto a lei,bensì seduto a tavola,apparentemente
tranquillo. Lo raggiunse perplessa e si sedette accanto a lui,che non la degnò
di uno sguardo. Passò a rassegna tutti i componenti del tavolo,e tutto le fu
chiaro:Mizuki era stata invitata dall’amica,fidanzata del batterista. Il suo
sguardo ricadde su Tk,che continuava a non degnarla. Lo richiamò con una
gomitata,e finalmente si decise a guardarla
“tutto a posto?” chiese. Uno sguardo falsamente
interrogativo le chiarì tutto
“si,perché?” le rispose,prima di rivoltarsi ad
ascoltare le conversazioni altrui. Ovvioche non era per nulla a posto.
ordinarono tutti quanti e cominciarono la cena,parlando fra di loro del più e
del meno. Kari manteneva la doppia attenzione per Tk e per il duo Mizuki-Eiji,i
quali non sembravano conoscere minimamente ne lei ne il suo vicino, fin quando
l’energumeno non puntò gli occhi su Tk e fece la cosa più bastarda che gli
potesse venire in mente: con un gran sorriso divertito sul viso prese la nuca
della sua ragazza e con la stessa foga con cui probabilmente aveva picchiato
Takeru, la baciò profondamente. Nonostante tutti gli sforzi del biondo, per la
ragazza era palese che la quiete che regnava al tavolo sarebbe durata ancora
poco, se non fosse intervenuta. Afferrandogli una mano e facendogli così
distogliere l’attenzione dalla coppia seduta di fronte a loro, si avvinò
all’orecchio di Tk sussurrandogli “se non gli dimostri che non ti importa
niente, continuerà così finché non imploderai. Dimostrati superiore”. Con
stupore e sorpresa sul suo volto, il ragazzo si voltò a controllare che non stesse
scherzando, ma il sorriso che ricevette fu una risposta sufficiente. Per Hikari
fu la sua mossa, invece, a sorprenderla: sfilando la mano da quella della mora,
gliela passò dietro la schiena, attirandola poi a se in un abbraccio. Molti
occhi, al tavolo, si voltarono verso la coppia-non coppia, e il problema per Tk
e Kari fu proprio ignorarli. Per rendere veritiera la commedia, i due dovettero
continuare quel giochino fino alla fine, ma per lo meno Eiji non cercò più di
fare gesti eclatanti con la sua fidanzata-giocattolo. I saluti arrivarono
presto, ma molti sorrisi e sguardi ammiccanti accompagnarono i due amici fino
alla macchina.
“Credo che la tua idea abbia funzionato” esordì subito
il biondo appena entrati, la voce stranamente sollevata ed euforica
“già, forse anche troppo” sbuffò, invece, Hikari
“anche gli altri l’hanno interpretata male!” spiegò, un po’ in imbarazzo.
Takeru, però, non sembrava aver perso il buon umore
“bhe, vuol dire che siamo stati bravi” gongolava
sempre più allegro
“si, ma così anche gli altri adesso ci crederanno
fidanzati!” sbraitò l’altra, quasi isterica. L’occhiata che gli riservò l’amico
era d’ammonimento, ma una punta di dispiacere si faceva largo fra loro
“sembra quasi che ti dispiaccia” mormorò fra se.
Hikari sgranò gli occhi, arrossendo visibilmente, e si affrettò a precisare
“no, non volevo dire questo. È che così dovremo
spiegare la situazione a tutti”, ma il silenzio imbarazzato che calò nella
vettura durò fino a casa della mora. Prima di riuscire a richiudere la portiera
Tk la richiamò, le pupille leggermente dilatate, le mani fermamente strette sul
volante
“Grazie Kari. Di tutto” esclamò, prima di ripartire.
Nella mente della ragazza ora turbinano mille pensieri, e quel grazie la confuse
totalmente. Di tutto, ha detto, ma cosa comprende tutto?
La serata organizzata in discoteca è passata ai voti
di tutti, ma la vittoria è data solo da
una maggioranza minima. Chiunque arrivi deve aspettare gli altri davanti
all’entrata, così che possano entrare tutti insieme e non disperdersi
singolarmente all’interno. Le voci che Tk, ma soprattutto Kari, hanno dovuto
smentire, sotto sotto continuano a girare, purché non arrivino alle orecchie
degli interessati. Tk ha cercato in ogni modo di parlarle a quatto occhi, ma la
ragazza sembrava farsi desiderare alquanto. Finalmente, cogliendo la palla al
balzo, l’afferra per un braccio non appena sono entrati nella sala in penombra,
lasciando passare avanti gli altri. Qualche d’uno si attenta a lanciare loro un
occhiata complice, ma vengono subito smontati dall’occhiataccia della mora.
“potrei gentilmente sapere perché ti stai negando?”
arriva subito al punto, piazzandosi di fronte a Kari
“io non mi sto negando!” tenta di difendersi lei,
senza però guardarlo negli occhi
“e allora perché non riesci neppure a guardarmi in
faccia?” continua Tk, sentendo la rabbia e uno spesso strato di delusione farsi
largo dentro di se
“è che” comincia Kari, alzando appena gli occhi “da
quando gli altri hanno cominciato con quella storia che noi due siamo fidanzati
mi sento… in imbarazzo, ecco” precisa, mentre che il suo viso diventa rosso.
Purtroppo la reazione che gli riserva il biondo non è delle migliori:
stringendo gli occhi la guarda per un attimo, prima di allontanarsi di un passo.
Si volta di lato, come a cercare qualcuno lì intorno, per poi tornare a puntare
le sue iridi azzurre su di lei
“sembra proprio che questa cosa ti metta in forte
imbarazzo. Vedrò di fare di tutto per smentire ogni voce, così sarai contenta”.
La voce di Tk non le è familiare, così piena di astio, le parole sputate come
veleno. In un secondo capisce il suo punto di vista, e contemporaneamente
l’errore che lei ha commesso
“non è quello che intendevo” prova a difendersi, ma ormai si sta allontanando da
lei e dalla sua spiegazione. Il più velocemente possibile lo afferra per un
lembo della maglietta, facendolo fermare e poi, tirandolo per un braccio,
facendo sì che la seguisse. Raggiunto un punto più tranquillo finalmente si
decide ad affrontarlo “se mi ascoltassi ti sarebbe tutto più chiaro” lo
ammonisce. Un rossore ancora diffuso sul viso, gli occhi puntati nei suoi.
“credevo che non ci fosse altro da chiarire” soffia
irritato
“è un vizio quello di agire senza prima ragionare?”
domanda ora irritata. Finalmente, ottenendo la sua attenzione, si prepara a
spiegare; ma le parole ora le vengono meno. Inspirando profondamente, cerca il
punto giusto da cui sbrigliare la matassa “il fatto che gli altri sussurrassero
che noi stiamo insieme non mi da fastidio” la voce di Takeru la blocca
“pensavo..”
“lasciami finire!” lo ammonisce subito “non mi
infastidiscono le voci di per sé, ma il fatto che non sia vero” conclude,
avvampando ancora di più, se possibile. Il viso confuso del biondo la sorprende
“ma è la stessa cosa” le fa presente con le
sopracciglia aggrottate. La testa mora si muove lentamente, da destra a
sinistra
“no invece che non è uguale. Noi non stiamo insieme, è
questo che odio” spiega finalmente, contraendo le labbra. Il significato di quelle
parole arriva improvviso, colpendolo con la forza di un uragano al massimo
della sua potenza. Il locale gli gira tutto attorno per un secondo, e l’unico
punto fermo è la ragazza di fronte a lui, con la testa bassa che guarda di
lato, evitando il suo sguardo.
“Kari” la richiama, cercando i suoi occhi, volendo
incontrarli. Ora sembra così giusto che sia lui a chiamarla, come se nessun
altro dovesse, o meglio potesse, pronunciare il suo nome. Involontariamente si avvicina
a lei, per sfiorarla, per confortarla, siccome sembra così fragile, così
indifesa, ora. Ma nello stesso istante Hikari si allontana, a mantenere la
distanza fra i due
“No, non voglio giustificazioni da parte tua. Non so
neppure perché te l’ho detto, avrei dovuto mentirti. Non voglio rischiare che
il nostro rapporto peggiori, non adesso che ti ho ritrovato!” la voce della
ragazza diventa mano a mano sempre più alta, sempre più stridula, quasi
isterica, e solo dopo aver richiuso le labbra, strette come ad impedirsi di
dire altre parole evidentemente troppo dolorose o imbarazzanti, solo adesso si
decide ad alzare lo sguardo. A discapito di ciò che si potrebbe pensare c’è una
grande forza d’animo sul suo viso, e una voglia di lottare che Takeru stesso
non aveva mai visto su di lei.
“ma io non voglio che tu mi menta, Kari” la dolcezza
che accompagna il suo nome è visibile anche alla mora, e forse è proprio per
questo che allontana bruscamente il viso non appena Tk accenna ad accarezzarle
una guancia
“allora dimentica quello che ti ho detto. Fai conto
che fossi ubriaca e che abbia parlato a sproposito” dice prima di andarsene
senza guardarlo, per evitare che veda il dolore che accompagnava le sue
parole. Agendo d’impulso Tk ferma la sua fuga bloccandole la strada con un
braccio, che appoggia al muro
“non ho finito” le sussurra in un orecchio, con tono
quasi intimidatorio. Solo quando si decise ad incrociare di nuovo le iridi
azzurre del ragazzo, questo riprende a parlare “sei una sciocca!” l’ammonisce, sorprendendola.
Sebbene il suo tono di voce si fosse addolcito, le sue parole erano dure,
affilate, quasi pungenti. Hikari ne rimase sconcertata; mai il suo amico si era
rivolto e lei con quelle parole, e men che meno in quel tono. Chissà, forse la
sua dichiarazione l’aveva irritato. Forse adesso le avrebbe detto che malgrado
la sua richiesta, lui non avrebbe potuto dimenticare ciò che, ingenuamente, lei
gli aveva confidato. “pensavo fossi solita ad usare il cervello, ragazza” la
schernisce. Ma questa volta l’offesa la coglie sul vivo, e non sa trattenersi
“bhe, forse ti sbagliavi! Sono una sciocca che
straparla senza pensare, e adesso non posso rimediare. Pazienza, sopravvivrò,
quindi lasciami andare” malgrado il tentativo di controllarsi, le parole escono
con più foga e rabbia di quanto sperava. Tenta di schivare il braccio di Tk
all’altezza della sua testa, ma l’altra mano le afferra la spalla e la spinge
contro il muro, costringendola ad affrontare la situazione, ancora. Stranamente
il viso del ragazzo è dispiaciuto, anziché collerico
“non ti sei chiesta come mai io non cercassi affatto
di zittire le voci che ci volevano fidanzati?” ricevendo un ostinato silenzio
in risposta, riprende “credevo usassi il cervello, e che quindi tu ci fossi
arrivata” continuò
“bhe, sono stupida e non ci arrivo!” esclamò con un
gesto secco della testa che le scompigliò tutti i capelli. L’ira che
fiammeggiava negli occhi nocciola della mora fa formare un ghigno ironico sul
viso di Takeru
“Te l’ho detto; sei una sciocca. Sei cieca perché ti
costringi a non voler vedere la realtà. Però sei stata sincera,e questo te ne devo dare atto” conclude la
frase con una luce negli occhi
“Takeru, piantala di girarci intorno e dimmi che non
potrai mai più vedermi come prima” quasi lo supplica lei. Questi giochetti
meschini la stavano facendo impazzire, provocandole solo più dolore del
necessario. Stranamente, però, non aveva nessuna voglia di piangere, per lo
meno di fronte a lui
“Kari, hai avuto il coraggio di fare ciò che io sono
stato troppo vigliacco anche solo di pensare di fare” disse fissandola negli
occhi, la sua mano ancora sulla spalla della ragazza. Impiegando più tempo del
dovuto per interpretare la frase di Tk, Hikari sgranò gli occhi non appena il
significato la colpì in pieno
“Tu…” riesce solo a dire, ma poi si blocca. E se
avesse capito male? E se Tk voleva solo dirle che mai e poi mai potrà vederla
come sua fidanzata? Se mai avesse frainteso le sue parole e si fosse buttata
fra le sue braccia, adorante, e invece Tk l’avesse allontanata schifato, allora
si che sarebbe morta di vergogna. Ma perché non poteva parlare in maniera più
comprensibile? Dire che non aveva capito l’avrebbe resa ancora più stupida di
quanto Tk non l’avesse già descritta poco fa. Oh, che fare?
“Hai parlato anche per me, poco fa. Evitavo di
smentire gli altri perché, a differenza tua, non soffrivo della falsità che noi
stessimo insieme, bensì me ne beavo, credendo che quel sogno sarebbe stata
l’unica occasione per essere qualcosa di più, per te” confessò in fine,
dissipando, finalmente, ogni dubbio. Il sorriso che si formò sul viso di Kari
non l’aveva mai visto, e ringraziò il cielo che aveva deciso di dedicarlo solo
a lui
“Io credevo…” cominciò, ma si bloccò non appena Tk
scoppiò a ridere, negando con la testa. Una rabbia cieca prese posto
dell’incredulità “Tu mi hai offeso, e più di una volta. Pensavo mi stessi
dicendo che ero scema se credevo che tu potessi provare qualcosa per me. Mi
sono sentita morire e tu invece stavi lì impalato a fare stupidi giochetti di
parole che nessuno sano di mente avrebbe capito. Sei un idiota, Takeru
Takaishi!” si sfogò finalmente lei, eliminando così il peso che le opprimeva il
petto da quando quella conversazione aveva avuto inizio. In tutta risposta, Tk
scoppiò a ridere; e, piegato in due dalle convulsioni, si vide sfrecciare
accanto Hikari. Riuscì a riacciuffarla giusto in tempo, calmandola solo
dicendole che
“non riuscivo a credere alle mie orecchie, e pensavo
che tu stessi scherzando: insomma, non potevi davvero non vedere che da un
periodo a questa parte ti morivo dietro. Mi sembrava strano che neppure Mizuki
se ne fosse accorta”. Quelle parole ebbero l’effetto di tranquillizzarla
“Mizuki?” domandò confusa
“poco prima di mollarla sentivo che c’era qualcosa di
diverso in me. Qualcosa che provavo per te, ma non era la nostra ritrovata
complicità fra noi, ma qualcos’altro a cui non sapevo dare nome”. In discoteca
tutti i ragazzi, ora, bisbigliavano tra loro: non c’erano dubbi, malgrado i
tentativi di Hikari di smentire la cosa, i due stavano insieme. E i loro baci
confermavano appieno la cosa.
Note dell’autrice:
Non posso fare altro che nascondermi dietro a un muro
per la vergogna che provo in questo momento: capisco appieno che chiunque
seguisse questa fic non sperava più in una conclusione, e invece dopo … eccola qui. So che non sembra neppure una fine,
questo capitolo, ma volevo lasciare libertà d’immaginazione e non concludere
con le solite smancerie di baci, dichiarazioni o matrimoni (smancerie in cui io
stessa sono caduta, devo ammetterlo). Insomma, un capitolo conclusivo diverso
dal solito! Probabilmente certe persone neppure ricorderanno che avevo cominciato
questa fic anni fa, ma l’ispirazione era venuta meno e vari problemi mi avevano
fatto desistere dal concluderla. Chiedo ancora perdono, anche se credo che
pochissime persone che avevano cominciato a leggere siano qui a scorrere queste
poche righe di scuse. Comunque, a parte questo, mi auguro che possa essere un
minimo di vostro gradimento. Vi abbraccio e mi scuso ancora. Spero di “rivedervi”
in altre mie fan fiction. Xoxo
Mami
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