It's a kind of magic

di Aine Walsh
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The bell that rings inside your mind
[Daniel/Jack]

 
Nello stesso momento in cui J. Daniel Atlas guardò l’auto prendere fuoco dallo specchietto retrovisore, in quello stesso momento il sangue gli si gelò nelle vene. Era come paralizzato e continuare a respirare era diventato un sforzo dolorosissimo; tuttavia non riusciva a spiegarsi il motivo di questa improvvisa sensazione di panico che lo attraversava da capo a piedi. Avevano seguito le istruzioni alla lettera e sapevano benissimo quel che facevano, ma lui, l’additato maniaco del controllo, si sentiva come se la situazione gli fosse sfuggita di mano.
Accelerò e, una volta attraversato il ponte, sterzò verso la prima traversa e parcheggiò alla bell’e meglio. Premette i palmi delle mani sugli occhi e afferrò il cellulare dal sedile accanto. Aveva inserito il numero tra i contatti preferiti, esattamente come quelli di Merritt ed Henley (per essere sicuro di poterli sempre chiamare senza perdere troppo tempo in quelli che il mentalista definiva come i loro “momenti di fuga”), ma qualcosa lo fermò dallo schiacciare l’icona verde.
Non poteva farlo, non poteva telefonargli. Per quale ragione, poi? Per assicurarsi che stesse bene? Era certo che Jack stesse bene. Per quanto giovane, il ragazzo era in gamba al pari degli altri tre colleghi.
Daniel tirò un sospiro ed era già pronto a ripartire, quando il cellulare squillò e il mago si ritrovò a fissare il display con gli occhi sgranati e il cuore in gola. Non appena fu sicuro di riuscire a parlare senza far trapelare alcuna emozione che potesse tradirlo, rispose.
«Pronto?».
«Sono io: vivo, vegeto, senza una bruciatura e in forma smagliante».
«Bene. Sai qual è il prossimo passo, no?».
Una risata sbarazzina all’altro capo del cellulare fece deglutire Atlas.
«Suvvia, non eri in pensiero per me? Nemmeno un pochino pochino?».
Sì.
 «Perché avrei dovuto?».
«Perché non avresti?».
Daniel chiuse gli occhi come per prendere tempo, ma l’immagine di Jack Wilder, sorridente e con un insolito lampo malizioso negli occhi, lo costrinse a riaprirli.
«Non ho tempo per questi giochetti, – affermò con decisione – e nemmeno tu. Sarà meglio darci una mossa, ragazzino, che ne dici?».
«Dico che ci vediamo più tardi, capo».
L’illusionista non rispose altro, riattaccò e si reputò fortunato del fatto di essere completamente solo. Non voleva la compagnia di Henley e nemmeno, anzi soprattutto, quella di McKinney. L’ultima cosa che desiderava era un rompiscatole in grado di decifrare ciò che egli stesso, in cuor suo, sapeva e non avrebbe mai ammesso.

Oh yeah, wait a minute, Mr. Postman!

Teoricamente, dovrei/vorrei dormire e avrei anche dovuto finire di vedere Se mi lasci ti cancello...
Praticamente, sono finita a rivedere Now you see me con mia sorella per la seconda volta in tre giorni e la mia mente ha iniziato a divagare.
Non so cosa sia questa storia, nella mia mente dovrebbe far parte di una raccolta di cui ho già stilato una scaletta, e mi rendo conto solo adesso di aver iniziato con la parte slash della fic. Uhm, bene. Ma tanto ho visto che qui lo slash è accettato di buon grado e quindi...
Okay, al momento mi sfugge tutto ciò che avrei dovuto scrivere in queste insensate NdA, perfetto. Se mi verrà altro in mente, aggiungerò ;)

A presto, spero!

A.




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