A pochi metri dalla stazione arresta la corsa, così
veloce
che stava inciampando nei suoi stessi pantaloni, e cerca di riprendere
un passo tranquillo. Ci riesce poco.
Sta sudando. Ha il fiato ancora troppo
corto e che si
perde in due colpi secchi di tosse. Oh, si accorge di un piccolo livido
proprio lì, nella parte interna del braccio.
Non ricorda come se lo sia procurato e la zona è abbastanza
insolita.
Aveva un piano, un eccellente piano nonostante abbia ripetuto
più volte a Dominic di non averlo. Però, ha
evitato con
cura di incrociare i suoi occhi quando glielo diceva.
Aveva organizzato tutto nei minimi dettagli da un mese, da quando aveva
saputo che sarebbe arrivata alle otto con il treno da Londra e che
sarebbe stata loro ospite per un paio di giorni.
Proprio non ce l'ha fatta ad arrivare in orario, maledizione.
Proprio non ce la fa ad evitare di essere quasi sempre in ritardo, in
realtà. E' abbastanza convinto che
verrà bocciato per tutte le note accumulate.
Sono effettivamente fin troppe note davvero.
Arriva al piazzale sperando che ci sia ancora.
L'avrebbe dovuta aspettare vicino al binario con calma, fingendo di non
voler essere lì, almeno non così tanto, e dire
che "Mamma
ha insistito. Se no, mi toglie l'uso del garage per una settimana". No,
questo l'avrebbe fatto sembrare ancora un pivello. Cioè, ha
diciassette anni , due lavori part-time e una band stabile. E fa sesso,
protetto.
Non è un ragazzino, proprio no.
Però il garage gli è essenziale, questo
sì. E' complicato cercare un altro posto.
Anzi, non vuole neanche farlo. E' pigro, ma soprattutto non ha i soldi
per un
eventuale sua quota e gli scoccia chiedere di nuovo un prestito. Non
che gli manchi la faccia, eh.
Ha intenzione di stare alla larga dai debiti e dai guai per adesso.
Argh, l'avrebbe salutata con disinvoltura, poggiando a terra piano, in
un
gioco di disonesta indifferenza e nascosta superbia, la custodia con
dentro la chitarra e...Ma è ovvio, tutto sta andando come
non
deve assolutamente andare.
Se lei non gli stesse venendo incontro e non avesse quell'adesivo a
forma di stella sulla valigia, probabilmente c'avrebbe messo dell'altro
tempo per riconoscerla. I capelli sono ritornati al loro colore
naturale, il trucco è più leggero e non porta
l'ear cuff
a forma di ala all'orecchio sinistro. "Tre anni",
pensa.
Per un attimo rimane come abbagliato da quell'immagine che si sta
avvicinando mentre inconsciamente agita la mano in aria.
D'un tratto, le braccia di lei gli sono tutte intorno.
Ha un profumo dolce, come di vaniglia e qualcosa di fruttato.
Il suo cuore sobbalza. Spera che non lo abbia sentito, ma ne
dubita.
Lei sbatte le palpebre, sorride ed infila all'istante, dietro ad un
"Ciao" entusiasta, "Matt" e "Tesoro" come se fossero un'unica parola .
Un'unica parola che risuona nuova e gentile nella sua bocca.
Lui, pregando di non arrossire e abbassando la mano, ricambia.
"Tutto qui? Mi aspettavo un benvenuto con trombe e festoni dal mio
pupillo".
"Ciao Nell. Così va bene?".
Lei scoppia a ridere. E' un sì.
Matthew rimane turbato da quella risata come sempre così
contagiosa. Un riso fragoroso che conosce da che ne ha memoria.
Nell è Nell, una di quelle entità indiscutibili
come la
mamma, il papà e la maestra. In mezzo quattro anni
di
differenza, il fatto che l'abbia visto con il pisello ciondolante ed il
culo al vento
quando correva verso la piscina gonfiabile del giardino o, parimenti,
la vasca da bagno con le venature rosa e che l'incarico di
tenerlo d'occhio in un'infinità di occasioni.
In più, lo ha salvato dal soffocamento quando era un bambino
stupido e curioso. Dio, ha inghiottito un ciondolo per vedere cosa
poteva succedere!
Ebbene, quella rovina meravigliosa che è il primo amore per
Matthew James Bellamy ha le sembianze di una mini-Terra al centro di un
pavimento pieno di vomito.
Però, Nell è Nell.
E le vuole bene.
***
"Certamente è arrivata solo ieri sera", commenta Matt tra
sé e sé, "ma stiamo passando poco tempo insieme".
Scrolla le spalle e sbadiglia. Prima di addormentarsi aveva
sperato, visto l'assenza della madre e della nonna per una visita
medica la mattina dopo e la provvidenziale vacanza di Paul in Irlanda,
di rimanere solo con lei. Invece, si sono presentati a casa Dom e
Chris, seguiti da Tom e altri due, per delle prove che ricordava aver
cancellato. Maledetti impiccioni.
Nell è stata monopolizzata, un'altra volta, e
quasi quasi gli dispiace che sia venuta.
Dopo essere rimasto, schiena inchiodata al muro, a sentire le
chiacchiere altrui e il proprio bieco silenzio, si è
rintanato
in cucina.
"Devo essere sembrato uno sciocco", riflette. A lei e ai suoi
amici.
Si sente orribile, odia i ragazzi per la facilità dei gesti
e
delle parole e odia se stesso per essere stato di nuovo così
agitato ed esitante.
Aveva pensato a quei giorni in maniera diversa. Le avrebbe raccontato
del primo concerto fuori l'Inghilterra, in una bettola
francese. L'avrebbe affascinata.
Aveva intenzione di dirle tante cose, di cui aveva preso persino nota
in
una lista lunga una paginetta e mezzo.
Sente la porta d'ingresso che si apre e si chiude, segno che gli
scocciatori se ne sono
andati. Non si fionda subito da lei, cerca di fare meno rumore
possibile.
La vede seduta sul divano a stampe floreali, immersa nel
chiarore del sole estivo che filtra dalla finestra del salotto.
Spia Nell rimanendo dietro lo stipite della porta, come
quando era un moccioso. Incantato e preoccupato di osservare quanti
più dettagli di lei in modo da farli suoi.
Le guance gli bruciano, le mani gli bruciano. Anche qualcosa
più sotto, sintomo che ormai è cresciuto.
Non sa come fermare tutto ciò e neanche se lo vuole
veramente.
A porvi fine è lei. "Ehi, avvicinati" e di nuovo quel
"MatTesoro" talmente ingiusto.
Lui le si siede vicino e, per farlo, le passa affianco sfiorandole le
ginocchia scoperte. Acconsente con un mugolio al "Davvero
simpatici i tuoi amici" e
si mette le mani nelle tasche dei jeans per tenerle ferme.
Nell non è annoiata dal silenzio irreale in cui si
è
trasformata
quella calma conversazione. Approfitta per osservarlo e pensa
che
forse lo sta mettendo in imbarazzo. Insomma, si sono tenuti
in contatto telefonicamente ma rivedersi dopo tanto tempo mette a
disagio anche lei.
Stargli vicino durante la separazione di George e Marilyn,
prometterle di appoggiarla nelle scelte, parlarsi fino allo sfinimento.
Le salta in mente un ricordo. Matt piccolo, capelli a spazzola
e cravatta, che si guarda intorno e si bea, con una punta di
vergogna, dell'applauso del pubblico ad un saggio. La prima volta in
cui
si era davvero guadagnato la scena. Per di più, con le sue
forze.
Un' appagante rivincita dopo aver avuto il ruolo dell'albero o del
cespuglio ad ogni benedetta recita di Natale.
Matthew aveva circa dodici anni e stava seduto davanti ai tasti di un
piano. Lì si era sentita orgogliosa di lui che stava
così bene sul palco, della luce che
aveva negli occhi e nel sorriso.
E ora, la verità è che non è
più
così piccolo. Nell si rende conto che non è poi
tanto
semplice buttargli un "Ti aiuterò se qualcosa va storto,
ok?".
Sono grandi, talvolta con dimensioni infantili, ma sono grandi.
Lui non ha bisogno di una sorella che l'aiuti con i compiti o una
sorvegliante che gli ricordi di fare le cose. E' un uomo tutto zigomi,
occhi blu e brufoli, questo è assodato.
E' un uomo e non
può renderlo felice regalandogli una liquirizia al cocco.
Lei solleva la mano posandola sul gomito di Matt.
"Te l'ho già detto, è un segreto", le ribadisce
all'ennesima domanda su dove diamine stiano andando, "Intanto, hai
deciso che gusto prendere?".
"Fragola, grazie. Tu?".
"Tè al limone".
"Non volevi anche tu il gelato?".
"Ho cambiato idea". Il rumore del ghiaccio che si frattura leggermente
non appena il tipo del convenience store mette la bevanda nel bicchiere
gli è tristemente familiare. Qualcosa a livello del petto fa
il
medesimo suono.
Iniziano a camminare e, dopo un "ora si gira a destra" e un "adesso a
sinistra e poi sempre dritto", arrivano ad un vecchio gazebo. Un rudere
per nulla romantico.
Si
accomodano prima che le gocce mirino a smettere di essere un
isolato avvertimento.
Sono bloccati senza un posto dove andare e lui trova difficile
respirare
con lei così vicina. E' una situazione stupida.
La fissa fino a sentirsi sporco in ogni angolo. Vuole toccare lei e
quel ricciolo rosso troppo corto per stare al suo posto. D'altronde,
sarebbe poi un male prendere l'iniziativa? Smetterebbe di essere il suo
MatTesoro?
Il silenzio di Nell lo fa sentire insicuro.
Argh, non avrebbe dovuto avere certi pensieri, non avrebbe dovuto
pensare affatto. Matt deglutisce un po' troppo rumorosamente. E 'a
disagio da morire.
"Chissà a cosa sta pensando?", lui si domanda. Ad un
tratto, rivede la sedicenne che è in piedi, braccia
incrociate dietro la schiena, alla vecchia fermata del bus di fronte
casa sua. Una bambolina che aspetta, sotto una pioggia simile, che sua
madre
rimetta insieme i cocci del proprio cuore.
E lui, bambino, che le porta l'ombrello e che non capisce
perché
abbia la solitudine stampata sulla pelle. Ora ha imparato il
significato di quell'espressione. Ad
accomunarli ci sono la liquirizia, l'odio per Josie McGill e il
divorzio dei genitori.
Ciò che non sa Matt è quanto allora quella
ragazzina sia stata salvata giusto dal fatto che lui fosse
là .
Nell lo sente respirare e gira lo sguardo verso il suo mento.
Anche ora desidera essere salvata. Però,
ciò
comporterebbe
spiegargli che occorre davvero una bella manciata di pretesti e un
mucchio di propositi per andare avanti e quanto spesso giorni senza un
proposito preciso capitino. Non intende farlo. Non a lui, non a
quello che più che ad un Tom Cruise malaticcio e rielaborato
da
Picasso assomiglia ad uno dei topini di Cenerentola. Il suo topino
infagottato e intelligente.
Lei si china fino a che la lunga treccia scivola oltre la sua spalla
destra a solleticare il collo di Matt, contro cui sorride chiudendo gli
occhi. Si sente un pochino vecchia e per nulla saggia.
Lui tenta di essere forte ma, non appena lei si alza, le
ginocchia gli tremano.
"Allora, il tipo con i ricci, Christopher?, mi ha detto che ormai da
un annetto avete dei cocciutissimi fan che vi seguono ovunque".
"Pochi, ma ci sono. E' vero".
"Sono così contenta. Per dei ragazzini come voi è
un risultato bello grande".
"Odio chi usa la parola ragazzini. E quel tono snob".
"Mmm, bè, vediamo, facciamo...".
"Poi, perché, tu cosa saresti? Un'adulta? Pff".
"Hai anche tu ragione. Ma non mi vuoi raccontare niente niente?".
Nell sbuffa e...Non staranno mica litigando, no? Ah, lei gli
ha
insegnato bene come essere ridicolo, fare scivoloni madornali e dire
cose che non pensa sul serio. Per lui sarebbe più semplice
ritornare a qualche anno indietro e darle fastidio con i suoi capricci
perché, si sa, i maschi rompono le scatole alle
ragazze per
cui provano interesse. Che consolazione! Perlomeno, per lui
funziona in questa maniera.
Matt forse non intende crescere, non per lei. "Non mi piace la mia
voce. Cioè, non è male ma...Insomma,
l'anno scorso abbiamo vinto perché abbiamo fatto casino. Lo
shock ha fatto colpo. Non so come spiegarti, mi viene voglia di rompere
tutto con le mie corde vocali. Devo sistemare il...falsetto?! Il nome
della band mi piace, ha un impatto e con
gli altri c'è un buon feeling. Ci divertiamo e
questo basta. Non vogliamo essere pretenziosi, non lo siamo.
Forse
io a volte lo sono. Forse. Anzi, mi dicono che sfracagno le palle
troppo spesso. Sono preoccupato per nonna. E'
dimagrita velocemente negli ultimi mesi. Paul ha una ragazza, io
no. Tipo che adesso non mi va. Non
riesco ad immaginare
quanto possa durare ma è divertente. Sarebbe figo
avere un
bus e gente che si prende cura di tutto, ma per ora carichiamo e
scarichiamo la roba sulle macchine e maciniamo chilometri e ore per
suonare. Non facendo neanche in tempo alle volte. E' un
lavoro duro e sporco.
Ahahahah Ehm, alcuni c'hanno chiesto gli autografi e sono
confuso.Scarabocchiare su qualche pezzo di carta il proprio nome
è imbarazzante. Con
mamma
litigo raramente, il liceo è un po' la merda e, invece, con
papà litigo una volta sì e una no. Mi ci metto di
impegno, eh, ma lo scambio di battute finisce sempre in una
discussione. Probabilmente è normale, episodi normali di
rapporti familiari.
Ahahahah".
"Ehi, frena quella macchinetta", lo rimprovera, "... Sai, ho sempre
invidiato chi avesse un talento di questo tipo. Per le arti in
generale,
ecco".
"Credo sia anche un talento saperle apprezzare. Questo credo,
sì".
Nell non se l'aspettava un'uscita del genere, con un tono profondamente
fragile e dolce da farla sentire minuscola. Bisognerebbe aver
paura di un tizio così, capace di consumarti con discorsi
strani ma di certo non roba per deficienti.
Lei sì che dovrebbe avere paura. In realtà, sente
una felicità cruda. L'ha salvata di nuovo e
non se ne è neanche accorto.
Nell scoppia a ridere e Matt fa lo stesso. Ogni volta che arriva una
nuova
ondata di risate la pancia punge ad entrambi, ma non importa.
Dato che sembra non voler smettere presto, decidono di sfidare
la
pioggia e ritornare.
In men che non si dica si ritrovano
bagnati dalla testa ai piedi. Due gattini randagi.
Continuano a correre come pazzi, evitando le persone per strada facendo
zig-zag. Più l'adrenalina sale,
più si tengono per mano.
Abbastanza incapaci di fermarsi.