Marinai e donzelle, è
con soddisfazione, liberazione e un pizzico di malinconia che oggi
posto il lungo epilogo di un'altrettanto lunga storia, iniziata oramai
quasi due anni or sono.
In questo periodo, che
può sembrare relativamente breve, in realtà sono
successe diverse cose. In primo luogo alcuni lettori che avevo
conosciuto e che con i loro commenti positivi mi hanno stimolata a dare
un seguito all'originale long con cui ho sostanzialmente esordito in
questo fandom, non sono stati più presenti, e mi
è spiaciuto non aver più avuto contatti con loro,
anche perché erano contestualmente autori che leggevo con
molto piacere (Summerbest, emmawh, Lione94, Foxx dove siete finite?!
:'( ).
Altri si sono aggiunti
nel corso dei miei saltuari aggiornamenti (Fauna96 su tutte), molti
più di quanti imaginassi in questi mesi hanno inserito
questo modesto racconto tra le loro preferenze, seguite o ricordate, e
ciò mi ha dato sempre l'impulso di continuare e non lasciare
a metà, nonostante avessi perso più volte la
giusta ispirazione.
C'è stata poi
una lettrice costante, simpatica e fedele che non posso non citare: la
dolcissima stellysisley che ha sempre sostenuto le mie idee, qui e
fuori dandomi la spinta maggiore di tutte <3
Inoltre in questo arco
di tempo, chi mi ha seguito anche in altri lavori, avrà
forse notato che il mio stile è mutato, direi che si
è complessato nella terminologia e nell'introspezione, o
forse è solo maturato un po' insieme a me, che non nego di
conservare un lato piuttosto infantile (che non voglio assolutamente
perdere!), ma ho avuto la tendenza ad avventurarmi in generi
più adulti (più che altro nella lettura) a causa
dell'età non più verdissima ^^
Ad ogni modo, ho voluto
mantenere immutato il carattere narrativo in questo racconto,
lasciandolo più leggero e fresco rispetto ad altri, e vi
anticipo pure che ho scelto un finale abbastanza aperto che spero non
deluderà troppo le vostre aspettative.
Ci sarà un
altro seguito? Beh, qualche idea in verità mi è
balenata, ma non credo sbarcherà a breve: ho molti altri
viaggi da concludere!
Dopo avervi annoiato
ancora una volta, ringraziando di nuovo i miei seguaci, salpo le ancore
e vi auguro buona lettura!
Ai prossimi approdi!)
Epilogo:
Nessun padrone
Le stelle di cristallo svanirono in un sonoro e rapido fruscio,
precipitando sullo spoglio suolo. La nebbiolina di polvere scaturita
dall’esplosione simultanea di più canne da fuoco
si diradò, permettendo agli archibugi che
l’avevano prodotta di emergere dal buio manto che avvolgeva
la collinetta.
Oliver Taft si drizzò per primo, guizzando gli occhi a
quelle sagome indistinte che si spostavano verso di loro: - Da quando
in qua i pirati combattono uniti? – si sbellicò
dopo un attimo di smarrimento, rifiutandosi ostinatamente di accettare
quello che vedeva.
Un ferreo e vibrante timbro di donna lo schernì prontamente:
- Ti dice nulla la parola “Fratellanza”?
Elizabeth camminò con fierezza non abbassando la carabina
dal bersaglio, Will subito dietro di lei con un paio di spingarde
fumanti.
- Fratellanza?!
È soltanto una delle tante fandonie spacciate da voi
spregevoli Accattoni
del mare.
Stavolta ad intervenire era stata una voce virile screziata da ripicca
e spregio.
- Francis – evinse contrariato Capitan Sparrow, pur non
individuandolo chiaramente nella languente luce diffusa da
quell’insolita luna rossa.
Le armi dei soldati, luccicanti di un sinistro bagliore tra le
inanimate foglie di vetro, in breve formarono una minacciosa corolla
intorno ai banditi lì raccolti.
Jack e Anamaria strinsero con più vigore le else, mentre Jim
strinse la mano di Amaryllis nascondendo nella giacca il magico
diamante.
Taft afferrò una torcia e avanzò verso il
Capitano Roberts, suo precedente alleato, con uno sbiadito alone
intimidatorio: - E Clint? – domandò cercandolo tra
le ombre vaganti, con la schiacciante sensazione di conoscere la
spiacevole verità.
- Le sue budella non erano dissimili da quelle di qualunque altro
impostore del nostro stampo – frizzò Barbossa,
reggendosi zoppicante alla stessa spada con cui lo aveva sconfitto.
Sparrow rabbrividì incontrando il suo sguardo
spaventosamente carico di odio, che sembrava suggerirgli che lui
sarebbe stato il prossimo ad assaggiare la sua vendetta,
dacché i loro contrasti non si erano mai appianati.
In quella tesa sospensione si innalzò di nuovo
l’accento imperioso dell’erede di Black Bart: - La
Glory e la Eagle, navi di spicco della marina britannica, stanno
flottando nei dintorni. Vi conviene arrendervi, furfanti senza Dio, e
vi prometto che vi scorterò fino a Saint Thomas. Vivi.
I pirati sghignazzarono, sicuri di essere in maggioranza, sebbene Jack
Sparrow fosse l’unico a conoscenza della simulazione di
Roberts: quel luogo compariva soltanto in determinati periodi della
marea e non figurava in alcuna carta nautica.
Gli animi si surriscaldarono, l’acciaio sibilò e
ronzò insieme al dirompere di urla e convenevoli insultanti
che circolarono tra i due partiti, fermi sulla difensiva ma pronti a
darsi battaglia, nonostante l’oscurità e
l’atipicità di quel terreno non avrebbero
facilitato i combattimenti.
Prima che qualche intraprendente desse inizio agli scontri, accadde
qualcosa di imprevisto.
Le rocce traslucide tremarono e si mossero, alcune affondando, altre
emergendo con spruzzi, travolgendo e inghiottendo nelle loro crescenti
voragini ignare e impreparate vittime.
L’improvviso terremoto scatenò confusione e panico
tra i pirati che cercarono di essere più veloci delle frane
che con clamore si propagavano sotto di loro.
- Io vi avevo consigliato di non ostacolarmi! Adesso nessuno di noi si
salverà! – esultò un esaltato Taft,
estraendo il braccio da una fenditura apertasi ai suoi piedi.
Assicurandosi che gli astri fossero ancora in posizione e che ci
sarebbero rimasti solo per pochi altri minuti, percorse a fatica la
strada inversa, intenzionato a recuperare l’amuleto.
Barbossa scivolò su un rilievo, uno stilo affiorò
trafiggendogli la spalla destra e rimase sospeso sull’orlo di
una crepa. Imprecò contro il subdolo nemico sparandogli
contro alcuni proiettili, mancandolo.
Will ed Elizabeth, scansando l’instancabile Capitano Roberts
dalle calcagna, arrancarono verso la zona più alta, mirando
a raggiungere il figlio.
- Che sta succedendo? È stato lui? –
annaspò Anamaria, tenendosi ad un’asta traversa
del macchinario rotante e cigolante.
- L’isola tornerà in fondo al mare appena luna
tramonta – annunciò lapidaria Amaryllis
– Ma lui ha modificato ordine del tempo.
Jay Jay si dimenò forsennatamente, essendo ancora
intrappolato in croce su quella grata sospesa: - Vuol dire che
affonderemo prima del previsto?
La ninfa annuì e affermandolo apparve insolitamente
terrorizzata. Delle braccia la sollevarono, trascinandola sotto il
chiarore dei raggi lunari, mentre una lama di vetro le
ghiacciò il collo.
- Consegnatemi l’Occhio dell’Oceano e vi garantisco
che potrei valutare di concedervi la mia clemenza – propose
loro Taft, avendo scoperto con orrore che il tesoro da immemori anni
bramato gli era stato sottratto. Il suo polso tremava e nei suoi occhi
sfrigolavano piccoli lampi elettrici.
- No, Jim! Devi usarlo tu! – lo esortò con
impellenza la nereide, instaurando una comunicazione telepatica con lui.
Billy Jim sapeva già quale cruento sacrificio avrebbe dovuto
compiere per entrare in contatto con i poteri sopiti che lei gli aveva
svelato possedere. E sapeva anche che sarebbe stato irreversibile.
Esitò, si guardò intorno, incrociò i
volti dei suoi amici, ricordò tutte le peripezie e i posti
che aveva conosciuto insieme a loro. Pensò a quello che
ancora avrebbero potuto vivere insieme. Aveva visto troppi pochi soli
per desiderare di dire addio a quel fantastico mondo di cui voleva
saggiare di più. Il mare gli scorreva dentro ma voleva
domarlo, non dominarlo.
Ad Amaryllis sfuggì un ansimo frustrato, le sue gambe
vacillarono. Poi avvertì Jack Sparrow approssimarsi di
soppiatto. La sua speranza non si spense, anche se non era riuscita a
convincere il giovane prescelto, contava ancora sull’appoggio
degli umani.
- Non posso, mi dispiace – mormorò risoluto Turner
jr, scagliando deliberatamente il prisma marino in mezzo agli altri
frantumi scintillanti che si erano disseminati ovunque.
Taft strattonò via la cugina, tuffandosi a terra per tentare
di recuperare il diamante: - Dannato moccioso! Non sai cosa hai fatto!
Ci hai condannati! – andava urlando, scorticandosi le
ginocchia e i palmi su cui strisciava, rovistando affannosamente tra i
taglienti frammenti di cristallo, anche perché non era da
solo in quella frenetica ricerca.
- L’ho trovato! – trionfò Jack
innalzando al cielo una pietruzza sfaccettata come fosse un trofeo,
attirando l’aguzza occhiata del Capitano della Barracuda che
si gettò immediatamente verso di lui, sfoderando il pugnale
vitreo – Oh, no. Non è quella giusta –
bofonchiò dissacratorio il filibustiere dalle innumerevoli
treccine, buttando via l’oggetto nella mischia e riprendendo
a sondare il terreno con la punta della spada.
Oliver tirò fuori una pistola di piccolo calibro caricata
con gli aghi di un potente sonnifero, da lui stesso fabbricato. E la
chioma di Sparrow se ne appesantì senza che il proprietario
se ne accorgesse.
- Dobbiamo aiutare Jay Jay! – proruppe intanto Jim,
accennando all’ininterrotta concatenazione di bozzelli che
stava continuando ad attivarsi. Amaryllis si trattenne a controllare le
mosse di Taft e Sparrow, ma ad un ulteriore richiamo del suo amico
decise di unirsi a lui e ad Anamaria, che senza successo provava a
rompere quelle resistenti catene e a distruggere
l’infrangibile lama puntata pericolosamente contro il
ragazzino.
Anche i Turner stavano tentando di portarsi vicino ai loro compagni.
Will era giunto praticamente in cima all’altura, e da
lì riusciva a scorgere Jack e gli altri lottare contro lo
stillicidio di secondi che li divideva ancora una volta da
un’infelice sorte. Un corpo trafitto da una sciabolata
cozzò tra lui ed Elizabeth, separando le loro dita. La donna
piombò indietro urlando il suo nome ma la sua caduta venne
frenata da un solido petto ornato da mostrine che la
abbrancò. Riconoscendolo iniziò a scalciare per
svincolarsi, finché uno schizzo caldo non le
colpì il viso.
- Prendete me al posto suo, Capitano Roberts – gli
intimò con fermezza Capitan Turner, il piglio intrepido e
palpitante, le mani lungo i fianchi in segno di una pacifica resa.
– Mia moglie aspetta un bambino – aggiunse in una
soffusa e dignitosa preghiera, conscio o forse solo fidente di comprare
la sua sbandierata correttezza.
Il soldato si premette la spalla ferita e sostenne il suo sguardo
corrugando il proprio nell’udire quell’accorata
rivelazione. Squadrò con pertinace dubbiosità la
piratessa che tre dei suoi trattenevano in attesa di direttive. Vide il
modo in cui si guardavano quei due, come se condividessero lo stesso
fiato, e ciò scosse il suo.
- Sappiate che ovunque lo porterete, io verro a riprendermelo
– gli giurò l’incantevole e mordace
avventuriera, senza alcun refolo di timore.
Francis Roberts ruotò la testa notando altre azioni
dall’impensabile carattere altruistico.
Una coppia di bucanieri stava soccorrendo un loro pari incastratosi il
braccio tra una sporgenza e una spaccatura che minacciava di
risucchiarlo nei suoi meandri. Il malvivente, non più agile
e giovane, aveva comunque sguainato la propria spada e con movimenti
limitati si apprestava stoicamente a tranciare l’arto che gli
impediva di spostarsi.
- Che terribile spreco! Nessuno sa governare il timone come voi,
Capitan Barbossa – esclamò il più magro
dei due, caricandosi insieme all’amico il riluttante
filibustiere che seguitava a riempirli di insulti.
Poco più in alto c’era anche un’altra
masnadiera che si adoperava per liberare un ragazzino appeso gambe e
braccia. Rischiavano di essere sepolti lì attardandosi,
mettevano a repentaglio la loro libertà e la loro vita pur
di non abbandonare i propri sodali.
Un fiume di fiele gli si riversò in gola e gli
gravò le tempie. Si sentì profondamente meschino,
bigotto e ignobile per aver combattuto, condannato e ucciso quanti
portavano quell’indecoroso marchio. Avrebbe dovuto
considerare sempre che non tutti i fuorilegge erano spietati, egoisti e
opportunisti come lo era stato suo padre, che pure aveva stilato uno
stimato codice d’onore cui molti dicevano di ispirare la
propria condotta. Non avrebbe dovuto intraprendere quel mestiere con la
coscienza avvelenata da rancori personali. Si disfece dei ceppi che
finirono in una pozza, volse i tacchi verso la ciurma e, non tradendo
alcuna emozione, ingiunse loro l’ultimo ordine che avrebbe
dato sotto quella divisa: - Andiamo via da qui, signori. La dipartita
di questi farabutti è già segnata.
I marinai tentennarono prima si seguirlo sotto le occhiate confuse e
strabiliate dei pirati.
- Regnerà il caos! Non sapete quali forze state scatenando!
Le urla fanatiche di Oliver Taft tornarono a catalizzare
l’inorridita attenzione dei superstiti che assistettero alla
sua delirante disperazione. Il Capitano ibrido, non avendo ancora
trovato la chiave dell’immortalità, si
lacerò entrambi i polsi, spargendo il sangue sul tappeto di
frammenti brillanti.
- Il mare non deve avere padroni!
Jack Sparrow scandì tale affermazione brandendo
l’ovale adamantino.
I Turner corsero al suo fianco, mentre il mezzosangue gli si
riavvicinava, pallido e sudato, impugnando ancora lo stiletto: - Sai
qual è il tuo problema, Sparrow? Sei debole di cuore, come
tuo padre che ha scelto di ritirarsi prima che giungesse la sua fine,
su una nave, in battaglia – lo provocò
malignamente, insinuando nella sua mente altre calunnie che gli altri
non poterono udire.
Quello le scacciò impedendogli di irretirlo: - Va
all’inferno, Pescegatto! Sono passato per guai ben peggiori
di questo. Riuscirò a salvarmi la pelle con o senza il tuo
aiuto – proclamò con un sorriso sprezzante e
sarcastico, riponendo l’Occhio dell’Oceano nelle
mani di Amaryllis che si aggrappò a lui, salendogli sulle
spalle
Taft emise un’ultima stridula risata, le vene grondanti, le
occhiaie sempre più scure a sfigurare il colorito cereo: -
Ma qualcuno a cui tieni non sarà altrettanto fortunato
– asserì con inquietante soddisfazione, indicando
con l’indice un punto dietro di loro. Il foro di una
pallottola gli attraversò il torace. Barcollando sulle
ginocchia lanciò un’occhiata stizzita a Roberts e
si lasciò seppellire dal cedimento della pavimentazione
silicea.
Capitan Sparrow udì uno scatto e poi un fremito secco di
carne trapassata.
Quando si girò era già successo.
Anamaria percepì una fitta fulminante penetrarle la schiena,
tanto fugace e violenta che non le permise nemmeno di capire cosa fosse
o di esalare un grido. Mentre uno stridente brusio le feriva le
orecchie, il volto riconoscente di Jay Jay diveniva sfocato.
Non ebbe più sensibilità né percezione
del luogo in cui si trovasse o dello scorrere del tempo. Le sembrava di
galleggiare tra i flutti, sotto un cielo buio ma sereno. Il silenzio
che le aleggiava intorno, però, cominciò
d’un tratto a colorarsi di tante sfumature di suono e tra le
ciglia una fievole e tiepida luce s’infiltrò
inducendola a muovere le palpebre. Non sapeva dove fosse o dove fossero
quelli che sentiva parlare, tuttavia le parve di riconoscerli. Erano
voci familiari e provò ad alzarsi per raggiungerle,
chiedendosi con angoscia se fossero sopravvissuti o si trovassero tutti
nelle terre dei morti.
- Gli hai insegnato a nuotare?
Quello era il vivace Turner jr.
- L’ho salvato dall’annegare. Ma poi anche lui ha
salvato me. Ero tanto inesperta e ingenua allora. Mi piaceva stare
sugli scogli. Dei malvagi cacciatori hanno cercato di catturarmi e lui
si è opposto. Era un giovanissimo Capitano. È
stato una scintilla!
La cadenza esotica della misteriosa ninfa.
- Le promisi che un giorno avrei restituito il favore e lo feci. Non
è come prestare giuramento ad una persona: quella
è una semidea, non si sfugge. Infatti mi ha marchiato con
questa formula ed è ritornata.
Una parlata strascicata e alterata dal rum.
- Non sapevate nuotare!
Anche il riso di suo figlio.
- I miei vecchi non erano tipi da allegra e spensierata giornata sulla
spiaggia. Da piccolo non avevo mai messo piede fuori dalla
Città dei Relitti … o nell’acqua!
Lo vide. Una mano occupata a reggere una bottiglia semivuota,
l’altra appoggiata distrattamente allo stipite di una porta,
il tricorno leggermente storto sulla fronte nascosta dalla bandana, le
labbra distese in un sogghigno furbo e un po’ intimidito
dalle rivelazioni confidenziali che l’alcol aveva trapelato,
e che gli formava piccole rughe attorno agli occhi bistrati.
Le rivolse un soffocato cenno di saluto e si defilò sul
ponte, seguito da Jim e Amaryllis.
La mora spostò gli occhi sul giovane mulatto, i cui denti
brillanti si mostrarono con spontanea esultanza nel riscontrare che
stesse bene.
- Capitan Jucard. Credo di dovervi più di un semplice grazie
– sussultò, sensibilmente turbato e grato,
ondeggiando il collo e il busto, impacciato e incuriosito.
Anamaria si passò le dita tra i capelli, contenendo un
inopportuno balbettio: - Sei un marinaio promettente. Mi sarebbe
dispiaciuto molto perderti.
Jay Jay la osservò con indugio, serio e compito: - Mi
assegnerete una nuova carica, allora – affermò
scoccandole uno scaltro occhiolino. Non avevano toccato
l’argomento, ma alla donna balzò nello stomaco la
sensazione che quello sveglio ragazzino fosse in qualche modo
ugualmente a conoscenza del loro intimo legame.
- Comunque, se siete ancora tra noi lo dovete ad Amaryllis che vi ha
dato qualche goccia del suo sangue immortale. E a Capitan Sparrow
– riprese a raccontare appassionatamente l’imberbe
pirata – Si è prodigato molto per voi …
Non sarete amanti? – la punzecchiò con maliziosa
ironia.
La Jucard trasalì disturbata dall’imbarazzo che le
riscaldò le guance. Negò nella maniera
più assoluta, sollecitando il ragazzino ad illustrarle
quanto fosse accaduto durante la sua perdita dei sensi. E lui le
narrò di come nelle mani del giovane Turner
l’Occhio dell’Oceano fosse divenuto la soluzione
per scongiurare il precipitare dell’isola nei fondali
finché tutti non erano tornati alle navi. Capitan Sparrow
aveva promesso di ricollocare il diamante marino nel suo originale
scranno. Quella strana ossessione per la ricomposizione dei conflitti
sembrava derivargli dalla volontà di emulare suo padre che
negli ultimi anni della sua vita era divenuto custode della saggezza
piratesca e mediatore di controversie, rifletté Anamaria.
Erano in mare aperto, a bordo della Perla Nera e stava albeggiando.
In coperta una scanzonata folla chiacchierava facendo tintinnare le
bottiglie.
L’Olandese Volante veleggiava a tribordo, la poppa della
Medusa Spettro stava svanendo oltre l’orizzonte con la Hawk
di Capitan Roberts, che aveva ordinato ai suoi di mandare a picco la
Barracuda e l’Orca, temendo si formassero nuove flotte
piratesche.
Jack Sparrow si barcamenò tra le sue canaglie per
raggiungere i coniugi Turner, che si erano auto invitati sulla sua nave
con la scusa che vi fosse rimasto loro figlio.
- Non vorrei aver origliato male, innanzi – li
abbordò, curioso ma titubante di voler davvero intromettersi
nei loro affari intimi - Siete sul serio in procinto di avere un altro
erede? – tagliò corto storcendo la bocca e
smorzando il tono.
I due si corrisposero uno sguardo amorevole, cingendosi a vicenda e
confermandogli la dissennata novella.
- Un altro erede?! – sobbalzò, andandogli un sorso
di traverso – Vi siete messi in testa di ripopolare i sette
mari, per caso?
Will sorrise, divertito dall’esternazione di stupore
dell’amico e al contempo impensierito dal rivalutare quella
prospettiva che con gli eventi degli ultimi giorni aveva trascurato:
- Due figli non sono molti. Tu quanti ne hai?
Jack si batté un pugno sul petto: quel rum non se lo stava
godendo proprio!
- Nessuno! – frinì scippando la bottiglia a mastro
Gibbs, che gli era incautamente passato accanto e posando le pupille
sulle onde rosate.
Turner gli si accostò ammiccandogli in un sussurro: - E
quello lì? Ti somiglia, sai.
Il pirata diresse il naso verso il mozzo con il codino che scherzava
con altri coetanei: - È perché somiglia ad
Anamaria, e Anamaria somiglia a me – borbottò
astruso, dopo un attimo di imbarazzato mutismo, riattaccando a bere e
ancheggiando altrove, lasciando Elizabeth e Will più confusi
che persuasi.
Ammesso la parentela fosse stata vera, la sua presenza non sarebbe
servita a nessuno dei due, rimuginava con schietto senso pratico. Un
altro Turner gli si parò davanti sbarrando il rilassante
girovagare per il ponte. Provò a depistarlo ma si
impappinò e fu messo alle strette:
- Capitan Jack, posso farvi una domanda?
Acconsentì con un vago cenno della mano, rassegnandosi ad
ascoltare cosa avesse mai da chiedergli quel moccioso impertinente.
Il ragazzino assunse un’espressione molto contegnosa, un
tenue rossore sugli zigomi arrotondati: - Pirati si nasce o si diventa?
- Perché lo chiedi a me? Perché non lo chiedi ai
tuoi? – sbottò esasperato e sgarbato. A quel
principiante era capitata una smisurata e inconcepibile
fatalità. Ergersi al di sopra di tutti loro, essere lui ad
imporre regole a chi aveva scelto di rinnegarle tutte quante. Ma aveva
ripudiato di votarsi a quella rotta. Lui, al suo posto, alla sua
età, probabilmente avrebbe accettato senza tanti
complimenti, se non altro per smacco nei confronti degli adulti.
- Non lo so … Forse perché siete stato voi a
trasformarli – bofonchiò il piccoletto,
abbozzandogli un sorriso che sperò fosse convincente.
Jack lanciò un’occhiata permalosa alla coppia di
Capitani: - Trasformati, dici?
Il giovanotto annuì con impazienza e convinzione: - Allora?
Pirati si nasce o si diventa?
Capitan Sparrow sollevò il mento lisciandosi fugacemente le
punte dei baffi, raddrizzò il logoro tricorno, poi si
impettì serrando le dita attorno alle cinghie che gli
circondavano la vita:
- Figliolo, chi lo diventa in fondo ci è nato –
schioccò abbonandogli il suo compiacente sogghigno dorato.
Jim rifletté con autentico fervore su
quell’affermazione. Doveva ancora pronunciarsi a riguardo del
suo futuro. Era un’enorme responsabilità. Si
sentiva oppresso e minuscolo, ma anche sicuro di stare optando per la
scelta meno tragica. Quantomeno per lui. Ragionava da sensato pirata,
era vano aspirare ad interpretare l’eroe della storia. Sul
viso gli si schiuse un sentito e ammirato: - Grazie – e corse
via, andando ad annunciare la sua decisione ai genitori.
La smorfia di stonato disappunto sulla faccia del navigato filibustiere
permase nel notare i melensi sospiri che la vecchia amica
d’infanzia inviava ad uno dei presenti: - Ti piace il
Capitano Turner … - riconobbe perplesso.
I capelli mielati della fanciulla ondeggiarono nella lieve brezza
mattutina: - Lo sai che noi ondine ci innamoriamo spesso. La nostra
esistenza è così lunga, dopotutto –
mormorò immalinconita Amaryllis, mostrandogli le azzurre e
lucide iridi.
A Jack venne istintivo carezzarle una spalla: - Quello lì
non ha occhi che per la sua assassina amorosa - bisbigliò
calcando lo spregio e l’incomprensione per un tale
attaccamento. Era cosa rara, ne aveva conosciuti pochissimi vincoli di
una simile forza e durata tra persone.
- Lo so bene – mugugnò rassegnata la ninfa,
sfiorando i suoi anelli – Tu invece? – lo colse
alla sprovvista, cambiando intonazione e facendosi allusiva.
Quello ebbe una reazione assolutamente strafottente: - Lo sai che i
miei amori sono intensi ma brevi. Svolazzo libero e spensierato come un
passero.
Amaryllis gli afferrò le treccine per fissarlo negli occhi,
stringendogli dopo le mani e concentrandosi: - Hmm … Il tuo
cuore non è del tutto libero.
- Ti sbagli! – ribatté prontamente lui,
scrollandola e augurandosi che nessuno fosse in ascolto.
La nereide spanse un risolino svagato: - Che baccalà! Ti
piace ma la fai scappare continuamente.
- Ora basta! Non devi tornare negli abissi? –
frignò imbizzarrito Jack, calamitando le orecchie di tutti
su di loro.
La creatura marina si intristì, il respiro mozzo, la saliva
amara. Aveva ricevuto un permesso speciale e temporaneo per poter
svolgere la funzione di messaggera del suo popolo. Lei non apparteneva
al mondo di superficie, ma in quelle poche ore trascorse fuori dal mare
lo aveva quasi dimenticato. Aveva perfino meditato di rinunciare alla
parziale immortalità del suo corpo.
La sua missione l’aveva compiuta, e, nonostante non avesse
incoronato un nuovo sovrano, aveva stipulato nuovi legami con gli umani
e ambiva a proteggerli vegliando sulla loro progenie, finché
le sarebbe stato concesso.
Affondò il capo sulla giacca del Capitano della Perla
abbracciandolo con tenerezza e impartendogli col pensiero altre
benevole raccomandazioni, su cui lui divagò con uno sbuffo.
Trovò dietro di sé Jim e travolse in un accorato
abbraccio anche lui che si spremette per ricacciare un puerile
singhiozzo. Jay Jay le diede la sua stretta senza aspettare che si
staccasse dall’amico. Poi fu il turno di Anamaria e di
Elizabeth che la biondina si apprestò a salutare insieme,
allargando le braccia.
Restava un solo umano: - Ti posso dire addio, Will Turner? –
pulsò colorandosi la pelle nivea di un acceso vermiglio.
William sbirciò la predisposizione della moglie, le
annuì porgendole una mano che l’ondina
ignorò, saltando all’altezza delle sue labbra,
sulle quali si soffermò delicatamente qualche secondo: -
Grazie di tutto. Non lo dimenticherò –
sussurrò angelica, toccandogli una guancia.
- Neanche io – puntualizzò sentitamente la signora
Turner, ghermendo il braccio del marito che aveva distolto la fronte
sugli stivali.
Jim e Jay Jay erano indecisi se sorridere o irritarsi per non aver
ricevuto lo stesso arrivederci, ma si offrirono entrambi di aiutarla a
salire sulla balaustra.
Amaryllis guardò tutti vacillando per un ultimo infinito
istante, quindi, sorridendo al lieto fine che erano riusciti a comporre
insieme, si tuffò dissolvendosi tra la spuma marina.
- Ricorda compare: mai innamorarsi di una femmina sovrannaturale!
– raccomandò Jay al coetaneo, restando con lui ad
osservare l’acqua sottostante.
- Io non mi sono innamorato! – obiettò inalberato
l’altro, pur avendo la salivazione azzerata e il petto in
tumulto.
Ricevette dal mulatto una fraterna pacca sulla spalla: - Buona fortuna,
BJ.
Gli offrì le nocche e le sbatté contro le sue: -
Altrettanta, Jay Jay.
- Sono felice che alla fine tu abbia deciso di restare con noi, Jim.
Il Capitano dell’Olandese Volante affidò il timone
al fidato Sputafuoco Bill, sospingendo il figlio a seguirlo in sala
nautica, aprendogli la porta e invitandolo ad entrare.
- Faccio sempre in tempo a ripensarci, vero papà?
– farfugliò il ragazzino, preoccupandosi per
l’asfissiante e imprevista riunione di famiglia in cui si
stava catapultando.
Sua madre era in piedi vicino il tavolo con le braccia incrociate sul
grembo e l’aria di dovergli impartire qualche rimprovero
arretrato.
- Certo. – riprese suo padre, con tono pacato eppure
screziato di emozione, affiancando la moglie - Ma credo che il tuo
aiuto ci servirà molto nei prossimi mesi.
I due fusero le loro iridi cioccolato l’uno
nell’altro, tremando appena. Fu Elizabeth a confessare
incantata e quasi incredula la natura dell’evento che li
avrebbe coinvolti: - Sta per arrivare un altro Turner, Jimmy.
Will alzò con due dita il viso scosso della compagna,
catturandone caldamente le labbra e spegnendo quel contatto con un
dolce sorriso.
Jim si sedette su uno sgabello, tenendosi la testa che gli girava: -
Diventerò … fratello? –
sillabò fissandoli a bocca semiaperta.
Loro si strinsero ancora scambiandosi una carezza sulla fronte e
annuendo.
- Davvero? – insistette meravigliato il tredicenne,
avvicinandosi e piantando le pupille sulla pancia poco pronunciata
della donna.
- Sì. – ribadì lei, prendendogli una
mano e posandogliela sul proprio ventre.
Non aveva mai sospettato che gli nascondessero un segreto del genere, e
non riusciva a comprenderne pienamente la connotazione. In fin dei
conti, sarebbe stata un’altra avventura.
- Allora diventerò il tuo primo ufficiale?
Era affacciato alla balconata del timone, taciturno e corrucciato.
- Capitano, se vi disturba avermi a bordo, a quest’ora i miei
uomini avranno riparato i danni accorsi alla Murena … - gli
riferì sfuggente, scoprendosi agitata come una ragazzina
nell’attendere un suo responso. Non sapeva perché
era rimasta incagliata sulla Perla anziché seguire i Turner
sull’Olandese.
- Vi concederò un passaggio fino a Isla Cruces …
- asserì quello con imperturbata e falsa modestia, non
incontrando lo sguardo della piratessa la quale replicò
incaponita:
- Vi accompagnerò all’Isola dei Relitti per
ripagare il favore. Ed essere certa che rimetterete davvero a posto
l’Occhio dell’Oceano –
specificò indisposta dalla sua svagata saccenza.
In un battibaleno le mani di Jack la attirarono a sé e la
sua bocca fu pervasa dal suo intenso sapore di sale e rum. Si
distaccarono sentendosi colpevoli di sbagliare di nuovo,
immotivatamente.
Anamaria si ritirò scendendo le scalette, il pirata si stava
per sbloccare ma s’imbatté in Jay Jay. Il mozzo
mulatto si appese alla ringhiera dondolando e spiandolo con un ghigno
perspicace:
- Lei ti piace molto, non è vero?
Jack lo scrutò, ponderando
l’opportunità di continuare a spifferare certi
segreti con quella sottospecie di scimmia cresciuta. Gli mancava solo
il figliastro geloso: - Con mio sommo dispiacere – ammise
compunto, leccando dalle labbra il sapore lasciato da quel focoso
bacio.
I pirati donna erano la peggiore specie in circolazione.
Ma lui non si sarebbe mai impantanato in un guaio del genere ...
FINE
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