Il pozzo

di Alfred il sanguinario
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Il pozzo

Coraline stava seduta sul divano senza far niente. D’istinto prese il telecomando del condizionatore e lo accese a 20°. Appena sentiva un soffio di caldo lo faceva. Non sapendo proprio che fare, Coraline uscì in giardino, decisa a dirigersi al pozzo abbandonato, a buttarci una pietra (anche se sapeva già quant’era profondo), aspettare lo SPLASH e poi tornare indietro. Ormai aveva 13 anni, e da quando c’erano stati gli avvenimenti dell’Altro Mondo dell’Altra Madre ecc. erano passati 2 anni. Mentre percorreva le stradine pensava a sua madre. E aveva uno strano presentimento, come se qualcosa quel giorno dovesse andare storto. Per forza. Udì un miagolio e si voltò. Il gatto. Era lui, si chiamava Gatto. Semplicemente. Aveva deciso di dargli un nome semplice, un nome da gatto. Sì, un nome semplice, ma originale. Anche se non sembra… chi chiama il gatto Gatto? Mentre sprofondava in questi scuri pensieri (che lei chiamava pensieri stupidi sul senso della vita), non si ricordò che era arrivata dal pozzo. Provò a gettarci una pietra. Silenzio. Ecco lo SPLASH. Coraline prese un’altra pietra. Attese. E la lanciò. Un altro silenzio ed ecco lo SPLASH. Mentre Coraline stava mezza sdraiata lateralmente per udire i suoni dell’acqua in fondo a quella vera e propria trappola per umani una voce interruppe il silenzio. “Coraline!!!” era la voce di sua madre e pareva seccata. D’istinto si alzò “Arrivo mamma!!!” gridò nella piccola valle. Fece un passo, senza attenzione, sopra al pozzo. La copertura si spezzò. Coraline cadde nel vuoto. Era tutto così veloce che non ebbe il tempo di urlare. Le sembrò una di quelle cadute destinate a non finire più. Ecco che finì nell’acqua. Era gelida! Coraline si rialzò. Non le sembrava vero. “Aiuto!! C’è qualcuno? Aiuto!!” la sua voce rimbombò per le viscide pareti della cavità. Coraline vedeva una luce e delle nuvole su, in cima. L’acqua era profonda, non toccava, e Coraline dovette aggrapparsi alle viscide mattonelle e ad alcune radici degli alberi che spuntavano. “Mamma!! Papà! Qualcuno mi aiuti! Vi prego”
CONTINUA…

 





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