LA
STORIA DI ANNA E LUCIA.
“Anna Di
Stefano era una ragazza di sedici anni come tante altre.
Capelli neri di
media lunghezza portati sempre legati in una coda bassa, occhi scuri
piuttosto normali senza sfumature interessanti lasciati sempre senza
trucco, nemmeno l'ombra di un filo di matita, altezza nella media,
corpo minuto coperto sempre da maglioni di una taglia in più e
jeans sformati che non lasciavano nemmeno lontanamente intuire le
forme della ragazza.
Insomma, si
poteva dire che Anna non fosse certo una ragazza che si notava era
anzi, una di quelle ragazze-tappezzeria di cui nessuno si accorge.
Lei, dal canto suo, non faceva nulla per migliorarsi, non le
interessavano le attenzioni dei ragazzi e non voleva la compagnia
delle ragazze, per lei esistevano solo lo studio e la pittura.
Vi potrà
sembrare strano guardandola ma in realtà Anna nascondeva un
segreto di cui nemmeno lei sapeva l'esistenza. Un terribile segreto
con il quale dovette fare i conti...”
25 FEBBRAIO
2012:
Anna ascoltava
la prof e prendeva freneticamente appunti quando la campanella suonò
e gli studenti iniziarono ad uscire dall'aula velocemente. Solo lei
fece con comodo mettendo via i quaderni ed il libro, lei non aveva
fretta di scappare da lì anzi, adorava la scuola e si sentiva
realizzata solo quando era china sui libri o prendeva qualche bel
voto.
Così
anche quel giorno, dopo essere finalmente uscita dalla scuola, si
diresse verso casa pensando ai compiti che doveva fare quando sentì
una voce accanto a sé.
Era Marco, un
suo compagno di classe che si e no le aveva rivolto tre volte la
parola da quando erano in classe insieme.
Lui le chiese
di poter fare la strada insieme gentilmente e lei accettò un
po' stupita dal gesto.
Durante il
tragitto parlarono molto e più camminavano più lei
trovava il coraggio di guardarlo, di studiare i lineamenti del viso.
Era una gran
bel ragazzo biondo con brillanti occhi verdi, il viso delicato e la
pelle ambrata.
Giunti davanti
a casa si salutarono e lei corse in camera a fare i compiti ma,
questa volta, si distrasse parecchie volte pensando a quel ragazzo.
I giorni
seguenti Marco prese la cosa come un abitudine e la accompagnò
a casa ogni giorno finchè non trovò il coraggio di
invitarla a cena fuori.
La serata andò
benissimo, lui era gentile e premuroso, le diceva spesso che era
bella e lei per la prima volta in vita sua si sentì unica e
speciale.
Inutile dire
che dopo quella sera si misero insieme e la vita di Anna prese un
altra piega, ora non pensava più solo alla pittura e allo
studio, ora c'era il suo Marco e lei lo amava come non aveva mai
amato nessuno.
“Vi
starete chiedendo dove sia il punto della storia, cosa Anna
nascondeva, ebbene abbiate pazienza perchè ora vi narro cosa
successe qualche tempo dopo.”
15 APRILE 2012:
Anna stava
andando verso l'armadietto quando un gruppo di ragazze le si pararono
davanti.
Erano Sara e
Daniela le ragazze più belle e popolari della scuola.
Iniziarono a
prenderla in giro per i suoi vestiti, per il suo corpo, le dissero
che era una sfigata e che uno come Marco non avrebbe mai dovuto stare
con una come lei.
Scappò
in lacrime dalla scuola e corse a casa dove pianse tutto il giorno.
Nemmeno sua
madre riuscì a farla smettere.
Soltanto Marco
riuscì a darle un po' di forza andando a trovarla, le disse
che l'amava e che non doveva ascoltare le parole di due ragazze senza
cervello e che pensavano solo all'aspetto fisico.
Quella sera
sorridendo al pensiero di Marco si addormentò finalmente
serena.
Alle undici di
sera la ragazza si stava preparando per uscire: trucco abbondante,
capelli sciolti, maglia nera aderente, shorts e stivali.
Infine si calò
il cappuccio della maglia sul capo nascondendo per buona parte il
viso, passando dalla cucina prese un coltello e lo infilò
nella cintura degli shorts.
Sapeva che
c'era un locale dove avrebbe trovato Daniela e Sara perché ci
andavano tutte le sere per rimorchiare.
Infatti le
trovò sedute ad un tavolo. Senza farsi vedere andò al
bancone e consegnò un foglietto al barista chiedendogli di
consegnarlo a Sara.
Dopodiché
si diresse al posto che chiamavano il nascondiglio del diavolo, che
non era altro che un piccolo edificio vuoto e in rovina dove i
ragazzi si incontravano per stare un po' da soli.
Dovette
aspettare poco perchè Sara arrivò dopo dieci minuti.
Sorrise ed uscì
dal suo nascondiglio dietro ad un divano polveroso.
Si fermò
davanti a Sara a capo chino.
“Chi
diavolo sei tu?”Le chiese Sara alzando le spalle in tutto il
suo metro e ottanta di gambe e fisico da pin up.
La ragazza non
rispose ma si mise a ridere avvicinandosi alla ora spaventata Sara.
Fu rapida e la giovane non ebbe nemmeno il tempo di rendersi conto di
quanto succedeva che un coltello da macellaio le entrò a fondo
nella pancia.
Solo quando i
suoi occhi erano ormai prossimi al vitreo che l'assassina alzò
il capo permettendole di guardarla negli occhi.
L'ultima parola
di Sara fu: “Anna...?”
La ragazza si
nascose di nuovo dietro al divano in attesa, di li a poco sarebbe
arrivata Daniela a cercare l'amica e sicuramente aveva letto anche
lei il messaggio.
Dopo due minuti
sentì il rumore dei tacchi sull'asfalto e sull'entrata si
stagliò la figura snella di Daniela.
Bionda come una
finlandese con occhi di ghiaccio e fisico scolpito Daniela era la
cagnolina da compagnia di Sara. Peccato per lei che avesse scelto
proprio un amica del genere, l'avrebbe pagata cara.
La osservò
mentre si avvicinava al corpo di Sara e sentì l'urlo
piagnucoloso che fece quando si rese conto della morte dell'amica.
Fu allora che
riuscì dal nascondiglio, le andò alle spalle in
silenzio e in un secondo le bloccò la testa con una mano e con
l'altra le affondò il coltello nella gola.
Stette ancora
qualche minuto a contemplare la sua opera poi con passo tranquillo
tornò a casa nel suo letto.
Al mattino del
giorno dopo Anna apprese dal telegiornale la notizia della morte
delle due ragazze, ne rimase scossa in fondo erano pur sempre due
esseri umani.
Mentre tornava
in camera per prendere i pennelli per un nuovo quadro i suoi occhi
caddero su un paio di stivali appoggiati al muro.
Da dov'erano
usciti quelli? Non sapeva nemmeno di averli e come erano finiti li
era un gran mistero.
Ma come tutte a
quell'età non ci fece troppo caso e la cosa venne sostituita
da altri pensieri.
Anche la morte
delle ragazze passò piano piano nel dimenticatoio.
“Ora sono
sicura che non capirete come mai Anna rimane sbalordita dalla morte
delle ragazze, ebbene fidatevi di me che piano piano tutto vi sarà
chiaro.
Andiamo avanti
con i fatti...”
13 GIUGNO 2012:
La vita
sembrava procedere normalmente almeno fino a quando Fabio, il ragazzo
più bello e perfido della scuola non fece una scommessa con
gli amici: doveva portarsi a letto l'ingenua Anna.
Quando però
vide che lei non ci stava in alcun modo la rabbia vinse e per lui
divenne un ossessione, doveva averla a qualunque costo.
Così un
giorno dopo l'ora di fisica, siccome sapeva che lei era sempre
l'ultima ad uscire dagli spogliatoi, si intrufolò nello
spogliatoio femminile e la trovò come si aspettava.
Appena Anna si
accorse della sua situazione spaventata cercò di uscire dalla
stanza ma si ritrovò schiacciata alla parete dalla mole
muscolosa del ragazzo che cominciò a infilarle la mano sotto
la maglietta sibilandole:” Stupida ragazzina, se avessi
collaborato non ti troveresti in questa situazione, adesso mi
prenderò ciò che voglio e tu starai zitta altrimenti ti
ammazzo.”
Le mise una
mano sulla bocca e iniziò a cercare di spogliarla ma in
quell'attimo entrò di corsa Marco che lo prese e lo scaraventò
dall'altra parte della stanza colpendolo ripetutamente in faccia.
Fu Anna ad
allontanarlo e pregarlo di portarla a casa e di non farne parola con
nessuno.
A nulla valsero
le proteste di Marco che voleva denunciare la cosa e alla fine si
arrese promettendole di proteggerla come poteva.
All'una di
notte la ragazza si guardò allo specchio e ripassò il
rossetto sulle labbra. Sorrise alla sua immagine, peccato che Anna
non sapesse valorizzare il suo corpo.
Vestita così
faceva un altro effetto.
Top nero che le
lasciava l'addome piatto scoperto, gonna cortissima al limite della
decenza, trucco da pantera e immancabili stivali neri al ginocchi.
Ovviamente non
dimenticò il coltello che stavolta mise nello stivale.
Dopodiché
prese il cellulare e digitò frettolosa un messaggio:”
Ciao sono Anna, ho chiesto il tuo numero a Riccardo. Ti va di
vederci? Dimmi dove basta che sia un posto appartato...”La
risposta non tardò ad arrivare :”Vieni a casa mia, i
miei sono in vacanza. Sbrigati. “
Alla ragazza
sfuggì un sorriso mentre usciva di corsa.
Lo trovò
li ad aspettarla, la condusse in camera e la squadrò da capo a
piedi sorridendo malizioso.
Vedeva che
apprezzava il suo corpo e sentiva la sua eccitazione crescere.
Ormai era suo
pensò con sicurezza.
Lui le si buttò
addosso e cominciò a toccarla. Lo lasciò fare per un
po' poi prese il comando, lo spinse verso il letto e lo fece sedere
quindi cominciò a toccarlo sensuale baciandolo con foga.
“Allora
non sei la santarellina che sembri?” Ansimò lui
divertito.
Per tutta
risposta lei si mise a cavalcioni su di lui e iniziò ad
ondeggiare. Aspettò che lui fosse del tutto perso in ciò
che sentiva poi fece scivolare la mano nello stivale e con rapidità
gli ficcò la lama nel cuore. Nemmeno un piccolo gemito sfuggì
dalle labbra di lui.
Lo guardò
a lungo poi uscì da quella casa per tornare alla sua.
Quella mattina
trovò un altra volta gli stivali accanto al muro e un rossetto
sul comò.
Guardandosi
allo specchio notò di essere truccata. Iniziò a
spaventarsi, lei non si era mai truccata ed era certa di non averlo
fatto prima di andare a dormire.
Era forse
diventata pazza? Quella roba da dove ne usciva?
Anna apprese da
Marco questa volte della morte di Fabio e fu tremendo. Non si
capacitava del fatto che tutti quelli che le facevano del male alla
fine morissero e tutti nello stesso modo:accoltellati.
Com'era
possibile?
Tutto iniziò
a sembrarle molto strano e la prese un angoscia improvvisa a cui non
seppe dare una spiegazione.
La sera,
siccome era San Valentino, Anna si fermò a dormire da Marco.
Fecero l'amore e poi si addormentarono abbracciati finché un
messaggio sul telefono di Marco la svegliò.
“Ciao
amore mi spiace che proprio stasera tu sia malato:-( ti verrò
a trovare domani. Ti amo tua piccola.”
Rimase
scioccata dopo averlo letto. Marco aveva un altra.
Corse in bagno
e appoggiata alla vasca pianse finchè non si addormentò.
La ragazza uscì
piano dal bagno e si diresse verso la cucina, prese dal ceppo un
coltello e lo rigirò tra le mani.
“Non
dovevi farle questo Marco. Ora la pagherai.” Disse a voce alta.
Tornò in
camera dove Marco dormiva ancora, si avvicinò al letto e puntò
la lama contro alla gola con precisione e stava per colpire quando la
mano di Marco scattò facendole cadere l'arma.
Lottarono ma
lui ebbe la meglio e la sbattè sul letto.
“Chi
cazzo sei? Tu non sei Anna!”Le urlò.
“Bravo,
sei molto attento. Nessun altro avrebbe capito che non sono Anna. No,
non sono lei, io sono diversa, sono più bella, più
forte e cerco solo di proteggerla...”Rispose con voce calma
lei.
“Chi
cazzo sei? Dov'è Anna?” Urlò più forte
lui.
Lei fece una
risata gutturale poi rispose:” Anna è dentro di me, io e
lei siamo due persone diverse in un unico corpo. Sono Lucia.”
“Tu devi
sparire! Porterò Anna da uno psicologo e tu sparirai dalla sua
vita!” Le disse letale come non mai.
Lucia si mise a
ridere come la pazza che era prendendosi gioco di lui, dicendogli che
Anna non sapeva della sua esistenza, che riusciva ad uscire solo
quando lei dormiva perché aveva le difese basse ed era più
debole.
Fu allora che
il ragazzo si mise a ridere quasi le facesse il verso e le confessò
che lui aveva capito già da tempo che Anna soffriva della
patologia della doppia identità e stasera aveva messo una
telecamera in modo che finalmente Lucia venisse colta sul fatto.
La ragazza
smise di colpo di ridere e nei suoi occhi lesse la paura.
“Le farò
vedere il video così che lei venga a sapere di te e si curi.
Tu sparirai, hai il tempo contato.” Disse in tono grave a Lucia
che ora aveva smesso di lottare per liberarsi.
“Non lo
puoi fare! Io le rendo la vita migliore, quelle persone meritavano di
morire non lo capisci?”Iniziò a tremare quasi sull'orlo
del pianto, scalciò per cercare di liberarsi e scappare ma il
ragazzo le sferrò un pugno e lei svenne.
Anna aveva male
alla testa e si sentiva intontita. Quando aprì gli occhi vide
il viso di Marco sopra di lei.
Carezzandole la
guancia le chiese come si sentiva e poi con calma e pacatamente le
spiegò tutto quanto.
Rimase come
scioccata, per lungo tempo non disse nulla mentre piangeva in
silenzio poi, quasi si fosse risvegliata iniziò ad urlare:”Oh
Dio! Ho ucciso tutte quelle persone! Mi metteranno in prigione! Che
faccio adesso?”
Lui la prese
tra le braccia e le sussurrò che l'avrebbe aiutata, che si
sarebbe dovuta curare e non dovevano mai dire a nessuno che Lucia era
l'assassina perchè altrimenti sarebbe potuta finire in
prigione.
Prima di
lasciarla tornare a casa la rassicurò che tutto sarebbe andato
bene e che insieme ce l'avrebbero fatta.
La pregò
di avere la forza necessaria per lottare.
Poi la lasciò
andare.
Anna andò
a casa e si chiuse nella sua stanza. Prese a girare avanti e indietro
per la stanza, le pareva di morire e il mondo sembrava crollarle
addosso.
Dentro di lei
c'era un mostro che uccideva la gente per causa sua. Era in qualche
modo responsabile per le morti di Sara, Daniela e Fabio.
Era un
assassina come lei.
Doveva mettere
fine a questa storia, doveva fare qualcosa anche se il prezzo fosse
stato molto alto.
Spettava a lei
mettere fine a quell'incubo, non sarebbe vissuta come un assassina.
Prese il
coltello che trovò sul bordo della scrivania, quel coltello
con il quale Lucia aveva ucciso quei ragazzi e con mano tremante
appoggiò la lama al polso sinistro.
Piangeva di
dolore e di paura Anna mentre si incideva a fondo il polso.
Dentro di sé
sentì qualcosa rompersi.
Piangeva sempre
più forte, aveva paura di morire ma sapeva che quello era
l'unico modo per mettere fine alla vita di Lucia che altrimenti non
l'avrebbe mai abbandonata.
Doveva avere il
coraggio di andare fino in fondo.
Il sangue
scorreva a fiotti dalla vena tagliata, il polso le faceva male, un
dolore inaudito, profondo, che non ti lascia scampo.
Non voleva
provare la stessa cosa con l'altro polso ma doveva assicurarsi di
morire.
Con un respiro
profondo si tagliò anche l'altro polso.
Si sentiva
debole e le girava la testa così si lasciò cadere sul
letto e aspettò che venisse la fine.
Lucia:
Non poteva
uscire, ne fare nulla, era troppo debole per impossessarsi del corpo.
Era costretta a guardare come uno spettatore mentre Anna metteva fine
alla vita di entrambe.
Cercò
invano di uscire ma ormai sapeva che non avrebbe potuto fare niente
per cambiare gli eventi, sarebbe morta.
Rimase a
guardare il sangue fluire fuori dal loro corpo e quando il mondo
cominciò a diventare sfocato si lasciò andare.
Forse sarebbero
rinate, forse c'era ancora la speranza di una nuova vita magari con
due corpi diversi dove ognuna avrebbe potuto vivere la sua vita.
Anna e Lucia
morirono nello stesso istante, finalmente erano una persona sola.
“Questa è
la triste storia di Anna e Lucia che avevano un disturbo della doppia
personalità. Per Anna ci fu il funerale, la gente pianse, e le
portò fiori. Lucia invece fu semplicemente dimenticata, come
se non fosse mai esistita ma lei era esistita, lei c'era da qualche
parte, lei era parte di Anna.”
FINE
Angoletto
dell'autrice:
Ciao gente:-)
Prima di tutto grazie per aver avuto la pazienza di leggere questa
lunga storia...Eh si, mi sono molto dilungata ma le mani andavano da
sole sulla tastiera.
Non so come sia
venuta la storia perché l'argomento non era facile ma mi
attirava ed ho voluto provare...Se avete voglia fatemi sapere cosa ne
pensate.
Grazie:-)
Baci da Fly90
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