TUTTO
PER UNA PIANTA.
Culio era un
appassionato di botanica, da sempre aveva la passione per ogni tipo
di pianta esistente nel globo terrestre.
Da piccolo la
sua camera era zeppa di piante di ogni genere.
Insomma non si
poteva dire che fosse come gli altri bambini, lui invece di giocare a
calcio o ai video game trascorreva intere giornate in giardino in
mezzo a piante e fiori.
A diciotto anni
aveva già molte delle piante più rare del mondo ma per
lui non era mai abbastanza.
A venticinque
anni prese un volo che lo portò molto lontano da casa in un
piccolo paese ai confini della foresta e tutto ciò solo per
avere un piccolo semino di una pianta molto speciale, una pianta
pericolosa.
La pianta
carnivora. Aveva letto molto su quel tipo di pianta, si era
documentato per anni e si sentiva in grado di tenerne una.
Ci erano voluti
anni prima che crescesse e fosse grande abbastanza, lui si era
occupato di tutto, l'aveva curata, le aveva dato da mangiare.
Aveva
cominciato con gli insetti, piccole mosche, grilli poi cavallette,
poi era arrivato il momento delle piccole prede come topolini e
uccelli di piccole dimensioni ma lei era cresciuta ancora e Culio
non poteva più avvicinarsi a lei senza il pericolo di perdere
qualche arto così aveva ideato una specie di carrucola dove
appendeva grossi pezzi di carne di mucca e li trasportava fino alla
pianta che divorava il tutto.
Era uno
spettacolo per lui vederla mangiare.
Apriva il suo
immenso bocciolo mostrando i petali vermigli e coperti di denti
acuminati con i quali straziava la carne pezzo dopo pezzo.
Ma ora sapeva
che non era più abbastanza per lei.
Ora che aveva
assaggiato la carne umana non poteva più farne a meno.
Gliel'aveva
detto lui di non avvicinarsi troppo ma quel bambino, il figlio dei
vicini, era cocciuto e si era avvicinato troppo alla sua meravigliosa
pianta e in un attimo il suo braccino era sparito divorato dalla
pianta.
Nessuno oltre
lui sapeva della pianta che teneva in quel luogo segreto, ma il bimbo
chissà come l'aveva trovata.
Non aveva
potuto lasciarlo andare via così, il suo segreto sarebbe stato
svelato e gli avrebbero tolto la sua amata piantina.
Così
l'aveva caricato di peso e infilzato nel' uncino della carrucola
portandolo sopra la pianta e in una mezz'ora del bimbo non rimasero
che frammenti di ossa e pelle.
Fu allora che
le cose cambiarono.
Da quel giorno
Culio una volta al mese accontentava la sua pianta carnivora e gli
procurava carne umana.
La seconda
volta che gliela procurò la vittima fu un altro vicino.
Era un
adorabile vecchietto Il signor Rodriguez, aveva da poco superato gli
ottant'anni.
Purtroppo una
grave malattia lo aveva costretto su una sedia a rotelle.
Così un
mercoledì sera verso le otto Culio invitò a casa sua il
signor Rodriguez per cena finendo un gesto gentile.
La cena ci fu
veramente perché almeno la pianta avrebbe avuto un pasto più
sostanzioso.
Finita la cena
lo portò nel posto segreto dove risiedeva la pianta con la
scusa di fargli vedere degli attrezzi da lavoro.
Invece il
povero Rodriguez ebbe una brutta sorpresa.
Chiese
spiegazioni ma non gli furono mai date perché un colpo alla
testa lo uccise all'istante.
Quella sera
Culio andò a dormire sereno per aver dato alla pianta il
miglior nutrimento possibile.
La lista delle
vittime si allungò mano a mano che passavano i mesi. Tutte
vittime erano più o meno anziane e preferibilmente deboli che
non potessero in alcun modo difendersi.
Però
alla fine quelle “prede” finirono e Culio dovette
inventarsi un nuovo modo per nutrire la sua adorata pianta.
Così
prese a uccidere donne molto giovani, le portava a casa sua con una
scusa, essendo lui un uomo piacente, poi metteva loro del sonnifero
nei bicchieri e una volta addormentata la vittima veniva appesa al
solito gancio e data in pasto alla pianta. Talvolta la vittima si
svegliava durante il pasto e allora lo spettacolo era ancor più
bello per lui.
Iniziavano
grida di dolore e richieste di smettere finché non arrivavano
le preghiere dirette al Signore per accelerarne la morte.
Culio restava a
guardare sorridendo fino a quando la pianta non smetteva il suo
pasto.
Era come
affascinato, ossessionato da quella pianta.
Le sparizioni
però cominciavano a dare nell'occhio in tre anni erano sparite
e mai state ritrovate ben trentasei persone tra cui anziani, donne
e qualche bambino.
Anche se i
luoghi dai quali le vittime sparivano erano sempre diversi qualcuno
doveva averlo visto parlare con qualche vittima perché la
polizia cominciò a tenerlo d'occhio finché una sera lo
incastrarono.
Culio aveva
scelto una ragazza bruna quella sera, era molto bella, occhi nocciola
contornati da lunghe ciglia scure, labbra carnose e zigomi alti, per
non parlare del fisico da urlo e dell'altezza vertiginosa.
Decise che
prima si sarebbe divertito un po' con lei prima di darla in pasto
alla pianta.
Non gli fu
difficile portarla a casa e portarla a letto. Un po' più
complicato fu darle il sonnifero.
Lei continuava
a dire di non avere sete così dovette pregarla di bere
rischiando di scoprirsi.
Lei oppose
ancora resistenza, forse aveva capito che lui nascondeva qualcosa.
Cercò di scappare ma lui la colpì con una mazza da
baseball.
Doveva stare
attento, di solito le vittime ci andavano sulle loro gambe al capanno
ma lei era ancora priva di sensi e ferita.
La imbavagliò
e legò i polsi in modo che non potesse scappare.
Attese la notte
quindi uscì e si diresse al capanno.
Non poteva
sapere che la polizia lo stava seguendo a causa della telefonata di
Miriam, una ragazza che abitava vicino a lui e che, da qualche mese,
aveva forti sospetti su di lui a causa della scomparsa della sorella.
Non si accorse
di nulla e portò il nemico proprio al capanno.
Una volta
entrato accese le luci e lasciò a terra la ragazza, quindi si
avvicinò, per quanto possibile senza correre rischi, alla
pianta e come sempre le parlò.
Le spiegò
che quella sera il suo pasto consisteva nella tenera carne della
ragazza invece che nel solito maiale o nella solita mucca.
Pensava potesse
capire le sue parole.
Fu distratto
dai mugolii della donna che aveva ripreso i sensi.
Piangeva
guardando fisso verso la pianta. Aveva ascoltato tutto e il terrore
le aveva sfigurato i delicati lineamenti.
Le si avvicinò,
le diede una carezza sul capo e la issò sulla spalla mentre
lei cercava di divincolarsi in tutti i modi.
Era legata mani
e piedi e imbavagliata, non è che potesse fare molto se non
colpirlo qualche volta con i piedi.
La stava per
trafiggere con l'uncino della carrucola quando cinque agenti
sfondarono la porta.
Lui spaventato
la lasciò cadere e alzò le mani in segno di resa.
Un agente si
avvicinò e prese la ragazza mentre i rimanenti tennero sotto
tiro Culio.
“Ma che
razza di pianta è quella?” Esclamò un agente
scioccato.
Fu Culio a
rispondere orgoglioso che era una pianta molto rara.
Ma doveva stare
attento a non svelare che pianta fosse.
Gli agenti si
consultarono sul da farsi, lui doveva essere arrestato per presunto
omicidio anzi, presunti omicidi e la pianta doveva essere analizzata
da uno specialista per capire di che specie fosse.
Poi fu l'agente
Rio a buttare lì che la pianta doveva essere comunque
distrutta perché si capiva che non era una pianta del posto ma
sicuramente importata illegalmente.
Fu allora che
Culio perse la ragione. A quelle parole iniziò a urlare che
non avrebbe mai lasciato che la pianta venisse distrutta e che era
stato costretto ad uccidere quelle persone per nutrirla e farla
crescere sana e forte.
Gli agenti
finalmente capirono tutto. Rimasero pietrificati quando intuirono che
la pianta era in realtà una pianta carnivora.
Culio
continuava a retrocedere verso la pianta nel vano tentativo di
difenderla dagli eventuali spari che gli agenti potevano infierirle.
Non pensò
a ciò che faceva, doveva salvare la sua pianta a tutti i costi
erano anni che la cresceva con amore.
Gli agenti gli
intimarono di fermarsi ma non spararono scioccati da quanto avveniva
alle spalle dell'uomo.
La pianta
iniziava a muoversi piano piano verso l'uomo che suo malgrado
continuava a retrocedere.
Non si accorse
che ormai era nel raggio di azione della pianta e quando si girò
vide il suo enorme bocciolo aprirsi scoprendo i petali aguzzi.
Si bloccò,
non sembrava spaventato ma bensì affascinato dalla rara
bellezza del fiore.
Gli agenti gli
intimarono di allontanarsi lentamente dalla pianta ma lui non lo
fece, continuava a restare lì imbambolato e fermo.
La pianta
sembrava quasi studiarlo.
Culio le
parlava dolcemente, le diceva che tutto sarebbe andato bene e che
l'avrebbe portata via di lì. Ormai era come un folle che
parlava di fantasticherie.
Mentre parlava
mosse un passo verso di lei e fu un attimo.
La pianta si
avventò sulla sua testa, la chiuse nel bocciolo e la staccò
dal resto del corpo inghiottendola. Si sentì dapprima lo
schiocco dei tendini lacerati e in seguito il rumore della testa che
scontrava le pareti del bocciolo. Poi fu silenzio.
Il corpo di
Culio rimase per un paio di secondi eretto poi crollò a terra
con un tonfo.
Gli agenti
rimasero attoniti e agghiacciati dalla visione ma ormai per l'uomo
era troppo tardi.
In seguito la
pianta venne distrutta e il corpo di Culio fu sepolto, senza testa,
al cimitero ma mai nessuno portò un solo fiore su quella
tomba.
E pensare che
per lui i fiori e le piante erano l'unica cosa importante e che gli
dava una ragione per vivere.
FINE
Ciao a tutti
ecco qui un'altra delle mie storie strampalate...
Non mi chiedete
come mi è venuta in mente perché nemmeno io lo so, mi
sono messa al computer e dopo un paio di giorni davanti ad una pagina
bianca è uscita fuori questa storia.
Scusate per gli
eventuali errori presenti, sto ancora imparando a migliorare la
scrittura.
Se l'avete
letta vi ringrazio e spero che lascerete una recensione.
Un abbraccio.
Fly90
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