Quando riapro gli occhi, il sole
illumina il grande spiazzo dinanzi al Tempio di Djose. Bah, anche oggi mi sono
addormentato qui. Che cretino che sono. Tra l’altro è anche tardi, dato che vedo
già gruppi di automisti avvicinarsi. Ma chi se ne frega...
“Buongiorno, capo! Già
all’opera?” Non ricordo nemmeno il suo nome, in questo momento. Che testa.
“Già. Prima si comincia, prima
si finisce”. Ma quando mai... Dico a tutti di riportare le macchine fuori.
Inoltre ce ne sono due nuove che hanno bisogno di essere collaudate. La cosa è
allettante. Mi andrebbe proprio di fare un giretto qui intorno.
“Ehi, Seth!” Beh, qualcuno mi
dovrà pur rispondere.
“Dimmi!” Colpo di culo. “Che
succede?”
“Credo proprio che mi
allontanerò da qui un attimo. Mi faccio un giretto su quel nuovo automa. Non ci
metterò molto, sul serio, ma mi serve che tu stia di guardia mentre sono via.
D’accordo?” E’ davvero un’idea del cazzo. Ma, onestamente, oggi mi secca stare
di nuovo rinchiuso in una fetta di territorio a fare il meccanico. Il che è
alquanto strano.
“Nessun problema!” Ci mancava
solo quello!
“Grazie, Seth, ti devo un
favore!”
Cavalco l’automa abilmente. Sono
già fuori da Djose, quest’aggeggio funziona davvero bene. Come sempre, ho fatto
un gran bel lavoro. Mi dirigo verso la via Mico Rocciosa per poi proseguire
nella via Mihen. Infine torno indietro. Lascio l’automa di guardia al principio
della via che arriva dritta dritta al quartier generale, mentre io proseguo a
piedi.
Non l’avessi mai fatto.
Per un momento la mia testa si
ritrova a conservare un cervello morto, guasto, bloccato. Il resto del corpo
segue il suo esempio. Rimango immobile, come avessi visto chissà quale mostro
orrendo e spaventoso. Okay, diciamo che la cosa che vedo è un bel po’ diversa
da un mostro orrendo e spaventoso. I miei occhi mettono bene a fuoco e a quel
punto ne sono certo. C’è lì, a una decina di metri davanti a me, una persona.
Cioè, una in particolare. A quest’ora questa via è abbastanza trafficata, ma
come non notare una ragazza che va in giro in bikini? …E in minigonna. Dai, ma
dico io, è normale una cosa del genere? Vuole vedere schiattare tutti gli uomini
della zona? No, sai, perché gli ormoni reggono fino ad un certo punto, biondina.
E tu non te ne puoi stare così tranquilla, mezza nuda davanti a me. Non devi.
Perché, te l’assicuro, potrebbe davvero finirti male. Ringrazia il Cielo che mi
ha donato uno spiccato autocontrollo. Comunque, superato il blocco iniziale, di
certo non me ne starò a guardarti solo da lontano. Ho passato anni a cercarti
ed a stare in pena per te. Ma la cosa che più mi fa incazzare è che la colpa è
la mia. Non mi sarei mai aspettato che saresti venuta tu un giorno da me. Anche
perché, dopo che ti ho letteralmente mandata a fanculo, non me lo merito,
davvero.
“Ehi, guarda un po’ chi si
rivede dopo tanto tempo!” Mi sorprendo io stesso di come sembro spavaldo e
tranquillo. Riesco a mascherare il mio stato d’animo. E ringrazio nuovamente il
Cielo. Peccato che subito dopo mi si crea un groppo alla gola. Si gira verso di
me. Merda. È una dea. I capelli lunghissimi, biondi, legati in una coda e con
numerose trecce che le coprono la fascia blu, ondeggiano a destra e a sinistra.
Porta una sciarpa lunga, come a voler nascondere un poco la sua pelle nuda.
Pessimo risultato. Il reggiseno giallo in bella vista e la minigonna di certo
non aiutano.
“Ciao, figlia di Cid!” Riesco
incredibilmente a parlare, mostrando sempre quella solita faccia da schiaffi.
Detto fatto.
Si avvicina a me più veloce di
quanto mi aspettassi (effettivamente mi aspettavo che corresse via), ed eccolo,
lo schiaffo sonoro e doloroso.
“Ahia! Hai la mano pesante!”
Dico, massaggiandomi la guancia arrossata. “E’ così che accogli un vecchio
amico?” Ops. Forse non dovevo dirlo.
“AMICO?” Ed ecco il secondo
schiaffo. Per fortuna ho i riflessi abbastanza pronti. Le afferro il polso prima
che la sua mano riesca a sfiorare anche l’altra parte della mia faccia.
“Sei un pezzo di merda” Oh. Mi
sa che è davvero arrabbiata.
“Ehi, ehi, che paroloni per una
bambina come te!” Ma perché amo farmi del male da solo? Bah. Poteva anche
evitare di sputarmi in un occhio.
“Vaffanculo!” E si allontana da
me, così, senza una parola di più.
“Rikku!!” Oh, non mi ero accorto
delle sue amiche. Se non mi sbaglio, quella che ha appena parlato è Yuna, la
famosa invocatrice che ha ucciso Sin. E l’altra...Ma tu guarda la coincidenza!
Paine! Da quanto tempo che non la vedevo. Mentre guardo le due allontanarsi
correndo, mi asciugo la saliva di Rikku dalla faccia.
“E’ inutile che ti comporti
così, Gippal” Paine si avvicina a me. “Sai di essere nel torto completo.”
“Stai fuori dalla mia vita,
Paine. Quello che faccio non ti riguarda” Beh, di certo nemmeno io ho il titolo
di “miglior accoglienza di vecchi amici”. Ma non sopporto che gente estranea si
immischi nei fatti miei.
“Che ci fai qua?” mi chiede. Ma
come? Non lo sa?
“Sono leader degli automisti,
mia cara, e a Djose sta il nostro quartier generale. Possibile che non lo
sapevi?”
“Qualcuno me l’ha detto?” Io no
di certo. “Sicuramente non mi aspettavo di incontrarti. Non ci aspettavamo” si
corresse. “Perché penso proprio che se l’avessimo saputo non ci saremmo nemmeno
avvicinate a Djose. Io perché non amo ricordare il mio passato. E Rikku
perché…beh, la stessa cosa.”
“Senti, lo so che è colpa mia se
Rikku adesso mi vede come un nemico da annientare, ma tu non sai come sono
realmente andate le cose e non puoi permetterti di giudicare, chiaro? Hai altro
da dirmi?” La guardo con uno faccia incazzosa, ma lei non se ne cura
completamente.
“So che tieni a lei” continua “e
so che adesso che l’hai ritrovata, non la molli più”. Perspicace. “Ti do un
consiglio: non farlo. Lasciala in pace e vattene. Aveva faticosamente rimosso
quella parte della sua vita in cui c’eri anche tu.” Anche io. O almeno lo
speravo. “ Quindi se non vuoi farla soffrire per la seconda volta, non cercarla
più” Bene. Adesso è il mio turno. Mi avvicino a lei finchè il mio volto non sia
più distante di un centimetro rispetto al suo.
“Paine...” le sussurro
all’orecchio. Giurerei si averla sentita sussultare, alle mie parole. Comunque
uso il più garbato e cortese dei miei modi cavallereschi. “Vai a farti fottere”.
Allontano il viso dal suo. Lei
mi guarda torvo, non so come ha fatto a resistere dal tranciarmi in due con la
sua spada. Ci guardiamo ancora minacciosi, finchè lei non si gira e raggiunge le
sue amiche.
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