Tinto di rosso
Tinto di rosso
Capitolo 18 - Giugno 1997 - Luglio 1997
"Ecco, pochi minuti però. Non può sentirci perchè
dorme e non deve assolutamente agitarsi." La voce del Guaritore era
severa, ma nessuno ci fece caso: dopo un tempo quasi infinito, Oliver
aveva ottenuto il permesso di poter entrare nella stanza di Crystal per
accertarsi di persona delle sue condizioni. Quelle ore trascorse ad
aspettare prima delle
informazioni e poi l'esito erano state terribili; avrebbe dovuto
recarsi al ritiro alcune ore prima ma dalla sua mente era svanito tutto
quello che riguardava il Quidditch e altre futilità, tutto il suo
essere era concentrato assieme alla paura e alla disperazione.
Nonostante le parole del Guaritore, nessuno si illudeva che la ragazza
fosse già fuori pericolo; azzardò uno sguardo alla donna di fianco a
lui, sentendosi in soggezione.
In quelle ore tutte le certezze erano state stravolte, cominciando
dalle accuse che aveva mosso contro la ragazza - e mettendo in
discussione qualcosa che sembrava funzionare alla perfezione -, sino
alla scoperta - ancora molto parziale - della presenza di segreti che
non si potevano rivelare. Per giungere all'apparizione dell'anziana
donna dai lunghissimi capelli bianchi, tenuti su da un fermaglio blu a
forma di farfalla che contrastava con l'appariscente chioma; per un
momento a Oliver era parso di vedere la professoressa McGranitt dal
momento che anche lei indossava una veste da strega nera, ma c'erano
delle differenze. Questa sconosciuta aveva un portamento quasi più
regale, ma allo stesso tempo familiare; aveva visto gli occhi azzurri e
gli era sembrato di vedere la sua Crystal. Ma le somiglianze finivano
lì perchè le due streghe non si somigliavano in nient altro; eppure
erano madre e figlia, una cosa che lui non avrebbe mai immaginato. Era
abituato a credere che fosse figlia di due pazzi, ma all'improvviso era
comparsa una persona del tutto diversa, una strega molto più simile a
Crystal di Bellatrix, anche se solo per i modi. Una persona normale.
Era più pacata e controllata, e anche se i suoi occhi erano angosciati,
pareva quasi imperturbabile. Inoltre era molto più anziana di quanto
non si aspettasse, di certo poteva quasi avere l'età di suo nonno;
scoprì di non sapere cosa dirle mentre la porta veniva chiusa alle loro
spalle e il Guaritore si avvicinava al solitario letto circondato da
qualcosa che Oliver poteva percepire. Pochi istanti più tardi, nel
tentativo di avvicinarsi, scoprì di non poterlo fare: attorno al letto
era stata tracciata una linea che non gli permetteva di superarla, come
se una barriera impalpabile facesse da scudo. "Usiamo spesso questo
incantesimo per evitare che estranei si avvicinino con l'intento di
ferire; non lo rimuovo neppure per voi, dovrete accontentarvi di
rimanere a distanza per il momento."
La donna osservò la figura stesa sul lettino: tutti gli arti erano
ricoperti di bende anche se i Guaritori avevano assicurato che nel giro
di poche ore le ossa sarebbero tornate come prima, ed era talmente
pallida che la riconobbe a fatica. Aveva i capelli neri sparsi sul
cuscino e teneva gli occhi chiusi, tuttavia ad Anastasia pareva che
fosse morta; di sicuro doveva aver perso molto sangue e la pelle pareva
cerea, anche se il colore stava rapidamente svanendo. L'anziana donna
osservò la propria pelle, nel punto in cui era stata recisa
dall'incantesimo ovvero nell'avambraccio sinistro: il Guaritore aveva
fatto un lavoro eccelso, non sarebbe rimasta neppure la cicatrice
quando si sarebbe completamente rimarginata, ma non era quello a
preoccuparla.
"La Lestrange è ancora più pazza di quanto non credessi, questa
maledizione è praticamente letale..." Anastasia lo disse piano, come se
lo stesse ripetendo a sè stessa: conosceva quella pratica, ma non
l'aveva mai scagliata su nessuno. Quella donna era completamente fuori
di testa. O forse no, pensò continuando a osservare la figura
completamente indifesa. La volontà di uccidere doveva averla invasa
completamente se quelli erano i risultati.
Continuava a osservarla, chiedendosi da dove fosse spuntata fuori
quella figlia già cresciuta; naturalmente lo aveva sempre saputo che
Tom aveva generato un'erede - si sprecavano i sussurri, le voci e in
più l'aveva già conosciuta pochi anni prima, durante il disastroso
Torneo Tremaghi. Aveva visto in lei qualcosa di familiare ma l'aveva
associato solamente al vecchio compagno di scuola che ora terrorizzava
milioni di persone, non aveva scorto nessun segno di sè da farla
dubitare... Di rado Jörgen la tirava giù dal letto in piena notte, e la
sua storia era così incredibile, e soprattutto priva di logica. Perchè
non ricordava assolutamente niente di quella gravidanza? Un brivido le
corse lungo la schiena perchè c'era una risposta talmente ovvia da
farle persino paura, ma sarebbero dovuti restare gli strascichi nella
sua mente... Invece niente. Deserto. Era come se qualcuno avesse
passato un colpo di spugna sulla sua memoria: Anastasia sapeva di non
dover andare lontano per cercare la sua identità, ma quello che le
sfuggiva era tutto il resto e soprattutto il senso di tale gesto.
"Adesso dovete uscire mi spiace, ma ho già infranto le regole facendovi
entrare..." La voce di Peter Steileir interruppe i pensieri di
Anastasia, facendole ricordare il luogo in cui si trovavano; per
un momento avrebbe voluto contraddire il Guaritore, ma non aveva mai
intereferito con il lavoro altrui quando non era necessario. Inoltre
non vedeva neppure l'utilità di rimanere, non avrebbe pouto parlare con
la ragazza e non sapeva neanche ciò che avrebbe potuto dirle: lei
voleva delle risposte, ma non credeva che Crystal ne avesse. Il suo
intuito le diceva che esisteva una sola persona al mondo che conosceva
la verità, e che non se la sarebbe fatta strappare facilmente.
"Farai meglio ad andare a casa, giovanotto. Per molte ore qui non
sapremo nulla, continuerà a dormire per parecchio tempo: vai a
riposarti, ancora meglio dalla tua famiglia che potrebbe essere in
pensiero." Il Guaritore si rivolse così a Oliver dopo che i tre
tornarono nella sala d'attesa, ormai deserta; i gemelli erano dovuti
andare e Narcissa Malfoy era stata mandata a casa a sua volta. Peter
sapeva che, di quei tempi, qualunque famiglia sarebbe stata sull'orlo
di una crisi isterica se un figlio si assentava per così tante ore
senza dare notizie di sè. Oliver si limitò a scoccare un'occhiataccia
al Guaritore, che chiariva senza ombra di dubbio ciò che pensava del
suo suggerimento. "Ha ragione. Io devo tornare a casa per... ho bisogno
di parlare con tuo padre, Oliver Baston. Informalo di una mia visita
imminente al Ministero. Nel frattempo faresti bene ad andare davvero a
casa, hai un aspetto terribile."
Oliver si chiese come facesse quella donna a conoscere il suo nome, ma
ciò che lo indispettiva era che gli aveva parlato come se lo
conoscesse, anche se la voce era rimasta quasi inflessibile.
"Perchè vuole vederlo?" Oliver si rese conto di sembrare aggressivo, ma
la tensione delle ultime ore cominciò a trapelare, esplodendo di colpo
e riversandosi proprio su di lei; la vide inarcare un sopracciglio –
come se stesse cercando di stabilire il suo grado di arroganza -, ma
non le lasciò il tempo di rispondere. "Perchè invece non comincia a
spiegarmi dov'è stata in tutti questi anni? Avrebbe dovvuto occuparsi
di sua figlia, invece di lasciarla nelle mani di quel criminale! Non è
meglio di lui, può giurarci!"
Le domande uscirono tutte assieme, come un fiume che sfonda gli argini
e non guarda in faccia a niente e a nessuno; la donna lo osservò come
se stesse cercando di decidere con quale maledizione colpirlo, ma
intervenne il Guaritore. "Piano con le accuse, ragazzo. Sono sicuro che
ci siano risposte soddisfacenti, ma ti prego di moderare i toni o sarò
costretto a farti allontanare: se volete picchiarvi, andate in un bar
babbano e ve le date di santa ragione. Sono stato chiaro?"
Anastasia intervenne. "Non sono offesa, il ragazzo è sconvolto e lo
posso capire; se vuole farmi delle domande non ci sono problemi, ma non
è questo il momento. Penso ci rivedremo quanto prima, ma ora devo
proprio andare."
I due maghi osservarono la donna allontanarsi.
"Ma sei impazzito?! Succede una cosa del genere... e non ci dai alcuna
notizia!" L'uomo posò la mano sul braccio di sua moglie, visibilmente
sconvolta, che aveva appena strillato: per fortuna nella saletta
c'erano solo loro quattro. Brian osservò di nuovo suo figlio, faticando
quasi a riconoscerlo: di solito Oliver era sempre in ottima forma, con
addosso la divisa da Quidditch e la scopa pronta per essere usata.
Invece aveva di fronte un ragazzo profondamente provato, stanco ed
estremamente pallido; inoltre non c'era alcuna traccia di Quidditch nei
suoi pensieri, ne era certo. "Sybille, calmati! Non avrà avuto tempo di
avvisarci, non farti prendere dal panico!"
Ma Brian sentiva che sua moglie non era del tutto in torto: due giorni
prima al Ministero era accaduto di tutto, a cominciare dall'improvvisa
morte di Albus Silente all'assenza di Crystal dal lavoro. Lui l'aveva
notata immediatamente, ma aveva deciso di soprassedere, sicuro che la
ragazza avesse soltanto avuto un imprevisto come una malattia e cose
del genere; rabbrividì al pensiero di ciò che era invece accaduto, e se
aveva sentito associare il suo nome all'omicidio avvenuto a Hogwarts
era stato un caso. Cynric Thorvaldsen gli aveva chiesto notizie della
ragazza e lui, improvvisamente sospettoso, era stato costretto ad
ammettere di non sapere nulla:di rado aveva a che fare con
l'Indicibile, inoltre proprio quella mattina aveva ricevuto un gufo da
Anastasia Thorvaldsen che gli chiedeva un incontro urgente, altro fatto
curioso. La donna era una sua buona conoscente, ma quando aveva bisogno
del Ministero, si rivolgeva direttamente al Ministro, oppure a membri
del Wizengamot che avevano più potere di lui. Avevano appuntamento la
mattina seguente ed era curioso; però in quel momento mentre ascoltava
quello che era accaduto, la donna e la sua strana richiesta erano
Tutto sommato, pensò il mago, sarebbe potuta andare peggio di così: la
ragazza era ancora grave, ma proprio pochi minuti prima un Guaritore li
aveva distrattamente informati di costanti miglioramenti, al punto che
aveva ipotizzato un mese di ricovero prima di dimetterla se avesse
continuato a dare segni positivi. "Però tua madre ha ragione, figliolo,
potevi mandarci un gufo: come sono andati i provini? Hai stracciato
tutti, ne sono certo!" Brian cercò di cambiare argomento, convinto che
Oliver dovesse distrarsi e quale miglior modo se non parlare di
Quidditch? Del resto suo figlio attendeva da settimane quei provini,
esaltato all'idea che una squadra importante come i Falmouth Falcoons
volesse ingaggiarlo.
"Non ci sono andato." La replica di Oliver giunse diretta e asciutta,
pronunciata fin troppo velocemente; i genitori abbassarono lo sguardo
su di lui, come se non avessero capito bene. Era raro, per non dire che
non era mai accaduto, che Oliver mancasse a un appuntamento del genere:
certo, in un momento simile aveva indubbiamente altre priorità, ma
sembrava ugualmente bizzarro. "E non metterò piede fuori da questo
posto finchè non mi sarò assicurato che Crystal stia bene, quindi vi
risparmio le paternali."
Sybille si chiese se avesse sentito bene, per poi annuire. In un certo
senso un atteggiamento del genere non la sorprendeva – e, a dirla
proprio tutta, l'avrebbe sconvolta se Oliver si fosse mostrato cinico
al punto da pensare al provino quando la sua compagna versava in uno
stato critico; eppure si aspettava anche che avesse rimandato il
progetto, in attesa di buone notizie. Invece no. Lo aveva accantonato
come una volta faceva con i compiti di Pozioni. Era incredibile.
"Ascolta, caro, per ora è inutile restare qui: vieni a riposarti a casa
con noi, anche solo un paio di ore. Da quant'è che non ti fai una
doccia? O che non ti radi?" La strega cercò di distrarre Oliver da cupi
pensieri, constatando che effettivamente doveva essere distrutto per
dimenticarsi di radersi, proprio lui che ci teneva così tanto a non
avere un filo di barba sul volto. Avrebbe voluto in realtà chiedergli
che cosa ci facesse Crystal a Hogwarst la notte dell'omicidio, anche se
aveva una sua idea; più volte le era sembrato che la ragazza
nascondesse qualcosa, e aveva paura che si trattasse di cose grosse.
Circa mezz'ora più tardi si trovava nella sua vecchia stanza a casa dei
genitori, che non avevano voluto sentire ragioni e lo avevano
trascinato con loro: sembrava strano varcare la soglia di quella stanza
e rivedere i ricordi di una vita. Era come tornare di nuovo bambini,
mentre in realtà si sentiva già un adulto; anche lì non riusciva a
smettere di pensare a quello che era accaduto, chiedendosi che cosa
fosse realmente successo in cima a quella dannata torre e se sarebbe
mai riuscito a perdonarsi di averla aggredita a quel modo solo poco
prima dell'incidente. Era un pensiero fisso che non aveva rivelato, e
che gli faceva sentire il cuore molto più pesante: non riusciva neppure
a immaginare che tutto finisse a quel modo, che quella tremenda
discussione potesse segnare la fine di tutto quello che avevano
vissuto. Avrebbe preferito tornare subito al San Mungo, ma sapeva che i
genitori non gliel'avrebbero permesso, inoltre doveva riconoscere di
essere veramente esausto.
Una doccia e alcune ore di riposo lo fecero sentire meglio, tuttavia un
insistente picchiettare alla finestra attirò la sua attenzione: una
civetta dal piumaggio ambrato portava una piccola scatola legata a una
zampa. Oliver aprì la finestra facendola entrare, chiedendosi se non
fosse un messaggio da parte dell'ospedale. Invece la grafia
tondeggiante e curata della pergamena al suo interno smentì la
sua ipotesi. Anche il mittente lo incuriosiva e si chiese chi fosse,
finchè non ricordò dove l'aveva incontrata.
Prendi
lo zaffiro all'interno della scatola: è una Passaporta legalmente
autorizzata, ti condurrà al mio maniero se ti interessa vedere con i
tuoi occhi il ricordo di Draco Malfoy che riguarda la notte
dell'incidente.
Se
non vuoi, rimanda indietro Freiya senza alcun problema.
Anastasia
Margaret Thorvaldsen
Quel nome ormai gli si era impresso a fuoco nella mente: avrebbe voluto
mettersi a urlare, dopotutto poteva anche contattarlo prima, erano già
trascorsi due giorni e lei sicuramente già sapeva tutto. Osservò
l'animale che lo squadrava con sguardo quasi regale, dicendosi che
avrebbe dovuto occuparsi anche di Zanna, per non parlare di Neve,
Nebbia e Nuvola, rimasti a casa da soli. Avrebbe chiesto ai gemelli di
vedere come stavano, anche se non dubitava che avrebbero trovato il
modo di saccheggiare il frigorifero anche senza la sua presenza.
Osservò il gioiello all'interno della scatola: non sembrava finto e si
chiese perchè sprecare addirittura uno zaffiro per una banale
Passaporta. Fece per prenderla quando ricordò i genitori: non era bene
che sparisse così, senza lasciare traccia, e decise di lasciare un
messaggio scritto. Almeno non l'avrebbero poi sgridato in seguito.
Le Passaporte non erano il suo modo preferito di viaggiare; Oliver,
abituato all'affidabilità delle scope, non gradì il fastidioso strappo
all'ombelico e si chiese perchè non Smaterializzarsi direttamente a
casa della strega. Non aveva l'indirizzo, ma avrebbe potuto farglielo
avere: quando si rialzò vide che si trovava all'interno di una stanza
circolare, dai tendaggi scuri e priva di luce. Sembrava una stanza
tonda all'interno di una torre: il pavimento era in marmo chiaro e
alcune candele spente levitavano, mentre la sola luce proveniva da uno
strano oggetto posto al centro. Assomigliava a un contenitore di acqua
visto che al suo interno c'era proprio un liquido in movimento.
"Grazie per avere accettato il mio invito, Oliver. Nel Pensatoio ho
messo il ricordo di Malfoy, ho voluto aspettarti per analizzarlo..." Il
ragazzo si accorse della figura della donna, seduta su una alta sedia
proprio accanto al bacile; sembrava persino più vecchia di come l'aveva
vista pochi giorni prima, le rughe più visibili sul volto. Eppure erano
i suoi occhi a renderlo inquieto, avevano lo stesso colore di quelli di
Crystal e non riusciva proprio a farsene una ragione; gettò uno sguardo
ai candidi e lunghissimi capelli di Anastasia, strani quasi quanto lei.
"Perchè? Voglio dire, io non l'avrei mai saputo se tu l'avessi visto..."
La donna sospirò. Un tempo era stata bravissima a rapportarsi coi
giovani, soprattutto con i giocatori di Quidditch – Viktor ne era
l'esempio più lampante – e le avevano detto spesso che era stata una
buona madre per i suoi figli, ma all'improvviso era difficile parlare
con quel ragazzo. Si sentiva giudicata negativamente e non era certa di
potergli dare torto; tuttavia aveva voluto che fosse lì con lei, che
magari l'aiutasse a fare luce sulla storia e le raccontasse qualcosa su
quella ragazza che ancora faticava a riconoscere come figlia. C'era
stato solo quel sentore improvviso e prepotente, lo stesso che
l'accumunava ai suoi due ragazzi e alle gemelline, a farla riflettere.
"In verità credo tu abbia diritto a molte risposte, ragazzo. Io non
posso esserne sicura, ma credo che la presenza a Hogwarts della tua
ragazza sia dovuta a... chiamiamola associazione
senza scopo di lucro.
Non posso averne la conferma, le persone che fanno parte non lo
dichiarano apertamente, però sono quasi sicura che sia così; ma su
quella torre è successo qualcosa di davvero grave, che mi spinge a
voler sapere. La Lestrange sarà anche fuori di testa e imprevedibile,
ma non ha mai colpito a quel modo la ragazza: non per affetto, forse
solo per timore nei confronti del suo padrone, invece questa volta... E
io voglio sapere quello che le ha detto e perchè sia coinvolta anche
io: volevi sapere dove sono stata in questi anni? A Durmstrang. A casa
mia. Non sapevo che fosse mia figlia e ora voglio conoscere la ragione
di questo. Da quello che so vi frequentate da molto tempo, perciò mi
sembra ovvio farti sapere quello che c'è da scoprire." Anastasia non
pronunciò ad alta voce Ordine della
Fenice, ma era sicura che si
trattasse di quello: Cyn le aveva solo detto di non poterle rispondere,
ma il fatto che il suo figlio maggiore fosse tanto turbato era la
risposta implicita ai suoi timori.
Oliver annuì anche se all'improvviso, di fronte a quel ricordo che
galleggiava all'interno dell'oggetto che brillava, si sentiva meno
ansioso di vederlo: certo, desiderava conoscere la verità, ma al tempo
stesso era spaventato da ciò che avrebbe potuto trovare al suo interno.
L'allusione a qualcosa di grosso non gli era sfuggita e cominciava già
ad avere un'idea, anche se ancora molto vaga. "Ok, cosa devo fare?"
Già, lui non aveva mai visto nulla del genere a scuola e non aveva la
minima idea di come usarlo; la strega, invece, mosse le labbra in un
sorriso appena accentuato facendogli cenno di seguirlo.
La Torre di Astronomia è vuota: bene,
proprio come mi aspettavo ci sono
cascati tutti. Ho scagliato il Marchio Nero nel cielo, sarà questione
di poco e Silente arriverà: si crede furbo, ma so che ha lasciato la
scuola e dovevo per forza farlo tornare. Solo in questo modo riuscirò a
portare a termine il mio compito: finalmente stanotte l'incubo avrà
fine e io sarò considerato il migliore tra tutti. E saranno tutti al
sicuro, nessuno oserà più deridere i Malfoy dopo la mia impresa;
stringo le palpebre chiedendomi quanto tempo impiegherà il vecchio per
arrivare. Sento altre presenze nel castello, qualcuno deve essersi
alzato a controllare; di certo è quello smidollato di Potter, ma
neppure lui può fermarmi. La barriera lo ostacolerà, lui e la sua banda
di alleati.
All'improvviso sento qualcuno
percorrere di corsa la scala e mi volto
repentinamente, con la bacchetta puntata in quella direzione.
"Maledizione! Che ci fai tu qui?" Riconosco Crystal, avvolta in un
mantello scuro e la bacchetta sfoderata; non mi aspetto di vederla,
perchè è giunta sino a qui? In un lampo capisco che a Hogwarts è
arrivato l'Ordine della Fenice, so che ne fa parte anche se non l'ha
mai ammesso; del resto non ho mai fatto in tempo a chiederglielo, però
l'ho capito quando ha cercato di dissuadermi durante le vacanze di
Natale. "Draco, non fare cretinate! Vieni via, ti possiamo mettere al
sicuro, non devi andare fino in fondo..."
Rido. Anche se la sua voce mi sta
supplicando, io devo finire ciò che
ho cominciato; forse un po' di ansia trapela dalla mia breve risata che
sembra leggermente isterica persino a me. La scaccio via in malo modo:
per un momento penso di chiederle come ha potuto attraversare la
barriera, ma poi ricordo. Anche lei ha sul braccio il Marchio... Beh,
come potevo prevedere il suo arrivo? Ma non è un problema, posso
renderla innocua anche se si crede più brava di me.
Litighiamo per un paio di minuti: se
gli incantesimi di Hogwarts
attorno alla scuola non fossero tanto ben ingegnati, ci sentirebbero a
chilometri di distanza, ne sono sicuro. Vengo distratto da un rumore
poco distante da noi che litighiamo puntandoci le bacchette contro ma
senza usarle: eccolo, finalmente! Silente è arrivato anche se per un
momento ho creduto che non fosse solo, forse perchè era nella penombra
della scala.
"Spostati, stupida!" Quasi ringhio:
quella sciocca di mia cugina si è
messa tra me e il mio compito e senza levare la bacchetta; strano ma
vero persino il Preside le dice la stessa cosa, ma lei non obbedisce.
Maledetti Grifondoro, sempre pronti a mettersi in mezzo per fare gli
eroi! Glielo ripeto; non voglio colpirla, non ne ricaverei nulla, ma
non succede niente e per un momento esito. A quanto pare Silente sapeva
già del piano e mi ha lasciato parlare, ma l'intervento inaspettato di
Crystal intralcia entrambi, anche lui non la vuole qui. Strano, la sua
presenza lo aiuta perchè sa che non alzerò mai la bacchetta contro di
lei, perciò non riesco a capire perchè cerca di mandarla via. Ma come
ovvio non funziona, nonostante l'ordine lei non si sposta.
Non odio davvero Silente, ma il suo
discorso mi innervosisce e mi sento cedere: le mie barriere si
frantumano e viene fuori tutta la paura che reprimo da quasi un anno.
Come ho fatto finora proprio non lo so, ma possono avere ragione loro?
Fino a questo momento non ho mai considerato l'ipotesi di affidarmi a
loro, dopotutto li ho sempre considerati deboli e indegni della mia
attenzione... Esito. Dannato vecchio, era a quello che mirava, ne sono
sicuro; eppure per strano che sembra, non riesco a colpirlo. Mi trema
la mano e la abbasso leggermente; sento che mi hanno convinto, ora
spero solo che mia madre non rifiuti il loro aiuto. Voglio che sia al
sicuro, ormai desidero soltanto questo.
Ma non ho fatto i conti con la
realtà: senza che me ne accorgessi anche i miei compagni Mangiamorte -
o per meglio dire, coloro che lo sono stati fino alla mia decisione di
poco fa - hanno raggiunto la Torre, ma a sorprendermi è la presenza di
zia Bellatrix. Com'è possibile che sia qui anche lei? La sua presenza
complica tutto, sento di nuovo la tensione invadermi, ma lei sembra più
concentrata su Crystal: per un momento vengo sfiorato dall'idea che
voglia ucciderla - quante volte ha già minacciato di farlo? -, ma non
reagisco.
Non posso dire la stessa cosa, però,
di lei: ormai è un classico, la denigra per aver abbandonato la
bacchetta e per essere di nuovo la vergogna della famiglia. Penso di
intervenire, ma mio malgrado non posso impedirmi di ascoltare quello
che si dicono. "No! Lascia stare!" Ecco, non sono riuscito a stare
zitto, non ce l'ho proprio fatta quando l'ha Cruciata; non riesco a
capire perchè si diverta così tanto a torturarla, in fondo è sua figlia
e di sicuro anche se mio padre è stato severo non mi ha mai trattato
così. Mi spaventa vederla tanto lucida e cinica, così come le sue
parole.
"Certo che non sono io tua madre,
sudicia Grifondoro senza cervello! Dal momento che morirai oggi posso
anche dirtelo, tanto non riuscirai a farlo sapere ad altri!"
Mi
gira la testa: non sono sicuro di avere ascoltato bene. Nella foga
della lotta - anche se unicamente unilaterale, senza bacchetta mia
cugina non può difendersi in alcun modo - esce un nome che ho già
sentito una volta: Anastasia Thorvaldsen, quella che secondo i deliri
di zia Bella è la madre di Crystal. Mio padre me ne ha parlato,
un'amica del fratello di mio nonno, Narkissos, che non vive al Manor
con noi da una vita. L'ho incontrato un paio di volte ma fatico a
ricordarlo. Ed è una donna potente ma non so altro.
Faccio l'unica cosa che zia Bella non
si aspetta, cerco di Disarmarla, ma è inutile. Sono convinto che sia
solo delirio quello che dice, ma penso che Crystal le creda: lo vedo
dai suoi occhi, per la prima volta davvero terrorizzati e non so se mi
spaventa sapere che non è per via della tortura. No, è quel fiume di
rivelazioni che la sta schiacciando. Non cerco neanche di capirlo, per
me è solo un fiume di parole senza senso.
Buio. Mi ricordo l'arrivo di Piton e
poi niente, mi sono mosso automaticamente e senza capire altro: so solo
che non ho portato a termine il compito, Silente è morto ma non per
mano mia, e io riesco solo a ricordare come zia Bellatrix ha colpito
Crystal con una maledizione potente. Sento ancora il suo grido acuto
nella mente: volare giù da un'altezza del genere non risparmia nessuno,
eppure Piton mi prende rudemente da parte. Ancora non siamo dal Signore
Oscuro - temo l'incontro, non è di certo contento di me - ma lo sento
parlarmi di San Mungo e di una Passaporta non autorizzata. Vuole che
vada all'ospedale per riferire ai Guaritori il nome fatto da Bellatrix
per aiutare Crystal, è convinto che sia ancora viva ma che senza
un'informazione del genere non potrà essere aiutata da nessuno.
Obbedisco. Non so neanche perchè ma lo faccio e senza porre domande:
spero solo che la confusione in cui è piombato il Ministero gli
impedisca di rintracciare la Passaporta, così dice Piton almeno.
La stanza ora era un'altra; Oliver osservò le due elfe domestiche che
avevano appena portato qualcosa di forte da bere. Per la prima volta in
vita sua sentiva il bisogno di svuotare la mente e allontanare le
immagini terrificanti che aveva visto: il ricordo di Draco Malfoy era
anche più spaventoso di quanto non potesse immaginare inizialmente.
Nessuno gli aveva mai detto cosa aspettarsi osservando i ricordi
all'interno di un Pensatoio; ingenuamente si era convinto che era come
leggere un libro, non aveva mai immaginato che sarebbe stato spettatore
di qualcosa che non poteva più essere modificato. Trovarsi sulla torre
a Hogwarts era stato terrificante e sentiva una patina negativa
avvolgerlo: sentiva parlare della crudeltà leggendaria di Bellatrix
Lestrange da molto tempo, ma quanto visto sfiorava persino
l'immaginazione.
"Grazie", disse il ragazzo, un po' sconcertato all'idea di essere
servito come un ospite importante: la stanza del maniero in cui viveva
la misteriosa Anastasia era molto elegante e confortevole, gli
ricordava vaghe immagini di Storia della Magia quando il professore
parlava delle antiche fortezze nordiche. Si era limitato a guardare
dalle finestre ed era sorpreso di vedere un parco sconfinato in cui
sicuramente si annidavano creature magiche di tutti i tipi. Lei gli
aveva chiesto se riusciva a vedere il gruppo di Thestral, ma era stato
costretto ad ammettere che non ne era in grado; il luogo sembrava
intriso di magia antica, soprattutto attraverso i corridoi. Il castello
aveva due torri, una che conteneva la famosa stanza del pensatoio
mentre ignorava cosa ci fosse nell'altra. Ma ora la sua attenzione era
catturata dalle tre persone presenti oltre a lui e alla donna: i due
maschi li aveva già incontrati al San Mungo, mentre la donna più
giovane poteva avere qualche anno in meno rispetto a sua madre ma aveva
un aspetto molto più giovane. Era davvero una bella strega con i
capelli corti e la veste dorata, appariscente, ma senza essere volgare;
ora però che lo notava, era l'uomo con la lunga treccia a ricordargli
Crystal. Gli occhi erano della stessa sfumatura di azzurro, così come
quelli di Anastasia: di lei più che altro lo colpiva il fatto che fosse
tanto anziana. Se davvero era la madre di quei tre, minimo doveva avere
circa sett'antanni, ma non li dimostrava affatto: era vecchia certo, ma
la pelle liscia e priva di rughe tendeva a ingannare.
All'improvviso tutto aveva un senso: nonostante fosse stato terribile
assistere alla scena, adesso gli sembrava che i pezzi andassero a posto
da soli. C'era un motivo per cui Crystal non era come i genitori e non
si trattava di fortuna, bensì di sangue; non che conoscesse la strega
di nome Anastasia, ma in alcuni atteggiamenti c'era qualcosa di già
visto e ora sapeva dove. Sapeva però che ora sarebbe giunta la
domanda più ovvia: perchè lei non ricordava nulla di avere una figlia?
Di sicuro non perchè non le piacessero i bambini: ora ne vedeva ben
tre, ma mentre parlavano tra loro aveva sentito nominare anche una
strega gemella della donna con i capelli corti. Ma perchè tenere
nascosta una cosa simile? Aveva i brividi. Osservò Anastasia che
continuava a restare in piedi guardando fuori dall'enorme vetro, forse
anche lei in cerca di risposte? Solo in quel momento si rese conto che
doveva essere trascorso molto tempo: quando era arrivato il cielo era
ancora chiaro, anche se coperto da nuvole gonfie di pioggia, mentre ora
tutto fuori era buio. Dovevano essere trascorse almeno alcune ore dal
suo arrivo e non faticava a immaginare che i genitori dovessero essere
sul punto di domandarsi se non gli fosse successo qualcosa. "Se non c'è
altro io dovrei andare..." A Oliver sembrò quasi di parlare da solo
perchè gli altri sembravano immersi nei loro pensieri espressi ad alta
voce oppure solo nella mente inaspettatamente fu proprio la donna a
voltarsi verso di lui, con lo sguardo di chi vorrebbe dire qualcosa
senza essere in grado di osare. Gli si avvicinò porgendogli lo stesso
zaffiro utilizzato prima come Passaporta. "Io devo tornare alla mia
scuola, ma mi farò sentire presto: in caso di novità - di qualunque
genere - informami immediatamente, anche se dovrei tornare a sud nel
giro di pochi giorni. Alfea, puoi portare tu la pozione a tuo padre?
Devo proprio andare..."
Ma Oliver non sentì altro perchè proprio in quel momento strinse lo
zaffiro e la Passaporta entrò in azione, trascinndolo via da lì.
"Proprio non riesco a credere che Ol abbia saltato di nuovo il
provino!" La voce di Jasper era bassa nonostante l'incredulità che lo
animava; sua madre gli scoccò un'occhiataccia, ma non lo rimproverò.
Dopotutto non aveva alzato la voce, cosa che non si aspettava dopotutto
in quei giorni sembrava che non facessero altro che litigare: suo
figlio non aveva proprio gradito essere stato costretto a lasciare
Hogwarts, ma dopo quello che era successo sia lei che suo marito non
avevano intenzione di rischiare oltre. Era già tanto che gli avessero
permesso di frequentare quell'anno dopo l'uscita pubblica di Voldemort:
la morte del Preside, assassinato da uno degli insegnanti proprio in
territorio scolastico, era la classica goccia che aveva fatto
traboccare il vaso e non avevano neanche atteso i funerali. Troppo
rischioso; per punirli di quella scelta, Jasper aveva trascorso gli
ultimi dieci giorni a fare quanti più dispetti possibili, anche se
nessuno di questi era veramente grave. Inoltre in casa aleggiava un
clima talmente tetro che sembrava possibile toccarlo: non era solo la
questione sicurezza a essere in discussione, bensì c'era anche Crystal
di cui preoccuparsi.
Sybil l'aveva vista due giorni prima: distesa su quel letto era
talmente pallida da spaventarla, ma se non altro era stata
riconosciuta. Prima di lei era entrato Oliver e il suo volto era
chiaramente più rilassato, anche se non completamente; del resto era
normale, nonostante i Guaritori avessero permesso alcuni minuti di
visita, ancora nessuno poteva dichiarare la giovane fuori pericolo,
almeno non del tutto. Si era svegliata e sembrava riconoscere le
persone, ma per quello che ne sapeva non aveva ancora detto nulla;
Oliver aveva detto che si era limitata ad aprire gli occhi, ma Sybille
credeva che non le avesse detto tutta la verità. "Tuo fratello ha
parecchie preoccupazioni, non ha tempo anche per il QUidditch." Ma la
donna sapeva che quella era una scusa un po' fiacca e lei per prima era
sinceramente sorpresa dal fatto che avesse lasciato perdere anche la
seconda chance che gli avevano dato i Falmouth Falcoons: suo padre
l'aveva convinto a spiegare il motivo per cui non si era presentato e
l'allenatore si era mostrato comprensivo, ma dubitava che lo avrebbe
giustificato di nuovo.
Il campanello suonò all'improvviso, sorpendendo entrambi. "Stai qui",
ordinò Sybille a suo figlio, estraendo all'istante la bacchetta: ormai
non ci si poteva più fidare di nessuno e non intendeva abbassare la
guardia neppure per un istante. Ma la voce che le rispose dall'altra
parte la lasciò sorpresa: quello era il capo degli Auror, Sven
Dietrich, lo conosceva relativamente bene dal momento che era un buon
conoscente di suo marito, ma di rado si presentava di persona a casa.
Se non per brutte notizie, naturalmente; per un momento contemplò
l'ipotesi di fingere di non esserci, ma era meglio levarsi il problema
prima che diventasse troppo grande. Lo lasciò entrare e vide che l'uomo
doveva aver parecchi problemi al momento visto il suo aspetto in
disordine e per nulla curato.
Salutò cordialmente Jasper quando lo vide, ma arrivò subito al punto
consegnando a Sybille una pergamena ufficiale arrotolata. "Sono davvero
spiacente di disturbarti a casa, ma sono dell'idea che tu debba saperlo
quanto prima; avrò sicuramente bisogno di parlare anche con tuo figlio
- Oliver, intendo - per fargli alcune domande. Purtroppo il Ministro ha
deciso di indagare sulle ragioni della presenza di Crystal a Hogwarts,
che come sai è territorio proibito salvo per studenti e insegnanti. E
Auror da inizio anno. Vuole che non appena si ristabilisce, sia
rinchiusa ad Azkaban: ritiene che faccia parte di un gruppo criminale
che va contro il Ministero... Sono sicuro che sia possibile evitare
tutto questo viste le condizioni della ragazza, ma ho preferito farti
sapere subito ciò che succede."
L'Auror evitò di alzare gli occhi al cielo; si era offerto di andare
lui per dai Baston con quell'annuncio, di modo da poter guadagnare un
po' di tempo. Come sempre Rufus continuava a fare sciocchezze, ma era
sicuro che stavolta non ci sarebbe riuscito; dal momento che faceva
anche lui parte dell'Ordine, avrebbero trovato il modo di aggirare
l'ostacolo e proteggerla. Perchè ora più che mai non poteva essere
esposta al pericolo: i Thorvaldsen avevano raccontato l'accaduto e il
segreto svelato, perciò Sven non aveva faticato a coordinare un gruppo
di suoi dipendenti per sorvegliarla costantemente al San Mungo. Che poi
Rufus credesse che fosse per controllarla... per il momento andava bene
così.
"Oliver sarà furibondo...ma grazie per avercelo detto subito, avremo
modo di consultare un avvocato." Sybille lo disse quasi subito,
immaginando la violenta reazione che suo figlio avrebbe avuto
nell'apprendere la notizia; forse Brian aveva ragione, si disse
ripensando al marito, quando diceva che Scrimgeour aveva completamente
perso il senno. E dal momento che parlava sempre bene di Frederich
Steileir, era quasi certa che avrebbero chiesto consiglio a lui sul
caso.
Note autore_
questo sarà l'ultimo capitolo in cui Crystal è assente, ve lo giuro u.u
forse è per quello che ho faticato tanto a scriverlo, doveva essere una
specie di collegamento^^ mi scuso per il ritardo, ma avendo scritto
questo ora vedo questa storia finalmente snodarsi verso la fine^^ certo
mi dispiacerà molto, ma non importa u.u tutto deve avere una fine
e comunque conto di avere ancora tipo almeno 6 capitoli+epilogo quindi
xd
ora qualcuno mi dirà che Oliver non rinuncerebbe mai al Quidditch,
neanche per una cosa così seria; io rispondo che non ci credo proprio
u.u gli piace, è sicuramente la sua vita, ma lo troverei ben vuoto se
non avesse anche lui i suoi dolori e cose varie. Inoltre non
dimentichiamo che, a parte la lite - che comunque ha scosso entrambi -,
c'era un'intesa ben consolidata con la sua ragazza u.u e ora alla luce
di queste rivelazioni se il signorino non ci capisce più niente lo
trovo anche normale xddd
Ora sapete anche cos'è successo, Draco è stato tanto gentile da dircelo
u.u (il pov in prima persona è stato parzialmente scritto da mio
fratello, io fatico molto a usare la prima persona perciò grazie u.u) e
sapete pure che ha usato una Passaporta illegale u.u di Piton lol c'è
sempre in mezzo, ma ahimè è lui a salvare le chiappe di tutti u.u si
conta sul fatto che nella confusione del momento, il Ministero non ci
faccia troppo caso u.u anche perchè - non è scritto ma ve lo dico io -
viene allestita fuori da Hgwarts zizi
E parliamo anche del Ministero, no? XD Scrimgeour sta uscendo di testa,
ormai è un dato di fatto, ma in due cose ha ragione: Crystal non ha una
motivazione valida per essere a Hogwarts(per la sua opinione eh u.u) e
fa parte di un'organizzazione criminale. Sì lo so, si pensa che l'ODF
sia qualcosa tipo benefattori ecc..., ma a tutti li effetti non
dipendono dal Ministero perciò se scoperti son nei guai. Non a caso
Silly ci tiene alla segretezza, non solo per via di Volds.
Anastasia comincia ad avere un ruolo più importante e sarà sempre così
da ora fino alla fine u.u ed è Preside di Durmstrang, anche se non ve
l'ho proprio scritto chiaramente xd ma era facilmente intuibile. Spero
che il gro nella sua dimora del nord vi sia piaciuto u.u tra i figli
manca Andromeda perchè è in Inghilterra u.u o ci mettevo pure lei.
I signori Baston li adoro u.u in questo caso ho dato più spazio a
Sybille e a Jasper: pensavate eh che mi fossi scordata di lui? certo
che no u.u
bene vi lascio in sospeso su ciò che accadrà u.u una strizzatina
d'occhio a quel figone di Sven sul finale <3 che non fa mai male
<3
al prossimo capitolo! grazie al foltissimo seguito e alle recensioni
ricevute! Vi adoro!
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