1.
Fruscio di pagine. Odore di carta. Patricia Corei vive in questo mondo.
Almeno dalle sette del mattino alle diciannove e trenta di sera, sei
giorni la settimana, domeniche escluse. Non aveva la più pallida idea
di cosa l’aveva portata ad accettare quell’incarico, cinque mesi prima.
La retribuzione era ottima, il posto di lavoro assolutamente
tranquillo. Forse troppo tranquillo. Ad Olovara, piccolo paese sperduto
nelle campagne toscane, a nessuno piaceva parlare troppo. Ognuno si
faceva i fatti suoi, e tutti erano contenti così. Da dietro al bancone
della biblioteca che si era trovata a gestire passava le sue giornate
oscillando fra la noia e il tedio. La stragrande maggioranza degli
abitanti di Olovara era composta da persone anziane, cresciute in
un’epoca in cui il sapere non era ancora così diffuso come oggi, che si
godevano le loro giornate al sole spettegolando dei pochi giovani del
villaggio. Quando accadeva qualcosa, immediatamente tutto il paese ne
veniva a conoscenza. Sembrava quasi che ci fosse una fitta rete di spie
che andava mandando messaggi di casa in casa sulle novità del giorno.
Che erano sempre poche, sia chiaro. Ad Olovara non succedeva mai
niente. Niente.
I ragazzini andavano alla scuola della Piazza Centrale e le giovani
madri si occupavano di rassettare la casa, mentre il resto della città
si riversava al lavoro nei campi o in qualche piccolo ufficio e le
vecchie signore si muovevano in massa verso la chiesa. Il parroco,
padre Alberto Dini, era un uomo un po’ burbero, con le sopracciglia che
sembravano scrutare perennemente nell’animo dei fedeli. Durante le
omelie il suo vocione sovrastava la navata centrale, catturando
l’attenzione. Tutti erano ritti verso di lui, sembrava un maestro che
spiegava un’importante lezione senza ammettere alcuna distrazione. La
chiesa di cui padre Dini si occupava era immensa, sicuramente
l’edificio più alto e magnificente (per non dire l’unico) di Olovara.
Aveva una facciata gotica, con un piccolo rosone al centro, e una forma
slanciata verso il cielo. All’interno i due piccoli transetti montavano
in maniera proporzionale rispetto alla navata centrale. Il fondo della
chiesa era sopraelevato, con l’altare che campeggiava sopra di esso e,
dietro, un mezzo semicerchio di pietra chiudeva l’edificio. Ad ogni
colonna laterale della navata, erano appesi quadri ritraenti le XIV
stazioni della Via Crucis.
Patricia Corei si era laureata con lode due anni prima in Lettere e
Filosofia all’estero. Dopo gli studi, si era dedicata a piccoli
lavoretti come collaboratrice e segretaria, e aveva anche pubblicato
qualche articolo su alcune riviste minori. Niente di decisamente
importante, ma stava ancora aspettando la “grande occasione”…
anche se ci stava mettendo un po’ ad arrivare! Nel frattempo, quando le
era stato proposto di lavorare come bibliotecaria, dopo aver visto la
retribuzione e credendo che un periodo di stabilità economica le
avrebbe giovato, non aveva saputo dire di no. Aveva qualche rimpianto,
ma con ancora tutta una vita davanti sapeva che prima o poi qualcosa
che avrebbe destato la sua attenzione sarebbe comparso.
Era la fine di novembre. Un freddo pungente, annunciando l’inverno,
aveva attanagliato Olovara in una morsa. Patricia indossava una maglia
di lana verde e un paio di jeans. I lunghi capelli castani, leggermente
mossi, si posavano sulle sue spalle, e i suoi freddi occhi neri si
muovevano continuamente da un libro all’altro, catalogando
scrupolosamente ogni tomo.
Quel giorno Patricia si trovava nella fila sette, scaffale B. Stava
mettendo a posto una collezione di libri che trattavano la condizione
della donna nel Medioevo. Aveva sfogliato distrattamente qualcuno di
quei volumi ed era rimasta sorpresa da come molti luoghi comuni venissero scardinati. A quanto pare fu proprio in quel periodo che, per la
prima volta, le donne avevano acquisito il diritto di voto nelle
assemblee cittadine, cominciato ad agire in proprio, gestendo negozi,
pagando le imposte, e svolgendo ruoli anche di maestre e farmaciste.
All’epoca del Feudalesimo, nelle classi elevate, la regina era
addirittura incoronata, se necessario, come se si trattasse di un re:
l’uomo e la donna erano in un piano di parità.
Nelle aule della biblioteca regnava il silenzio più assoluto. Aveva
visto un uomo di mezza età entrare nella Terza Sala Lettura, subito
dopo un anziano signore aveva preso un libro dalla fila nove e si era
diretto nella Seconda Sala Lettura. Mentre dall’inizio della giornata
uno studente ed una studentessa stavano consultando alcuni libri nella
Prima Sala Lettura. Una giornata noiosa come tutte le altre insomma.
All’improvviso, Patricia udì un urlo soffocato provenire dal lato delle
Sale Lettura. Un rantolo lamentoso e inquietante, un tonfo sordo, poi
scese nuovamente il silenzio. “Che qualcuno si sia sentito male?”,
pensò. Lasciò il suo lavoro, appoggiò i libri che aveva in mano per
terra e andò a controllare a passo svelto cosa fosse accaduto. Entrò
nella Terza Sala Lettura, la più vicina, per vedere se fosse tutto in
ordine. Con sua sorpresa, l’uomo di mezza età che aveva visto prima si
era accasciato a terra, gli occhi erano aperti e sbarrati. Sul tavolo
era aperta una copia della Sacra Bibbia. Una pagina del libro era stata
irrimediabilmente strappata.
L'Angolo
dell'Autore
Ciao a tutti! Come vedete, ho deciso di scrivere una seconda storia
gialla. Mi sono divertito moltissimo nella prima (che se qualcuno si
fosse perso può trovare nel mio profilo, al titolo "Il Forum dei
Giallisti") perciò ho deciso di riprovarci! E questa volta voglio
mostrare come, in un giallo, i protagonisti sono gli eventi stessi, non
una persona nè un detective nè altro, che comunque compariranno,
insieme ad una presenza massiccia di elementi del genere. Spero di
riuscirci a dovere! Nel frattempo mi auguro che questo primo capitolo
vi sia piaciuto e, se avete critiche (positive o negative) è
graditissimo un commento! Alla prossima!
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