Ciao a tutti!! Questa mia
ff nasce
qualche notte fa. Mi giravo e rigiravo nel letto ed ero sempre
più
sveglia.. Mi sono venuti in mente Tristan e Yvaine. Hanno
cominciato a parlare (non sono pazza.. non ho allucinazioni uditive
xD) ed avendo il computer rotto ho preso carta e penna. Non mi
ricordavo il tempo di scrivere così tanto a mano…
Mi sembra un episodio
carino… Non so
dirvi se la continuerò o se la concludo
così…
Spero vi piaccia!!
Baci
Marta
Diceva
d'esser una stella e lo era davvero!
Per
me era la stella più bella e splendente del firmamento.
Al di
là del muro sarebbe diventata pietra e poi polvere. Un
freddo pezzo
di roccia scura che nulla ha a che vedere con la candida e bella
bionda che riposa felice sul mio petto.
Erano
questi i pensieri del giovane uomo mentre fissava i tizzoni ancora
rossi dentro il camino. Ripensava a ciò che era appena
accaduto, a
quanto fosse stato strano e bellissimo. Candida era Yvaine,
biondissimi capelli lunghi e lisci, pelle morbida di porcellana,
occhi color del cielo.
Quegli
occhi…
Lei lo stava fissando
ancora, come
tutti i giorni passati assieme nei boschi, poi in città e
ancora al
castello. Non aveva conosciuto altri uomini ma se fossero stati tutti
come lui, la Terra sarebbe stata il posto migliore del mondo.
Stavano cavalcando due
purosangue neri
come la notte più profonda quando un lupo
indirizzò il suo verso
alla Luna, salutandola. Il cavallo di Yvaine s'impennò
facendola
precipitare al suolo.
Tristan saltò
giù immediatamente da
cavallo e fu al suo fianco.
- Stai bene? - le chiese
porgendole la
mano da bravo gentiluomo. Con un braccio dietro la sua schiena
l'aiutò a restare in piedi ancora un po' tramortita.
Persa nei suoi pensieri si
era volare
e rovinare al suolo, sull'erba umida e fredda nella notte. Un braccio
forte la stringeva contro un altrettanto prestante corpo caldo.
Raggiunse con lo sguardo gli occhi di Tristan; dopo mesi e mesi non
si era ancora abituata alla profondità di quelle due perle
–
Adesso sì. Sto bene. Grazie. -
Tristan la teneva ancora
stretta, non
riusciva a lasciarla andare: non ora che aveva un'ottima scusa per
starle così vicino! L'aveva appena vista volare per qualche
metro:
la bella veste era sporca di verde, i capelli scappavano dalle
forcine che prima li tenevano ordinati, il terrore dello smarrimento
negli occhi blu, le piccole mani tremanti ed incerte sulle sue
braccia.
- Credo sia meglio
rientrare. -
- Sì, certo. -
La
mise sulla sua cavalcatura ed insieme tornarono nelle scuderie. - Al
caldo si sta decisamente meglio. Non ti tremano più le mani,
visto?!
- Forse mi sono vestita
troppo leggera
nonostante sia estate -
Sistemato
il purosangue salirono le scale ed entrarono in uno dei salottini
più
piccoli della residenza estiva. Alla servitù era stato
chiesto di
controllare che il camino rimanesse sempre acceso e di tenere una
teiera pronta per il loro arrivo.
Yvaine si
sistemò una coperta sulle
spalle e si sedette sul marmo del caminetto mentre il giovane rimase
sulla poltroncina ad un metro dal fuoco caldo.
- La Luna era bellissima
stassera! -
cominciò lei - Peccato per le stelle: neanche
una… - ma Tristan la
fermò – Sono d'accordo sulla prima parte ma cosa
me ne faccio di
una moltitudine di stelle nel cielo quando qua sulla Terra ci sei tu?
- mai si era esposto tanto; aveva sempre temuto un rifiuto e non
aveva idea di come si sarebbe dovuto comportare in tal caso. Alzatosi
dalla poltrona si sedette difronte a lei, sul tappeto. La stella
sorrise e si illuminò.
I sentimenti che provava
per lui le
erano chiari da molto tempo ma che diritto aveva lei?! Era caduta dal
cielo per pura coincidenza! Molti avevano notato questo suo
sentimento ma non se ne era mai fatta parola ad alta voce.
Tristan rimase sorpreso,
non l'aveva
mai vista risplendere così! La sua pelle candida
rifletté, luce
chiara che prima non c'era, come frammenti di specchio, polvere di
brillanti. Non le era mai accaduto ma aveva visto le sue sorelle
farlo svariate volte e sapeva bene perchè
accadesse… - Ops! -
- Yvaine… stai
brillando! -
- Già.. Come non
notarlo! È colpa
tua… - non voleva che il giovane capisse che si trattava
dell'intensità dei suoi sentimenti ma la sua natura di
stella non
mentiva…
Allungò la mano
per sfiorarle il viso
e il braccio nudo che riluceva ed emanava calore, lieve e piacevole.
Egli sperò ardentemente che quello fosse la prova dei suoi
sentimenti - Sei come un miracolo meraviglioso. Impossibile non
adorarlo… - e la baciò.
Le mani si cercarono, le
lingue si
trovarono, Tristan percepiva il calore aumentare lievemente mentre
Yvaine brillava sempre di più.
Lasciata andare la coperta,
Yvaine si
mise sulle ginocchia e il giovane le strinse con un braccio la vita,
tenendola salda a lui.
La coperta sotto di loro
era morbida
ma presto, a contatto con la tela ci fu solo la schiena del giovane.
Con una mano le aveva spostato una gamba accompagnandola su di
sé.
Non voleva sembrare prepotente forzandola ma sapeva che se si fosse
messo sopra lui avrebbe perso la capacità di pensiero.
Le piccole e candide mani
della stella
scorrevano sul petto e sul torace del compagno, avide di ogni
particolare sfuggente alla vista.
Lui
tracciava con le dita tutte le cuciture della veste leggera, quasi
prendendosela con la sua camicia troppo facile da sfilare. Quasi
perchè
colei che
irradiava luce e calore aveva sostituito alle mani tiepide labbra che
passavano sulle spalle e sui bicipiti. Ora si posavano sui pettorali
appena scolpiti dal lavoro; sulla pelle sensibile dei capezzoli
turgidi percepì il delicato passaggio umido della lingua.
Fremette
da capo a piedi e vide la sua stella che, sorridendogli, gli prese
una mano e se la appoggiò dietro la schiena dove stava il
fiocco
del corpetto.
Raccolto l'invito fece
scivolare via
il nodo e i lacci non prima di essersi ripreso le labbra tra le sue e
quindi ricominciando il gioco delle lingue che come prima lottavano
per la vittoria comune.
Tiratosi a sedere con
Yvaine in
braccio, le sfilò le maniche e arrotolando l'orlo della
veste gliela
levò. Si sorrisero a vicenda, felici di fare quella scoperta
insieme.
La sottoveste di lino
bianco era
trapuntata di fiori. Lui si chinò per baciarle la bocca, il
mento,
la gola, la spalla. Lei lo spinse giù ancora e lo
baciò con foga,
infilandogli le dita nei capelli. Scese con le mani accarezzandogli i
fianchi, baciandogli il petto; arrivando al bottone dei pantaloni con
le dita, si rese conto che Tristan non respirava e teneva le mani
ferme sulle sue cosce sotto la sottoveste.
Gli prese il volto tra le
mani – Non
immagini quanto ho sofferto pensando a te con un'altra. Non immagini
quanto ho sperato di poter stare con te così come sto adesso.
Toccami
amore! - e lo baciò ancora, con foga e sempre più
a fondo,
strusciandosi sopra di lui. Staccò una mano dal suo volto e
sfiorando gli addominali con le nocche gli slacciò i bottoni
dei
pantaloni.
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