Continuando a tenere
Olivia tra le braccia, attivai uno dei programmi. Vidi apparire prima
alcuni alberi vicini, poi sentii l'erba sotto i piedi e vidi delle
colline in lontananza.
Mi sedetti su una roccia, senza mollare Olivia, e la guardai,
sfiorandole la fronte calda con la mano.
"Liv, ascoltami... devi concentrarti." dissi.
Olivia aprì gli occhi, io le sorrisi e continuai a parlarle,
calmo.
"Guardati intorno e trova un obiettivo, poi concentrati. Io resto qui,
non sarai sola"
La Rossa si aggrappò alla mia felpa, tirandosi su, poi si
guardò intorno. Si focalizzò su un albero poco
lontano e lo fissò, concentrata, mentre io le afferravo la
mano, per farle forza.
Improvvisamente l'albero esplose. Istintivamente, con un movimento
veloce, mi girai di spalle, riparando Olivia dall'esplosione grazie
alla mia pelle, diventata subito metallica, che avevo scoperto essere
molto resistente.
Quando l'onda d'urto cessò, mi allontanai delicatamente da
lei, che ancora si teneva saldamente alla mia felpa.
"Okay. È finito tutto." la rassicurai, sfiorandole la fronte
"Stai tranquilla, è andato tutto bene."
Olivia si tirò su, cercando di contrastare il tremore da
panico che l'aveva colpita.
"Qual... qualcuno ha visto cosa è successo?"
domandò, cercando di controllare la respirazione.
"No, nessuno, tranquilla." la rassicurai ancora.
"Per favore, non dirlo a nessuno, ma... a me non piace il fuoco..." mi
implorò.
"Ho visto. Ti sei irrigidita non appena hai percepito l'esplosione,
anche se l'hai provocata tu." risposi "Stai tranquilla, il tuo segreto
è al sicuro con me."
Sorrise, distogliendo lo sguardo, mentre io chiudevo il programma e
aprivo la porta, accompgnandola nuovamente nel corridoio.
"Lui non sapeva mantenere i segreti." confessò.
Sospirai, stringendola per le spalle; sapevo a chi si riferiva: l'altro
Lincoln, morto tre anni prima.
Non dissi nulla, non c'era nulla da dire: la morte del suo migliore
amico era, dopo tre anni, ancora una ferita aperta nel cuore di Olivia.
Raggiungemmo Logan, che ci aspettava poco distante, affiancato da uno
dei cuccioli del suo lupo.
"È corsa dietro di voi non appena siete usciti." si
scusò l'uomo, indicando la lupacchiotta, la quale mi corse
incontro guaendo felice e preoccupata allo stesso tempo.
mi abbassai e la presi in braccio; la cucciola si calmò
immediatamente, mentre io le grattavo la schiena.
"Ehi, tranquilla, non vado da nessuna parte!" le dissi, poi mi rivolsi
a Logan "Olivia deve rimanere alla scuola con noi."
"Lo immaginavo." commentò Wolverine "Come lo hai capito?"
"Nick Lane. Nell'altro universo era un cortexikid, esattamente come lo
era l'altra Olivia. E lei, prima che le sue abilità
emergessero, aveva continui mal di testa."
Logan annuì e raggiungemmo nuovamente gli altri. Astrid non
aveva ancora lasciato il cucciolo, che sonnecchiava placidamente in
braccio a lei, e Charlie ci osservava preoccupato.
"Charlie, Olivia deve restare qui per un po'." lo informai "Ma ci
faremo sentire appena possibile. Tu continua le ricerche e facci
sapere, per favore."
Charlie annuì e guardò Astrid, eloquente. Mi
avvicinai e, con la mano libera, le presi delicatamente il cucciolo
dalle braccia.
"Potrai tornare a trovarlo quando vuoi." la rassicurai "Ora tornate a
casa."
La giovane annuì e seguì Charlie verso l'uscita,
mentre io lasciavo a Logan il cucciolo tenuto fino a poco prima da
Astrid e portavo Olivia dal Professore.
La Rossa era stremata, la feci sedere su una delle sedie dell'ufficio e
attesi che Xavier parlasse.
Il Professore si avvicinò e guardò Olivia,
sorridendole.
"Agente Dunham..." la salutò "Permetti?"
Olivia annuì e l'uomo le posò le mani sulle
tempie, chiudendo gli occhi.
"Mh... interessante!" esclamò "Telepatia... sento i flussi
di pensiero in entrambe le direzioni." commentò l'uomo "E da
quello che è successo nella Stanza del Pericolo, direi che
sei anche una telecineta molecolare. Potresti fare grandi cose,
ragazza. Hai solo bisogno di allenamento. Te ne occupi tu, Lincoln?
Credi di esserne in grado?"
"Ci posso provare, con un po' di aiuto." confermai.
"Avrai tutto l'aiuto che ti serve, Tenente. Se vuoi, Olivia
può occupare la stanza libera dell'appartamento che ti
abbiamo assegnato qui." suggerì Xavier. Olivia
annuì e il Professore ci congedò, quindi uscimmo
dall'ufficio e io portai la Rossa nella sua nuova camera.
Olivia si guardò intorno e si sedette sul letto. La osservai
dalla porta, non volevo invadere i suoi spazi; era spaesata, solo
un'altra volta l'avevo vista così: tre anni prima, subito
dopo la morte del suo partner.
Mi fece cenno di sedermi accanto a lei, e io ubbidii, adagiando il
cucciolo che era ancora con me sulle mie cosce; Olivia la
guardò e sorrise.
"Hai proprio fatto colpo su di lei: preferisce stare con te che con sua
madre." affermò.
"Pare proprio di sì. Mi ha preso in simpatia." dissi,
pettinando il pelo della piccola con le dita.
"Lui aveva un cane, sai?" disse, dando un buffetto al cucciolo.
"Ho visto le foto. Non credo di essere il tipo da quel tipo di cani. Mi
sono sempre piaciuti i cani di taglia medio-grande, come i pastori
tedeschi, o gli husky..."
"...O i lupi..." completò Olivia, sorridendo.
"Secondo te dovrei adottarla?" domandai.
"In un certo senso già lo hai fatto. Come ho già
detto, sembra voler stare più con te che con la madre."
confermò.
"Mh... hai ragione. Devo solo darle un nome." tirai su, delicatamente,
la piccola creatura, tenendola per le spalle, e la guardai negli occhi
"Tu hai qualche suggerimento, piccola?"
In tutta risposta, la piccola scodinzolò e mi
leccò la faccia con aria felice. Olivia rise, togliendomi
gli occhiali, per pulirmeli.
"È solare e allegra. Un raggio di sole. Che ne pensi di
chiamarla Rainbow?" suggerì.
"Rainbow? Direi che è perfetto!" esclamai, mettendo a terra
la cucciola.
Olivia annuì e mi restituì gli occhiali. Io li
presi e me li misi in tasca; la Rossa mi guardò, sorpresa.
"Li porto solo per abitudine, ormai." spiegai "Da quando sono emersi i
poteri la mia vista è migliorata notevolmente."
Olivia annuì, ma la vidi vacillare; era stanca, quindi
decisi di lasciarla riposare per un po'.
"È meglio se riposi, devi recuperare le energie." dissi,
alzandomi e aiutandola a stendersi. Lei mi lasciò fare e io
le rimboccai le coperte e le baciai la fronte, prima di uscire.
Mentre camminavo nel corridoio, con Rainbow accanto, pensai agli
avvenimenti della giornata: Olivia aveva mostrato delle
abilità mutanti, qualcosa di molto potente e particolarmente
distruttivo. Ma quello che mi aveva fatto spaventare di più
era stato il momento in cui aveva perso i sensi.
In quei pochi secondi ho avuto seriamente paura di perderla. Di perdere
anche lei, dopo che avevo perso l'altra Olivia, tre anni prima, a causa
del ritorno di Peter dalla vecchia linea temporale.
Ero attratto da quell'Olivia, avevamo molte cose in comune, ma lei,
alla fine, non ricambiava. Era stato anche a causa di ciò
che ho cominciato a collaborare con questo universo, e a scoprire che
mi trovavo molto più a mio agio qui che in quello dove ero
nato; stavo trovando il centro del mio labirinto, un posto da chiamare
casa.
Le mie radici si erano cominciate a formare, e cominciai anche a
provare dell'affetto per quelli che dall'altro lato venivano chiamati
Alter. Quando venne presa la decisione di chiudere il Ponte ero ormai
certo che, rimanendo qui, non avrei mai più rischiato di
volare via.
Mi ero affezionato subito a tutti, persino ad Astrid, che era per tutti
molto difficile da gestire per via delle sue capacità
personali, e al burbero Segretario Bishop, che mi accolse nella sua
famiglia come un figlio, quel figlio che aveva conosciuto poco e che
era rimasto nell'altro universo per amore.
Ma il legame creatosi con Olivia era andato rafforzandosi giorno per
giorno. Lavorando fianco a fianco e vivendo in appartamenti vicini,
imparavamo a conoscerci; dopo tre anni a così stretto
contatto ci bastava uno sguardo o un tocco per capirci al volo, e
nessuno dei due, negli ultimi tempi, si faceva problemi ad abbracciare
o stampare un bacio sulla guancia dell'altro in pubblico.
Eravamo diventati inseparabili.
Qualcosa si era fatto strada nel mio cuore, ma non me ne ero mai
accorto; mi tornarono in mente gli sguardi che ci lanciavano colleghi e
amici quando ci vedevano abbracciati in diverse occasioni, e finalmente
capii la natura di quello che mi stava succedendo dentro, cosa che loro
avevano capito da tempo: mi ero innamorato di Olivia.
Sospirai, tornando nell'infermeria e lasciando Rainbow alle cure della
madre. Avrei chiesto in un secondo momento a Logan di affidarmi quel
cucciolo in modo permanente, ed ero sicuro che non mi avrebbe detto di
no.
I giorni seguenti mi dedicai principalmente all'addestramento di
Olivia, e il tempo restante lo passavo affiancando le lezioni dei vari
insegnanti della scuola.
Era passato circa un mese dall'arrivo di Olivia.
Avevamo ricevuto altri rapporti, sempre più preoccupanti,
delle attività di Magneto, ma finché non ne
sapevamo di più non potevamo fare molto, se non mettere in
sicurezza le zone colpite.
Ero seduto sulla poltrona del salotto dell'appartamento che dividevo
con Olivia, sfogliando svogliatamente la posta arrivata sul mio tablet;
la Rossa uscì dalla sua stanza e si avvicinò,
sistemandosi sul bracciolo della poltrona e guardando lo schermo del
mio tablet.
"Cosa c'è? Qualcosa non va?" domandò,
individuando subito il mio stato d'animo.
"Nulla, è solo che... là fuori ancora tutti
credono che io sia lui, e ancora non ci sono abituato, anche se sono
passati più di tre anni." spiegai, quindi le mostrai la mail
che mi era arrivata "La scuola superiore dove lui si è
diplomato ha organizzato una festa per gli ex allievi. Mi ha mandato
l'invito."
La Rossa lesse la mail con attenzione, poi mi restituì
l'apparecchio.
"Potresti andarci. Non ti farebbe male staccare un po'."
suggerì "Siamo tutti sotto stress a causa della storia di
Magneto, per cui, secondo me, faresti bene a presentarti a quella
festa, anche se la lettera non era indirizzata a te, ma al tuo alter."
La fissai pensieroso; aveva ragione, dovevamo svagarci in qualche modo.
Sospirai, passandole una mano tra i capelli.
"Va bene, tanto è fra circa un mese. Ci andrò, ma
a condizione che tu venga con me. Lo sai che non sono ancora del tutto
pratico delle usanze di qui, non vorrei fare delle brutte figure."
Olivia sorrise, alzandosi in piedi.
"D'accordo, verrò anche io." acconsentì "Ora che
dici se andiamo a vedere cosa stanno combinando gli altri in cortile?
È da due ore che Ororo sta facendo piovere a intermittenza."
Annuii e mi alzai dalla poltrona, poi misi via il tablet e andai nel
cortile insieme a Olivia.
Ci fermammo sotto il gazebo di pietra al centro del cortile, per
ripararci dalla pioggia, e fissammo il gruppo composto da Logan, Ororo,
Hank e il Professore, che ci davano le spalle e fissavano un punto nel
cielo, dove Tempesta stava facendo delle prove di qualche tipo, usando
il suo potere.
Guardammo anche noi nella stessa direzione; Olivia era immobile,
accanto a me, con le braccia lungo i fianchi. Le lanciai un rapido
sguardo, mentre Rainbow mi raggiungeva di corsa e si accucciava accanto
a me, poi guardai anche io il cielo.
La pioggia cessò, e le nubi si diradarono, lasciando passare
un raggio di sole.
Ma accadde un fatto insolito; la luce che filtrava attraverso le nuvole
si scompose nelle sue componenti, creando un arcobaleno vivido e
brillante.
Sentii il gruppo esultare, il Professore e Hank strinsero la mano
Tempesta, e Logan la baciò: dopo più di un
decennio erano finalmente riusciti a ricreare le condizioni
atmosferiche per avere un arcobaleno, che mancava dai cieli di questo
mondo da tutto quel tempo.
Mi girai verso Olivia. Fissava l'arcobaleno, sorridendo; il suo sguardo
era luminoso, come se un desiderio che aveva espresso da tempo si fosse
appena avverato.
"Continua a guardare in alto..." sussurrò "Continua a
guardare in alto, dopo che ha smesso di piovere."
"Cosa?" domandai, incuriosito dalla sua strana affermazione. Si
voltò verso di me, ancora sorridente, e mi spiegò.
"Poco prima che chiudessimo il Ponte, tre anni fa, ho confidato a
Olivia che mi piaceva l'altro universo, dopo che aveva smesso di
piovere, perché il fenomeno dell'arcobaleno, che
lì è normale, qui era ormai impossibile da
vedere. Sai, per me quel semplice fenomeno fisico rappresentava una
speranza..." sospirò, riportando alla mente quei ricordi
"Poi quando Peter ha spento la macchina e ci siamo salutate
lì a Liberty Island, lei mi ha detto quella frase."
Annuii, pensieroso. Un'idea si stava facendo strada nella mia mente: i
punti deboli, la Macchina, il Ponte, l'altro Universo. Feci ordine nei
miei pensieri e, finalmente capii.
Sorrisi, abbracciando la Rossa. La sollevai anche di qualche centimetro.
"Sei un genio, Rossa!" esclamai.
Preso dalla foga del momento, tenendola sempre sollevata, approfittai
della vicinanza dei nostri volti e la baciai.
Fu un bacio intenso, e lungo. Olivia ricambiò
immediatamente, senza opporre resistenza.
Mi staccai quasi di malavoglia, continuando a sorridere, ma allo stesso
tempo arrossii leggermente. Distolsi lo sguardo e vidi il resto del
gruppo che stava tornando dentro l'edificio.
Prendendo per mano Olivia e con Rainbow sempre appresso, li raggiunsi
di corsa.
"Ho un'idea, ma ci sarà bisogno di molto lavoro!" dissi.
"Dicci tutto, Lincoln." mi incoraggiò il Professore.
"Dobbiamo rimontare la macchina e aprire nuovamente il Ponte." spiegai.
"Ma c'è bisogno che anche la loro Macchina sia montata,
possibilmente nello stesso posto dove verrà montata questa."
obiettò la Rossa.
"Per questo dobbiamo metterci al lavoro. Dovremo passare dall'altro
lato e avvertire la loro Divisione Fringe." continuai, quindi mi
rivolsi al Professore "Quando ero dall'altro lato ho studiato
minuziosamente le carte riguardanti il primo marchingegno usato dal
Dottor Bishop per prelevare Peter da qui. C'è qualcuno, qui
dentro, che può rielaborare tutto e creare qualcosa di
più piccolo?"
"Sì, certo, non c'è problema."
confermò Xavier.
"Aspetta, Linc." mi fermò Olivia "L'altra Olivia
è in grado di passare negli universi senza l'uso di
macchinari..."
"Ci ho pensato." la rassicurai "Ma tu non padroneggi ancora bene le tue
abilità, è più sicuro usare un
macchinario..."
Olivia sospirò e annuì: era perfettamente conscia
del limite delle sue abilità.
Senza dire altro, rientrammo tutti insieme e cominciammo ad elaborare
un piano.
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