Il potere degli idoli
IL POTERE DEGLI IDOLI
La linea
dell'elettrocardiogramma scorreva frastagliata, a sottolineare
contemporaneamente la vita e la sofferenza.
Aveva solo un ultimo desiderio: poter
vedere, almeno una volta nella vita, i suoi idoli sul palco.
I genitori, che fino a quel momento
avevano sempre esitato - chissà mai cosa avrebbe potuto succederle, in
quella calca di persone febbricitanti - non poterono far altro che
acconsentire alla richiesta.
Dopotutto, un tumore in così tenera
età era una vera maledizione, una spada di Damocle, una disgrazia.
Alla notizia, la ragazzina fu al
colmo della gioia.
Calde lacrime cominciarono a bagnarle le guance:
lacrime di felicità, o lacrime di sofferenza al pensiero che quello
sarebbe stato il momento più bello e contemporaneamente anche l'ultimo?
Arrivò il giorno.
Lo stadio era pieno la
gente che urlava, con l'umore al settimo cielo e perfettamente ignara
di una ragazzina, in mezzo a loro,
che presto sarebbe morta.
L'attenzione di quest'ultima si
spostò direttamente sul palco.
All'attacco della musica d'introduzione, tra le luci stroboscopiche che
illuminavano la scena, uscirono loro, i suoi idoli.
Elencarne i nomi era inutile, lei li
aveva scolpiti nella mente così come nel cuore, in una Sunset
Boulevard (la famosa via degli autografi sul marciapiede) cardiaca.
Quel cuore, che avrebbe presto smesso
di pompare sangue, ma che al momento stava sprizzando a pieno regime
felicità e battiti accelerati.
Vederli danzare e cantare sul palco
era come un assaggio di paradiso per lei.
Chissà, forse laggiù gli angeli
avevano tutti le sembianze dei suoi artisti preferiti: altrimenti, non
sarebbe stato degno di chiamarsi Paradiso!
Finita la serata, la bambina era
felicissima. Furono i genitori a piangere, in un misto di tristezza e
gioia: finalmente l'ultimo desiderio era stato esaudito.
Niente backstage, niente foto con i
cantanti, ma andava bene così: quello era un privilegio concesso
esclusivamente a figlie di padroni di grosse multinazionali.
Qualche giorno dopo ci fu una
sorpresa: i medici non si raccapezzavano.
Pensarono a un grosso sbaglio, a uno scherzo di cattivo gusto.
Rifecero gli esami, ma gli esiti
lasciarono allibiti tutti.
Dove era finito il tumore? Quelle maledette cellule impazzite erano
sparite!
Era stato il miracolo degli idoli.
Era bastato vedere dal vivo i suoi
beniamini, che le calde emozioni suscitate dalle angeliche voci del
gruppo avevano infuso in lei energia positiva, e questa a sua volta
aveva spazzato via le
negatività, il male, la sofferenza.
Quasi come una firma per quel gesto,
il giorno delle dimissioni dall'ospedale la ragazza trovò sul letto
un mazzo di fiori, insieme ad alcuni autografi e una dedica: "Alla
nostra fan numero uno."
Questo è lo straordinario potere degli idoli.
Gli idoli, questi nuovi eroi dei tempi moderni che salvano vite di
giovani fanciulle assediate da mille minacce nel loro periodo più
delicato: l'adolescenza.
Ognuno di noi nella sua vita ha un modello, un punto di riferimento,
l'incarnazione di un ideale da perseguire, insomma, come scrivono
sempre più ragazzine su Twitter, ognuno di noi ha un idolo.
Come cantava Bennato, "Nei miei sogni di bambino, la chitarra era una
spada, e chi non credeva era un pirata" che si può parafrasare in "Nei
miei sogni di fan, l'idolo è la mia salvezza, e chi non crede è un
fottuto hater".
Sorvolando, comunque, sul fatto che il titolo della canzone spiega
comunque che "Sono solo canzonette".
Ma non possono essere semplici canzonette delle stesure di parole che -
dati scientifici alla mano (?) - hanno ridotto il tasso dei suicidi tra
i giovani del settanta per cento.
Sette persone su dieci che stanno ancora qua a cinguettare felicemente
su Twitter! Scusate se è poco.
Ma chi sono, davvero, questi idoli?
Possiamo chiederlo per esempio, al più grande dei ricercatori
esistenti: Indiana Jones, che all'inizio de I Predatori dell'Arca
Perduta è alle prese anche lui con un idolo, che vuole a tutti i costi.
Come vedete, proprio non c'è nessuno tra di noi che non abbia un
idolo,
e "fottuto hater" chi sostiene il contrario. E' una cosa naturalissima.
Ed è altrattanto naturale seguirlo ed ambire ad esso, sia che tu sia un
eroe del cinema o una semplice ragazzina.
Se vi state chiedendo se questa storia sia vera, ve lo anticiperò:
è inventata di mie dita.
Ma nulla vi impedisce di crederci: basta farla circolare su
Internet -
non puoi dimostrare che sia vera, non puoi dimostrare che sia falsa.
Ma chiediamo piuttosto un parere all'illustre professor Jones.
Professor Indiana Jones, cosa le sembra questa storia degli idoli?
"UNA PALLA COLOSSALE!"
Ahem, no, sicuramente
l'avventuriero si stava riferendo a quella gigantesca sfera che lo sta
inseguendo in questo momento.
Ma è anche vero che un idolo, specie se falso (e in questo Jones ne sa
qualcosa...), può imbrigliarti in una faccenda sempre più grande,
con il rischio di travolgerti, proprio come sta facendo adesso con
Indiana Jones.
Ma vogliamo parlare degli idoli che salvano le vite?
"Gli idoli salvano più vite dei medici" si dice. Altro che Emergency e
gli ospedali da campo!
Non si tratta certo di suture o medicazioni. Magari un po' di punture,
ma quello rientra più nella droga.
Gli idoli salvano le vite in un altro modo, perché gli adolescenti
rischiano la vita ogni giorno.
Non con bombe, pallottole o mine, ma parolacce, minacce, umiliazioni.
Gli adulti non ci fanno mai caso, riparati da un muro di rassegnazione
e falso cinismo.
Ma quando sei adolescente non hai barriera: sei un'altalena di
emozioni. Un complimento può spedirti al settimo cielo, un insulto può
spedirti negli inferi.
Quando la tua depressione è particolarmente sballottata, puoi arrivare
ad un punto di volerti conficcare qualche lametta nella pelle, o peggio
ancora, suicidarti.
Ma poi arrivano loro, gli idoli, che ti salvano.
Superman? Bah. Batman? I Vendicatori? Ma non esistono neppure!
Invece loro, gli idoli, esistono, li vedi in TV, su Internet, sui
giornali e cantano ogni giorno per le loro fan. O comunque, per chi
sceglie deliberatamente di credere in loro.
Queste credenti (non credulone,
attenzione), che hanno scelto di investire la loro fiducia nel futuro,
nel prossimo e in sé stesse - i loro piccoli risparmi di gioia - in un
idolo.
Perché frustrare i loro investimenti?
E a proposito di giornali, che fanno finire questi idoli
preferibilmente sulla pagina del gossip.
Fa più notizia uno scivolone o uno spinello che una loro opera di
beneficenza.
Scherziamo?
Forse sì, forse no.
Magari è vero che a volte le fan nel manifestare la loro adorazione, a
volte si fanno prendere la
mano: mimano scene osé davanti a una immagine stampata, la imboccano se
serve, ci si fa foto assieme.
E allora?
Non ci si inginocchia forse davanti a un crocefisso? (oddio, forse non proprio con la
faccia attaccata al bacino)
E quanti tra voi genitori non avranno avuto pensieri impuri (per non
parlare di atti impuri) al
pensiero davanti alla foto di una Madonna
nuda. Intesa come Veronica Ciccone, naturalmente.
So cosa starete pensando.
Da "Come osa scrivere certe blasfemie?" a "Ma il crocefisso è
cristiano, che c'entra".
A
parte che nessuno mai ha affisso una foto di Harry Styles, per dire,
nella aule della scuola, e hanno preteso che ci rimanesse. O forse sì?
Per il crocefisso, invece, quante polemiche! Metti, togli, metti,
togli... e dire che sono decenni che quel povero Cristo sente bestemmie
su bestemmie (il linguaggio degli studenti non è mai stato
particolarmente
aristocratico) e nessuno se lo fila per la maggior parte del tempo,
poverino.
Almeno le fan adorano i loro idoli nelle piccole
mecche delle loro camerette.
E a proposito, l'iconolatria (adorare un crocefisso) non è poi
così diversa dall'idolatria (un idolo,
guarda caso).
Finita la parentesi religiosa, ma le cazzate continuano.
Ma codeste "foto assieme", immagina romantici ed
erotici?
Via, ogni tanto aprono il recinto della fantasia e lasciano galoppare
l'immaginazione.
Se poi l'immaginazione è in calore, mica è colpa sua.
Mai avute fantasie erotiche voi? Sì, ma mai messe in mostra, starete
dicendo.
Quante storie che state facendo. State facendo più storie voi di quante
ne scrivono loro.
A parte quelle sui (è vero, è corretto "sugli", ma cavoli, a pronunciarlo è
orribile) One Direction, quarantamila (su EFP) è difficile superarle.
Scusate, il discorso è uscito un po' dai binari.
Dicevamo? Ecco, salvano le vite.
Ecco, prendiamo per esempio, una ragazza che la vuole fare finita
buttandosi dal cornicione, perché un qualche motivo (lo lascio
immaginare/scegliere a voi) l'ha sconvolta a tal punto da convincersi
che la vita non ha più alcun senso.
La vedete lì, sul cornicione, a decine di metri d'altezza. Guardare in
basso procura una sensazione di vertigine assurda, ma a lei,
ovviamente, non importa: questo motivo è così grave che il resto a
confronto non vuol dire più nulla.
Poi si affaccia una sua amica. Le dice una cosa semplice: nulla di
trascendentale, ai più può apparire una sciocchezza.
"Dai, non buttarti giù così. La prossima settimana esce il nuovo
singolo del nostro idolo".
La ragazza accoglie l'annuncio con sentimenti contrastanti.
E' sicuramente una buona notizia, ma ormai lei ha deciso di uccidersi.
Però, se lei muore, si perde il nuovo brano, la nuova occasione di
sentire il suo idolo. Magari è un messaggio dedicato proprio a lei!
Ma come può saperlo, se muore?
E poi, c'è anche quella curiosità: come sarà la nuova canzone? E il
video musicale? Come ballerà il suo idolo? Come si vestirà?
Dubbi, curiosità, dilemmi: vale la pena morire prima soddisfare queste
curiosità?
Un leone si lascerebbe morire di fame se gli offrissero un'antilope ai
ferri con un filo di limone?
Lo stomaco reclama.
Che si fottano la morte e il motivo tragico: possono aspettare ancora
una settimana!
Questa è già una prova di come gli idoli facciano desistere le persone
dal suicidarsi.
Poi esistono anche episodi più... sovrannaturali.
Come quel caso della ragazza che voleva impiccarsi in casa. La vicina
accese lo stereo e per caso
suonarono la canzone dell'idolo.
Il cappio misteriosamente si sciolse, e la ragazza cadde a terra.
Si ruppe una gamba che la tenne ferma tre mesi, ma si era salvata la
vita.
Provò a bendarsi e "giocare a mosca cieca" in autostrada.
Chi l'avrebbe presa, l'avrebbe presa (per dirla con un proverbio alla
Paolo Bitta)
Arrivò un autoarticolato: perfetto, sarebbe stata fatta a pezzi.
Eppure
in quel periodo la strada era straordinariamente sdrucciolevole: il
camion all'ultimo momento sbandò e finì fuori strada.
Dalla scatola nera (?) del cabinato si scoprì che l'autoradio stava
suonando proprio quella canzone.
Provò allora l'ultima risorsa: aspettare che i genitori uscissero,
sigillare porte e finestre, e aprire il gas, aspettando la morte
sdraiata sul letto.
Il monossido di carbonio ben presto si fece strada nei polmoni della
ragazza.
Un lento, dolce e letale oblio si stava impossessando di lei. Si era
però dimenticata di spegnere il cellulare. Proprio in quel momento una
sua amica pensò bene di telefonarle.
Il cellulare squillò: cosa c'era per suoneria? Proprio quella canzone
del suo idolo.
L'illuminarsi del display, forse a causa di un difetto del cellulare
stesso (stupidi pezzi di ricambio presi dai cinesi...), fece scattare
una piccolissima scintilla.
Piccola, ma appena sufficiente ad innescare l'aria satura di gas.
L'intera palazzina esplose.
Decine di ambulanze ed autopompe sul posto, gente in preda al panico,
ma lei, la ragazza, era viva.
L'onda d'urto l'aveva scaraventata attraverso una finestra, e lei era
volata a decine di metri più in là, atterrando sulla pianta del
condominio vicino.
Escoriata, sbigottita, ma viva.
Praticamente un film di Final
Destination al contrario.
C'è poi un altro episodio, ma data la sua natura è probabilmente solo
una malignità messa in giro dagli haters.
Una ragazza con il desiderio per farla finita, e lo vuole fare con la
pistola del padre.
Mentre il dito scorre sul grilletto, in attesa di fare quel minimo di
forza per premerlo, la poverina sente una presenza alle sue spalle.
E' la Triste Mietitrice, la signora scheletrica con il saio e la falce,
venuta a prendere la sua giovane vita.
La giovane non si volta, il gelido respiro che la investe sul collo è
una prova sufficiente.
La ragazza sorride: è venuto il momento di andare. Si appresta a
piegare il dito.
Proprio in quel momento la radio lasciata accesa mette su la canzone
del suo idolo.
Pochi secondi di felicità, prima del buio.
Si sente uno sparo. Ma lei non ha premuto nulla.
La ragazza si volta, e scopre il corpo della triste mietitrice steso a
terra, con la sua pistola, presumibilmente strappatole di mano, ancora
fumante.
Un buco nella tempia indica che la Morte ha deciso di suicidarsi non
appena ha sentito quella canzone.
Una malignità messa in giro dagli haters, è chiaro.
O forse è il miracolo degli idoli, che fanno canzoni in grado di
sconfiggere anche la morte?
Questi idoli, persone come noi, che soffrono come noi, si drogano,
hanno disordini alimentari, si tagliano, proprio come noi.
Poi si ritrovano ricchi sfondati, pilotano a sedici anni Ferrari
Testarossa, pescano pesci spada su Yacht personali, cambiano
fidanzate/i di alto bordo come fossero calzini e hanno così
tanti soldi che invece di uscire fuori a cena, si comprano direttamente
il ristorante e si fanno cucinare a domicilio...(see, magari fosse così
anche per noi).
Certo, anche loro, poverini, sono soggetti a particolari nevrosi
(insomma, provate voi a scoreggiare per strada, e due minuti dopo ne
parla tutta Twitter
#JustinJustFartedLol #JustinsAssSmellsSoGood ).
Ma umani, supereroi o dei che siano, gli idoli sono i nostri fari per
le notti in tempesta.
Smettete di criticare le credenti (BelieVers,
appunto) che li seguono così assiduamente, chiamandole poi con quel
nomignolo fuori luogo: "Bimbeminkia"
Dopotutto, come fanno giustamente notare, i veri bimbiminkia sono
quelli che stuprano, guidano ubriachi, spacciano droga, uccidono e
vandalizzano.....
....
.... un momento, io pensavo si chiamassero criminali.
FIN
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