Flies, flies the hawk.

di Winry977
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-Lei si chiama?

-Shira.

-Cognome?

-Io non ho un cognome...

Il giudice tacque, squadrando da sopra le lenti a mezzaluna l'imputata. La ragazza, di almeno diciotto anni, aveva uno sguardo vuoto che dava abbastanza inquietudine. Gli occhi bicolori erano persi nelle venature del legno del banchetto dietro il quale stava in piedi. Quando alzò lo sguardo verso il posto vuoto del suo avvocato, che si era rifiutato di assistere alla sua esecuzione, il giudice riprese parola.

-Lei è accusata di pluriomicidio nei confronti di sei ragazzi, una ragazza sua coetanea...- Shira irrigidì la mascella. -...e...- una vena guizzò sul suo collo. -... di un ragazzo più grande di lei. I loro nomi sono...

-NON PRONUNCI I LORO NOMI!- gli occhi di tutti i presenti si puntarono su Shira, che ora stringeva gli angoli del banchetto di legno energicamente, facendo sgretolare qualche scheggia di legno. Pochi secondi dopo parve calmarsi. -Non li pronunci, per favore.- sorrise, facendo raggelare le vene del giudice.

-Bene.- disse quest'ultimo, asciugandosi una gocciolina di sudore sulla fronte rugosa. -Prendendo visione delle morti avvenute e dalle evidenti prove, siamo giunti alla conclusione che l'accusata Shira, è condannata a morte.

Shira fissò il riflesso degli occhiali a mezzaluna, mentre il giudice sbatteva il martelletto sul banco e la giuria si alzava. I familiari dei ragazzi che aveva ucciso l'avevano fissata con gli occhi rigati dalle lacrime tutto il tempo, sua madre cercava di intrattenere il fratellino di pochi anni, che faceva domande sottovoce, con gli occhi che ruotavano dalla sorella maggiore alla madre al giudice. Il padre si era rifiutato di partecipare alla sua esecuzione. Non lo avrebbe mai più rivisto.

Due poliziotti le si avvicinarono, la presero per entrambe le braccia e la scortarono in un furgone vuoto, senza che lei opponesse alcuna resistenza. Le tolsero le manette, con sua sorpresa, sostituendole con un collare cilindrico biancastro. Poi la spintonarono all'interno del furgone, che subito partì.

Mentre si fissava i polsi segnati dalle manette, ripensava a suo padre. Lo immaginava seduto sulla sua vecchia sedia cigolante, la sigaretta tra l'indice e il medio, il posacenere poco distante da lui, e lo sguardo serio che fissava il nulla. L'aveva rinnegata come figlia nello stesso momento in cui era venuto a conoscenza di quello che aveva fatto, e lei aveva rinnegato di portare il suo cognome.

Il furgone si fermò, e lei scese direttamente all'interno di un corridoio, dove l'aspettava una donna in uniforme.

-Oh, oggi ce n'è solo uno?- portò la mano sull'elsa della spada che teneva al fianco sinistro. -Il mio nome è Makina, sono il capo guardia. Nel tuo sacco...- una guardia corse a porgerle un borsa, che Shira aprì. -Troverai un manuale che ti spiegherà come vivere qui. Ci sono domande?

-Si, una.- disse con tono piatto Shira, pur guardandosi attorno. -In che carcere mi trovo?

Makina sogghignò. -Sei nel Deadman Wonderland.





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