LO
ZINGARO E GLI OCCHI DI DIAMANTE
Ci troviamo a Parigi nell’anno
1482.
È l’alba del 7 Gennaio, le vie di
Parigi sono silenziose, qua e là si vedono persone che si avviamo al lavoro. Le
stradine sono ancora buie, nella piazza ci sono
persone sul qualche mucchietto di paglia a dormire. Place
de Grève è ancora piena di coriandoli e addobbi che sono serviti per addobbare
la piazza per la “Festa dei Folli”, tenutasi il giorno prima.
Sta per sorgere il sole, gli uccellini iniziano a cinguettare, il gallo canta,
l’uomo che dormiva su un piccolo giaciglio viene
svegliato dal suo cantare e pensa che di lì a poco sarebbe iniziata una nuova
giornata di lavoro, di elemosina e di povertà. Il massaio inizia ad avviarsi
verso il suo piccolo negozietto all’angolo della strada.
Parigi inizia a svegliarsi.
Mentre
tutti si svegliano nella propria casa o sugli spazi trovati per strada, una
carovana attraversa la città. Il rumore degli zoccoli dei cavalli, che
trascinano i le tante carrozze, è molto forte, tanto
da far svegliare una bambina appena nata.
La carovana giunge a destinazione quando arriva in un ampio spazio la “Place de Gitane” , o almeno questo era il nome che il capo
e i vari zingari avevano dato al posto in cui giungevano.
Nella prima carrozza si era
appisolata ,durante il lungo viaggio, una ragazza di
15 anni. Giuditte.
Giuditte
è la figlia del capo degli zingari: Zarish.
-Giuditte!
Giuditte!- sussurrava Zarish –Siamo arrivati, Giuditte,
siamo arrivati a Parigi.
Giuditte
si stava stiracchiando e si stava rendendo conto le faceva male un po’ il
collo, forse per la strana posizione che assumeva quando
dormiva. Ma la fanciulla sapeva che quel giorno non
poteva permettersi di stare male, era arrivata a Parigi! Il suo sogno e quello
della sua gente si era finalmente realizzato!
Quando Giuditte
scese dalla carrozza il sole era gia alto e la sua gente stava preparando le
tende , mentre scaricava la roba del viaggio dalle
innumerevoli carrozze. Alcuni bambini giocavano a rincorrersi nel grande
spiazzo.
-Giuditte!
Sei pronta?- era Lertè , il
migliore amico di Giuditte – Dobbiamo andare ,Giuditte, dobbiamo andare in piazza per guadagnare qualche
soldo.
-Arrivo- disse Giuditte , mentre rientrata nel
carro infilava il corto abito rosso, che utilizzava quando andava a ballare
nelle piazze. I piedi nudi con una cavigliera sul piede
destro, un regalo di sua madre morta anni prima.
Giuditte
fini di prepararsi e con Lertè, che nel frattempo
aveva preso il suo tamburello, si avviò verso Place
de Grève.
Giuditte
ebbe , nel tragitto che portava dalla Place de Gitane a Place de Grève,
la possibilità di vedere le strade di Parigi e la Senna : Giuditte
non aveva mai visto un fiume così grande, ne rimase a dir poco incantata alla
sua vista. Il sole iniziava a riscaldare la sua pelle ,
era bella giornata , quasi primaverile, pur trovandosi nel mese di gennaio.
Giunti in Place
de Grève, Lertè e Giuditte
presero posto su un lato della piazza.
Lertè
aveva imparato a suonare il tamburello sin da piccolo era davvero bravo, non
era una musica gitana quella che suonava, ma quasi italiana, aveva un non so che di mediterraneo.
Giuditte
si muoveva come un angelo, era bravissima e
perfettamente a suo agio nel suo vestitino rosso. Avrebbe potuto ballare quella
musica per tutta la vita.
Molti passanti si fermarono per
ascoltarli e lasciavano qualche soldino alla ballerina.
Lasciamo per un attimo quel lato
della piazza e andiamo dal lato opposto. Una musica
spagnola risuonava nell’aria, una bellissima ragazza, di nome
Esmeralda, ballava in un vestito lungo verde con uno spacco sulla gamba
sinistra. Volteggiava, saltava e faceva dei giochi con una bella capretta
bianca. Tutto a ritmo di musica, suonata da un bellissimo ragazzo di all’incirca 25 anni: Clopin.
Esmeralda era bellissima, una ragazza
non molto alta con dei capelli castani lunghi e mossi e degli occhi scuri, una
carnagione abbastanza chiara, ma leggermente abbronzata dalla poca abbronzatura
che poteva dare il sole del mese di gennaio. Clopin
invece era un ragazzo alto , moro, con dei capelli
lunghi raccolti in delle treccioline gitane,
indossava una lunga maglia di colore chiaro, un po’ azzurra un po’ bianca.
Aveva una pelle scura e degli occhi neri e intriganti.
Fino a quel momento gli
“spettatori” di Esmeralda erano sempre stati tantissimi,
ma il 7 gennaio 1482 le persone erano concentrate su un’ altro lato della
piazza : proprio dove ballava Giuditte.
Per la grande
curiosità , Esmeralda e Clopin , andarono a vedere
cosa stesse succedendo, sentirono la musica molto diversa dalla loro, e videro
la giovane ballerina che volteggiava a suon di quella musica nuova per le loro
orecchie. Giuditte era bassina,
con i capelli castani corti poco sotto le orecchie, una carnagione molto
abbronzata e gli occhi verdi , che alla luce del sole
brillavano e diventavano di mille colori : verdi con delle sfumature celesti,
sembravano due diamanti che brillavano sotto il sole.
Clopin
riconobbe subito Giuditte, pur non avendola mai
vista, ma la somiglianza della fanciulla con suo padre
era enorme. Clopin non aveva dimenticato gli occhi
del padre di Giuditte, il suo acerrimo nemico.
Da sempre la Corte dei Miracoli
era stata in grande rivalità con la Place de Gitane. Ogni “banda” accusava l’altra di cose
assurde.
Una volta Clopin
aveva visto suo padre litigare in maniera molto cattiva con Zarish,
il padre di Giuditte, accusandolo di aver abusato di
sua moglie, anche se il fatto era assolutamente fittizio, da quel momento i due
gruppi di gitani erano rivali.
Esmeralda era furiosa nel vedere Giuditte catturare tutta l’attenzione dei passanti, Clopin avendo capito che Esmeralda si stava innervosendo e
conoscendo molto bene il suo carattere, decise che era meglio riportarla alla
Corte, per così evitare spiacevoli inconvenienti.
Clopin
riportò Esmeralda alla Corte e le disse di rimanere lì.
Ritornato in piazza , Clopin riprese a suonare, ma
non riusciva a dimenticare gli occhi di Giuditte,
erano talmente belli. Ma decise di non pensarci, non
doveva pensare a lei, infondo era la figlia del suo acerrimo nemico. Riprese a
suonare.
Si era ormai fatto buio, Giuditte e Lertè stavano
ritornando alla Place de Gitane, Lertè , in realtà, era gia molto più avanti rispetto a Giuditte, che aveva chiesto a Lertè
di lasciarla tornare a casa da sola per godersi un altro po’ la maglia che
quella città faceva nascere nel suo cuore.
Mentre canticchiava qualcosa di
sua invenzione , Giuditte
ripercorreva le strade percorse con Lertè la mattina.
Ormai il sole era tramontato,
anche Clopin era ritornato alla Corte dei Miracoli, rientrato
in casa sua si accorse che Esmeralda non era più lì. Clopin capì subito : Esmeralda era
andata a cercare la fanciulla dagli occhi di diamante.
- Ma
cosa fai!- gridò Esmerlada –hai deciso di rovinare me
e la mia gente! Sei una ladra! Non è bastato quello che ci avete fatto anni fa!
Adesso siete tornati e tu pensi di rovinarmi! Non ci riuscirai!
Al sentire quelle parole Giuditte si voltò e vide Esmeralda ,
la prima non riusciva a capire cosa volesse dire la seconda. Decise così di
voltarsi e ignorarla.
Quando
Esmeralda vide che Giuditte non le dava ascolto le
corse dietro e le puntò il coltello alla gola. Il cuore di Giuditte batteva all’impazzata ,
era spaventatissima, non riusciva a capire cosa
avesse fatto di tanto grave per aver fatto alterare tanto la zingara. Proprio
mentre Esmeralda stava per fare del male a Giuditte,
comparve Clopin , il quale
riuscì a prendere il coltello della zingara e la allontanò da Giuditte.
- Sei impazzita Esmeralda!- disse
Clopin , guardandola con
occhi furibondi- non basta quello che loro hanno fatto a nostro padre anni
fa! Ora vuoi farci passare dalla parte del torto! E
poi non devi disobbedirmi! Ti avevo detto di rimanere alla Corte! Ora vai a
casa!
Giuditte
non sapeva che pensare, era spaventata da quella zingara,
e dalle sue parole. Ringraziò Clopin e scappò via verso la Place de Gitane.
Clopin
sentì il suo cuore sobbalzare, perché aveva difeso Giuditte?
Cosa gli stava succedendo? Si spaventava di lui
stesso. Infondo avrebbe potuto lasciare che Esmeralda
uccidesse Giuditte , era la
figlia del suo nemico.Quegli occhi di diamante erano
riusciti forse a sciogliere il suo cuore di pietra?
Giuditte
correva tantissimo, fino a quando giunta in Place de Gitane andò subito nella tenda di Lertè per raccontargli l’accaduto. Voleva spiegazioni
riguardo le parole della zingara. Lertè , mentendo, disse che non sapeva nulla.
Ritornata nella sua tenda, Giuditte ripensò a quello che avava
fatto quello zingaro, le aveva salvato la vita! Peccato che non ricordava il suo volto. Si ricordava però , le sue treccioline.
La mattina dopo Zarish chiamò la figlia, Giuditte , per dirle di fare attenzione agli zingari che vivevano
alla Corte dei Miracoli. E senza darle altre
spiegazioni la mandò via.
“La Corte” pensò
Giuditte “quello che ci hanno fatto anni fa” non
riusciva capire più nulla. Perchè tutti
avevano questi segreti?
-Giuditte!-
la voce squillante di Lertè interruppe
i suoi pensieri- dobbiamo andare!
Si avviarono verso Place de Grève, Giuditte
indossava il suo vestitino rosso e Lertè portava con se il suo tamburello.
Arrivati in piazza si posizionarono nello stasso posto
del giorno prima. Giuditte ballava
, ma la sua mente era rivolta a quel ragazzo che la sera prima le aveva
salvato la vita.
In un momento di riposo , Giuditte, decise di fare un
giro per la piazza. I suoi pensieri, non sapeva neanche lei
perché, la portarono sul lato opposto rispetto a dove lei e Lertè
si esibivano. Senti quella musica spagnola, le piaceva, vide la zingara che la sera prima aveva cercato di ucciderla,
poi scorse un ragazzo, suonava il suo tamburello, riconobbe le treccioline! Era lui, il gitano che l’aveva salvata.
Clopin
si voltò un attimo e vide quegli occhi indimenticabili, che brillavano sotto il
sole. Il suo cuore battè più forte, era lei: la
ragazza con gli occhi di diamante!
I due si scambiarono uno sguardo
furtivo , ma allo stesso tempo profondo. Giuditte guardò Clopin in viso e
si accorse di quanto era bello. Clopin le fece un saluto con la testa, Giuditte
arrossì leggermente e fece un accenno di sorriso e Clopin
anche.
- Giuditte,
dove sei?!- era la voce di Lertè.
Giuditte si voltò e tornò sull’altra “sponda” della
piazza e riprese a ballare. Ad ammirare la bravura di Giuditte
e Lertè c’erano due giovani. Una ragzza
bellissima, alta , bionda, con una pelle liscia e
chiara, e con gli occhi azzurri. Indossava un abito azzurro, molto semplice , ma si vedeva che era stato cucito con una stoffa molto
pregiata. La fanciulla si chiamava Monique.
Alla vista di Monique , Lertè ne rimase a dir poco estasiato: non aveva mai visto
una ragazza tanto bella. Monique era accompagnata da
un ragazzo , doveva essere anche lui un nobile. Era
molto robusto, con delle sopracciglia inarcate e un’evidente pancia , che si vedeva attraverso la maglia bianca che indossava.
Un viso paffutello e degli occhi piccoli piccoli
neri.
Lertè
guardò con i suoi profondi occhi scuri gli occhi chiari di Monique,
la ragazza senti il cuore battere più forte, e le sue
gote arrossirono visibilmente. Giuditte la guardò le
sorrise e la salutò, quando François , il ragazzo paffutello che accompagnava Monique, vide che la zingara stava salutando la sua
promessa sposa, la portò subito via borbottando qualcosa sotto la barba.
-Guditte
vado a prendere qualcosa da mangiare con i soldi che abbiamo racimolato oggi,
tu vieni con me?- Era Lertè.
Giuditte rispose: - No Lertè, preferisco rimanere qui.
Giuditte
vide Lertè andare verso il bancone di frutta che
c’era nella piazza. Giuditte non riusciva a non
pensare alla bellezza di quello zingaro , che la sera
prima le aveva salvato la vita.
Mentre passeggiava per la piazza in attesa del ritorno di Lertè , Giuditte si sentì osservata. In fatti era così: Clopin la stava fissando.
Clopin le si avvicinò e lei lo guardò insicura riguardo le intenzioni
che avesse il ragazzo.
-Sei molto
brava a ballare.- disse Clopin – Grazie, tu
sei molto bravo con il tuo tamburello. – rispose Giuditte.
–Volevo ringraziarti per avermi salvato dalla tua amica ieri
notte.- disse lei. – non preoccuparti.
-Giuditte!
Torna qui.
Giuddite
si sentì chiamare e ritornò subito da Lertè . –Chi era quello?- -Uno zingaro, come noi .
Giuditte
non raccontò he la sera prima Clopin l’aveva salvata.
- Mi sono innamorato, Giuditte.
- Lo so. – rispose Giuditte sorridendogli – della ragazza di questa mattina.
Era davvero bella, ma fai attenzione Lertè , noi siamo zingari, lei è una ragazza nobile. Non potrebbe
mai esserci amore tra voi. Lo sai questo vero?
-Lo so, ma io mi sono innamorato,
lei è fantastica , se riuscissimo a portarla a Place de Gitane, li potremmo sposarci…
-Lasciami andare! Allontanati !
aiuto! Aiuto!.-
Era la voce di una ragazza che correva rincorsa da un uomo. Lertè la riconobbe. Era la ragazza di cui si era
innamorato.
Lertè
le corse incontro e la prese tra le sue braccia.
Intanto l’uomo minacciava di morte Lertè. Giuditte corse per salavare il
suo migliore amico.
Fece finta di pronunciare una
stregoneria. L’uomo scappò. Intanto Monique era
svenuta, Lertè decise di portarla alla Place de Gitane.
Intanto Clopin
aveva assistito a tutta la scena.
Il sole era
tramontato da parecchi minuti, Giuditte si avviava
verso casa. “Chissà come si chiama quello zingaro” pensò la ragazza. Non
riusciva a toglierselo dalla testa, quanto era bello, i suoi occhi erano
profondi come la sua voce.
-Tu strega! L’avete stregata la
mia Monique! E ora stai
stregando anche me! Io ti manderò al rogo!
Era la voce di François. Aveva la maglia sporca di vino e in mano aveva un
bastone di legno. Prese il bastone lo sollevò in
direzione di Giuditte, la ragazza rimase immobile.
Non sapeva cosa fare. Aveva paura i suoi occhi si stavano
riempiendo di lacrime. François stava per colpirla
con il suo bastone, ma proprio in quel momento arrivò Clopin
che prese il bastone che aveva in mano François e colpì
quest’ultimo talmente forte da farlo sanguinare. Clopin prese Giuditte in braccio
e la portò in una tenda vicino a Place de Grève.
-Come stai?-
-meglio-
rispose lei. – ho avuto tanta paura. Mano male che sei
arrivato tu. Devo ringraziarzi ancora una
volta.
- come ti chiami?- chiese lui
guardandola con i suoi occhi profondi-
-Giuditte
– rispose lei.
-Io sono Clopin.. Giuditte è la seconda volta che
ti salvo la vita, non l’avrei mai fatto per un’altra zingara, soprattutto per
una zingara della Place de Gitane. Ma tu, tu sei.. – e si interruppe guardandola nei suoi occhi di diamante.
-cosa sono?-
chiese lei incuriosita.
-Sei talmente bella , Giuditte. Io ti guardo e si
accende la passione dentro di me, sei riuscita a
sciogliere il mio cuore.
- Io… Non so cosa dire… tu…- Giuditte non riusciva a parlare , gli occhi le brillavano
per l’emozione.
-Non c’è bisogno di dire nulla. –
lui si avvicinò a lei , la abbracciò e posò le sue
labbra su quelle di Giuditte. Il bacio fu intenso e
dolcissimo , Giuditte avrebbe
voluto che quel momento non finisse mai
, lui la abbracciava, era dolcissimo. Lei si sentiva la più ricca
principessa del mondo, pur essendo una zingara. Un’alchimia di sentimenti e
passioni li unì con quel bacio.
Poi Giuditte
pensò a cosa avrebbe detto suo padre, e staccò immediatamente le labbra da
quelle di Clopin.
-Scusa Clopin , ma devo andare.. io non posso stare qui.. mio padre è ..
scusami e grazie di tutto .. addio!-
Uscì dalla tenda e ritornò
correndo a piedi nudi alla Place de Gitane.
-Lertè.. Lertè .. sei sveglio?- chiese Giuditte.
-si, cosa succede? – chiese Lertè mezzo addormentato.
-Lertè,
io stavo per essere uccisa, dal ragazzo di Monique.
-Cosa??! Ma
stai bene? Io lo uccido quel pazzo! Dove è successo?
- Non lo so in
una stradina buia, mi sono tanto spaventata. – Dicendo queste parole
scoppiò in lacrime.
- Stai tranquilla, ci penso io , torno tra un paio d’ore.
-No Lertè
quell’uomo è pericoloso! Non voglio che tu corra
pericoli.
- Non preoccuparti Giuditte, andrà tutto bene, stai tranquilla.
Detto ciò Lertè
abbracciò Giuditte e uscì dalla tenda.
Si era ormai fatta l’alba e Lertè non era ancora tornato, Giuditte
era molto preoccupata, ripensava al bacio con Clopin
e le batteva forte il cuore.
Al cantare del gallo Giuditte indossò il suo vestitino rosso ,
mise la cavigliera di perline regalatale dalla madre, e uscì dalla tenda.
-Giuditte- era Zarish, il
padre di Giuditte. – Oggi non andrai in piazza a
ballare.
- come mai padre? È successo
qualcosa?
- Giuditte , Lertè è … - disse il padre
mentre una lacrima gli solcava la guancia.
-Oddio no! Lertè!
Noooooo!- e scoppiò in lacrime.
Il corpo di Lertè
era stato portato da uno zingaro della Place de
Gitane , il quale aveva raccntanto
di aver visto tutto il duello tra François e Lertè , ma non era potuto intervenire perché Lertè gli aveva dato ordine preciso di non immischiarsi nella faccenda.
Monique
piangeva in un angolo della Place de Gitane, Giuditte la vide e andò da lei si abbracciarono pur non
conoscendosi, l’abbraccio durò per più di due minuti.
-L’unico
uomo che io abbia mai amato in tutta la mia vita, è morto ucciso da quella
bestia che stavo per sposare. Giuditte
posso rimanere con voi?
-Ma
certo Monique, sei la benvenuta, sei la donna che Lertè ha amato. Rimarrai con noi. Te lo prometto.
La giornata era molto nuvolosa,
stava per piovere, Giuditte andò con il padre e gli
altri zingari della sua tribù in Place de Grève.
L’aria che si respirava non era delle più tranquille,
si sentiva nell’aria qualcosa di strano. Infatti era
stato montato al centro della piazza un piccolo palco sul quale era salito
l’arcidiacono Frollo.
-Da oggi, per salvaguardare la
quiete del popolo di Parigi , nella Cattedrale di
Notre Dame , il diritto di asilo è stato negato a ognuno che lo chieda.
-è tutta colpa vostra! Siete
venuti a Parigi e le cose sono precipitate! Andatevene!
Era la voce di Esmeralda
rivolta tutti gli zingari di Place de Gitane.
-se voi qui non ci foste stati nulla sarebbe andato male! Andate via!
Rispose uno zingaro della Place de Gritane.
Clopin
e Giuditte si guardarono il loro amore cresceva
giorno per giorno . Nonostante il sole fosse nascosto
dalle nuvole gli occhi di Giuditte
brillavano come la prima che Clopin li notò.
Clopin
era davanti a tutti gli zingari della Corte dei Miracoli.
Stava per scatenarsi un massacro.
Ogni zingaro della Place de Gitane avrebbe cercato di
uccidere gli zingari della Corte dei Miracoli.
-Fermi!- era Giuditte
che sie era messa nel mezzo tra le de bande di
zingari. Clopin la guardava, voleva fermarla perché
sapeva cosa stava per fare.
-Padre-
disse Giuditte – io amo questo ragazzo! Non vi
permetterò di uccidere lui e la sua gente! Se mai qui deve morire
qualcuno quella sono io! Ma io non permetterò a
nessuno di toccarli!
-Giuditte
sei impazzita torna immediatamente qui! Cosa stai
dicendo?- gridò il padre.
-No padre, io ho ascoltato tutto le vostre chiacchere per
anni! Ora deciso io per la mia vita! Io amo Clopin e
non lo perderò perche voi tutti avete qualcosa in
contrario! Sono disposta a disonorare la mia famiglia e la mia
gente per lui!
Clopin le si avvicinò e la baciò.
-Non posso
accettare un tale affronto da mia figlia!- gridò Zarish.
- A me non interessa quello che tu puoi o
non puoi accettare. Io starò con il mio amore che voi lo vogliate
o no!
I due amanti fuggirono insieme, e
ritornati alla Corte dei miracoli uno dei fratelli di Clopin celebrò il loro matrimonio. La prima notte che
passarono insieme fu la notte più bella per Giuditte e Clopin.
Il giorno dopo, all’alba , i due partirono da soli per un mondo che solo loro
conoscevano. Un posto segreto. Forse in Spagna, o forse in Italia, non possiamo
saperlo.
Da quel giorno si sa solo che i
due amanti vissero una vita serena e felice piena di amore
e di passione.
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