Ebbene sì, la febbre delle long-fic ha contagiato anche me! E in questo caso il merito è tutto della mia amica Evans Lily, perché leggendo la sua
storia ho avuto un’improvvisa ispirazione e mi è venuta
l’idea per questa mia nuova creazione… Anzi, la dedico proprio a
te, Lily, ancora una volta!…
Qualche premessa: a volte i personaggi diventano vagamente OOC,
per esigenze di copione. Inoltre anticipo che i capitoli
dovrebbero essere in tutto tredici. Ed ora, come sempre, vi auguro buona lettura!
Aamyan degli Elfi
1
Prologo
La radura echeggiava delle urla della creatura minuta. Il gruppo di Uomini la teneva premuta al suolo; uno di loro le tirava
i lunghi capelli argentei violentemente, quasi a volerglieli strappare alla
radice; un altro le torceva le braccia esili dietro la schiena. La pelle eterea
della fragile figurina era ormai contaminata da lividi e ferite, e il sangue scorreva da un taglio alla testa su tutto un lato del suo
viso di bambina già donna.
L’unico uomo che finora era rimasto in piedi si avvicinò e con un gesto del braccio
fermò i compagni, che immediatamente si scostarono dalla creatura, come
se temessero di essere contagiati dalla sua deturpazione. La ragazzina rimase
immobile, ansante, il viso ancora affondato nell’erba macchiata di rosso.
L’uomo si accosciò al suo fianco, e lei si voltò lentamente
a fronteggiare il suo sguardo. Lui rimase colpito dai suoi occhi, di un azzurro
tanto chiaro da tendere al cristallino, che risaltavano come silenziose accuse
pungenti nel rosso del sangue che fluiva abbondante dalla fronte bianca. Si impose di non mostrare esitazioni e si chinò su
quel volto fino a respirarle sulle guance sporche di lacrime e terriccio.
«Ti sei decisa, piccola?»
La creatura non rispose. Si limitò a
fissarlo, respirando affannosamente. Spazientito, l’uomo le
sollevò il mento e si avvicinò ancora di più al suo viso.
«Te lo chiedo per l’ultima volta.
Dov’è?»
Senza ritrarsi, ma fissandolo con odio e
collera e ripugnanza, lei schiuse le labbra e gli rispose con un’altra
domanda.
«Perché
lo vuoi?»
L’uomo sorrise vagamente.
«Possibile che tu non capisca? Noi
facciamo parte delle schiere dei ribelli della Terra
del Buio. Il nostro unico obiettivo nella vita è mettere le mani sullo
Specchio della tua signora… Perché è l’unico modo di
porre fine a questa guerra, è l’unica speranza per noi che
sogniamo la libertà…»
La ragazzina dagli occhi di perla prese
fiato. Poi gli sputò in faccia.
L’uomo si tirò indietro,
portandosi una mano agli occhi. I suoi compagni si mossero all’unisono,
ma non poterono toccare la fanciulla: in quel breve
istante, lei si era alzata in piedi, incurante delle ferite e del dolore. Di
fronte alla sua improvvisa fierezza, nessuno ebbe il coraggio di avvicinarsi.
«Uomini insulsi», enunciò
la creatura, «voi non avete idea del suo potere. Aamyan
non tollera la violenza, cerca e pretende la purezza d’animo. E voi… Nessuno di voi potrà mai sperare di
allungare le mani sullo Specchio. Se davvero
desideraste il bene, non agireste in questo modo. I vostri ideali non sono che fanatismi. C’è troppa violenza
dentro di voi. Se anche vi dicessi dov’è, non potreste mai usarlo.»
L’uomo accovacciato si sollevò
di scatto, sovrastandola.
«Hai ragione, figlia degli Elfi. In noi
c’è troppa violenza. Ma la colpa è di questa guerra, di
ciò che dobbiamo subire ogni giorno,
perché la guerra non risparmia nessuno, tende le sue dita su tutti,
nessuno può restare puro in questa vita disastrata. Perciò,
cosa cambia? Se non potremo usarlo noi, non
potrà farlo nessuno. Adesso dicci dov’è lo Specchio.»
Avanzò minaccioso verso di lei, ma la fanciulla di razza elfica non
arretrò. Lo guardò dal basso in alto con la stessa espressione
furente, per poi pronunciare chiaramente poche parole, che suonarono come una
profezia e come una condanna.
«Verrà presto l’animo puro
che potrà guardare il proprio riflesso. Verrà. Fino ad allora, nessuno lo avrà mai.»
Uno degli Uomini, il più giovane e
impulsivo, mise mano al pugnale che aveva appeso in vita.
«Piccola strega! Che
la tua maledizione muoia con te!»
Con un solo rapido gesto, scagliò il
coltello fino a far conficcare la lama nel petto della ragazzina.
La creatura dai capelli d’argento abbassò
lentamente lo sguardo sul manico del pugnale che le sporgeva dal cuore, poi
scivolò con altrettanta lentezza al suolo e rimase immobile, mentre il
suo respiro si affievoliva rapidamente.
L’uomo a capo del gruppo si
voltò verso il compagno che l’aveva colpita e gli affondò
un pugno nello stomaco, mandandolo riverso a terra.
«Idiota!», urlò,
chinandosi su di lui. «Ci serviva viva! Ora dovremo trovare un altro di
questi maledetti Elfi per estorcergli qualcosa! Prega gli dei che ci riusciamo, o pagherai con la vita questa tua
iniziativa…»
Lo tirò su con uno strattone. Il
giovane distolse subito lo sguardo e si guardò le mani aperte,
imbarazzato e terrorizzato. L’uomo lo ignorò, si sistemò il
mantello sulla spalla e si rivolse agli altri compagni.
«Via di qui. Dobbiamo perlustrare
questa foresta in ogni dove. Entro notte, Aamyan
dovrà essere nostro.»
Uno dopo l’altro, abbandonarono la
radura, lasciandosi alle spalle il corpo della ragazzina degli Elfi, senza
rivolgerle uno sguardo.
Non sentiva più il proprio corpo, né il dolore. Non
le restava molto ormai. Ma sentiva di aver assolto il
suo dovere nel migliore dei modi; non aveva rimpianti. Gli Elfi non si pentono
mai.
Rivolse lo sguardo al cielo su di sé e
sorrise. Quegli Esseri Umani non sarebbero mai riusciti a prendere Aamyan. Lo Specchio era in attesa,
aspettava pazientemente il tocco della mano pura che avrebbe potuto usarlo
nello stesso modo in cui si proponevano quegli Uomini. Ponendo fine alla
violenza, alla guerra, al flusso di sangue in cui ormai il Regno di Tomoeda era costretto a vivere.
Mentre la vita già
iniziava a scorrere via da lei, sentì un lieve rumore di passi accanto a
sé. Vide una figura china su di lei e la riconobbe all’istante,
senza sentire il bisogno di decifrare i suoi lineamenti, che alla vista le
apparivano confusi. Cercò di renderle omaggio, come era
doveroso fare.
«Mia signora…»
La Principessa Tomoyo, Dama degli Elfi, le sfiorò
le labbra e si chinò a bisbigliarle all’orecchio.
«Non parlare. Riposa. Hai avuto molto
coraggio, piccola amica mia. Lo Spirito della Foresta non si
dimenticherà di te. E nemmeno io.» Il suo
tono si fece improvvisamente duro. «Questo giorno avrà
un senso, vedrai. Il tuo gesto mi ha fatto capire. Ora so cosa devo
fare, per il bene degli Elfi e di tutto il Regno.»
La ragazzina respirò profondamente e
chiuse gli occhi, senza smettere di sorridere.
«Qualunque sia la vostra decisione, so
che sarà quella giusta. Vi auguro… Vi auguro…»
Ma il respiro le venne
meno, e all’improvviso tutto fu bianco, poi nero, e poi nulla.
Tomoyo passò tristemente una mano sugli
occhi aperti della sua piccola simile, chiudendole le palpebre, e le
posò un bacio sulla fronte rossa di sangue.
«Che il cielo
ti accolga», sussurrò.
Poi giunse le mani sul petto
di lei, e la ragazzina, semplicemente, svanì. Ora era pura anima,
e avrebbe potuto guardare per sempre, non vista, quel
mondo empio che aveva empiamente causato la sua morte.
Tomoyo del Popolo degli
Elfi si alzò in piedi e lasciò che le lacrime le scorressero sul
viso. Quante vite innocenti, quanto sangue, quanta
devastazione avrebbe dovuto tollerare ancora?
Tutte le speranze, di quei tempi, vorticavano
intorno ad Aamyan.
Ma non era per Aamyan che la piccola elfa era
morta? Non era per Aamyan che la
Foresta degli Elfi veniva ormai sempre più spesso
violata dall’Uomo? Non era per Aamyan che
l’aspirazione alla libertà sfociava nella violenza gratuita? Non
era per Aamyan che la gente, pur odiando il male,
uccideva e aveva ucciso quel giorno stesso?
Guardò il tramonto a
occidente, e le sembrò che il cielo stesso piangesse lacrime di sangue.
Si scosse. Lei sapeva cosa fare. Aveva preso
la sua decisione.
Non le restava che chiedere l’aiuto
dell’unico Essere Umano che non aveva alcun interesse per lo Specchio degli
Elfi… E sperare in quella giovane umana.
So che come inizio non è molto, ma se seguirete la storia
vedrete che tutto ha un senso, perfino episodi apparentemente insignificanti
come questo…
Desidero approfittare di questa mia nuova storia per dare
finalmente a Sakura Bethovina (e a tutti coloro che fossero eventualmente interessati) il mio
indirizzo MSN: fabiana_f18@msn.com. Lo dico anche perché… Beh, sapete, come
avrete capito questa storia è ambientata in una dimensione parallela, e
per scriverla io mi sono disegnata una specie di mappa… Perciò, se
vorrete avere le idee chiare quando vi imbatterete in
descrizioni di paesi o roba del genere, potrete chiedermi la suddetta mappa, ed
io sarei felice di inviarvela tramite e-mail…
Grazie mille a chi deciderà di
recensire. A presto!