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Kurogane &
Tomoyo
♥
I
miss
you
I nostri eroi, Shaoran, Sakura, Fay, Kurogane e ovviamente
Mokona, erano arrivati in un nuovo regno ormai già da parecchi giorni.
Momentaneamente stavano alloggiando nella casa di un conoscente della strega
delle dimensioni e cercavano di capire se ci fosse qualche piuma nelle
vicinanze.
“Niente.” disse Mokona che mangiucchiava una meringa.
“Sei sicura, polpettina bianca?” chiese bruscamente
Kurogane.
“Certo! Non avverto la presenza delle piume di Sakura.”
rispose adirata Mokona.
“Ma questo non vuol dire che non ci siano. Vero, Mokona?”
chiese Fay allegro.
“Sì, esatto! Bravo, Fay!” urlò lei zampettando qua e là.
“Quindi non sappiamo se ci sono oppure no.” sospirò Shaoran.
“Su! Non perdiamo la speranza! Se non è qui vedrete che
Mokona se ne accorgerà.” esclamò Sakura sicura di sé, versandosi un po’ di tè.
“Sì! Mokona lo dirà se se ne accorge!” urlò ancora
l’animaletto bianco saltellando.
“Tsk! Il fatto è che sei una buona a nulla, polpettina.”
disse Kurogane infastidito, alzandosi dalla sedia dove era seduto “Io me ne
vado!”
“Kurogane!!!” lo chiamò Sakura.
“Dove vuoi andare, Kurompi?” gli chiese Fay sorridente.
“Primo, non mi storpiare il nome.” gli rispose piuttosto
adirato “Secondo, non sono affari tuoi dove voglio andare. Non ho intenzione di
stare qui con le mani in mano ad aspettare che la polpettina bianca si svegli.”
“Ma io non sto dormendo” obbiettò Mokona.
Il ninja cominciò a camminare diretto verso l'ingresso. Si
fermò davanti alla porta, la aprì e quindi si incamminò lasciandola aperta.
“Fermo, Kuro...” cercò di dire Shaoran, alzandosi per
fermarlo, ma Fay lo frenò.
“Lascialo andare. Deve sfogarsi. Kurorin è un tipo che non
sa stare fermo.” gli disse il ragazzo biondo, poi si mise ad urlare per farsi
sentire da Kurogane “Torna entro stasera, paparino! I tuoi pargoli ti
aspettano!”
Avendolo sentito Kurogane si era fermato un attimo, tentato
dal desiderio di picchiarlo. Ma non tornò indietro. Continuò a camminare per il
vialetto senza avere una meta.
***
Oramai Kurogane camminava per le strade di quella città, da
più di un’ora. Era molto simile al Giappone dove viveva la strega delle
dimensioni. Gli venne in mente il suo paese. Si irritò parecchio quando un certo
ricordo gli tornò in mente.
In effetti in questo paese, il Giappone, non credo
che esista uno più forte di te…
Non mi lasci altra scelta…
Com’era quel vecchio detto? “Che i cattivi ragazzi
vengano fatti viaggiare”…
Ora volerai verso un altro mondo.
Incontrerai senz’altro un sacco di persone…
E scoprirai il vero significato della forza…
Sarà dura separarci…
Ma ti seguirò con lo sguardo finché non sarai
partito…
“Maledetta, principessa Tomoyo!! Giuro che quando torno me
la paga!!!” imprecò, mentre la gente lo guardava piuttosto allibita.
Kurogane notò che aveva fatto una pessima figura e quindi
cercò di tranquillizzarsi.
Sì, quando tornerò...
In quel momento vide una ragazza, insieme a tre uomini
vestiti di nero.
“Non fiatare, capito?” disse uno di loro, intimandole di
camminare.
I quattro procedettero. La ragazza voltò la testa. Aveva
un’espressione spaventata e camminava tremante. A Kurogane venne un nodo alla
gola quando riconobbe il viso di lei. Aveva i capelli neri e lunghi pressoché
fino al fondoschiena, la pelle candida e due occhi blu.
Tomoyo!?!?
Il gruppetto svoltò in un vicolo.
Quella era la principessa Tomoyo…
Kurogane si incamminò lungo la strada che avevano
intrapreso i tre uomini e la ragazza, fino a quando non arrivò ad un vicolo
cieco. Si nascose dietro al muro per non farsi vedere e si mise ad ascoltare il
discorso.
“Devi consegnarci quell’oggetto e spiegarci come funziona,
Daidoji!” disse uno degli uomini, mentre gli altri due la tenevano ferma per le
braccia.
“Non lo farò mai!!” urlò lei, con le lacrime agli occhi.
L’uomo che aveva parlato poco prima alzò una mano al cielo
per schiaffeggiarla. Lei chiuse gli occhi impaurita.
Per Kurogane fu automatico. Quella ragazza in quel momento
gli era sembrata per davvero la sua principessa. Era scattato all’istante e
aveva afferrato il polso di quell’uomo. Quello si era girato sorpreso.
“Che diavolo vuoi tu?” disse a Kurogane.
“Che vuoi farle?” sussurrò il ninja.
“Ma di che t’impicci, pivello?” gli urlò l’altro ridendo di
gusto.
“Lasciala andare.” continuò Kurogane minacciosamente,
stringendogli più forte il polso.
“Argh...” si lamentò lui per il dolore.
Gli altri due uomini lasciarono la ragazza, buttandola a
terra violentemente, per aiutare il loro compagno.
“Lascia stare il capo!” esclamò uno di loro, mettendogli
una mano sulla spalla.
Infastidito, Kurogane lasciò il polso del primo uomo e,
prendendo per il braccio il secondo, lo buttò a terra.
“Non toccarmi più.” disse.
“Come hai osato??” esclamò il terzo, pronto a sferrargli un
pugno, ma Kurogane lo precedette, colpendolo allo stomaco e quello cadde a terra
svenuto.
Il primo uomo e il secondo corsero in fretta a recuperare
il terzo, pronti per darsela a gambe.
“Per questa volta te la sei cavata, Daidoji, ma la prossima
non ci sarà più il principe azzurro a salvarti.” urlò il primo uomo a Tomoyo e
poi i tre scapparono a gambe levate.
La ragazza si alzò da terra, si lisciò la gonna blu e si
diresse verso Kurogane.
“Ti ringrazio di avermi salvata.” gli disse lei, facendo un
inchino.
“Beh...” disse Kurogane leggermente imbarazzato “Prego...”
“Posso sapere il nome del mio salvatore?” chiese lei
sorridendogli.
“Io...” cominciò a dire.
Quella ragazza era proprio identica alla sua principessa.
Ma perché mi stupisco. Ho già incontrato parecchie volte
le stesse persone in mondi diversi.
“Sono Kurogane.” disse terminando la frase.
“Kurogane?” sussurrò lei come se stesse assaporando quella
parola “Mi piace! Hai un bel nome!”
Le guance di Kurogane divennero rosse a quelle parole.
Nessuno me l’ha mai detto...
“In... Invece tu come ti chiami?” disse lui cercando di
controllarsi.
“Ma come? Non mi conosci?” esclamò lei stupita.
“Veramente io sono un forestiero...” spiegò lui.
“Ah! Ecco perché!” urlò avendo capito “Io mi chiamo Tomoyo
Daidoji. Ma puoi chiamarmi Tomoyo se vuoi.”
A Kurogane venne di nuovo un nodo alla gola e si irrigidì
di colpo.
“An... Anche il tuo è un bel nome...” disse lui tra i
denti.
Ma che mi succede...?
“Vieni a casa mia! Ti offro qualcosa da mangiare!” esclamò
tutta contenta la ragazza.
“M... Ma...” balbettò Kurogane.
“Vieni!” ripeté lei, stringendo le mani di lui tra le sue.
Kurogane non se lo fece ripetere più e si incamminò con lei
diretto a casa sua.
***
La casa di Tomoyo era molto grande. Si trattava di una
villa con tanto di giardino. Kurogane attraversò il vialetto preceduto dalla
ragazza, che saltellava tutta contenta.
Che bello! Questo ragazzo è proprio quello che fa per
me!
Tomoyo aprì la porta con un mazzo di chiavi. Entrò in casa.
“Uh?” fece voltandosi a guardare Kurogane.
Era fermo sulla soglia.
“Che fai lì?” gli chiese, poi gli prese la mano “Dai,
entra!”
Lui entrò, mentre lei chiudeva la porta. Un lungo corridoio
gli si stagliava davanti. In men che non si dica, un esercito di donne vestite
di nero e con gli occhiali da sole si disposero ai lati del corridoio.
“Bentornata, signorina Tomoyo!” esclamarono tutte in coro,
facendo profondi inchini.
“Kurogane, ti presento le mie guardie del corpo.” gli disse
col suo solito sorriso dolce.
Wow... Che scorta...– pensò Kurogane.
“Ma se hai così tante guardie del corpo, perché giri da
sola per la città?” le chiese.
“Perché ero uscita di nascosto, ovviamente.” rispose
divertita.
Kurogane cadde a terra sbigottito.
“Ma come? Esci da sola, sapendo che corri certi pericoli?”
la rimproverò lui.
“Ero stufa! Di avere dietro tutta questa gente. Non ti
sembra esagerato?” gli spiegò lei, indicando le donne in fila.
“In effetti...” commentò lui.
“Ma da ora in poi non avrò più problemi.” disse felice,
guardandolo.
“Che vuoi dire?” le chiese.
“Vedrai! Vieni con me!” disse, cominciandolo a trascinare
su per una scala.
***
Arrivarono al piano di sopra e Tomoyo portò Kurogane in
camera sua. In quella stanza c’era un letto a baldacchino, una lunga scrivania,
un armadio enorme e uno specchio, il tutto di colore azzurro. Tomoyo aprì
l’armadio e cominciò a frugarci dentro. Cacciò una camicia bianca, una cintura
nera, una giacca nera, una cravatta nera, un paio di pantaloni neri e un paio di
scarpe nere.
“Su, cambiati!” ordinò a Kurogane.
“Eeeh?? Perché dovrei indossare questa roba?” chiese lui,
adirato.
“Perché da oggi in poi sei la mia guardia del corpo
personale!” esclamò al colmo della felicità.
“Sei impazzita?? Io non farò mai da balia ad una
ragazzina!!” urlò lui.
“Ma perché?” chiese lei, divenuta triste d’improvviso.
“Perché... Ho già i miei grattacapi!!” le urlò lui.
“Ti aiuto io a risolverli!” esclamò lei esuberante.
“No!! E’ qualcosa che tu non puoi risolvere!! E ora me ne
vado!!” urlò Kurogane aprendo la porta.
“No, Kurogane! Aspetta!” disse lei e, tirandolo per un
braccio, lo fece cadere sul letto a baldacchino “Se non vuoi svestirti tu,
allora lo farò io.”
E così dicendo gli saltò addosso.
“Ferma! Cosa vuoi fare??” urlò lui cercando di togliersela
di dosso.
Lei gli sfilò la maglietta.
“Maledetta! Fermati!!” imprecò lui.
“Avanti! Sta’ fermo!!” lo pregò lei.
Intanto, mentre avveniva quella lotta di wrestling, una
delle guardie del corpo di Tomoyo aprì la porta. Quando vide quella scena, fece
cadere il vassoio col tè che portava in mano.
“Signorina Tomoyo, cosa fa?” urlò scandalizzata.
Tomoyo si voltò verso la porta e arrossì di colpo.
“Noi non stavamo facendo niente.” si difese.
“O... Okay...” disse la donna, uscendo dalla stanza
lentamente.
Kurogane, a petto nudo, imbarazzatissimo, si liberò in
fretta di quella posizione facilmente fraintendibile. Afferrò la sua maglietta e
se la rimise in fretta.
“Kuro-chan, perché non vuoi indossare questi vestiti?”
domandò lei dolcemente, per convincerlo a fare ciò che lei voleva.
“Non storpiarmi anche tu il nome.” disse lui adirato.
“Perché? C’è qualcun altro che ti cambia spesso il nome?”
chiese lei, un po' divertita da questo fatto.
Purtroppo sì... – pensò Kurogane.
Kuro-chan!!
Kurorin!!
Kuropin!!
Kurompi!!
Papariiiinooo!!
Per la rabbia Kurogane diede un pugno ad un cuscino che
stava sul letto, ma Tomoyo non se ne accorse. Era occupata a pensare chi potesse
essere quella persona che dava così tanta confidenza a Kurogane.
“Non dirmi che è la tua ragazza che ti chiama così...”
A Kurogane venne in mente Fay travestito da donna.
Kuro-chaaan, tesorooo!
“No! Affatto!!” disse agitandosi, impaurito dalla sua
stessa visione.
“Allora chi?” chiese lei.
“Uno squilibrato che viaggia con me...” rispose lui
sospirando.
“E’ bello però chiamarti Kuro-chan!” esclamò lei battendo
le mani allegramente.
“Per niente.” ribatté lui.
“Allora mi limiterò a chiamarti Kurogane.” disse lei “Tanto
il tuo nome è bello così com’è.”
Kurogane arrossì di colpo, poi scosse la testa velocemente
per riprendere il colorito normale.
“Ma davvero non vuoi provarli questi?” chiese lei ancora
una volta.
Kurogane sospirò di nuovo.
“Se vuoi li provo, però non farò mai la tua guardia del
corpo. Mettitelo bene in testa!” disse lui, imbronciato.
“Davvero?” chiese incredula Tomoyo.
Kurogane annuì.
“Grazie, Kurogane!” esclamò lei, abbracciandolo “Ti
riprenderò con la mia videocamera per l'occasione!!”
A quel punto non solo le guance, ma tutta la faccia del
nostro ninja divenne rossa.
La porta della stanza si riaprì.
“Sono venuta a pulire, poiché ho fatto cadere il tè a ter...”
disse la donna di prima, tornata con un secchio pieno d’acqua e un panno, ma si
fermò avendo visto un’altra scena scioccante.
“Oh!” fece Tomoyo, avendo notato l’intrusa. Lasciò andare
Kurogane, che cercò di nascondere in tutti i modi il viso rosso.
“Il mio amico Kurogane ha deciso di provare i vestiti che
gli ho scelto, non è meraviglioso?” disse Tomoyo, come se niente fosse.
“Ce... Certo! E’ meraviglioso, signorina.” disse quella
uscendo dalla stanza nuovamente.
“Dai, io esco! Tu mettiti i vestiti! Non vedo l'ora di fare
un bel filmato.” disse lei, prendendo la videocamera dalla scrivania e uscendo
dalla stanza.
Kurogane sbuffò.
Che pazienza...
***
Kurogane uscì dalla stanza e scese le scale. Alla fine
della scalinata trovò Tomoyo seduta ad un tavolo che sorseggiava del tè. Quando
lo vide, afferrò la sua videocamera e saltò su dalla sedia, felice come non mai.
“Sei bellissimo, Kuro-chan!” strillò, cominciando a
riprendere la scena.
Ma fammi il favore...
“Sono ridicolo...” sussurrò lui.
“Non è vero sei elegantissimo! Ti manca solo il nodo alla
cravatta.” disse lei, posando la videocamera sul tavolo per andare ad
annodandogli la cravatta. “E dulcis in fundo...” continuò frugando in una tasca
della sua gonna, dalla quale tirò fuori... “... Un paio di occhiali da sole!”
E così gli mise gli occhiali soddisfatta.
“Mi portate uno specchio bello grande?” ordinò Tomoyo alle
sue guardie del corpo, mentre riprendeva a filmare Kurogane.
“Certo, signorina!” risposero loro e in meno di due secondi
tornarono con un enorme specchio trasportabile grazie a delle piccole ruote.
“Guardati, Kurogane! Sei un amore vestito così.” esclamò
esuberante Tomoyo, saltellando qua e là.
“Va bene, ma ora preferirei rimettermi i miei vestiti.”
disse lui, poco convinto di quello che diceva Tomoyo “E poi devo tornare dai
miei compagni. Tra qualche giorno dovremo partire.”
“Come? Di già?” chiese Tomoyo triste, spegnendo la
videocamera e posandola sul tavolo.
“Già!” sussurrò Kurogane, avviandosi su per le scale.
“Ti prego, rimani ancora un po’.” lo supplicò lei “Se ti va
puoi restare a dormire qui. Ho tante stanze. Potresti stare...”
“No! Devo andare...” la interruppe lui bruscamente.
Le lacrime cominciarono a scendere dagli occhi di Tomoyo.
L’unico amico che io abbia mai avuto... Se ne va di
già... L’ho già perso... Non è possibile...
Kurogane, sentendo singhiozzare Tomoyo, si era voltato a
guardarla. Aveva le mani sul volto bagnato dalle lacrime.
“Sai perché ti ho salvato da quei tipi?” le chiese.
Tomoyo abbassò le mani per guardarlo, ma non disse nulla.
“L’ho fatto perché tu somigli moltissimo alla principessa
del mio regno.” continuò lui.
Tomoyo continuò a tacere.
“Ha persino il tuo stesso nome...” sussurrò Kurogane.
La ragazza vide negli occhi di Kurogane la tristezza.
“Tu... Sigh... La ami tanto?” singhiozzò lei.
“Amarla? Vuoi scherzare? Io non la sopporto!” urlò lui
rosso in viso agitandosi, poi si calmò e continuò a parlare a bassa voce
“Però... Non so... Tu me la ricordavi... Non so perché ti ho salvata...”
Il silenzio cadde tra i due ragazzi. Tomoyo avanzò verso
Kurogane.
“Rimani ancora un po’...” lo pregò abbracciandolo.
Tomoyo... – pensò Kurogane triste.
***
“Ti prego, parlami della tua principessa!” disse Tomoyo a
Kurogane.
Entrambi erano seduti sul letto a baldacchino. Kurogane
indossava ancora la camicia bianca e i pantaloni neri. Per il resto aveva rinunciato ad
indossare la giacca e la cravatta e si era tolto le scarpe.
“Lei è identica a te. Quando vuole qualcosa non c’è modo di
smuoverla.” spiegò lui.
“Wow! Siamo due gemelle allora!” disse lei allegramente.
Già... – pensò Kurogane, sarcastico.
“E come mai la odi?” continuò a chiedere lei.
“Perché ha fatto una cosa che non avrebbe mai dovuto
fare...”
Tomoyo trattenne il fiato.
“E cosa?” domandò.
“Io ero un ninja al suo servizio. Poiché combattevo solo
per il piacere di uccidere, mi ha spedito via dal mio regno per viaggiare con
tre mocciosi e una polpettina bianca in giro per le dimensioni per capire il
vero significato della forza e per cercare qualcosa che non mi è di nessuna
utilità.”
“E cosa devi cercare?”
Kurogane sospirò.
“Delle piume magiche...”
“Piume??”
Tomoyo trattenne di nuovo il fiato, poi si alzò dal letto
con fare frettoloso.
“Kurogane, aspettami un momento qui.” disse, dirigendosi
verso la porta.
“Ma dove vai?” chiese lui, alzandosi intenzionato a
seguirla.
“Torno subito! Aspettami qui!” disse lei, uscendo dalla stanza velocemente.
Quando la porta si chiuse, Kurogane ricadde pesantemente
sul letto.
***
Tomoyo corse davanti alla stanza che si trovava di fronte
alla sua camera da letto. Prese una grossa chiave dalla tasca della sua gonna.
La infilò nella toppa e girò tre volte. La serratura scattò. Lei aprì la porta e ammirò a lungo la piuma luminosa che si trovava su
di un tavolo al centro della stanza.
***
Quando la porta della stanza di Tomoyo si riaprì una luce la
invase. Kurogane scattò in piedi.
“E’ forse questa la piuma che cerchi?” chiese Tomoyo
mostrandogliela.
“Dove...? Come...?” balbettò Kurogane.
“Mia madre l’ha trovata un giorno, mentre andava a
lavorare. Ma non è riuscita a scoprire nulla su di essa e così l’ha chiusa in una stanza. I tizi che hai visto questo pomeriggio volevano
questa...” spiegò lei.
“Puoi darmela...?” chiese Kurogane speranzoso.
“Per te farei qualunque cosa...” sussurrò lei soprapensiero.
“Eh?” fece Kurogane, temendo di non aver capito bene.
“Ah! Niente! Niente!” disse lei resasi conto della
figuraccia appena fatta, poi gli porse la piuma “Prendila.”
“Grazie... Tomoyo...” le disse lui, prendendola
delicatamente dalle mani di lei.
Lei gli sorrise tristemente, avendo capito che ora nulla lo
avrebbe trattenuto in quel luogo.
“Kurogane...” lo chiamò poi.
“Sì?” disse lui mettendosi in tasca la piuma.
“Volevo dirti...” cominciò a dire lei un po’ rossa in viso.
Kurogane la guardò attendendo il completamento della frase.
“Volevo dirti che...” ripeté lei.
“Cosa?” chiese lui spazientito.
Tomoyo si fece coraggio.
“Che tu...” si interruppe di nuovo.
Il silenzio permeava quella stanza e i battiti del suo
cuore scandivano il tempo.
“Hai degli occhi di un colore bellissimo, Kurogane.”
concluse con una falsa risata.
Kurogane cadde a terra sbigottito.
“Tsk! Per te tutto di me è bello...” disse lui un po’
rosso.
“Ma è... E’ vero...” disse lei convintissima “Il colore dei
tuoi occhi mi piace... E’ molto bello... Sai, mi richiama alla mente qualcosa di
meraviglioso, di cui adesso però non ricordo il nome...”
“A me ricorda il sangue...” disse lui tetro.
“Ah... Non e... Non era proprio quello che intendevo io...”
disse lei ancora imbarazzata.
“Comunque ora me ne devo andare. Penso che partirò
domattina.” disse lui, aprendo la porta della stanza.
“Allora, questo è un addio...?” chiese lei, sempre più
triste.
“Penso di sì...” le rispose lui e detto ciò uscì
velocemente dalla
stanza.
Tomoyo non scese a salutarlo. Rimase nella sua stanza a
piangere.
***
“Sono a casa.” disse Kurogane entrando nella casa dove
alloggiavano lui e i suoi amici.
“Finalmente sei tornato, Kurompi!” disse una voce.
Una vena sulla fronte di Kurogane cominciò a pulsare per la
rabbia.
“Ti ho detto mille volte di non chiamarmi così, Fay!!” urlò Kurogane.
“Ah! Non urlare, Kurorin! Sai bene, che niente può
convincermi a smettere.” disse l'amico divertito.
“Aaaaaah!” si udì all'improvviso dalla stanza accanto “Una piuma!! Sento la
presenza di una piuma!!”
“Cosa?” disse Sharoran, che si trovava anche lui in quella
stanza “Dov’è, Mokona?”
“In cucina credo!” disse l’animaletto.
I due si precipitarono in cucina. Videro Fay e Kurogane.
Quest’ultimo si mise una mano in tasca ed estrasse una piuma luccicante.
“Dove l’hai trovata, Kurogane?” chiese Shaoran sorpreso.
Kurogane ci pensò su.
“In giro...”
***
La mattina dopo, mentre i nostri eroi facevano colazione,
si sentì bussare alla porta d’ingresso.
*Dlin – Dlon*
“Vado io.” disse scocciato Kurogane.
Aprì la porta e qualcuno gli balzò addosso.
“Kuro-chaaaaan!!!” esclamò Tomoyo, felice “Che bello! Non
sei ancora partito, Kuro-chan?”
“To... Tomoyo...?” balbettò lui disteso a terra con la
ragazza avvinghiata al suo collo.
Intanto Shaoran, Sakura, Fay e Mokona stavano sbirciando
dalla cucina.
“Kurorin, ha fatto amicizia ieri! Hehe!” sogghignò Fay.
“Non sei ancora partito?” chiese di nuovo la ragazza.
“Stavamo per partire... Ma... Come hai fatto a sapere dove
alloggiavo?” chiese lui, leggermente imbarazzato.
“Semplice!” disse lei alzando la testa dal suo petto “Ti ho
fatto seguire da una delle mie guardie del corpo.”
E certo! Era semplicissimo... – pensò lui sarcastico.
“Kurorin!” disse Fay intromettendosi “Ti sei fatto la
ragazza, eh!”
Tomoyo ridacchiò di gusto, con un po' di rossore sulle
guance.
“Era lui che ti cambiava il nome? Hehe!” disse, ridendo
sempre di più.
“Sì...” disse lui scocciato “Ora ti dispiacerebbe
alzarti?”
“Ah! Certo! Scusa, Kuro-chan!” disse, alzandosi.
“Beh, perché non parlate un po’ prima che togliamo le
tende.” suggerì Fay ai due “Andate fuori! C’è una bellissima altalena!”
“Sì! Andiamo, Kuro-chan!” disse Tomoyo, trascinandolo fuori
con sé.
Quando i due furono fuori, Fay disse “Quant’è carino
Kurompi, quando fa il timido!!”
Ovviamente Shaoran e Sakura rimasero scioccati da quella
frase.
***
Kurogane e Tomoyo avevano preso posto sull’altalena.
Stavano in silenzio. Solo il cigolio della giostra si sentiva. Tra i due fu
Tomoyo a rompere il silenzio...
“Kuro-chan!” lo chiamò lei “Sai, mi sono ricordata ciò che mi
fanno venire in mente i tuoi occhi.”
“Ah, non era il sangue?” chiese lui ancora più tetro della
volta precedente.
“De... decisamente no!” disse lei.
“Allora cos’era?” chiese Kurogane, guardando il cielo
azzurro.
“Era una pietra preziosa di colore scarlatto come i tuoi
occhi...” spiegò Tomoyo “Era l’ametista... Una pietra preziosa molto bella, anzi
bellissima. Per questo i tuoi occhi mi piacciono tanto.”
Kurogane sorrise.
“L’ametista... Non pensavo che esistesse qualcosa di bello
dello stesso colore dei miei occhi.” disse lui.
Cadde di nuovo il silenzio.
“Kuro-chan...” lo chiamò lei a bassa voce.
“Sì?” chiese lui.
“Potresti abbracciarmi prima di andartene via da qui...?” chiese la
ragazza.
Kurogane la guardò stupito, poi assunse lo sguardo più
dolce che avesse mai fatto in tutta la sua vita.
“Come vuoi...” si limitò a dire.
I due si alzarono dall’altalena. Si avvicinarono e si
strinsero l’uno all’altra.
“Kuro-chan...” singhiozzò lei “... Devo dirti una cosa
importante...”
“Di che si tratta?” sussurrò lui.
“Io... Io...” cercò di dire lei.
Tra un po’ se ne andrà, Tomoyo, ... – disse a sé stessa
la ragazza – ... Non potrai più dirglielo, se non lo fai adesso...
“Io...” riprese allontanandosi da lui per guardarlo negli
occhi “Io ti amo, Kurogane...”
Kurogane rimase di sasso. Dopo essersi ripreso tentò di
dire qualcosa, ma le labbra di Tomoyo si avvicinarono alle sue fino a toccarle.
Non la respinse. Rimase immobile, prima che lei si staccasse.
“Questo è il mio regalo di addio...” disse lei, con un
sorriso triste sul volto.
Il ninja non disse ancora niente.
“Sai, Kuro-chan, ...” continuò lei “... Penso che la tua
principessa sia una ragazza davvero fortunata. Lei ha la tua fedeltà e poi,
anche se dici che non è vero, io penso che tu le voglia molto bene.”
“Che cosa ti fa pensare...?” ribatté lui, ma Tomoyo lo
interruppe.
“Te lo leggo negli occhi... Nei tuoi occhi color
ametista...” concluse sorridendo dolcemente.
Kurogane non ebbe il coraggio di opporsi ancora.
In effetti non ha tutti i torti...
Mentre scorrevano i secondi in quell’infinito silenzio, una
pallina bianca balzò davanti agli occhi di Kurogane.
“E’ ora di andare!!” strillò Mokona “Ragazzi, tutti qui!”
I compagni del ninja ora erano tutti lì. Questo significava
che era davvero l’ora di andare. Le ali di Mokona si spiegarono emanando una
forte luce. Il buffo animaletto aprì la bocca cominciando a inspirare.
“Kuro-chan, ...” urlò Tomoyo, per farsi sentire in quella
turbine di vento che si era venuta a creare “Promettimi che
tornerai dalla tua principessa un giorno!!”
Kurogane si sentì trascinare.
“Te lo... Prometto...” riuscì solo a dire, prima che
scomparisse nella bocca di Mokona insieme ai suoi amici.
Tornerò sicuramente... – pensò mentre vorticava nel
vuoto – ... Lo giuro... Parola di ninja...
THE END
Salve!! (^o^)
Wow!! Questo è un recordissimo! Una fan fiction scritta in
soli due giorni!!
Hey, non pensate male! Non ho dedicato il mio tempo a
questa one-short trascurando ‘Together’. Infatti come avrete constatato qualche
giorno fa ho pubblicato il terzo chappu.
E’ solo che avevo voglia di scrivere qualcosa su Kurogane
di ‘Tsubasa Reservoir Chronicle’ (ho scoperto che mi sta proprio simpatico).
Badate bene, questa one-short è nata dalla mia testa in
soli due giorni, quindi non so quanto possa essere folle. Che posso dire? E’ stato
un flash!
Però mi sono divertita molto a scriverla. Quando mi veniva da
far chiamare Kurogane col nome Kuro-chan da Tomoyo era uno spasso. Mi veniva in
mente Kuro-chan di ‘Roba da gatti’. E poi quel 'parola di ninja' alla fine mi sa
tanto di 'parola di Francesco Amadori' XDXD ASDASD.
Comunque il titolo della fan fiction è presa dall'omonima canzone di Avril Lavigne.
Bene, non vi trattengo di più. Vi lascio ai vostri
affarucci.
Un bacione a tutti quelli che seguono ‘Together’.
E, mi raccomando, recensite in tanti!!
Ciauz!!
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