Durante un'eclissi, il Sole sorride alla Luna di icered jellyfish (/viewuser.php?uid=588706)
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Durante un'eclissi, il Sole sorride alla Luna
C A P I T O L
O U n
i c o
“ Durante
un'eclissi,
il Sole
sorride alla Luna „
L
a
pallina rotolò sul pavimento di mattonelle in massiccia
terracotta, fino a terminare la sua corsa davanti all'ostacolo che il
tappeto rappresentava per la sua piccola e sferica forma. Lucida e
perfetta, come uno specchio rifletteva sulla sua superficie dorata
tutta la stanza, deformandola in una panoramica circolare.
Nessun altro rumore susseguì quello provocato dal pregiato
oggetto e
il
silenzio tornò ad essere nuovamente sovrano in quella grande
e
buia stanza, illuminata esclusivamente dalle luci delle candele natalizie
accuratamente deposte su quell'albero che, per lei, ogni anno,
rappresentava ciò che di più simile c'era alla
felicità.
Nei suoi occhi, esattamente come nella piccola sfera natalizia, ogni
cosa vi era stata catapultata dentro ma
ciò
a cui il suo sconcertato interesse era rivolto più che a
tutto
il resto, più che alla suggestiva luce lunare che
timidamente
tentava di entrare da quell'unica, ampia finestra, era chi la
contrastava, permettendo solo a qualche piccolo raggio di filtrare tra
le sue braccia o altre piccole fessure del suo corpo.
Rimase senza fiato nel vedere la figura di quel ragazzo, lì,
rannicchiato sul davanzale della sua camera, ad osservarla come se si
sentisse invisibile agli occhi del mondo – e ai suoi –, ma la sicurezza che
ostentava inizialmente sembrò consumarsi poco dopo per dar
spazio ad un'espressione più incredula e confusa.
Non sapeva se la colpa fosse sua, del suo essere stata colta di
sorpresa in un momento nel quale era certa d'esser sola, o della sua
reazione spaventata e tremante ma, quel che di certo non poteva
sfuggire alla realtà – sebbene stesse provando a
negarlo,
a credere che fosse tutto un sogno – era che qualcuno, dopo
diciotto anni di segregazione in quella segreta torre, si era
inaspettatamente presentato alla finestra dalla quale altri non aveva
visto apparire se non sua madre, fino a quel momento.
La sua testa
iniziò a girare vorticosamente, senza darle il tempo di
pensare
sensatamente a cosa poter fare per difendersi, per tutelarsi da quel
frammento di quel mondo dal quale era stata sempre tenuta alla larga,
protetta, affinché non potesse approfittare di lei e del suo
prezioso dono.
Rimase paralizzata, continuando a non far nulla, esattamente come lui
– contrariamente ad ogni sua previsione – e, solo
in
quell'istante, si rese conto di quanto i loro sguardi fossero scioccati
in egual modo, sebbene
celassero emozioni differenti – e non riusciva nemmeno
lontanamente ad immaginare
quale
potesse essere quella del nuovo arrivato.
I suoi occhi azzurri ricordavano il ghiaccio che aveva inspiegabilmente
incollato sui suoi abiti. Erano iridi artiche e roventi allo stesso
tempo, profonde come impenetrabili acque gelide, misteriose come la
notte, come la Luna, e non riusciva a fare a meno di concentrare ogni
sua attenzione su di queste, magnetiche come mai si sarebbe immaginata
potessero esistere. Per la prima volta dopo interminabili secondi emise
il suo primo vero respiro, sentendo nuovamente il suo cuore batterle
nel petto – cosa nella quale non era stata certa di poter
sperare
ancora – e, a quel punto, come se avesse ricevuto un qualche
consenso, anche lui esalò una nuova boccata d'aria, mancato
ai
suoi polmoni da un lasso di tempo che gli era parso troppo per poterlo
quantificare. Poggiò allora i piedi giù dal
cornicione,
entrando definitivamente nella circolare e spaziosa stanza, non osando
però compiere un passo di più – forse
per lasciare il tempo alla
ragazza di capire
che non rappresentava un pericolo, forse per un timore
ancora non estinto.
Era privo di scarpe, esattamente come lei, ma non riusciva a spiegarsi
come facesse a provenire dall'esterno e a non portare alcun tipo di
calzatura con una temperatura pungente come quella di quel rigido
inverno. Una piccola folata
di vento
scompigliò i suoi nivei capelli, freddi, così
come la sua
intera immagine, eppure pareva trovarsi completamente a suo agio
nonostante tutto, come se quel vento lo avesse provocato lui, come se i
fiocchi di neve che si stavano mescolavano con quella tagliente e fitta
aria
obbedissero a lui e lui soltanto. Le tese poi una mano, lasciando che
qualcuno di quei piccoli cristalli danzasse attorno al suo braccio, per
poi disperdersi nel vuoto una volta arrivati alle punta delle sue dita,
creando uno scenario delicatamente surreale al quale non poteva credere
di star assistendo. Un sorriso lo accompagnò nel compimento
quel
gesto e lei avvertì chiaramente un battito più
prepotente
assestarsi nel suo cuore, tanto da farle temere che si fermasse ancora
una volta e, come se non se ne fosse mai resa conto pima,
sentì sulle sue spalle tutta la stanchezza di quegli anni
passati a camminare in una terra vuota di cui conosceva ogni singolo
antro come il palmo della sua mano e non riusciva a spiegarsi come
potesse sentirsi richiamata da quel ragazzo così tanto da
credere
di potersi fidare, ma non poteva negare di percepire in quel momento
tutto quel che aveva sempre ricercato in ogni giorno della sua vita e,
per quanto le intimidatrici parole della madre le tornassero alla mente
di continuo,
in avvertimento, non riusciva a trovar nulla in lui da permetterle di
pensare che potesse essere crudele o spietato come il mondo che era
stata costretta a immaginare.
Quel sorriso era candido come la neve che ora era depositata sui piedi
di entrambi, fresco e lenitivo, riscaldante nonostante i brividi che
inevitabilmente iniziò ad avvertire sulla sua pelle
– ma
non era certa di poter affermare con sicurezza che fossero dovuti al
freddo.
Le aveva appena permesso di essere protagonista di una fantastica ed
unica eclissi solare, interponendosi tra lei e la sua finestra,
esattamente come la Luna si intromette tra gli sguardi del Sole e la
Terra. Era una chiave, quella che le stava dando la reale
possibilità di attraversare il mondo al di là di
quella cornice dalla quale lo aveva sempre e solo guardato, quella
cornice che mai aveva osato varcare – ma ora sentiva di
poterlo finalmente fare, senza timore, senza ripensamenti, senza
ragioni.
Gli angoli delle sue rosee e morbide labbra si inarcarono appena
verso l'alto, lasciando sfuggire tra i suoi respiri un flebile gemito
ridente che trattenne timidamente con la mano, incredula di quel che
stava per ordinare alle sue gambe di fare, iniziando tutto avanzando di
un
passo.
F I N E
»
N O T E
A U T R I C E
;
Postare qualcosa su quella che
posso ritenere la mia OTP in assoluto mi sembrava il modo migliore di
"avviare" l'account. E' una piccola scenetta un po' nosense,
senza spiegazioni sul come e sul perché delle cose – ma è
una cosa voluta, essendo che volevo concentrarmi più sul
momento
da descrivere e sulle sensazioni da trasmettere, piuttosto che sulla
logica e sui chiarimenti. Una one–shot puramente fluff senza
altro scopo se non quello di... Fare fluff, appunto. x°
Adoro Jack Frost e adoro Rapunzel
– mia principessa Disney preferita, senza ombra di dubbio
–
e, ultimamente, mi sono dedicata parecchio alla visione di immagini e
video riguardante questi due personaggini. Non potevo dunque non
rendermi partecipe anche io di questa coppia, così, mi son
detta
«scriviamo
qualcosa su di loro!» e specie adesso
che, dopo
tre giorni di pesante ed ingestibile febbre, mi han fatto parecchia
compagnia tra una dormita e un libro da leggere, ho pensato fosse il
momento giusto. Sono davvero troppo carini assieme e a mio avviso
sarebbe bellissimo se la Disney e la DreamWorks lavorassero assieme per
un piccolo progetto su di loro ma, ahimé, mi rendo conto sia
una
cosa piuttosto impossibile. x°
Non voglio comunque dilungarmi oltre con le note autrice, quindi, vi
saluterò qui, augurandomi di aver regalato una piacevole
lettura
a qualcuno e di ricevere anche un piccolo parere.
Grazie di cuore, intanto, per le letture~
©
a u t u m n
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