Popeye vs Asterix
Da un'idea di Blitzkingful, ecco,
come regalo di Natale, il
bizzarro crossover tra
Asterix e Braccio di Ferro.
Ma come fare incontrare due personaggi così simili, eppure così lontani
nello spazio e nel tempo?
L'idea arriva da una trovata tipica degli stessi cartoni di Braccio di
Ferro.
Quando Braccio di Ferro incontrò Sindbad il marinaio e Alì Babà con i
suoi quaranta ladroni, venne adottato un semplice espediente: far
"recitare" la parte a Bluto.
No, non "travestiremo" Bluto da Asterix. Sarà piuttosto il contrario.
Nel mondo di Asterix, cinquant'anni prima di Cristo, con alcune licenze
poetiche, siamo lieti di presentare Blutus, il figliastro di Cesare, e
il prode Pompeje, nell'epico crossover che coinvolgerà....
Asterix contro Braccio di Ferro
Roma, cinquanta avanti cristo.
Vi era ancora quel maledetto villaggio gallico da conquistare, ma erano
passati parecchi anni, e non se n'era fatto più nulla. Una segreta
macchia nella carriera di Cesare. In quel momento Giulio era impegnato
in una campagna nell'est dell'Impero, per soffocare alcune ribellioni.
Qual migliore occasione, pensò Blutus, il figliastro del sommo
imperatore, per procedere all'annientamento di quel villaggio di
dissidenti e guadagnarsi così una gloria tale da poter addirittura
sostituire il patrigno nelle vesti di imperatore!
Già il barbuto mentecatto si immaginava con la corona d'alloro, ma
sapeva anche che i barbari erano gente che menava forte. Gladi e punte
di lance si piegavano alla potenza delle loro nocche.
Bisognava combatterli con le loro stesse armi. E lui conosceva proprio
l'uomo più adatto all'occasione.
- Convocate immediatamente Pompeje, il Classiario!
L'uomo più forte della flotta romana. L'unico che avrebbe potuto
sbarcare con successo direttamente sul villaggio, e rispondere pugno su
pugno a quella massa di incivilizzati.
- Mi avete chiamato, o sommo Blutus? - Esordì Pompeje, detto anche
Braccio di Gladio, inchinandosi con l'elmo sotto il braccio.
- Sì, tappetto. - Rispose con aria annoiata Blutus, - Il tuo sostituto
imperatore ti ordinare di andare nel villaggio gallico in Armorica, e
conquistarlo per la gloria di Roma.
Pompeje, poverino, assunse un'espressione sorpresa e cominciò a
balbettare le sue obiezioni.
- Ma...ma...ma.. sommo Blutus, da anni viviamo in pace con i Galli,
aggredirli ora sarebbe una violazione alle disposizioni dell'imperatore
Cesar...
- In questo momento sono io qui che comando, tappetto. - Rimarcò
l'antipatico figliastro di Cesare - Quindi porta i tuoi dannati calzari
in Armorica e soddisfa la volontà del tuo imperatore.
Pompeye poté solo inchinarsi e obbedire. - Sì, sommo Blutus.
In Armorica Pompeye entrò nel solo modo che conosceva: guidando la sua
triremi lungo il mediterraneo, piegando le colonne d'Ercole per fare
passaggio, affondando a pugni un mostro marino nell'Oceano atlantico, e
parcheggiando finalmente la bagnarola sulla spiaggia di fronte al
villaggio Gallico.
Il Classiario si presentò alla porta del villaggio in un modo ben noto
agli autoctoni: facendo volare via le guardie a forza di papagni ben
assestati.
- Finalmente un romano che combatte come si deve! - Commentò entusiasta
Obelix, partendo alla carica verso il nuovo arrivato.
Ci furono alcuni minuti di gazzarra, dove c'erano galli che volavano,
soldati che correvano verso la casa di Panoramix e altri che suonavano
corni in segno di allarme.
Assurancetourix si offrì di intonare un pezzo di incoraggiamento, fa fu
fatto desistere sia dagli amici che dal nemico.
Ma prima che la situazione degenerasse in un inutile spargimento di
bernoccoli, una voce autoritaria sospese le ostilità.
- Fermi tutti, per Toutatis! - Proclamò Abraracourcix.
- Non capisco. - Commentò perplesso Panoramix, l'anima saggia dei
galli. - Pensavo ci fosse una tregua. Perché i romani la violano così,
all'improvviso?
- E non è tutto! - Commentò Obelix, sempre più in brodo di giuggiole. -
Hanno finalmente mandato dei soldati che durano un po' più degli altri.
E' la prima volta in vita mia che qualcuno riesce a farmi un occhio
nero.
- E' la stessa cosa per me, - Commentò Braccio di Gladio, anch'egli con
un occhio pesto. - Devo constatare che la leggendaria forza dei Galli è
davvero come si racconta.
- Sì, ma mai si era visto un soldato romano con una forza tale da poter
tenere testa al nostro più forte guerriero. - Commentò per la prima
volta Asterix. - Che i romani si siano impossessati della formula della
nostra pozione magica?
- Ma no, impossibile. - Scosse la testa Panoramix. - I segreti
tramandati tra noi druidi sono.... segreti, appunto. L'aquila romana
non potrà mai metterci gli artigli sopra!
- Tu dici? - Chiese perplesso Asterix.
- Non mi credi, forse? - Accusò il druido, indignato.
- Ti credo, ti credo, Panoramix, nostro druido. - Si affrettò a
precisare il piccolo gallo. - Ma questo non risolve il mistero della
forza di questo romano.
- Non so di cosa stiate parlando voi barbari. - Intervenne Braccio. -
Nè di cosa sia questa "pozione". Io sono forte semplicemente perché
mangio spinaci.
- Come fai a conoscere uno degli ingredienti della pozione magica? -
Chiese esterrefatto il druido.
- I romani sanno la formula della pozione! - Gridò qualcuno, scatenando
il panico nel villaggio. - Il cielo cadrà su di noi!
Ci volle un "Silenzio!" di Abraracourcix per riportare la calma tra gli
...scalmanati.
- Ingredienti? Pozione? Io gli spinaci li mangio al naturale! - Disse
il legionario, tirando fuori da una tasca una pianta di spinaci ed
ingoiandola.
I muscoli si gonfiarono di colpo, mostrando una spettacolare
aquila romana tatuata sul petto di Braccio. Il tatuaggio emise un
grido, tra lo stupore generale.
Rinvigorito, Braccio come dimostrazione sferrò un pugno contro un
menhir , riducendolo in un cumulo di sassi.
- Questa è magia! - Esclamò Matusalemix, stupito. - Funziona
esattamente come la pozione magica.
- Ignoravo che quella pianta, da sola, potesse avere tali effetti. -
Congetturò interessato il druido mentre si lisciava la barba. - Forse
dovrei esaminarla attentamente.
- Non sto capendo una parola di quello che dite. - Sbuffò Pompeje,
togliendo l'elmo e grattandosi la testa. - Ma non eravamo qui per
combattere?
- Ha ragione il romano! - Convenne Obelix, entusiasta. Quel legionario
gli spiaceva sempre di più.
E giù un altro giro di cazzotti. Mentre il grande capo dei Galli
sbraitava per un'altra pausa, il gallo biondo meditava.
- Il mistero maggiore, - Si chiedeva Asterix. - E' come mai il vecchio
Giulio non abbia mandato tutto un esercito imbottito di quella piantina
magica... come si chiama?
- Spinaci. - Intervenne Braccio di Gladio, mentre si scambiava alcuni
ceffoni con Obelix.
- Aaaalt! Allllt! - Gridava inutilmente il grande capo.
- Aaaaaa t...avola!!! - Intervenne sua moglie Mimina, battendo un
mestolo contro il fondo di una padella.
Il villaggio si fermò all'istante, e presto il campo di battaglia di
svuotò.
L'ora dei pasti era una delle poche cose persino più sacre della guerra
stessa.
Piantato in asso, il romano rimase da solo con il druido e il nano
biondo più furbo della Gallia.
Riprendendo il discorso di prima, Pompeje volle precisare un
particolare.
- Il sommo Giulio Cesare non c'entra nulla con questo attacco, devo
ammettere. - Spiegò. - Egli è via per una campagna sul confine
orientale. Io sono qui per un ordine diretto del suo figliastro, il
temporaneo reggente Blutus.
- Sento odore di cospirazione. - Ipotizzò Panoramix, lisciando la lunga
striscia di peli bianchi attaccati al mento. - Ho l'impressione che
questo Blutus voglia far ricadere il merito per la conquista di questo
villaggio su di lui, in modo di fare i calzari a Cesare quando
quest'ultimo tornerà a Roma.
- Costipazione o configurazione che sia. - Farfugliò Braccio
sgrammaticalmente. - Io sono qui per combattere.
- Noi non ci tiriamo indietro, romano. - Rispose deciso Asterix.
- Ma decideremo l'esito tramite un duello, uno contro uno.
- Per me va bene. - Convenne Braccio.
Obelix, che alla parola "duello" aveva rizzato le orecchie, si
precipitò con in mano il cinghiale arrosto ancora mezzo consumato.
- Io, io! - Gridò il corpulento guerriero. - Mi offro volontario per il
duello!
- Non sarebbe leale! - Si oppose il druido. - Tu sei caduto nella
pentola della pozione fin da piccolo!
- Gnah! Gnah! Gnah! Sempre la solita storia! - Sbuffò Obelix. - Perché,
lui non potrebbe essere, che so, nato sotto uno di quelli che chiamate
spinaci?
- Non essere ridicolo. - Lo ammonì Asterix, mentre Obelix riprendeva
imbronciato il pasto lasciato a metà.
- Ha ragione. - Convenne Pompeje. - Che io sappia i bambini nascono
sotto i cavoli, non gli spinaci.
- Ma allora - Tagliò corto Panoramix. - Chi sarà il volontario
per il villaggio?
- Naturalmente lo farò io! - Rispose Asterix. - Non sono certo il
protagonista per nulla.
- Pozione magica contro spinaci: chissà chi vincerà! - Si domandò
retoricamente il druido.
Il duello si tenne qualche minuto dopo, mentre il villaggio stava
ancora mangiando.
Asterix bevve un sorso dalla sua fida fiaschetta, mentre Braccio si
mangiò una manciata dei suoi spinaci.
Come due piccoli super sayan, i due super uomini gestirono l'esplosione
di potenza che investivano i loro corpi.
Il gallo levitò a mezz'aria per un paio di secondi, mentre i piedi si
agitavano nel vuoto, e gli occhi si illuminavano.
Il romano gonfiò prima il braccio sinistro, poi il destro e poi il
torace. L'aquila romana tatuata divenne uno stormo intero, urlando
"Dove osano le aquile".
- Entrambi sono potentissimi. - Commentò Panoramix, l'unico testimone,
nonché giudice, dello scontro. - Si deciderà tutto nel primo pugno.
Asterix tirò indietro il braccio destro teso a pugno, e partì
all'attacco.
Braccio di Gladio lo imitò.
I pugni partirono all'unisono, e si scontrarono l'uno contro l'altro.
L'onda d'urto separò i contendenti, sbalzandoli a terra nel medesimo
istante.
Pompeje ripartì all'attacco con il pugno ben teso. Però, questa volta,
Asterix non lo stava aspettando con lo stesso attacco.
Una mano tesa. Braccio fermò l'attacco. Perché gli stava tendendo la
mano?
Il classiario guardò con circospezione la mano, poi il volto di Asterix.
I baffi biondi del galletto era tesi in un semplice sorriso.
Pompeje non capiva: dov'era la trappola?
Poi improvvisamente capì. Le regole del gioco.
Lo aveva imparato navigando nei mari molto più ad est dell'Impero
Romano, molto più ad est di qualsiasi territorio allora conosciuto.
La morra cinese.
Mano aperta batte mano chiusa.
Carta batte sasso.
Ma non era solo quello.
Quello era un gesto di amicizia, di pace.
E in tutto il mondo, Pace batte Guerra. Sempre.
Citando Piero Pelù, la Pace è l'unica vittoria.
A Braccio di Gladio non rimane che rispondere con le stesse armi.
Una mano tesa, ed un sorriso.
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Roma.
- Ma papà, io...
- Tu, Blutus, fili mi. - La voce severa di Cesare zittì
l'imbarazzato grassone barbuto, sopreso sul trono del patrigno. -
Scendi subito da quel giaciglio, del quale sei indegno! Se non
mi avessero mandato quel messaggio anonimo...
- Un messaggio, papà? - Chiese Blutus. Poi, congetturando tra sé. - Voi
vedé che quel tappetto s' è messo d'accordo co li galli per smascherare
il mio pian...
- Dunque tu confessi! - Sentenziò Cesare. Blutus si mise troppo tardi
le mani sulla bocca per bloccare la fuga di informazioni dalla sua
ingenua boccaccia.
- Ti dovrei far passare a filo di pilum o esporti come cibo per i leoni
del circo. Ma oggi mi sento magnanimo, per cui ti concederò
l'onore...l'onere...di prendere
il mio posto, laggiù, nella campagna che ho interrotto per precipitarmi
qui. Tu che volevi la gloria, avrai finalmente un'occasione onesta per
guadagnartela!
- Ma papà, io... - Piagnucolò Blutus.
- Vai. - Lo congedò distrattamente Cesare, con uno sprezzante agitare
di dita, come fosse stato l'ultimo dei pezzenti.
Lasciato solo, mentre una fiumana di improperi si allontanava insieme a
Blutus, il vecchio Giulio sospirò.
- E ancora una volta gliene devo una, a quei pazzi...
Il grato riferimento andava naturalmente ai suoi amici-nemici-rivali in
Armorica. Potenti nemici, ma leali e fidati come e più di qualsiasi
connazionale.
Chissà se lui come gallo avrebbe potuto considerarli amici, e
divertirsi assieme a loro, specialmente nel tipico banchetto finale...
scosse la testa.
Era pur sempre l'imperatore di Roma.
E poi, in sua vece, a quel banchetto stava già partecipando
l'ambasciatore speciale della nuova tregua con i galli, l'incaricato
speciale Pompejus il Classiario, detto Braccio di Gladio, che per
l'occasione inventò pure la nuova ricetta del Cinghiale ripieno di
spinaci.
E per supplire al povero Assurancetourix, impossibilitato a cantare da
un bruttissimo bavaglio e dalle corde che lo stavano immobilizzando
all'albero, pensò bene anche di cantare il motivetto finale.
- Mangiando spinaci, ti fai tanti amici. Lo dice Braccio di Gladio, il
legionaaar!
- Uuuuh! Uhhhh! - Ululò il fido Idefix, in sostituzione del fischio
della pipa, che verrà inventata solo parecchi anni più tardi.
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