Autore forum e EFP: slytherin ele
Fandom: Pirati dei Caraibi
Titolo: Quella maledetta bottiglia!
Rating: Arancione
Personaggi: William Turner, Capitan Jack Sparrow, (accenni a Mastro
Gibbs)
Pacchetto: Jack e il Rum
Canzone scelta: The Show Must Go On (Queen)
Genere: Comico, Generale
Avvertimenti e note: What if, Slash
Introduzione: William non è il nuovo Davy Jones, Jack
l’ha salvato da quel destino crudele e ora si ritrovano
nuovamente insieme a bordo della Perla Nera. Tutto sembra essere
normale, sentimenti sconclusionati e stravaganze di Jack a parte, fino
a che non arrivò il giorno della strana richiesta....
Nda: Non volevo torturare Will, né turbare gli animi fanon
di nessuno… Jack è venuto fuori persino
più strano dell’originale, ma è sempre
la perfezione fatta pirata!
I personaggi sono di proprietà di chiunque ne detenga i
diritti, io non ci guadagno neanche un misero scellino….
Buona lettura.
Ff partecipante al “Che duo! Contest” di LadyBlack89
Maledetta Bottiglia!
“Senti, Will… dovrei chiederti un
favore…”, disse il Capitan Jack Sparrow,
gesticolando come suo solito e, per la prima volta in vita sua, andando
dritto al sodo.
Erano sulla Perla Nera, dopo che Jack, in un atto di eroismo non
proprio da lui, aveva salvato William dal crudele destino di diventare
il nuovo capitano dell’Olandese Volante. Come avesse fatto
era tuttora un mistero. Ma Will, in cuor suo, temeva che un povero
innocente avesse dovuto prendere il suo posto. Si era chiesto, alcune
volte, dove fosse finita Elisabeth. Perché non avesse atteso
il suo ritorno. Ammesso e non concesso che Jack l’avesse
avvertita, ovviamente. Ogni suo dubbio, incertezza, vacillamento
scompariva, quando, sottocoperta, al sicuro, mentre la ciurma dormiva
beatamente, Jack lo invitava nella sua stanza di Capitano e gli offriva
un bicchiere di Rum, tenendo per sé il resto della
bottiglia. La figlia del governatore non diventava che un lontano
ricordo e i suoi sensi si assopivano tra le carezze gentili e i modi di
fare ancor più stravaganti del pirata.
Lasciò il timone per qualche secondo, soppesando la domanda
di Jack: quali insidie nascondeva? Cosa non riusciva a fare da
sé? In quale avventura suicida si sarebbero cacciati quella
volta?
Un brivido, che tutto era tranne piacere, gli percorse la schiena,
mentre Gibbs prendeva il suo posto come timoniere e lo guardava con
compassione. Che il Mastro sapesse cosa lo attendeva? Perché
non lo avvertiva in tal caso?
“Dimmi, Jack…” disse, mettendosi alla
destra del Capitano. Rimase perplesso nel non ricevere una risposta,
alzò gli occhi verso di lui. Non lo guardava neppure in
faccia? Incredibile! Che si fosse reso conto
dell’assurdità della richiesta tanto da
vergognarsene? No, impossibile, non era da Jack.
Seguì il suo sguardo sino sulla punta dell’Albero
Maestro; là, su in cima, pendeva, in bilico tra la caduta
fragorosa e il restare in assetto, una bottiglia del Rum preferito da
Jack, ancora del tutto piena.
Spalancò gli occhi, seriamente basito
dall’accaduto. Come aveva fatto a farla finire
lassù?
“Non chiedere, William. Non lo so…” lo
anticipò Jack, poi gli sussurrò
all’orecchio. “Considerando quanto eravamo brilli
ieri sera, non puoi neanche mettere la mano sul fuoco… e se
fossi stato tu?”
Will lo fulminò, scuotendo la testa rassegnato. Molto
improbabile: non era lui quello che faceva cose strane anche da sobrio.
“Vuoi… che… insomma… vada a
recuperarla?” chiese titubante, pur conoscendo già
la risposta.
“Mi sembra ovvio!” disse Jack, guardandolo come se
parlasse con uno stolto. “Sai che vivo di Rum e …
Rum! Ne necessito!” William pensò seriamente di
buttarsi in mare, tanto la sua fine sarebbe stata la medesima, se
saliva fin lassù. Guardò Jack sconsolato, ma
negli occhi scuri dell’altro non vide nessun rimorso, solo
una grande aspettativa e un po’ di impazienza.
Si sentì cingere le spalle e sbuffò,
già consapevole della sua resa incondizionata; lo
ascoltò comunque. “Vedi, amico mio!”
Will alzò un sopracciglio scettico, avrebbe avuto da ridire
sulla parola amico, oramai, ma non lo interruppe. “Ci sono
cose di cui un uomo non può fare a meno nel bene o nel
male… per me una di quelle è il Rum, è
come il sangue che mi scorre nelle vene, come faccio a vivere
senza?” domandò schietto. Will gli
lanciò un’occhiataccia e aprì la bocca
per rispondergli a tono, ma Gibbs lo precedette. “Non
scherzare, Jack… di che sangue parli? Ormai
c’è più Rum nelle tue vene che in una
nave che lo trasporta dall’Inghilterra al Nuovo
Mondo!” Poi scoppiò a ridere da solo, convincendo
sempre più Will quanto avesse sbagliato nello scegliere di
seguirli.
“Anche questo può essere vero, Mastro
Gibbs!” rispose Jack risoluto. “Pensa alla giuda o
finiremo arenati!” ribatté poi.
“Allora, Will… il Rum?” chiese poi
incerto, torturandosi le mani.
“Vado, vado…” rispose William
esasperato, scendendo la scala verso l’Albero Maestro e
cominciando a pregare lentamente, si arrampicò su di esso.
Arrivare alla vela non fu difficile: peccato che la maledetta bottiglia
fosse andata a mettersi proprio sulla punta. Prese uno slancio,
sentendo sotto di sé le urla della ciurma che lo incitavamo,
gliene era grato, soprattutto perché a qualcuno sembrava
importare della sua incolumità. Si aggrappò alla
stoffa della vela, piegata su se stessa e fece perno sulle braccia per
avanzare. Non doveva guadare giù, non doveva per niente.
“Ehm, William…” sentì Jack
urlare da sotto. Fu obbligato a guardare giù verso il pirata
e masticò un insulto, incrociando i suoi occhi.
“Giacché ti trovi lì, fai attenzione:
sono solo due le regole che contano davvero. Quello che un uomo
può e quello che un uomo non può.” Lo
fissò stranito non capendo le sue parole come la maggior
parte delle volte che dialogavano, naturalmente. “Intendo
dire che si avvicina la tempesta…”
continuò Jack, indicando il cielo nuvoloso.
“Scendi, la tua vita è più importante
del Rum… mio malgrado è così, anche
per me…” Will sbuffò indeciso, doveva
prenderlo come una dichiarazione o come una constatazione? Era raro
sentir dire a Jack Sparrow che qualcosa o qualcuno potesse valere di
più del suo amato Rum.
Fece giusto in tempo a mettere i piedi a terra, aiutare alcuni dei
pirati ad ammainare la vela e rifugiarsi sottocoperta prima che la
tempesta infuriasse.
Raggiunse Jack nella sua stanza; lo trovò seduto con una
mela in mano e una bottiglia di brandy, quello schifoso liquore di
secondo ordine come una volta lo aveva chiamato Jack, che sospirava
guardando la sua bussola.
“Mi spiace, Jack… io ci ho
provato…” Non gli sembrava vero di scusarsi per
aver scelto di mettersi al sicuro piuttosto che aver tentato di prendere quella
maledetta bottiglia.
“Non importa, Will…” disse Jack,
alzandosi. “La vita va avanti, anche senza il
Rum…” disse, avvicinandolo e prendendogli il mento
fra le dita. “Ne possiamo approfittare per vedere fino a che
punto stimolo il tuo essere, anche senza quantità di alcol
disumane in corpo…” Poi lo baciò.
Inizialmente Will non si rese conto di quale piega stava prendendo
l’intera faccenda, ma quando sentì la mano di jack
sul fianco si staccò dal bacio e disse affannato:
“Dammi quella bottiglia, Sparrow… non
m’importa se a te non piace, a me
serve…”
Jack rise. “Non ne hai bisogno.”
“Sì, sì, che ne ho!” rispose
veloce Will, ma poi si arrese alle sue labbra. In fondo Elisabeth
poteva anche sposare uno dei tanti sottoposti del padre, lui non
avrebbe fatto una piega, non erano mai stati fatti l’uno per
l’altra. Jack aveva ragione: la vita deve continuare, anche
se il cuore sembra spezzarsi o una bottiglia di Rum
s’infrange sul ponte della nave.
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