11 aprile 2023
Mi risvegliai 13 ore dopo in ospedale. Ero corsa in mezzo alla strada e
finita sotto una macchina.
Frattura della gamba sinistra e del braccio destro, commozione
cerebrale, mezza calva a causa di un taglio in testa. Poco male,
considerato che ero viva. Quello che accadde dopo...
Ombra mi aveva sentito. Mi aveva sentita mentre parlavo "sdoppiandomi"
in me ed Alessandro. Alla fine raccontai tutto ciò che era
successo ad uno psichiatra dell'ospedale. Mi diagnosticarono questa
forma di "sdoppiamento della personalità" ed altre
definizioni
auliche che non ho mai capito. Ho solo capito che mi sdoppiavo come
Norman Bates di Psycho. Dissero che avevo avuto questo episodio
così forte perché non avevo mai "elaborato il
lutto" di
Alessandro. Iniziai a fare sedute dallo psichiatra; le faccio tutt'ora,
anche se non mi è mai più capitata una cosa
simile. Sono
tuttavia convinta che se anche sono una mezza pazza, qualcosa
dev'essere capitato. Gli incubi che avevo non erano casuali, erano gli
stessi che facevo quando era morto Alessandro. Ed il fantasma... non
riesco a credere di essermelo inventato. Non lo credo possibile e
qualcosa devo aver visto. Però queste cose non le vado certo
a
dire allo psichiatra, che mi rinchiudono di nuovo in manicomio come
dieci anni fa. Un trauma. Cercare di capire che era tutto
effettivamente nella mia testa, vedere ogni giorno pazzi scatenati mi
causò più problemi di quanti non ne avessi
già
avuti. Ebbi un mezzo esaurimento quando un ragazzo di 18 anni si
suicidò buttandosi giù dalla finestra della sala
comune
un pomeriggio di piena estate. Era l'unico amico che avevo
lì
dentro. Inizialmente avevo iniziato a parlarci per il solo fatto che
forse, se avessi mostrato interesse a socializzare, avrei avuto
più possibilità di guarire. O meglio, di sembrare
guarita, perché volevo solo uscire di lì.
Quel ragazzo aveva una grave forma di bipolarismo e tendenze suicide,
parlare con lui era complicato perché poteva, da un momento
all'altro, passare all'altro polo. I suoi lo tenevano lì per
comodità, meglio scansare i problemi che affrontarli. Mi ci
volle del tempo per avvicinarmi a lui ed accedere ad una piccola parte
del suo immenso mondo interiore. Era magro e non tanto alto, biondo con
gli occhi azzurri.
Persino un bel ragazzo. Mi faceva pena, sembrava così
indifeso. E lo era. Era un cucciolo abbandonato per strada, aveva
bisogno solo di un po' di amore. Credo che si fosse innamorato di me,
anche se sapeva che io ero omosessuale, glielo avevo detto onde evitare
spiacevoli situazioni. Però cercai sempre di stargli
accanto, di parlargli, avevo il terrore che compisse l'estremo gesto.
La sua era una storia molto triste. Era nato "per sbaglio" quando sua
madre era poco più che adolescente. Frequentava il penultimo
anno di liceo ed aveva avuto una relazione con il suo professore di
storia dell'arte. Erano riusciti perfettamente a nasconderla, si
incontravano in motel e, sporadicamente, per non dare troppo
nell'occhio, in casa di lui, entrando separatamente. Poi
però la ragazza aveva scoperto di essere incinta. Non aveva
mai confessato la paternità del figlio, salvando
così la faccia al professore. Avevano poi smesso di vedersi,
lei era maturata e lui aveva capito che, volente o nolente, era una
cosa da fare. Lei si era risposata qualche anno dopo ed aveva avuto una
bambina, dieci anni più piccola del fratello. La madre non
si era mai lasciata scappare alcun indizio sul padre, ed il mio amico
aveva appreso queste cose dalla più cara amica di sua madre,
l'unica che conoscesse l'intera storia e che aveva infranto con lui la
regola del silenzio.
Avevo visto qualche volta la madre far visita al ragazzo accompagnata
dal marito, ma la bambina più piccola non c'era: la madre
voleva evitarle il trauma di entrare in un manicomio e vedere il
fratello maggiore in divisa verde. Un colore insolito, il colore della
speranza. Una grande presa per il culo, la definiva lui.
Perché lì dentro non c'era speranza, per tutti
noi c'era solo il vuoto. I
matti sono apostoli di un dio che non li vuole, cantava
Cristicchi. Triste, ma vero, diceva, soprattutto perché non
esiste nessun maledettissimo dio. Quando è la
società che ti rinchiude nel suo manicomio, è la
fine.
-Tu sei qua perché ti ci hanno mandata i medici. Hai degli
amici, una famiglia. Uno come me non lo vuole nessuno. Non mi vuole
neanche mia madre, non dovevo nascere, cazzo. Il mio patrigno non mi
considera, per lui c'è solo mia sorella. Lei mi vuole bene
perché è una bambina, non capisce, non distingue
che cosa è bene seguire e cosa è meglio
rinnegare. Sono una merda umana, e non lo dico per autocommiserazione:
definizione di un mio compagno di liceo-.
Ne aveva passate tante, e mai nessuno l'aveva amato. Una notte l'avevo
passata con lui. Volevo che, almeno per un momento, potesse capire che
c'è qualcosa più della sofferenza, che non si
può vivere nel pessimismo più cosmico. Due giorni
dopo si era buttato giù dalla finestra. Proprio il giorno in
cui fui dimessa. Andai al suo funerale e conobbi la sua famiglia, che
non ne volle sapere di me. Recentemente, però, ho contattato
la sorella. Ha 18 anni, l'età che aveva lui. Somiglia
tantissimo al fratello, ma lei è una ragazza allegra, una
bellissima persona. Abbiamo parlato molto di lui, serba un tenero
ricordo, ma non le ho detto della notte passata assieme. Non l'ho mai
detto a nessuno, menchemeno ad Ombra.
Ombra... lei mi è sempre stata vicina, veniva a trovarmi
all'ospedale, piangendo perché sentiva che se ero
lì la colpa era sua.
-Perché, pensi che non ci sarei finita lo stesso? Almeno tu
hai dato una spiegazione razionale di ciò che è
accaduto, io non sapevo neanche di essere finita in strada- le dicevo.
Non le ho mai detto di cosa avevo fatto con quel ragazzo, sa solo che
era un mio caro amico. Tutt'ora mi chiedo se ho fatto bene ad andarci a
letto. Forse si sarebbe ammazzato lo stesso.
Siamo andate a vivere in Spagna, a Malaga. Entrambe abbiamo studiato
spagnolo a scuola, io anche al liceo, mentre Ombra, che aveva fatto
scienze umane, all'università. Abbiamo adottato due bambini,
maschio e femmina, Anastasia ed Alessio, come il ragazzo del manicomio.
Viviamo bene. A mia madre pesa un po' la lontananza, ma io mi
sento più libera. Fabrizio fa una vita itinerante,
è allergico alle relazioni stabili, sta un po' di qua e un
po' di là. Ha già vissuto in Iowa, con una specie
di burbero madriano, l'esatto opposto suo. Però pare che
fosse una specie di macchina del sesso, un superdotato. Dall'Iowa
è partito alla volta di Cefalonia, in Grecia. Ha gironzolato
per la Grecia un anno, poi è andato a stare con un
pescatore, a pescare pure lui. Non credo gli piacesse come lavoro. Poi
è stato in Norvegia, con un perfetto norvegese
simil-salmone. Dopo questo (pare che non fosse granché. In
tutti i sensi) si è trasferito in un paesino nel sud della
Francia, una specie di paradiso terrestre, il classico villaggio
provenzale. La relazione che ha avuto lì sembrava seria, mia
madre quasi si preparava a vedere il suo figliolo accasato, con un
uomo, certo, ma l'altra stava in Spagna con una donna, quindi una forma
di rassegnazione l'avrà pur adottata. E poi la Provenza le
piace. Invece ha lasciato anche questo, partendo alla volta di Madrid.
Per ora vive lì, ci vediamo spesso, ma tra un paio di
settimane potrebbe fare le valigie e andarsene in Australia, a vedere
come sono gli uomini là. Che bambino...
Sono felice. Ho tutto ciò che voglio. Ma spesso sogno
Alessandro ed Alessio. Sono bei sogni, però. Alessandro
è ancora vivo e fa il musicista la sua passione. Alessio ha
una famiglia che lo ama. È triste come tutto ciò
sia solo un sogno. Però sognare è l'unico modo
per evadere dalla realtà. Per vivere quei pochi minuti di
felicità perfetta. A meno che non sia un incubo. O forse
vale la pena di pensare che viviamo per uno sputo di tempo e bisogna
godersi la vita a modo proprio.
Finiamo per vivere come se dovessimo morire domani e per morire come se
non avessimo mai vissuto. Perdiamo la salute per fare soldi e poi
perdiamo i soldi per recuperare la salute, lo diceva il Dalai Lama, mi
pare.
Ma, in fondo, la vita è un grande contrasto, la vita
è luce e oscurita. La vita è Chiara ed Ombra.
The
corner: epilogo che nessuno si filerà,
pazienza. Che tristezza, questa era la mia prima storia a capitoli,
nata da un sogno in cui una ragazza albina ballava nuda di notte in
giardino e la vicina di casa la imitava, per poi finire pugnalata dalla
ragazza albina. Bei sogni che faccio, sicuro. Sono in lutto per questa
storia, e sono riuscita a non pubblicarla il 24 dicembre (solo
perché il 25 sono via). *Si ritira in lacrime*
|