Abracadabra

di Lynx96
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Eccomi con l'ultimo capitolo, l'epilogo, la conclusione, la fine di questo viaggio fuori dal tempo, forse anche un po' sconclusionato e inconsistente.
Vi auguro buone feste, sperando che questa piccola storia a flash sia stata apprezzata, abbia riempito la ricerca di alcuni di storie simili, possa aver allietato altri e che sia rimasta fedele ai personaggi.
Vi chiedo solo una cosa, un piccolo regalo di Natale: RECENSIONI, e ringrazio chi già mi ha sostenuta, chi ha scoperto, seguito (spero anche assaporato) e speso del tempo leggendo questa storia.
Mi commiato, ma prima... BUON NATALE!




Capitolo dodicesimo

 

 

 

“L'unica cosa senza mistero è la felicità,

perché si giustifica da sé”

Jorge Luis Borges

 

 

 

21 agosto 2016

Boston

 

Un applauso irruppe nel silenzio: lo spettacolo stava per giungere al termine, l'ultimo numero ormai incombente.
I due maghi salirono su una piattaforma metallica sopra una vasca piena d'acqua.
Si inchinarono.

-Signore e signori, questo è il nostro ultimo numero prima di terminare con voi la serata...-

-State pronti!-

-...Siete stati davvero un ottimo pubblico e siamo felici del vostro apprezzamento...-

-...Ma come tutte le cose belle, prima o poi bisogna porvi una fine...-

Henley era davvero felice, ma non un'illusa. Aveva imparato a riconoscere l'effimero dalla realtà, i fattucchieri dai maghi, la menzogna dalla verità.
Daniel invece poteva dire di essere davvero innamorato, senza mezzi termini. Oramai aveva imparato a gestire i suoi sentimenti, o quantomeno ad accettarne l'illimitata indipendenza. Non tentava più di controllarli, eppure riuscivano a infondergli una confortante sicurezza. Henley gliela infondeva quando sorrideva, quando gli parlava, quando lo guardava, perchè era innamorata di lui e lui di lei, questo era tutto ciò che contava.
Si guardarono per un attimo prima di buttarsi nella vasca. Incatenati dai loro stessi sguardi.
Henley era un'abile escapologa, ma lo sguardo di Atlas era l'unica cosa da cui non riusciva a sfuggire, il suo affetto per lui l'unica cosa di cui non riusciva a liberarsi. E nemmeno avrebbe voluto farlo.
Questa appartenenza l'uno all'altro era qualcosa di meraviglioso e di quanto più confortante avessero mai provato.

-Buonanotte gente!-

Si tuffarono e per un attimo il mondo parve scomparire, con i suoi colori, le sue forme, i suoi suoni. Tutto era attutito dalla forza dell'acqua e sfocato dal suo movimento.
Danny strinse Henley in un abbraccio bisognoso e avvicinò la sua bocca a quella della ragazza.
Chiusero gli occhi e si lasciarono trasportare dal movimento sinuoso dell'acqua.
Le loro bocche si sfiorarono appena prima di cercarsi e quindi toccarsi con infinita dolcezza.
Henley non ricordava più il suo odio, non ricordava più come era riuscita a percorrere in solitudine parte della sua vita.
Il buio era tutto ciò che vedeva, ma Atlas era ciò che sentiva.
I loro capelli si intrecciavano in modo surreale, privi di gravità e i loro corpi erano come uno solo. Le gambe avvinghiate, i busti stretti, le mani di Daniel sul viso di lei e le sue mani sulla nuca di lui. Il tutto in piena vista degli spettatori, ma cosa importava?
Entrambi si sentirono completi, perfettamente compatibili, ritrovati.
Una certezza: l'uno per il futuro, il passato e il presente dell'altro, e viceversa.
Il suono di una sirena li fece tornare in sé ma aspettarono coscientemente qualche secondo prima di lasciarsi.
Henley dischiuse gli occhi e tutto quello che vide furono il sorriso arrogante di Daniel e i suoi occhi colmi di tenerezza. Celesti, come l'acqua che li avvolgeva. Vi si immerse completamente prima di procedere.

-ABRACABRA!-

E scomparirono.





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