Lo spirito del
Natale (Il piccolo abete)
Un
albero di Natale languiva solo in un angolo di un grande cortile.
Era
un magnifico abete che era stato messo li l'anno precedente e lui
aspettava con impazienza di essere rimesso dentro quel bellissimo
salotto per essere addobbato a festa e poter ospitare tanti bei
pacchetti colorati.
Ma
i giorni avanzavano e nessuno veniva a prenderlo.
Il
10,11,12,18,20 ...e ancora nulla.
Fino
a che, il 22 Dicembre, sotto una bufera di neve il papà venne e, con
una delicatezza estrema, lo tirò fuori di li.
Riempì
di terra un secchio e lo mise li dentro e intanto parlava tra se; ”
anche se non ci sono soldi ne salute abbiamo tre figli e loro devono
festeggiare il Natale come tutti gli anni. Angela capirà “.
Lo
portò dentro e tirò fuori scatole e scatoline ricolme di lustrini e
palline meravigliose ma dovette lasciare tutto li:
“ Devo
scappare, ho un appuntamento di lavoro, ormai è una settimana che
sono stato licenziato...”
così se ne andò con il cuore stretto.
L'albero
si rattristò molto ma pensò che forse la mamma poteva terminare il
lavoro lasciato a metà.
Angela
però non era dell'umore giusto:”
E chi ha la testa a fare alberi quest'anno?
Sono
tre mesi che la ditta di Marco non lo paga e adesso l'hanno
licenziato.
Devo
trovare un lavoro anche io, uno qualunque, anche come cameriera.
Abbiamo
il mutuo della casa da pagare e se non lo facciamo siamo nei guai.
E
questo mese scade anche l'assicurazione della macchina e i libri
nuovi per l'università del grande...”
Angela
aveva il cuore colmo d'angoscia e di problemi, la ditta di suo marito
era fallita e non avevano pagato nulla.
Posto
per il Natale non c'era proprio in quell'oscurità assoluta.
Fino
a che venne il 24 Dicembre.
Le
scatole ignorate e l'abete solo, triste e più verde che mai, si
sentiva sprecato per quella famiglia che non lo voleva più.
Fino
a che, durante la notte, scese sotto Stella, la bimba più piccola di
otto anni.
Era
intenzionata a decorare l'albero.
“Il
Natale serve a dare speranza, dice sempre la catechista, e a noi,
allora, questa speranza serve più che agli altri”.
Non
era proprio un pensiero perfetto ma si capiva che non voleva che la
mamma si arrendesse.
Scese
anche Meri, la sorella di 12 anni, la guardò e iniziò a mettere le
luci sull'albero.
Lavorarono
insieme in silenzio, denza dire una parola, più unite che mai.
E
mentre Meri metteva una pallina nella parte più alta dell'abero, in
punta di piedi perse l'equilibrio e stava per fare un capitombolo
esemplare quando una mano salda la fermò: suo fratello Stefano:
-
Insieme ce la faremo, vi aiuterò io. -
Continuarono
per tutta la notte ma riuscirino a finire in tempo:
-
Stella -
disse
Meri alla fine:
-
vai a prendere quelle scatole che la mamma conserva perchè non si sa
mai che possano servire...-
e
Stella corse a prenderle.
Scrissero
un biglietto per ognuno, dopo una breve consultazione, con su
scritto: AMORE per
papà.
SPERANZA
per la mamma, GIOIA
per la nonna Ida sempre arrabbiata (disse la più
piccola...)
SORRISO
per il nonno Gianni sempre serio.
E
per la zia Lucia, la loro preferita, scrissero GRAZIE per le volte
in
cui asciugò le loro lacrime e i consolò i loro cuori.
Andarono
a letto all'alba, stanchi ma tanto felici e sulla porta della loro
camera si abbracciarono: quello era il loro grazie, il loro regalo.
La
storia finisce qui.
Come
reagirono i genitori?
Questo
non lo sapremo mai ma non è importante.
Questa
storia ci insegna sopratutto che la speranza è la base,
l'ingrediente speciale che rende la vita degna di essere vissuta.
E
che per darcela Dio si incarnò, nacque, patì e morì.
E
resuscitò.
E
lo spirito del Natale è tutto racchiuso qui.
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