Disagio
L'aria era pesante, e Veornica a
stento riuscì a sfoggiare uno dei suoi migliori sorrisi di circostanza.
"Signorina Mars…" rispose la signora Hoogan, voltandosi leggermente
verso l'ultima arrivata. Veronica passò al setaccio le tre persone
sedute attorno al tavolino del soggiorno. La piccola Lilly, dondolando
i piedi, la osservava implorante dalla sedia a fianco del televisore.
Si stava mordicchiando le unghie, agitata come era. Quando la signora
Hoogan si presentava a casa loro, per la più giovane dei Kane era una
vera tragedia. Il terrore si impossessava di lei, e nei giorni
immediatamente precedenti non riusciva a mangiare nulla. La paura che
la portassero via da quella che era diventata la sua casa la
attanagliava fino a quando l'austera signora Hoogan non usciva dalla
loro porta di casa, lasciando che loro tre tirassero finalmente un
sospiro di sollievo.
Veronica spostò lo sguardo sulla
rigida donna di mezza età, seduta impettita sul divano. Gli occhi scuri
della signora Hoogan la scrutavano con aria critica. Non si erano mai
capite le due donne, nonostante ogni quattro settimane fossero
costrette a condividere un paio d'ore assieme. Ore durante le quali
ogni intimità di Veronica veniva messa a nudo.
Infine, mentre posava la borsa e si
avvicinava allo sparuto gruppetto che popolava il soggiorno ben
illuminato e accogliente di casa sua, Veronica incrociò lo sguardo di
Logan. Non c'era rimprovero o rabbia, ma delusione e disappunto. Lei
sorrise, cercando di stemperare la situazione, ma in risposta Logan si
voltò verso l'assistente sociale e le domandò: "Posso portarle qualcosa
da bere?".
Lei si sistemò gli occhiali sul
naso e rispose al giovane uomo con poco più di un sussurro "Un
bicchiere d'acqua, per cortesia." Poi indicando una sedia fece cenno a
Veronica di sedersi. "Se volesse gentilmente unirsi a noi, signorina
Mars, possiamo cominciare."
Veronica annuì senza proferire
parola e si sedette mentre la signora Hoogan tirava fuori il formulario
e iniziava a porre a tutti e tre le solide domande di rito.
----
Dopo aver fatto un giro di
ricognizione per la casa, durante il quale furono controllati tutti i
cassetti, tutti i documenti, tutte le bollette, fu il turno del
colloqui con Lilly. La signora Hogan e la bambina si sedettero in
cucina, di fronte a due fumanti tazze di te. Veronica e Logan
lasciarono le due per conto loro e si sistemarono sul porticato sul
retro. Logan si appoggiò alla colonna, dando le spalle alla sua
coinquilina.
Lei si sedette sul dondolo,
tormentandosi le mani e guardandosi la punta dei piedi. "Hey" esclamò a
bassa voce dopo un lungo e pesantissimo momento di silenzio. "Mi sembra
che sia andata bene…" cercò di smorzare la tensione. Effettivamente
l'"interrogatorio" era andato molto bene. La signora Hoogan era
rimasta soddisfatta dal frigorifero pieno, dagli ottimi voti, dal
calcio femminile e dal corso di chitarra. Dalle camere in ordine, il
bucato fatto e le regole stabilite dai due adulti responsabili.
"Forse ce la siamo cavata anche
questa volta!" continuò lei, nel tentativo di suscitare una qualunque
reazione in Logan. Non ottenendo alcuna risposta, si alzò e si avvicinò
a lui. Gli posò una mano sul braccio, cercando di avere la sua
attenzione. Non appena la mano di lei entrò in contatto con il suo
avambraccio, Logan si scostò velocemente prima di voltarsi e esclamare
con voce atona: "Di certo non grazie a te". Lei si scostò, ferita da
quella frase. "Cosa intendi dire? Io…" "Tu hai lasciato la casa in
condizioni pietose. C'erano piatti sporchi e vestiti da lavare ovunque.
Il frigo era desolatamente vuoto e ho impiegato buoni venti minuti
prima di trovare l'orario scolastico e tutti i documenti della scuola."
"Si ma…" "Ma se - la interruppe lui nuovamente - non fossi arrivato io,
probabilmente la signora Hoogan non avrebbe nemmeno aspettato il tuo
rientro: si sarebbe portata via Lilly senza che tu potessi salutarla.
Quindi, Veronica, ti prego di comportarti bene nel tuo colloquio
individuale con la nostra cara ospite. Adesso tocca a me!". E così
dicendo si avviò verso la porta d'ingresso.
Una bionda figura aprì l'uscio. Lui
la fece uscire, scompigliandole i capelli. "Tutto bene, Lil?" "Le ho
detto che mi fate sempre mangiare la verdura!" esclamò lei, saltellando
verso Veronica. "Ti aspetto qui, zio Logan. Veronica mi farà
compagnia!".
Mentre il giovane uomo si chiudeva
la porta dietro alle spalle, le due si sedettero sulla scala. "V, non
ti preoccupare" la rassicurò la bambina "perché la signora Hoogan si fa
sempre prendere per il naso. Ho fatto gli occhi dolci e ho raccontato
solo le cose che voleva sentirsi dire" esclamò la bambina, con quel suo
sorriso malizioso. "Sai cosa abbiamo stabilito in merito alle bugie…"
la ammonì Veronica. "Oh - rispose la ragazzina - ma io ho detto solo la
verità. Semplicemente non l'ho detta tutta!" e abbracciò Veronica con
affetto e trasporto, una cosa alla quale la giovane detective non si
era ancora abituata.
---
"Signor Echolls, prego si sieda" lo
pregò l'assistente sociale. Logan indossò il suo miglior sorriso e
puntò gli occhi in quelli dell'austera donna che sedeva di fronte a
lui. "Come sta signora Hoogan?" cercò di imbonirla il giovane. "Bene,
grazie. Ma non sono qui per fare conversazione. Volevo sapere come
procede con una bambina in casa. Come sta lei e come se la sta cavando
con i suoi… trascorsi. Ha mai alzato le mani sulla bambina?" Domandò la
donna.
Evidentemente la delicatezza non
era materia d'insegnamento al corso per assistenti sociali. "Non mi
permetterei mai di farlo. Io non sono un violento…" "Mi permetta di
contraddirla, ma la sua fedina penale dice esattamente il contrario!"
"Mi avete fatto tutti i test possibili e immaginabili, mi sono iscritto
ad un corso per il controllo della rabbia, gestisco molto bene il mio
ruolo di tutore di Lilly. E soprattutto non sono come mio padre: non
oserei mai mettere le mani addosso a un bambino. Se lo metta in testa
signora Hoogan, io ne ho subite abbastanza per me e per le prossime tre
generazioni!" affermò il giovane, con decisione ma senza esplodere in
gesti rabbiosi o aggressivi. Il suo sguardo era sereno e fermo.
"Mi fa piacere sentirlo. sa, se
all'inizio ero scettica sulle sue potenzialità in quanto genitore, mi
sono dovuta ricredere. Nonostante le sue numerose incarcerazioni, la
fedina penale, i processi e il suo passato… burrascoso… lei è un'ottimo
esempio di adulto. Come gestisce il fatto che il suo lavoro non è a
Neptune?" "Cerco di stare via il minimo possibile. Se non è necessario
rientro sempre nel pomeriggio e soprattutto i fine settimana sono
intoccabili."
La signora Hoogan annuì in silenzio
e poi scarabocchiò qualcosa sul suo blocco per gli appunti. Dopo un
tempo che a Logan parve infinito, finalmente la donna riaprì bocca.
"Vede signor Echolls, non è lei a preoccuparmi. Cosa mi può dire della
signorina Mars? Sta svolgendo il suo ruolo come da impegni presi oppure
le sue difficoltà iniziali si sono ormai incancrenite?"
Logan deglutì e fissò la donna
senza aprire bocca. Lei allungò una mano oltre il tavolo e strinse il
polso del giovane. "Non glielo chiederei se non fosse per il bene della
bambina. Lilly ha già subito troppi scossoni. Vivere con una persona
poco equilibrata come Veronica Mars non penso possa giovarle. In tal
caso, la custodia andrebbe solo a lei, signor Echolls. Mi assicurerei
che nessuno le porti via la bambina. Lei sarebbe un ottimo padre"
concluse ammiccando.
---
Veronica e Lilly stavano mangiando
del gelato dalla stessa coppetta sedute sulle scale della Veranda. Si
rubavano le cucchiaiate a vicenda e ridevano di gusto. Logan le
osservava dalla finestra, e non voleva interrompere quel raro momento
di complicità tra le due donne che ora erano tutta la sua vita. Ma
d'altro canto non poteva certo far aspettare la signora Hoogan. Aprì la
porta abbastanza rumorosamente da attirare l''attenzione delle due
signorine. "Veronica, ti dò il cambio!" esclamò con fare disinvolto,
anche se dentro fremeva di irrequietezza. Come avrebbe preso Veronica
quanto la signora Hoogan stava per dirle? Si sarebbe arrabbiata? Che
domande, certo che l'avrebbe fatto. D'altronde lui non poteva fare
molto per salvare la situazione, e Veronica avrebbe capito. L'aveva
fatto per il bene di Lilly!
La giovane bionda si alzò e li
squadrò con fare minaccioso. "Non finite tutto il gelato, lasciatemene
un po' voi due ingordi!" e cedendo il posto al giovane uomo, gli
accarezzò con dolcezza il braccio prima di sparire dentro casa.
Varcò la porta del salotto e si
sedette alla bella tavola che a breve avrebbe apparecchiato per cena.
Cena, pensò, dopo tutto quel gelato la vedo difficile. E fece spallucce
a sé stessa.
"C'è qualcosa che la diverte,
signorina Mars?" domandò caustica l'assistente sociale. "Nulla,
signorina Hoogan, solo una barzelletta che mi ha appena raccontato
Lilly!" "Quindi condividete storie divertenti…" Veronica sapeva che
dietro a quell'affermazione all'apparenza innocente si nascondeva una
trappola. "E mi dica… che genere di storie racconta lei alla piccola?
Forse die casi di omicidio che hanno costellato la sua esistenza? O
magari della morte della madre?" Veronica accusò il colpo, ma rispose
con fermezza ed educazione. "Le racconto di sua madre e di sua zia,
delle favolose persone che erano, di quanto fossero entrambe importanti
per me e per suo padre. Ma no, non le racconto come sono morte, della
violenza che ha accompagnato il loro ultimo giorno sulla terra. penso
che sia giusto che la bambina sappia, ma non ora. E' troppo piccola.
Sarà su padre, una volta uscito di prigione, a raccontarle delle loro
morti. Non io, perché non è un mio compito. Io devo proteggerla,
nutrirla, volerle bene, assicurarle una formazione adeguata in attesa
che l'innocenza di suo padre venga finalmente provata." "Sempre che sia
innocente…" commentò caustica la signorina Hoogan. Veronica si morse la
lingua e la fissò, aspettando la domanda successiva.
L'assistente sociale perse tempo e
sfogliò la sua cartellina. Poi alzò lo sguardo sulla giovane bionda di
fronte a lei e le chiese con non curanza: "E il suo problema con
l'alcool?" "Beh come ha potuto vedere in casa non ne può trovare
nemmeno una goccia. A prescindere dal fatto che quello di cui lei sta
parlando è stato per me un momento molto difficile" ma non poté finire,
perché la severa esaminatrice di fronte a lei la interruppe. "E questo
non lo è?" poi, visto che Veronica non rispondeva incalzò la dose: "A
quanto mi risulta lei ha dovuto abbandonare il suo lavoro, la sua
città, la sua vita. Ora fa l'agente al commissariato locale. Altro che
investigatore delle star… E poi, che dire. Si è ritrovata catapultata
in un passato che ha cercato con tutte le proprie forze di dimenticare.
Neptune, lo sceriffo Van Lowe, i suoi problemi con i signor Echolls. E
per di più si ritrova a fare da madre!"
"Lei non capisce…" provò vanamente
a ribattere la giovane donna. Ma non poté far altro che lasciare che il
fiume di parole della signorina Hoogan finisse il suo corso. "Madre…
deve essere difficile per lei riuscire a ricoprire questa carica dopo
che la sua di madre l'ha abbandonata. Ripetutamente. Una madre
alcolizzata e fuggiasca. Cosa mi garantisce che lei non sia così? So
per certo che questa è la sua più grande paura…" Logan, ti uccido,
pensò Veronica mentre contava fino a dieci, prima di rispondere alla
detestabile assistente sociale.
"Glielo assicura il fatto che sono
anche figlia di mio padre. Il miglior padre del mondo. Tutto ciò che ho
imparato, e non solo sull'essere genitori, lo devo a lui. Alla sua
pazienza, al suo coraggio. Quindi, per rispondere alla sua domanda:
esiste nel fondo della mia anima il timore che quanto ho ereditato da
Lyanne Reynolds emerga, ma in ogni caso ciò che mio padre mi ha
insegnato mitigherà sempre e comunque questo tipo di carattere." Lo
disse senza pause, per non farsi interrompere, per non cedere, perché
se voleva che le cose funzionassero doveva crederci lei per prima.
Dopo un lungo, lunghissimo
silenzio, la signorina Hoogan aprì bocca. "Per questa volta abbiamo
finito. Vi invierò quanto prima le mie osservazioni". Raccolse tutti i
suoi materiali e li infilò nella pesante borsa di cuoio. "Signorina
Mars, non si adagi troppo sugli allori: la tengo d'occhio." Poi uscì
sulla veranda per salutare Logan e Lilly. Infine rivolse i soliti saluti e
convenevoli anche a Veronica che inebetita sorrideva senza sentire una
parola. La sua mente era già lontana. Scampato il pericolo
dell'assistente sociale, per altre quattro settimane avrebbe potuto
concentrarsi su un'unica cosa: tirare fuori Duncan di galera.
---
La cena era volata in un
battibaleno. Avevano mangiato bistecca e insalata. Niente dolce, visto
il pieno che avevano fatto nel pomeriggio. Lilly aveva aggiornato "lo
zio Logan" su quanto era successo a scuola nei giorni precedenti. Poi
gli aveva raccontato dell'allenamento di calcio e infine aveva voluto
sapere dal giovane uomo come erano andate le riprese del film.
Insieme avevano sparecchiato la
tavola e poi Lilly si era fondata sul divano mentre Veronica e Logan
lavavano i piatti. "Ce la siamo cavata anche questa volta!" esclamò lui
mentre faceva partire la lavastoviglie. "Non per merito tuo" rispose
lei lapidaria.
"Prego?" domandò Logan, chiudendo
la porta che dava sul salotto.
"Dovevi proprio raccontare alla
signora Hoogan delle mie insicurezze come madre? Del bell'esempio che
ho avuto? Cosa credevi di fare? Mi hai teso una trappola, Logan…" "No"
rispose lui accigliato "Ti ho slavato il fondo schiena, mia cara. La
signora Hoogan ha capito che qualcosa non va, e cercare di negarlo
sarebbe stato inutile. Cosa avrei dovuto dirle? Che sei completamente
assente? Che rifiuti la bambina? Che l'unica cosa che fai è cercare di
tirare fuori suo padre di galera?"
Veronica lanciò a terra o
strofinaccio. "L'unica cosa che faccio? Se non ci fossi io a indagare
su Duncan, chi se ne occuperebbe? Chi restituirebbe alla dolce Lilly il
suo papà? Nessuno, ecco chi. Quindi quello che faccio è la cosa più
importante…"
Logan sospirò raccogliendo il
canovaccio e riponendolo al suo posto. "Non puoi continuare a ignorare
i bisogni di Lilly. A lei serve che tu sia presente, che giochi con
lei, che la aiuti con i compiti, che prepari la cena e fai la spesa.
Quando sono arrivato qui, questa casa era un disastro. Ho dovuto pulire
tutto, fare le lavatrici, verificare i voti della bambina, scrivere gli
orari sul frigo. Ti sei perfino dimenticata che oggi veniva
l'assistente sociale…"
"Sarà anche come dici tu, ma
intanto oggi ho messo le mani sui fascicoli che si trovavano al
dipartimento. Vedremo poi chi la bambina ringrazierà!" Esclamò lei
impettita. L'argomento era chiuso. Logan la osservò uscire dalla cucina
e sospirò profondamente. Non sapeva proprio come uscire da quella
situazione.
Spazio autrice
Buon Natale a
tutti!
Per chi avesse
già seguito la mia precedente FF "Sulle
tracce del passato", sono tornata. Che dire, ho ripreso la storia
da dove la avevo interrotta. Questi primi due capitoli sono molto
descrittivi: non accade molto. Ma presto entreremo nel vivo delle
indagini.
Non prometto
continuità nè scadenze: aggiornerò quando mi sarà possibile! Grazie a
chi segue e, con pazienza, continua a farlo!
Ancora buone
feste
Sghisa
|