'Ironia
della sorte: il Dio della menzogna raggirato da una bugia.'
— Cuore in Catene, fanfic on efp.
Loki osservò
impassibile i massicci battenti del portone d'ingresso chiudersi,
consapevole di aver appena visto probabilmente per l'ultima volta suo
fratello.
Quello stolto aveva
preferito tornare su Midgard, al fianco della mortale che amava,
piuttosto che salire al trono come gli sarebbe spettato di diritto.
Senza che se ne
accorgesse, la vita aveva raggirato lui, il Dio dell'Inganno,
per l'ennesima volta: aveva ottenuto ciò che bramava solo
quando questo aveva perso valore per Thor.
Inoltre, regnare su
Asgard sotto le spoglie di Odino non era esattamente ciò che
desiderava. Ma d'altro canto, aveva imparato a pazientare.
Con il passare del
tempo, le sue ferite si sarebbero cicatrizzate.
Il dolore sarebbe
stato solo un ricordo lontano, costante sì, ma ormai lontano
e archiviato in un angolo inaccessibile della sua mente.
Il dolore per non
essere mai stato abbastanza, mai buono abbastanza.
Negli asgardiani, i
pregiudizi erano radicati troppo profondamente perché
potessero essere estirpati: nessuno avrebbe accettato un figlio di
Jotunheim sul trono.
Dunque Loki aspettava:
aspettava che Thor venisse dimenticato, che Odino invecchiasse agli
occhi del popolo.
Congedò i
due soldati di guardia al portone d'ingresso e scese lentamente dallo
scanno, improvvisamente stanco e provato.
Una fitta di rancore
gli corrodeva lo stomaco e il cuore; nonostante lui vivesse di menzogne
e illusioni, poteva mentire a tutti ma non a sé stesso.
Sarebbe stato ridicolo
fingere di non essere stanco, fingere di essere soddisfatto.
Aveva raggiunto i suoi
obiettivi, le sue più alte aspirazioni -o almeno una parte
di esse-, eppure sentiva di non avere nulla stretto in pugno.
Non l'avrebbe mai
ammesso, ma forse una parte di lui sperava che Thor lo riconoscesse.
Che trovasse nelle
iridi chiare di Odino un po' di quel fratello che aveva pianto per
l'ennesima volta nella polvere di Svartalfheime, che capisse l'inganno:
se fosse stato davvero
suo fratello, avrebbe letto nei suoi movimenti, nelle sue parole,
l'ennesima menzogna.
Invece era stato
tradito dalla sua stessa ignoranza, credendolo Odino e tornando sulla
Terra.
Se fosse stato davvero
suo fratello, avrebbe immaginato che una volta andato via, non gli
sarebbe mai più stato concesso tornare:
Heimdall era ormai
rinchiuso in una cella di isolamento, cieco una volta e per sempre
dinanzi all'immensità dello spazio.
Loki
aumentò la stretta attorno alla lancia di Odino in uno
scatto nervoso, curvando le labbra in un ghigno.
«Thor,
mi dispiace ma.. ma dobbiamo andare.. »
«Non
posso lasciare qui il suo corpo, Jane!»
Lacrime
calde che gli bagnavano i capelli sporchi di polvere, mentre Thor lo
stringeva al petto.
«Non
possiamo portarlo con noi, e lo sai. E' morto con onore.. ha trovato il
perdono con il suo ultimo respiro.»
«E'
mio fratello.. mio fratello..»
Il
suo corpo venne adagiato nuovamente sulla roccia, le sue mani congiunte
sul petto, come spetta ad un re.
Passi
che si allontanavano: probabilmente la midgardiana aveva voluto
lasciarli soli almeno per qualche istante.
«Sei
stato uno sciocco, Loki.. un folle»
La
voce spezzata del Dio del Tuono l'avrebbe fatto tremare, se non fosse
stato troppo occupato ad aggrapparsi alla sua ultima speranza di vita
con le unghie e con i denti.
«Ma
sappi che nella follia sei sempre stato il più
saggio di tutti. Ti ho invidiato da bambino, sai?
Io
ero goffo, tutto ciò che possedevo era la forza bruta: ma
l'intelligenza, la prontezza di spirito e l'astuzia sono
appartenuti sempre e solo a te.
O-Ora
devo andare. Sei morto da re, fratello mio, il re che saresti dovuto
diventare un giorno. »
Labbra
calde che si posavano sulla sua fronte, dita tremanti che gli
scostavano i capelli dal viso.
Un
ultima carezza, poi il freddo.
Loki si
aggrappò ad una colonna di marmo per evitare di cadere.
I tremiti convulsi che
lo scuotevano minacciavano di mandare in pezzi in una manciata di
secondi la maschera che si era costruito con tanta cura,
mentre lacrime che non
avrebbe mai versato gli annebbiavano la vista.
I ricordi sarebbero
stati il suo eterno tormento, il prezzo da pagare per aver ottenuto
ciò che bramava.
Per quanto avesse
potuto odiarlo, le lacrime di Thor su quello che credeva fosse il suo
cadavere erano state reali, il suo dolore tangibile.
L'illusione di Odino
in cui si era rifugiato era stata costruita con tanta minuzia che
talvolta persino lui stesso stentava a riconoscersi: nessuno sarebbe
stato in grado di riconoscerlo.
Per la prima volta
dopo tanto tempo, in cui credeva di aver imparato a controllare le
proprie emozioni, Loki si sentì solo.
Ora che anche Frigga
era morta, da guerriera, dicevano, non restava più alcuno al
mondo che avesse fiducia in lui.
L'ultimo l'aveva
appena lasciato andare, e se mai avesse scoperto del suo inganno,
dubitava che Thor si sarebbe nuovamente fidato di lui.
Per la prima volta da
tempo immemorabile, il Dio delle Menzogne poggiò la schiena
contro una colonna, scivolò a terra e pianse.
Pianse
perché non gli era rimasto nient'altro al mondo che il suo
potere.
Pianse e
giurò che quelle sarebbero state le sue ultime lacrime:
l'ultimo brandello di fragilità che avrebbe mostrato a
sé stesso.
Poi non se lo sarebbe
mai più concesso: il Re di Asgard avrebbe avuto il cuore
vuoto e gli occhi asciutti, e Loki se ne compiacque:
niente infetta il
cuore di un uomo come i sentimenti, niente corrompe il suo giudizio
come le emozioni.
Angolo Autrice.
Iniziamo
dicendo che non ho la minima idea del come mi sia uscita questa
One-Shot.
E che la citazione non
ha nulla -o quasi- a che vedere con il testo, ma mi piaceva e ho voluto
inserirla.
Per di più,
è la prima volta che scrivo in questo fandom e sono
consapevole del fatto che non sia uno degli esordi migliori;
ma cercate di capirmi:
sono nella fase isterica del fangirling post-film, e dopo aver visto
'Thor 2: The Dark World' ho sentito l'impulso irrefrenabile di scrivere
qualcosa.
Ovviamente sul nostro
amato Loki.
Mi sono chiesta, in
effetti, come avesse fatto Thor a non riconoscere Loki sotto le spoglie
di Odino: capisco il fatto che si trattasse di un'illusione,
ma è pur
sempre tuo fratello, l'uomo con cui hai trascorso praticamente tutta la
tua vita! -battaglia più, battaglia meno-
Dunque mi sono data da
fare e ne è uscita questa schifezzuola qui sopra.
L'ho riletta in tutta
fretta e molto sinceramente non ho alcuna voglia di tenerla sul mio PC
in attesa di una revisione,
perché
probabilmente già domani non mi piacerà
più e mi pentirò di quello che sto facendo,
quindi chiedo venia in caso troviate errori vari.
Di ortografia,
grammatici o quant'altro. Sto pubblicando alle 23:43 della viglia di
Natale, manca circa un quarto d'ora alla festa più amata dai
bambini, vi dice niente?
Ora, inutile dire che
mi farebbe piacere che qualcuno recensisse, anche per dirmi che molto
sinceramente, dovrei solo ritirarmi.
E niente, scappo
perché ormai è tardi e quest'angolo autrice sta
diventando più lungo del testo stesso.
Auguri di Buon Natale,
dal momento che ormai ci siamo.
Love Always,
—afterallthistime.