Would I last forever?
-B.J.
Rodeo, 1989
Continuo lungo la mia strada. A volte devo tornare sulla terra quel
tanto che basta per non prendere la strada sbagliata, anche se in
realtà non ho una meta precisa. Le strade sono quasi del
tutto deserte; sono le nove del mattino e a quest'ora teoricamente
dovrei essere a scuola. Dovrei, perchè oggi, come tanti
altri giorni, non ho voglia di stare seduto in una classe che cade a
pezzi, a sentirmi ripetere di stare attento da uno che non è
neanche del tutto convinto di quello che sta cercando di inculcarti
nella testa. Sembra che sia da questo che dipende il mio futuro, come
se a loro importasse qualcosa di me. Ne ho sentite abbastanza per una
vita intera.
Arrivo al molo e mi fermo ad osservare le onde verdi della baia che si
infrangono silenziosamente sulle rocce. Mi è sempre piaciuto
questo posto, ci venivo sempre da piccolo con i miei. Mio padre mi
prendeva in braccio e stavamo a guardare le barche che arrivavano da
San Francisco e rientravano nelle rimesse. Ce n'era una che ogni volta
salutavo con la mano, era la mia preferita: era una specie di
peschereccio, con lo scafo rosso e le ringhiere bianche, e ogni volta
mi sembrava sempre più malandata.
Un giorno non era arrivata.
"Papà, perchè non torna indietro?"
"Non lo so, Billie. Magari oggi il signore che la guida è
ammalato.. Vuoi che stiamo qui ancora un po'?"
"Sì, devo aspettarla. Se torna e io non sono qui, non la
saluterà nessuno."
Quel giorno siamo tornati a casa senza averla vista, e anche i giorni
successivi. Dopo un po' ne avevo scelta un'altra da salutare, ma anche
se non ne parlavo più con mio padre ogni volta speravo di
rivedere quella rossa.
Sono arrivato qui senza nemmeno accorgermene. Non ho mai veramente
deciso dove volevo andare, semplicemente sapevo dove non volevo essere.
Forse può bastare anche solo questo. Sapere dove non si
vuole andare. Magari ti porterà dove vuoi, magari no.
Però, penso, è un buon inizio.
"Ehi, Billie!"
So già chi mi sta chiamando, non ho bisogno di girarmi.
"Ciao, Mike"
Si siede di fianco a me sulla panchina e per un po' nessuno dice
niente. Molti mi avrebbero dato un pacca sulle spalle, mi avrebbero
chiesto cosa stavo facendo, e avrebbero cominciato a parlare dei loro
problemi. Mike era diverso da tutti, mi conosceva, sapeva che se avesse
fatto la mossa sbagliata me ne sarei andato prima che potesse provare
ad aprire bocca di nuovo. E in questo momento è esattamente
quello che farei. Resto perchè lui non ha nessuna colpa se
sono - anzi, se siamo in questa merda, è grazie a lui se non
sono ancora sprofondato del tutto.
Solo adesso mi rendo conto che anche lui ha deciso di prendersi un
giorno di ferie."Come mai da queste parti?"
Alza le spalle."Così. Avevo un paio di test" Annuisco, anche
se so che non può essere solo questo."E.. volevo sapere cosa
hai deciso per domani sera.. sai, al Gillman" A volte mi legge nel
pensiero.
Come se gli importasse di me. Gli importa solo della band.
"Se è solo per questo che sei venuto, bhè, potevi
anche risparmiartelo" gli rispondo acido. Non se lo merita, ma non
è proprio giornata."Io non ho intenzione di tornare da quei
bastardi! Se non gli sta bene come faccio musica, allora possono andare
a chiedere a qualcun altro"
Mike abbassa lo sguardo, sta cercando di stare calmo. "Senti Billie,
questa è un'occasione che non possiamo perdere.. lo sai che
se rifiutiamo questa volta, noi lì non ci mettiamo
più piede"
"Che si fottano" Mi alzo e faccio per andarmene, quando all'improvviso
mi prende per un braccio.
"Smettila di fare il bambino, cristo! Lo so cosa stai passando, lo so
tutti gli anni, ma è ora che cominci a guardarti intorno"
Lascia la presa e si avvicina, mi sa che stavolta ho passato il
segno."I Green Day non hanno mai avuto tutta questa attenzione, ci
manca poco che firmiamo un contratto, un contratto vero, e te fai come
se non stesse succedendo niente! Per una volta fai quello che devi fare
e basta con le stronzate. Non adesso"
Lo so. Lo so, lo so, certo che lo so! Come potrei non vederlo? Mike si
sta sbattendo da mesi perchè qualcuno finalmente si accorga
di noi, e io sono qui a piangermi addosso. Forse è ora di
darmi una svegliata.
"Sono un coglione"
"Almeno questo l'hai capito"
Ci guardiamo per un attimo prima di scoppiare a ridere come due
deficienti.
"Finalmente sei dei nostri, allora" mi dice con un mezzo sorriso.
"Lo sono sempre stato, lo sai" é decisamente ora di farmi
perdonare. "Potete contare su di me"
"Era ora!" ride lui, "Vieni, dobbiamo dirlo a Trè. Era
talmente preoccupato che ha pensato bene di consolarsi al Rod's. Credo
che abbia bisogno di compagnia!"
Il buon vecchio Michael. Senza di lui non so dove mi ritroverei adesso.
Mentre ci avviamo verso la sua macchina, ripenso a quella storia delle
barche che ritornavano e tutto il resto. Dopo un po' che non vedevo
più la mia barca rossa ci ho fatto l'abitudine. Mi mancava,
sì, ma ne ho scelta un'altra.
Niente dura per sempre, ma forse a volte è meglio
così.
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