Nota
dell'autrice:
esattamente
un anno fa, sono andata al cinema a vedere “Ai confini del
mondo”.
Quel film non mi ha lasciata indifferente, anzi. Ed ora, ad un anno
di distanza, ho provato ad immaginare i pensieri di Elizabeth, un
anno dopo che Will se n'è andato.
E,
per una volta, lasciatemi dedicare questa fan fiction ad un
personaggio che ho sempre amato: Elizabeth Swann.
Se
qualcuno vorrà recensire, lo ringrazio fin da ora.
Nove
anni ancora
Un anno fa, sei
partito da questa
spiaggia.
Un anno fa, ho
capito davvero che,
nella vita, ogni secondo che ci è concesso va vissuto
appieno,
assaporato nel profondo. Ho capito che nella vita, le incomprensioni
vanno chiarite subito. Perché basta un attimo a distruggere
tutto. Perché troppo spesso la felicità non
è
che una dorata illusione.
E io questo l'ho
sperimentato sulla mia
pelle.
Perché
un anno fa, proprio
mentre mi sentivo sulla cresta dell'onda più alta, felice
come
non lo ero mai stata in vent'anni di vita, quell'onda si è
infranta, è crollata, lasciandomi ad annaspare nell'oceano
scuro e tenebroso del dolore.
Non
dimenticherò mai la
sensazione che si impadronì di me quando, sulla riva di
quella
spiaggia, unica testimone del nostro giorno insieme, le tue braccia
mi hanno lasciata andare, quando ti ho visto allontanarti, entrare in
acqua e diventare sempre più piccolo su quella che ormai era
diventata la tua nave, fino a svanire in un lampo di luce verde.
E' stato come se
qualcuno mi prendesse
il cuore e me lo affondasse tra le costole.
Un anno fa, con
te, io sono diventata
una donna. Tu mi hai fatta diventare una donna.
E quell'unico
giorno che ci è
stato concesso, quell'unico giorno d'amore, quell'unico giorno in cui
mi hai amata con un'unione di passione e tenerezza che non credevo
possibile, in me ha lasciato il più evidente dei segni.
Sono rimasta
incinta, Will.
Tre mesi fa
è nato il nostro
bambino, un maschietto.
Non l'ho
chiamato con il tuo nome,
perché in fondo voglio ancora credere che un giorno tornerai
per sempre, per quanto questa possa essere una speranza vana,
illusoria, per quanto possa essere solo la fantasia di una sciocca.
Non l'ho
chiamato con il tuo nome: al
momento di sceglierlo, mi sono ricordata di quando, a Port
Royal, quando eravamo
fidanzati, parlavamo
del nostro futuro, dei figli che, magari, avremmo avuto. Un giorno,
dicesti che ti piaceva il nome Nicholas.
Ed è
così che si chiama
nostro figlio: Nicholas.
E' bellissimo,
sai? Ha due occhioni
enormi, buoni e curiosi, di un colore simile ai miei, ma i ciuffi di
capelli che gli stanno spuntando sulla testa sono scuri, come i tuoi.
So che non
può ancora capirmi
del tutto, ma ogni sera io gli parlo di te, di noi, delle nostre
avventure, di quelli che ci sono sempre stati accanto. Voglio che
cresca imparando ad amare ciò che è realmente
coraggio,
amore, amicizia, libertà, ciò che è
puro, e non
quello che si nasconde dietro una maschera di moralità e
giustizia.
E' quasi il
tramonto, Will.
E come ogni sera
a quest'ora, esco sul
balcone e guardo verso la spiaggia. E' la stessa che un anno fa ha
visto il nostro amore: ora continua ad essere spettatrice silenziosa
della vita mia e di nostro figlio, guardiana della mia attesa.
Alzo gli occhi
verso il mare, verso
l'orizzonte in cui sei scomparso e da cui riapparirai.
Perché
io ti aspetterò.
Nove anni ancora.
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